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Treia, 14 febbraio 2014 – Per San Valentino m’illumino di meno… ma con intelligenza ed amore – Risparmio e produzione energetica pulita per amare la Terra

“Mi illumino di meno… perché amo di più la Terra” (Saul Arpino)

Il 14 febbraio non solo ricorre San Valentino è anche la giornata dedicata al risparmio energetico: “m’illumino di meno”.

Anche ENI ha definito un decalogo che sta divulgando su internet ma quanto può essere seria una tale campagna sponsorizzata da ENI energia con un decalogo del risparmio composto da banalità che incidono di una piccola percentuale sull’inquinamento?

Allora è bene conoscere la realtà della situazione in Nigeria, in Alaska, nelle piattaforme offshore e in altri luoghi dove le multinazionali del petrolio distruggono la Terra e le popolazioni.

L’operazione dell’ENI ha l’aria del Greenwashing, un neologismo indicante l’ingiustificata appropriazione di virtù ambientaliste da parte di aziende, industrie, entità politiche o organizzazioni finalizzata alla creazione di un’immagine positiva di proprie attività (o prodotti) o di un’immagine mistificatoria per distogliere l’attenzione da proprie responsabilità nei confronti di impatti ambientali negativi. Il termine è una sincrasi delle parole inglesi green (verde, colore dell’ambientalismo) e washing (lavare) e potrebbe essere tradotto con “lavare col verde”.

Ma questa operazione di “lavaggio” (finto) viene portata avanti pure da diverse industrie della cosiddetta “Green Economy”. Ormai dilaga quasi ovunque la distruzione del territorio a causa delle nuove energie “alternative”. Si diffondono sempre più l’eolico industriale e il fotovoltaico a terra, con il loro consumo scellerato di territorio. A breve ci ritroveremo con quasi tutte le montagne massacrate dalle eoliche, i campi prima coltivati ricoperti dal fotovoltaico a terra e le scorie da inceneritori “termovalorizzatori” sotterrate abusivamente dai camorristi (che in tutti e tre questi affari energetici ci guadagnano).

Le centrali idroelettriche, invece, le uniche fonti energetiche “pulite” (perché ad un ecosistema ne sostituiscono un altro, importantissimo a livello ambientale, cioè l’invaso artificiale), sono o abbandonate o vendute dall’Enel a società straniere da cui poi noi ricompriamo l’energia al triplo del prezzo – afferma l’amico ecologista Luca Bellincioni – ma nessuno sa queste cose e fra un po’ l’Italia produrrà molta più energia di quella che serve! Chi ci guadagnerà? Le società energetiche, di certo, non noi poveri cittadini che vedremo soltanto peggiorare la nostra qualità della vita (vedi l’aumento e potenziamento degli elettrodotti e affini).

In molte piccole comunità, poi, l’eolico selvaggio o il fotovoltaico a terra precluderanno ogni possibilità di sviluppo turistico ed agricolo basato sulle peculiarità del posto (che non ci saranno più), per cui immaginiamo il destino di quelli che ci abitano e lo sviluppo che vi sarà promosso (cemento o discariche).

Per attuare un vero risparmio energetico occorre agire con una gestione razionale delle nostre risorse, le alternative al sistema corrente ci sarebbero e tutto dovrebbe essere indirizzato alla tutela del territorio e cercare di evitare il suo consumo scellerato. Ad esempio incentivare il fotovoltaico a livello privato, in modo da coprire quasi tutte le costruzioni moderne (quelle d’interesse storico si possono risparmiare…) di tipo sia residenziale che produttivo, realizzando un’immensa centrale fotovoltaica “diffusa”; incentivare il micro-eolico a livello domestico e il mini-eolico a livello urbano ed industriale (il macro-eolico, progettato per i grandi spazi “vuoti”, è sempre sproporzionato alle esigue dimensioni dei nostri territori); riattivare e rimodernare tutte le centrali idroelettriche, progettandone anzi delle nuove; realizzare piccole centrali a biomasse in aree industriali limitrofe a zone rurali in crisi o a rischio urbanizzazione; finanziare vaste opere di riforestazione; infine, operare una seria politica di risparmio energetico (iniziando col vietare le illuminazioni notturne di grandi outlet e centri commerciali). Queste sono soluzioni intelligenti e razionali.

E ricordiamoci che l’innalzamento della temperatura planetaria è in parte un fatto naturale, e in un’altra buona misura il frutto dei vasti disboscamenti e della grande urbanizzazione in tutto il mondo degli ultimi decenni, che a sua volta ha permesso attività che producessero via via emissioni di co2. Non dovrebbero mai parlare quelli che passano tutto il tempo libero davanti al pc e alla tv, e quelli che usano solo macchinari elettrici (aspirapolveri, lavatrici, fornetti a microonde, etc.) ma coloro che conoscono davvero il territorio, lo amano, lo vivono, lo percorrono.

E amando il territorio si celebra adeguatamente e contemporaneamente la giornata di San Valentino (dedicata agli innamorati) e quella del risparmio energetico.

Paolo D’Arpini

Programma di San Valentino e “m’illumino di meno” al Circolo Vegetariano VV.TT. di Treia (Mc)

Ore 18.00 – Passeggiata ecologica attorno le mura di Treia. Venire muniti di sacchetti e di guanti per la raccolta di immondizie abbandonate nel verde. Contemporaneamente verranno raccolti arbusti e pigne secche per il camino. Al ritorno, davanti al fuoco, canteremo inni alla natura e all’amore.

Per appuntamento: circolo.vegetariano@libero.it – Tel. 0733/216293

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Lettera aperta a Franco Vita, sindaco di Nepi, in merito alla situazione di degrado ambientale del territorio nepesino

Caro Paolo D’Arpini, ho scritto una lettera al Comune di Nepi in cui mi lamento del degrado in cui versa la cittadina. Vedi se puoi pubblicarla sul sito del Circolo vegetariano, segnalandola anche  sul  Giornaletto di Saul,  come “lettera aperta” da parte del segretario dell’ass. cult. onlus Oreas. Grazie, ciao! Luca Bellincioni

…………

Alla spett.le amministrazione comunale di Nepi,

Alla cortese attenzione del sig. sindaco, Franco Vita : municipio@comune.nepi.vt.it

Salve sono Luca Bellincioni, storico, guidarista, fotoreporter, consulente per la valorizzazione turistica del paesaggio, nonché segretario dell’Associazione Culturale Onlus «Oreas» finalizzata alla tutela, alla valorizzazione e alla promozione del paesaggio laziale. Sono tornato a Nepi dopo un anno nell’ambito del nostro annuale lavoro di documentazione e monitoraggio dei centri storici e dei territori di pregio della regione, e purtroppo ho dovuto constatare come la situazione del Comune nepesino sia negli ultimi tempi drasticamente peggiorata.

In primo luogo la  nuova ed inutile area artigianale, sorta in piena campagna con enorme consumo di territorio e in barba ad ogni logica urbanistica, laddove sarebbe stato più opportuno – se proprio era necessaria – costruirla contiguamente all’abitato; senza contare che tale insediamento è situato nelle dirette vicinanze di una località di grande valore storico paesaggistico, ossia la Tenuta Orsini, la cui immagine  di conseguenza è stata danneggiata. Almeno si potrebbe coprire l’area artigianale con un’alta siepe o con una schermatura arborea lungo la strada, visto che per chi proviene da Roma quest’accozzaglia di capannoni dà ormai il “benvenuto” al visitatore. In secondo luogo le continue e discutibili colate di cemento, che fra ville e residence stanno portando alla formazione di una sorta di conurbazione fra Nepi e la Cassia: anche qui un consumo di suolo inaccettabile e francamente scandaloso, che vorrebbe fare di un centro splendido come Nepi una sorta di periferia distaccata di Roma.

Veniamo infine alla tutela del paesaggio urbano: anche qui le cose vanno male, anzi malissimo. La zona intorno alla Rocca Borgiana (già internamente restaurata in modo velleitario) è da anni lasciata al degrado più assoluto, e il Belvedere sulla cascata (e dintorni) è pieno di immondizie e scritte deturpanti; i prati dai quali si vede dall’alto tale cascata sono altresì colmi di rifiuti e pure essi pieni di scarabocchi, mentre lo stato del torrente (inquinamento, puzzo, rifiuti, ecc.) lo conosciamo tutti. Per non parlare della suggestiva galleria a doppio arco che dalla strada antemurale immette nell’area della rocca e del belvedere: ebbene, questo gioiello architettonico è praticamente ricoperto di sterco di ogni epoca e di rifiuti vari: è ormai talmente inguardabile che i turisti – che pure vengono a Nepi in virtù delle sue vestigia straordinarie (malgrado come sono gestite oggi) – lo oltrepassano di corsa per non rimanere in quel posto davvero sgradevole.

Quel che più colpisce è che in una cittadina d’arte come Nepi, che con i suoi gioielli dovrebbe attirare pullman di turisti, nessuno – né qualche associazione, né qualche singolo cittadino volontario, né tanto meno l’amministrazione – si degna di togliere almeno l’immondizia che “adorna” i luoghi-simbolo del centro storico. Guardate: l’immondizia del Belvedere l’avrei potuta togliere anch’io da solo in due ore, e quindi mi chiedo come in tutta Nepi non si riesca a trovare (o più giustamente a pagare) qualcuno che tenga pulito! Che vergogna per Nepi e per la sua popolazione!

In conclusione, davvero non riesco a comprendere la deriva che sta prendendo un Comune come quello di Nepi che, con le sue risorse paesaggistiche, ambientali, storiche, archeologiche ed enogastronomiche, dovrebbe attrarre massicciamente un turismo di qualità e su di esso fondare la propria economia. Ed invece, il centro storico versa in condizioni pietose, fra scritte vandaliche e immondizia ovunque, mentre il territorio viene anno dopo anno sistematicamente cementificato, con errori (anzi orrori) urbanistici plateali. Eppure ci sono comuni nella stessa provincia che sono ormai diventati quasi “modelli” di gestione del paesaggio e del centro storico, pensiamo a Tuscania, Farnese, Civita di Bagnoregio, Barbarano, Bolsena, Bomarzo, Sutri, Proceno, ecc.: guardando questi paesi e Nepi, oggi come oggi, sembra di stare non in un’altra provincia ma in un’altra regione! La stessa limitrofa Civita Castellana, sia pur i suoi tanti difetti, è lontana anni luce da Nepi come salvaguardia almeno dei principali valori paesaggistici e monumentali; per non parlare delle altrettanto vicine Faleria e Calcata che da anni hanno fatto la scelta “coraggiosa” di inserire il proprio territorio in  un’area protetta e che – seppur con sensibili differenze l’una dall’altra – stanno finalmente sviluppando il turismo. A tal proposito, invece di distruggere il vostro patrimonio, perché non iniziate a pensare di istituire un “Parco Culturale, Archeologico e Paesaggistico dell’Agro Falisco”? E’ da molto tempo che la nostra associazione ne parla: noi crediamo infatti che possa essere una soluzione per operare una seria inversione di marcia e per creare veramente un’economia legata al territorio falisco e alle sue irripetibili peculiarità, anziché devastarle senza fra l’altro alcun vantaggio effettivo per nessuno, tranne che per i soliti quattro costruttori e speculatori vari.

Auspico che le mie parole possano farvi riflettere sulla situazione preoccupante in cui versa Nepi attualmente, e rimando a vs disposizione per eventuali chiarimenti. Cordiali saluti,

dott. Luca Bellincioni – lucabellincioni@interfree.it

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“Produzione energetica pulita senza distruzione del territorio…” L’allarme continua!

Ormai dilaga quasi ovunque la distruzione del territorio a causa delle nuove energie “alternative”. Mentre il terribile ritorno al nucleare è fermamente ed arrogantemente proclamato dall’attuale governo, si diffondono sempre più l’eolico industriale il fotovoltaico a terra, con il loro consumo scellerato di territorio. A breve ci ritroveremo con quasi (?) tutte le montagne massacrate dalle eoliche, i campi prima coltivati ricoperti dal fotovoltaico a terra e le centrali nucleari in attività con le scorie sotterrate abusivamente dai camorristi (che in tutti e tre questi affari energetici ci guadagnano).

Le grandi centrali idroelettriche, invece, le uniche fonti energetiche davvero “pulite” (perché ad un ecosistema ne sostituiscono un altro, importantissimo a livello ambientale, cioè l’invaso artificiale), sono o abbandonate o vendute dall’Enel a società straniere da cui poi noi ricompriamo l’energia al triplo del prezzo. Ma nessuno sa queste cose e fra un po’ l’Italia produrrà molta più energia di quella che serve! Chi ci guadagnerà? Le società energetiche, di certo, non noi poveri deficienti cittadini che vedremo soltanto peggiorare la nostra qualità della vita. In molte piccole comunità, poi, l’eolico selvaggio o il fotovoltaico a terra precluderanno ogni possibilità di sviluppo turistico ed agricolo basato sulle peculiarità del posto (che non ci saranno più), per cui immaginiamo il destino di quelli che ci abitano e lo sviluppo che vi sarà promosso (cemento o discariche). Senza contare, invece, coloro i quali si ritroveranno la centrale nucleare sull’uscio di casa.

E’ possibile produrre energia pulita senza impattare eccessivamente sull’ambiente e sul paesaggio? Sì, le tecnologie ci sono: è la volontà che manca, mentre la disinformazione spadroneggia. La causa di tutti i mali è la mancanza di una gestione razionale delle nostre risorse. Tutto è come sempre affidato alla speculazione (in Italia come in Europa), ma le alternative ci sarebbero e tutto dovrebbe essere indirizzato alla tutela del territorio e cercare di evitare il suo consumo scellerato. Ad esempio incentivare il fotovoltaico a livello privato, in modo da coprire quasi tutte le costruzioni moderne (quelle d’interesse storico si possono risparmiare…) di tipo sia residenziale che produttivo, realizzando un’immensa centrale fotovoltaica “diffusa”; incentivare il micro-eolico a livello domestico e il mini-eolico a livello urbano ed industriale (il macro-eolico, progettato per i grandi spazi “vuoti”, è sempre sproporzionato alle esigue dimensioni dei nostri territori); riattivare e rimodernare tutte le centrali idroelettriche, progettandone anzi delle nuove; realizzare piccole centrali a biomasse in aree industriali limitrofe a zone rurali in crisi o a rischio urbanizzazione; finanziare vaste opere di riforestazione; infine, operare una seria politica di risparmio energetico (iniziando col vietare le illuminazioni notturne di grandi outlet e centri commerciali). Queste sono soluzioni intelligenti e razionali, le uniche. Veder distruggere le colline o le montagne con le eoliche è davvero un affronto all’intelligenza e al buon senso. Solo un imbecille potrebbe pensare che devastando un ecosistema locale (una collina, una montagna, ecc…) si possa aiutare l’ecosistema globale. E ricordiamoci che l’innalzamento della temperatura planetaria è in parte un fatto naturale, e in un’altra buona misura il frutto dei vasti disboscamenti e della grande urbanizzazione in tutto il mondo degli ultimi decenni, che a sua volta ha permesso attività che producessero via via emissioni di co2. Chi dice che l’alternativa all’eolico selvaggio è il nucleare ha abboccato alla favola degli speculatori, che ci appiopperanno l’uno e l’altro. E il problema è che ci credono in tanti. Tutti con la bocca aperta e la bava colante come dei fessi davanti alla tv a vedere le pubblicità dell’eolico (poste lì ad arte per renderci “famigliari” le pale) e a professarsi ambientalisti (casalinghi), sbavando però un minuto dopo per l’ultima tecnologia alla moda… Non dovrebbero mai parlare quelli che passano tutto il tempo libero davanti al pc e alla tv, ma solo quelli che conoscono davvero il territorio, lo amano, lo vivono, lo percorrono. Povera Italia, poveri noi.

Molti dicono addirittura di apprezzare anche esteticamente le eoliche e si definiscono allo stesso tempo “ambientalisti”. Premettendo che la stragrande maggioranza di queste persone in vita propria possiede una cultura ridotta ai minimi termini, non ha mai percorso un sentiero naturale, non ha mai visto un bosco o un fiume limpido ma probabilmente soltanto lo schermo televisivo – bisogna ricordare che un tempo gli “ambientalisti” amavano la natura, non gli scempi. Le pale eoliche non crescono certo dopo la semina, e fino a prova contraria l’ambientalismo dovrebbe tutelare l’integrità dei luoghi e non proporne l’alterazione. Dicono insomma che se non distruggiamo tutto il territorio (ma chi lo ama più?) con l’eolico industriale e il fotovoltaico a terra dovremo subire le centrali nucleari. Beh, bisognerebbe ricordargli che le centrali nucleari e l’eolico selvaggio (con il fotovoltaico a terra) sono cose ben separate, e non capisco perché tutti continuino a fare questo “gioco dell’alternativa”. Sono ENTRAMBE “alternative” da rigettare. Il problema è che i mass media ci hanno completamente rincoglionito, facendoci fare il gioco degli speculatori dell’energia (che appunto finanziano i mezzi d’informazione), in quali infatti, come sta per accadere, ci delizieranno sia con le centrali nucleari che con quelle eoliche. Fortunatamente noi di Ambiente e Paesaggio 2000 non siamo pagati da nessuno e abbiamo ancora il coraggio e la libertà di denunciare ciò che vediamo di negativo sul territorio.

La questione di fondo sta nel saper usare bene tutte le energie rinnovabili (fra cui, voglio ricordarlo per l’ennesima volta, c’è in primis l’idroelettrico, affianco all’eolico, al fotovoltaico, al solare termico, alla geotermia, alle biomasse e allo sfruttamento del moto ondoso), ognuna al suo posto e nelle sue misure compatibili col territorio, ed operare grandi riforestazioni, cercando di evitare ulteriori consumi di territori periurbani, agricoli e naturali. Questa è l’unica ipotesi razionale per contrastare i cambiamenti climatici: ridare spazio alla terra.

Eppure, sembra che negli ultimi tempi ci si sia dimenticati del problema della deforestazione a livello mondiale: una volta se ne parlava tantissimo, oggi non più. Così, non si fa informazione sul fatto che l’agricoltura e l’allevamento vengono sempre più praticati (in maniera brutalmente estensiva e industriale) in aree del mondo fino a qualche decennio fa densamente boscate (e selvagge) e che sono state deforestate per fare spazio alle attività agro-silvo-pastorali; mentre da noi le aree rurali (e naturali) vengono ricoperte di cemento, asfalto, pale eoliche e fotovoltaico a terra, sicché i prodotti che mangiamo provengono spesso (non sempre, ancora, per fortuna, perché un po’ di agricoltura resiste) dall’altro capo del mondo, previo trattamenti chimici conservativi e dopo lunghi viaggi che incidono fortemente sulla loro qualità, e di conseguenza gravemente sulla nostra salute.

Se poi siamo adoratori di ogni nuova idiozia tecnologica, come l’eolico ovunque e comunque, al punto tale da voler vedere devastato tutto in nome di non so cosa, siamo liberi di pensarlo, ma l’ambiente è ben altro: è flora, fauna, geologia, paesaggio, da tutelare nella maniera più assoluta per il futuro nostro e dei nostri figli; non ha nulla a che vedere con cemento, asfalto, acciaio e pannelli di silicio.

Una volta (fino a 5-6 anni fa all’incirca) quando si parlava di ambiente si parlava di laghi, di fiumi, di coste, di montagne, di acque, di alberi, di animali, di paesaggi, ecc… Oggi, invece, ogni rivista o programma radio-televisivo con tag “ambiente” parla solo ed esclusivamente di energia, con grande spazio dedicato all’eolico industriale: certo, i problemi energetici hanno a che fare strettamente con l’ambiente, ma NON SONO l’ambiente. Ricordiamoci che chi verrà dopo di noi ha fin d’ora il sacro-santo diritto di godere “almeno” dell’ambiente di cui abbiamo goduto noi. E con ambiente vanno intesi tutti gli elementi, dall’aria che respiriamo, all’acqua che beviamo, alla terra che ammiriamo, coltiviamo e calpestiamo.

Appare ovvio, infatti, che se tutti progetti distruttivi in programma venissero attuati (fotovoltaico a terra, aereoporto di Viterbo e superstrade varie, ritorno al nucleare, etc.) si assisterebbe alla cancellazione completa del paesaggio della Tuscia, prima risorsa di questo territorio, con danni ambientali e d’immagine all’agricoltura locale difficilmente immaginabili. Non dimentichiamo infatti il consumo di suolo prodotto dall’eolico industriale: per fare una centrale eolica ci vogliono circa 200 ettari di terreno urbanizzati! Quando invece esisterebbero modalità assai meno invasive per la produzione di energia DAVVERO pulita e senza impatto alcuno.

Luca Bellincioni

Altri articoli sullo stesso tema:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=energia+pulita

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Note e lettere di fatti in Tuscia e nel Lazio, avvenuti ed a venire… con riferimenti all’aeroporto di Viterbo, allo scempio territoriale, alla politica regionale e alla cultura locale… etc.

Mi scrive Roberto Crosti: “Ciao Paolo, come ben sai con European Consumers stiamo organizzando un convegno a Roma sulle energie libere per il 13 febbraio 2010. Il 14 gennaio organizziamo un pulman che girerà per il Lazio per visitare centri di energia rinnovabile e libere. Conosci per caso qualche installazione di microeolico da poter visitare dalle parti di Viterbo? robertocrosti@libero.it -”

Scrivo a Luca Bellincioni: “Caro Luca, in questo momento occorre tamponare la Polverini che si è espressa a favore dell’aeroporto low cost di Viterbo… Hai visto la lettera dell’amico di European Consumers che vuole visitare piccoli impianti eolici nella Tuscia? Tu hai notizie?”

Mi risponde Luca: “Io sono un grande sostenitore del microeolico domestico, ma purtroppo le vere idee intelligenti trovano sempre rara applicazione. No, nella Tuscia che io sappia non è ancora diffusa questa tecnologia. Si stanno invece diffondendo le devastanti centrali fotovoltaiche a terra (a Montalto ce ne sono un paio di cui una immensa, e poi ce n’è un’altra fra Arlena e Tuscania per fare la quale hanno sbancato un’intera collina), altro flagello e scempio insopportabile, ma spero che il tuo amico non voglia visitare anche quelle perché di pulito hanno davvero poco… In merito poi all’aeroporto… perché la Bonino è contraria?!?!?!?”

Mia replica: “Ovviamente interessano solo microimpianti… per l’aeroporto la Bonino non si è chiaramente espressa mentre la Polverini ha già detto che è una priorità e che chiederà l’aiuto del governo per realizzarlo…”

Mi scrive Angelina: “Non ti preoccupare; Emma è Pesci, sono sicura che ce la farà con Giove in ottimo aspetto; e poi ci vuole proprio una bella spolverata, e Renata è “vecchia” come le loro idee finto-progressiste e speculatrici. Sai che mi sono sempre interessata d’altro, e su tante cose faccio fatica a seguirti, ma leggendo gli scritti di Antonello ho scoperto che siete riusciti ad evitare un parco giochi vicino Calcata, cioè ad evitare speculazioni edilizie e divertimenti idioti per gente idiota…. E così è l’aeroporto di Viterbo, una inutile speculazione territoriale che non porterebbe a nulla se non alla devastazione di una delle zone laziali più belle ed antiche…. Sì, si…Yes we can, Emma 4 President!”

Mia rispostina: “Sì  Antonello Palieri ha fatto molto per la causa! Il disneyland che volevano fare gli sceicchi con Michel Jackos prima era previsto a Civitavecchia e lì abbiamo “spaccato”  il Tidei e poi per colpire più da vicino i beceri si volevano accasare a Campagnano e lì ho “usato” il Vaticano… Pensa io che sono anticlericale ho dovuto “chiedere”  l’aiuto occulto del vaticano per stoppare il Jackos ed emiri…. e quella volta ci trovammo dalla stessa parte della barricata (debbo anche ringraziare il Corriere della Sera). Ma tutto avvenne quasi sotto traccia… nel labirinto della politica economica non detta, quella che piace tanto ai potenti (che non figurano) il fatto è che dopo questi eventi io fui bruciato e allontanato da tutti partiti e da tutti i giornali e da tutte le televisioni  e naturalmente scomparii… ma come vedi non dalla sostanza delle cose”

Mi ri-scrive Luca Bellincioni: “Ciao Paolo, tu hai più notizie delle speculazione energetica nella Tuscia?  Negli ultimi tempi tutti i mass media stanno strumentalizzando la questione dei cambiamenti climatici, pagati dalle aziende interessate a rapinare il territorio in questo momento di smarrimento generale. Centrali eoliche e fotovoltaiche a terra incombono su tutta l’Italia, e, se non si varerà una nuova legge sulla tutela dei terreni liberi, sarà una catastrofe senza precedenti per il nostro ambiente e per il nostro paesaggio. Assieme al territorio, impoverito e inaridito, cambierà anche lo scenario dello sviluppo locale, che non più potrà basarsi sulle proprie peculiarità, che saranno cancellate, ma dovrà cedere alle lusinghe di progetti sempre più devastanti (discariche, centri commerciali, centrali di ogni tipo). Come un cane che si morde la coda, il degrado paesaggistico porterà il degrado ambientale e viceversa sino a distruggere del tutto i luoghi. Che tristezza…”

Mi scrive Caterina: “Riguardo alla partecipazione dei cittadini alle scelte, c’è da dire che ci sono i rappresentanti, eletti dai cittadini, che dovrebbero fare sentire la loro voce, ma a volte sembra che ci sia uno scollegamento fra gli elettori e gli eletti e comunque, se continuano ad essere eletti e ad avere la maggioranza sempre gli stessi, nonostante le lamentele che si sentono in giro un motivo ci sarà…….  Amministrare la cosa pubblica non è una cosa semplice, ci vogliono competenza e passione e non dovrebbero essere rappresentati interessi di parte. Va benissimo poi che per le decisioni importanti, per esempio sull’assetto del territorio, i progetti vengano presentati pubblicamente e per tempo e non quando i giochi sono già fatti…”

Recensione.  Ho ricevuto l’ultimo numero di Biblioteca Società, la rivista culturale edita dal Consorzio Biblioteche di Viterbo, diretta da Romualdo Luzi. Voglio segnalare l’ottimo articolo riguardante l’Agro Falisco di Augusto Ciarrocchi, in cui si analizza il periodo meno conosciuto del territorio, quello a cavallo fra il tardo impero romano e l’alto medioevo, con particolare riferimento a Civita Castellana e Nepi. Per ricevere la rivista contattare l’economo Mauro Galeotti: mauroglt@tin.it

 

Poesia.

Guarda la neve che imbianca tutto
il Soratte e gli alberi che gemono
al suo peso, i fiumi rappresi
nella morsa del gelo.
Sciogli questo freddo, Tagliarco,
e aggiungi legna al focolare;
poi versa vino vecchio da un’anfora sabina.
Lascia il resto agli dei ……

Orazio

Mio commentino: Verserei anch’io vino vecchio da un’anfora sabina… ma ho fatto un voto a Sant’Antonio (da Padova)… però bella emozione… Orazio mi piace! Un po’ assomiglia a Kavafis

Paolo D’Arpini – Saul Arpino

http://saul-arpino.blogspot.com

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Appennini ed Alpi deturpate e vilipese dallo sfruttamento eolico pesante… e selvaggio – Ecco i nuovi affari “ecologici” di camorra, mafia e sottogoverno secondo Luca Bellincioni – Con raccontino mitologico su Hanuman figlio del Dio del Vento

Ante scriptum

Nella mitologia indiana è detto che un tempo le montagne potevano volare, erano dotate di ali e svolazzavano qui e lì sulla terra. Ma il Creatore avedo ricevuto le lamentele di vari esseri viventi che si vedevano continuamente schiacciati dalla massa di monti e ponticelli, dispose che alle montagne cadessero le ali e da allora  esse non poterono più sollevarsi. Solo una montagna si salvò dall’ordinamento del Creatore, si tratta di una cima della catena  Vindhia che si inabissò nel mare e lì rimase ferma ed immobile, senza farsi notare da alcuno, finché non venne il tempo in cui il Dio Scimmia, Hanuman,  stava sorvolando l’oceano diretto a Sri Lanka alla ricerca di Sita, la sposa di Rama che era stata rapita dal demone Ravana,  ed allora la montagna emerse dagli abissi per offrire un appoggio ad Hanuman. Hanuman toccò la cima del monte, in segno di riconoscenza, ma non si fermò perché lo scopo del suo viaggio era troppo importante ed urgente… Comunque da allora le montagne si dice che siano state benedette dal Dio del Vento, di cui Hanuman era l’incarnazione sulla terra. E così esse sono sempre ventilate….

Ma ora vediamo che le conseguenze di questa benedizione viene utilizzata da foschi speculatori che riempiono i sacri monti di pale eoliche gigantesche per rubare il vento e produrre energia che servirà a creare rumori molesti, luci artificiali  offuscanti le stelle, movimenti di macchinari inquinanti, etc.  Che tutto ciò  sia dovuto alla vendetta di Ravana, il demone della ricchezza rubata, che vuole rifarsi per l’omaggio rivolto al  Dio del Vento da parte delle montagne?

Paolo D’Arpini

 

Ed ora leggete la lettera di Luca Bellincioni sul destino crudele dei nostri monti aggrediti dai piloni selvaggi dell’eolico pesante…. 

A breve ci ritroveremo con quasi tutte le montagne massacrate dalle eoliche, i campi prima coltivati ricoperti dal fotovoltaico a terra e le centrali nucleari in attività con le scorie sotterrate abusivamente dai camorristi (che in tutti e tre questi affari energetici ci guadagnano).

Le centrali idroelettriche, invece, le uniche fonti pulite di energia, sono o abbandonate o vendute dall’Enel a società straniere (come l’Endesa) da cui poi noi ricompriamo l’energia al triplo del prezzo. Ma nessuno sa queste cose e fra un po’ l’Italia produrrà molta più energia di quella che serve! Chi ci guadagnerà? Le società energetiche, di certo, non noi poveri deficienti cittadini che vedremo soltanto peggiorare la nostra qualità della vita. In molte piccole comunità, poi, l’eolico selvaggio o il fotovoltaico a terra precluderanno ogni possibilità di sviluppo turistico ed agricolo basato sulle peculiarità del posto (che non ci saranno più), per cui immagina il destino di quelli che ci abitano e lo sviluppo che vi sarà promosso (cemento e cemento). Senza contare coloro i quali si ritroveranno la centrale nucleare sull’uscio di casa.

Il problema di fondo è qui la mancanza di una gestione razionale delle nostre risorse. Tutto è come sempre affidato alla speculazione (in Italia come in Europa), ma le alternative ci sarebbero e tutto dovrebbe essere indirizzato alla tutela del territorio e cercare di evitare il suo consumo scellerato. Ad esempio incentivare il fotovoltaico a livello privato, in modo da coprire quasi tutte le costruzioni moderne di tipo sia residenziale che produttivo, realizzando un’immensa centrale fotovoltaica diffusa; incentivare il micro-eolico a livello domestico e il minieolico a livello urbano ed industriale (il macro-eolico, progettato per i grandi spazi americani, è sempre sproporzionato alle esigue dimensioni dei nostri territori); riattivare e rimodernare tutte le centrali idroelettriche, progettandone anzi delle nuove. Fare delle vaste opere di riforestazione. Infine, operare una seria politica di risparmio energetico (iniziando col vietare le illuminazioni notturne di grandi outlet e centri commerciali). Queste sono soluzioni intelligenti e razionali, le uniche. Veder distruggere le colline o le montagne con le eoliche è davvero un affronto all’intelligenza e al buon senso. Solo un imbecille potrebbe pensare che devastando un ecosistema locale (una collina, una montagna, ecc…) si può aiutare l’ecosistema globale. E ricordiamoci che l’innalzamento della temperatura globale è in parte un fatto naturale, e in un’altra grande misura il frutto dei grandi disboscamenti e della grande urbanizzazione in tutto il mondo degli ultimi decenni. Chi dice che l’alternativa all’eolico selvaggio è il nucleare ha abboccato alla favola degli speculatori, che ci appiopperanno l’uno e l’altro. E il problema è che ci hanno abboccato in molti. Tutti con la bocca aperta come dei coglioni davanti alla tv a vedere le pubblicità dell’eolico, sbavando un minuto dopo per l’ultima tecnologia alla moda… Non dovrebbero parlare quelli che passano tutto il tempo libero davanti al pc e alla tv, ma solo quelli che conoscono davvero il territorio, lo amano, lo vivono, lo percorrono. Povera Italia, poveri noi.

Molti mi dicono che a loro piacciono molto le eoliche e si definiscono allo stesso tempo ambientalisti. Premettendo che tali affermazioni mi fanno vomitare, a me piace la natura, non gli scempi. Le pale eoliche non crescono certo da sole dopo la semina. Poi mi dicono che se non distruggiamo tutto il territorio (ma chi lo ama più?) con l’eolico industriale e il fotovoltaico a terra. Altri conati. Bisognerebbe ricordargli che le centrali nucleari e l’eolico selvaggio (e il fotovoltaico a terra) sono due cose ben separate, e non capisco perché tutti continuano a fare il gioco dell’alternativa. Sono ENTRAMBE “alternative” da rigettare. Il problema è che i mass media ci hanno completamente rincoglionito, facendoci fare il loro gioco, e quindi, come sta per accadere, appioppandoci entrambi i problemi. La questione di fondo sta nel saper usare bene tutte le energie rinnovabili, ognuna al suo posto e nelle sue misure compatibili col territorio, ed operare grandi riforestazioni. Questa è l’unica ipotesi razionale per contrastare i cambiamenti climatici, e consiglio a tutti di leggere questo mio articolo:  ambientepaesaggio2000.splinder.com/post/20949 336/Contro+i…
Se poi siamo adoratori delle novità-scemenze tecnologiche (tipo l’eolico) al punto tale da voler vedere devastato tutto in nome di non so cosa, siamo liberi di pensarlo, ma l’ambiente è un’altra cosa: è flora, fauna, geologia, paesaggio, non cemento, acciaio e stronzate simili. Una volta quando si parlava di ambiente si parlava di laghi, di fiumi, di coste, di montagne, di alberi, di animali, di paesaggi, ecc… Ora ogni rivista o programma con tag “ambiente” parla solo ed esclusivamente di eolico ed energia in generale: certo i problemi energetici hanno a che fare strettamente con l’ambiente, ma non sono l’ambiente… E durante il periodo di  Natale certe cose mi fanno arrabbiare ancora di più… Comunque buone feste, per quel poco che c’è da festeggiare.

Luca Bellincioni

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