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Faleria (Viterbo) – Foresta di Fogliano, ove Ottone III andava a cavallo… ora automobili, uomini armati, rumori di motoseghe e trattori a cingoli, fiumi fogna… taglio del bosco

Povero Ottone III, dopo un millennio di silenzio, rimasto sottile nel bosco ove mori ancora giovinetto, si rivolterà nella tomba, il suo bel maniero (lungo la Via Francigena a Faleria) diruto… e tra poco anche gli alberi, tra i quali si mosse finché la morte non lo colse a tradimento, son destinati ad esser abbattuti ignominiosamente…

 

Sì, il monticello di Fogliano perderà il suo verde manto, il bosco verrà raso al suolo per “far incassare denari” ad una amministrazione incapace e dilapidatrice. Un’amministrazione, quella di Faleria, che è stata in grado di spendere miliardi (del denaro pubblico) per restaurare beni che son tutt’ora cadenti (quando mai si è visto restaurare prima gli interni degli esterni di un palazzo, quando mai si stuccano le sale lasciando i tetti scoperchiati?). Ah, povera Tuscia, povero Agro Falisco, povera Faleria…

 

Il comune, prima denominato Stabbia (letame) che ha voluto prendere il nome glorioso di Falleri (la capitale storica dei Falisci) per rifarsi ad una nobile origine, non è però stato in grado di mantenere le sue ricchezze ambientali e architettoniche… Persino un antico ponte romano che “impicciava il transito” è stato tranquillamente buttato giù.. perché tanto son vecchi sassi.. nel disinteresse dell’amministrazione comunale; persino delle antiche sorgenti, in prossimità delle grotte dell’eremita Famiano (un santo faleriano), sono state lasciate al prosciugamento ed alle spinare, mentre l’eremo stesso è oggi ricettacolo di ogni immondizia.

 

Ed ecco che questi amministratori, così indegni di amministrare il bene pubblico, alla vigilia del rinnovo del consiglio comunale, cioè nel momento in cui se ne dovranno andare a casa loro a far danni (almeno si spera), hanno deciso di infierire con un colpo di grazia sul territorio… si vendono a quattro soldi i vetusti alberi del bosco di Fogliano. Fatalità lo stesso bosco in cui l’anno addietro hanno deliberato di costruire un mega-impianto eolico a cancellazione imperitura di ogni memoria storica e di ogni bellezza paesistica…..

 

Ahi, Ahi! Com’è che possono avvenire certe cose, com’è che un Berlusconi può distruggere impunemente un intero Paese ed un Bianchi (l’attuale sindaco di Faleria) può snaturare un ecosistema?

 

Ed ecco alcuni stralci di lettere scritte da cittadini di Faleria

 

“Con l’approssimarsi delle elezioni i nostri amministratori devono far cassa, e qual’è il sistema più semplice? Mandare al taglio il bosco. La notizia è questa, per quello che mi è stato riferito da persone informate dei fatti, la parte iniziale del bosco dalla sbarra d’ingresso e per tutto il tratto di strada fino alla prima piazzola nella parte destra scendendo fino alla forra è stata assegnata per il taglio, non posso dare ulteriori informazioni non avendo avuto modo di reperire documenti ufficiali, unica altra notizia è che il taglio molto probabilmente inizierà ad inizio Febbraio, per cui a tutti quelli che vogliono godere ancora dello spettacolo del bosco, un consiglio affrettatevi, da febbraio non avrete più di cosa godere. Non ho trovato per il taglio, nessun bando d’asta nel sito comunale, non ho visto e non mi è stato segnalato nessun annuncio su quotidiani locali o nazionali, e non è dato sapere nemmeno se all’asta abbiano partecipato una o più ditte, quando ha avuto luogo, dove, ed il suo esito.

Non voglio parlare del ritorno economico del taglio, per le casse comunali, ma visto che proprio in questi giorni il comune sponsorizza una colletta tra i cittadini per raccogliere 15.000 euro necessari per il restauro dell’affresco della Chiesa collegiata di San Giuliano, questo ritorno deve essere ben misero. Infine non voglio dar credito nemmeno a chi insinua che questi soldi servono per la prossima campagna elettorale, certo sarebbe corretto e dovuto, rendere partecipe la cittadinanza per cosa viene sacrificato il vero ed unico patrimonio rimasto di questo comune.

Raccogliamo firme per fermare l’utilizzo indiscriminato di questo patrimonio naturalistico in nostro possesso e che stiamo distruggendo con ritmi sempre più pressanti. In molti posti del mondo, quando vengono messe a rischio aree boschive di interesse, le associazioni naturalistiche intervengono. Occorre aumentare la sensibilità di tutti verso il bene comune, ed in particolare verso il patrimonio naturale del territorio in cui si vive…” (Admin di Faleria.info)

 

Ed inoltre…

 

“Credo che fermare il taglio del bosco sia impresa che non interessi granché la gente, visto l’evidente disinteresse generale e la poca conoscenza e partecipazione (ricordo che ad una domanda fatta l’anno scorso agli alunni della scuola elementare di Faleria su chi conoscesse il bosco di Fogliano, si sono viste alzare pochissime manine)…. Inoltre esiste l’incongruente convinzione (senza concreti riscontri reali) suffragata dai cosiddetti “esperti”, che il taglio sia addirittura benefico e necessario (???). E’ vero che questa amministrazione da sempre si distingue per la poca trasparenza dei propri movimenti, ma che la gara di appalto possa essere stata aggiudicata senza che vi sia notizia in nessun posto, lo trovo assai strano. Per quanto riguarda la condivisibile raccolta firme, la estenderei direttamente alla possibilità di rendere il bosco un parco protetto o di farlo rientrare a tutti gli effetti sotto la gestione del Parco del Treja (sicuramente ci sarebbero, tanto per cambiare, scogli burocratici da superare…). Questa eventualità è naturalmente strettamente legata al fondamentale e strategico punto: aumentare la sensibilità di tutti verso il bene comune, ed in particolare verso il patrimonio naturale del territorio in cui si vive. E qui ci sarebbe veramente molto da fare… e da lottare. Rimboschiamoci le maniche!”

 

“Il bosco di Fogliano è molto bello, in posizione fortunata ed ha grandissime possibilità di “utilizzazione” naturale, paesaggistica, culturale, ludica, didattica, ecc.. purtroppo queste potenzialità sono poco sentite dalla popolazione, anche (ma non solo) per colpa di una noncurante gestione che privilegia interessi politici, personali ed economici a scapito degli altri. Confesso che io preferisco andare nel contiguo Parco del Treja dove posso stare tranquillo e lasciar scorazzare i miei figli senza il fastidio e l’apprensione di vedere sfrecciare automobili, persone armate, rumori di motoseghe e trattori a cingoli, fiumi fogna e paesaggi desolanti. E già, ma il bosco di Fogliano è a Faleria e segue le stesse sorti di un paese mal gestito e sconosciuto ai più (significativo il fatto che spesso le agenzie immobiliari al momento di pubblicizzare enunciano “a 2 km da Calcata” e già non Faleria), quindi diciamo che rientra magnificamente e coerentemente nell’ideale a cui appartiene: che possiamo aspettarci? Speriamo in un futuro migliore? Speriamo, speriamo…” (Armando Marchesini)

 

Ma  torniamo ad Ottone III, l’imperatore giovinetto, illuso di poter rivivere a Roma antiche glorie, l’Imperatore cominciò a concepire l’idea di ristrutturare il vecchio e glorioso Impero Romano. Il greco e il latino vennero imposte come lingue ufficiali dell’Impero, sostituendo così il tedesco. Ottone III trasferì la capitale del regno d’Italia a Roma, facendosi chiamare console, senatore e imperatore dei Romani. L’insurrezione del popolo romano del 1001 lo costrinse a fuggire da Roma dove non poté più tornare. Ottone III morì misteriosamente nel 1002, all’età di ventidue anni, nel bosco di Fogliano, a Castel Paterno, presso Faleria (Viterbo). Il suo corpo venne riportato dal suo esercito in Germania, dove venne seppellito nella cattedrale di Aquisgrana, vicino a Carlo Magno. La sua tomba, in ogni caso, è andata perduta. E come la sua tomba anche il bosco che vide i suoi ultimi giorni, andrà perduto….

 

Paolo D’Arpini

 

Altri articoli su Faleria:

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“Eolico pesante e dannoso… arriva la sindrome da turbina” – Alcuni scienziati riconoscono la pericolosità per la salute degli impianti industriali di produzione elettrica con il vento

Mentre sempre nuovi fronti si aprono per l’emergenza ambientale: carenza di  acqua potabile, allevamenti industriali ed OGM, effetto serra, inquinamento atmosferico,  rischi di polluzione atomica, etc.  sono costretto a tornare al problema dell’eolico pesante, un argomento che qui nella provincia di Viterbo fa molto discutere, soprattutto per la tignosità con cui alcuni sindaci insistono nel voler creare “parchi eolici” industriali. Avviene a Piansano, nella zona lacuale di Bolsena ma pure nell’Agro Falisco. Un amico di Faleria mi scrive: “Il sindaco Pierluigi Bianchi intende proseguire con il progetto eolico su Monte dei Porcari ed altre porcate… dobbiamo attivarci per fermare lo scempio…” .

Purtroppo non ho la bacchetta magica e non posso obbligare nessun sindaco a fare marcia indietro su progetti devastanti,  e d’altronde anche qui a Calcata abbiamo lo stesso problema….  Nel frattempo  nell’Agro Falisco si è venuta a creare anche un’altra emergenza per il progettato impianto a biomasse (ai confini di Civita Castellana), mentre non si sa ancora che fine faranno le discariche avvelenate nelle ex cave dimesse (Capranica, Fabrica, etc.).

Siamo messi molto male…. Forse, sul piano dell’eolico pesante,  una piccola mano può venire dalla comunicazione che mi ha inviato oggi Oreste Rutigliano di Italia Nostra, relativa ai danni fisiologici che deriverebbero per la salute umana in seguito alla vicinanza alle mega-pale… Il rischio per la salute riguarda soprattutto i bambini: attacchi di panico, cardiopatie ed anomalie dello sviluppo cerebrale sono le conseguenze dell’eolico industriale ravvicinato.

“Per chi vive vicino a una centrale eolica aumentano le probabilità di malattie cardiovascolari, attacchi di panico ed emicrania…”  Lo rivelano ricercatori americani, che hanno anche ‘battezzato una nuova malattia: la sindrome da turbina eolica, che annovera fra i sintomi ronzii continui nelle orecchie, vertigini, insonnia.

Non solo. Secondo Nina Pierpoint, pediatra newyorkese che ha coordinato l’equipe di ricercatori, i bimbi che vivono vicino a questi impianti affrontano notti popolate da incubi, ma soprattutto rischiano ritardi e anomalie nello sviluppo cerebrale. Lo studio, durato 5 anni, ha analizzato i rischi per la salute degli abitanti vicino a centrali eoliche in Usa, Gran Bretagna, Canada, Irlanda e Italia. Nel nostro Paese è il Centro-Sud la terra dell’eolico: degli oltre 1.700 MW di energia dal vento installati in Italia, più di 1.200 MW, con 2.300 turbine eoliche, sono prodotti in Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia… ed ora arrivano anche nel Lazio.

Ebbene, secondo l’equipe Usa, le turbine che trasformano il vento in energia elettrica hanno effetti nocivi perché i suoni a bassa frequenza emessi interferiscono con il sistema vestibolare dell’orecchio, che controlla il nostro senso d’equilibrio. Queste frequenze, troppo basse per essere percepite dall’orecchio umano, causano un insieme di sintomi che la pediatra definisce “disturbi vestibolari vibratori visceralì” (Vvvd). Le conseguenze sono tremore, nervosismo, paura, impulso incontrollato a scappare, senso di costrizione al petto, tachicardia.

Il rumore può anche danneggiare lo sviluppo cognitivo di bambini e ragazzi. Non tutti gli abitanti vicini a un parco del vento sono suscettibili alla sindrome delle turbine eoliche, precisa Pierpoint, aggiungendo però: «Non c’è dubbio che infrasuoni, ultrasuoni e vibrazioni causino i sintomi evidenziati da questa ricerca, anche se l’industria eolica tenterà di screditare i risultati. Per anni i colossi del tabacco hanno negato i danni alla salute». La ricercatrice chiede che i nuovi parchi del vento vengano costruiti ad almeno 2 chilometri di distanza dalle abitazioni.

Lo studio sarà pubblicato da K-Selected Books”. Spero che i sindaci della Tuscia abbiano il tempo di leggerselo prima di inventarsi nuove distruttive armi  contro la salute pubblica… Tra l’altro trovo che l’unico modo per soddisfare le esigenze  prospettate nello studio statunitense sarebbe di istallare le mega-pale lungo i percorsi autostradali dove le abitazioni sono pressoché inesistenti, oppure nelle aree industriali  non in prossimità degli abitati. 

Paolo D’Arpini

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“Eolico pesante in Tuscia…. si comincia da Piansano e Tuscania” – Luca Bellincioni della onlus Oreas scrive a Simonetta Coletta della Provincia di Viterbo

 Ciao caro Paolo,

ti allego una mia lettera alla dott. ssa Coletta della Provincia di Viterbo, riguardo il caso-eolico. A quanto pare, infatti, a Piansano hanno appena aperto i cantieri e la stessa cosa sta accadendo a Tuscania. Stiamo per assistere all’Apocalisse della Tuscia, e tutto ciò nell’ignavia e nell’indifferenza di tutta l’opinione pubblica della Tuscia, che annovera tanti “pseudo-intellettuali” che fanno tanti “bla bla” e poi alla fin fine se ne fregano di tutto e tutti. Davvero una vergogna. Ciao, sono indignato e inferocito.

L. B.

……….

Gentile dott. ssa Simonetta Coletta, mi permetto di contattarla nuovamente per un altro serio problema che riguarda il territorio della Tuscia. Sono in contatto con numerosi ambientalisti e cittadini della provincia, dai quali sono stato informato che nei Comuni di Tuscania e Piansano stanno per iniziare i lavori per la realizzazione di due grosse centrali eoliche con torri alte circa 130 metri. Numerosi altri Comuni come Arlena, Canino, Tessennano, Cellere, Faleria, Calcata, Monte Romano, ecc… hanno ratificato la realizzazione di impianti simili e hanno avviato gli studi di fattibilità. Io stesso ho fatto dei sopralluoghi e le posso assicurare che tutti i siti prescelti (e i paesaggi in cui sono inseriti) sono fra i più pregevoli non solo della Provincia di Viterbo ma del Lazio intero.

Appare ovvio che se davvero tutti tali impianti fossero davvero realizzati, in pratica scomparirebbe il paesaggio della Tuscia. Credo che tale evenienza non sia realistica né tanto meno auspicabile. Credo ancor meno che l’attuale amministrazione provinciale voglia passare alla storia come quella che ha lasciato distruggere, in una manciata di mesi, un paesaggio che in gran parte si era conservato integro per secoli. Studiando i “coni visivi” delle maggiori emergenze paesaggistiche del territorio, le posso dire che tutti gli scorci magnifici che oggi noi ammiriamo, e che sono vanto della Tuscia (e il suo vero patrimonio), in località come Norchia, Vulci, Tuscania, il Lago di Bolsena, Calcata, il Monte Soratte ecc… risulterebbero deturpati.

Oltre tutto l’impatto sarebbe non solo paesaggistico ma anche (e forse più) ambientale, visto che tali centrali producono un consumo di suolo gravissimo, con centinaia di ettari irreparabilmente urbanizzati per ogni centrale. Una verità che contrasta con le vacue proclamazioni dell’eolico industriale quale “energia pulita”, da parte di un ambientalismo casalingo e salottiero, assolutamente slegato dalla conoscenza (e dall’amore) del territorio.

Infine, non dobbiamo dimenticare che con l’eolico industriale il settore turistico nella Provincia (e dintorni) subirebbe un vero tracollo, poiché sappiamo bene che chi viene a visitare oggi la Tuscia lo fa per i suoi paesaggi straordinari in cui mirabile è il connubio fra natura e monumenti antichi. Cosa rimarrebbe alla Tuscia se tali impianti eolici fossero effettivamente realizzati, contando pure che questo territorio soffre già a causa di fenomeni come la speculazione e l’abusivismo edilizi? Non sarebbe più sensato iniziare a parlare seriamente di tutela, valorizzazione e promozione della Tuscia, magari puntando su progetti quali la candidatura Unesco e l’istituzione di un nuovo, vasto parco nazionale e di altre aree protette a carattere regionale?

Riguardo a quest’ultimo proposito, le segnalo i miei articoli per un Parco Nazionale dell’Etruria e per la Valorizzazione turistica del Paesaggio della Tuscia.

Concludendo, lo sviluppo delle energie rinnovabili è oggi una sfida essenziale, ma occorre riflettere bene su quali siano le tecnologie che meglio si adattano ai diversi contesti ambientali e paesaggistici, altrimenti si rischia di fare quasi più danni che con le fonti di energia tradizionale! E poi la Tuscia nemmeno potrebbe (sia pur ipocritamente a mio modo di vedere) definirsi una Provincia “pulita” perché, come sappiamo bene, le centrali di Civitavecchia e Montalto – con le loro emissioni di CO2 – rimarrebbero tranquillamente lì dove sono (anzi sarebbero probabilmente rafforzate)…

Sono a sua disposizione per eventuali chiarimenti od approfondimenti sul tema, premettendo che è nella mia formazione professionale anche lo studio delle energie rinnovabili, di cui sono consulente riconosciuto dalla Regione Lazio. Ed è per questo che su basi fondate posso dire che l’eolico industriale non si addice affatto alle caratteristiche della Tuscia. La sfida oggi è trovare applicazioni di energia rinnovabile con un impatto sull’ambiente nullo o quasi, e molte soluzioni esistono già: l’eolico industriale invece si presenta ormai come una cosa già ampiamente sorpassata. Auspico quindi che il vs assessorato possa bloccare questi scellerati progetti prima che sia troppo tardi, in quanto non c’è più tempo da perdere, essendo stati già aperti i cantieri.

Speranzoso di non averle recato tedio, la saluto cordialmente,

dott. Luca Bellincioni – segr. ass. cult. onlus Oreas

consulente per la valorizzazione turistica del paesaggioconsulente per il risparmio energetico e le energie rinnovabili

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Piansano (Viterbo) – S.O.S dal Comitato contro l’Eolico Pesante – “Si decanta la bellezza del luogo e contemporaneamente la si distrugge..”

Cari amici del Circolo Vegetariano VV.TT. grazie mille… se tutto va bene sabato p.v. monteremo a Piansano un gazebo per dar voce al “No all’eolico industriale nelle nostre terre”, se volete aiutarci sarete accolti a braccia aperte. Di seguito vi invio una lettera/denuncia:

Recentemente, in data 07 luglio ultimo scorso, si è svolta presso la Sala Conferenze della Provincia di Viterbo, una giornata di presentazione del “Piano di Gestione e Misure di Conservazione della ZPS IT 6010055 Lago di Bolsena”.

Durante la conferenza è stato esposto un certosino lavoro, svolto da due diversi enti presumibilmente incaricati dalla Provincia di Viterbo, atto ad avvalorare l’immensa valenza naturalistica in tutte le sue forme del Lago di Bolsena e del suo bacino. La valenza di essere bacino di conservazione di specie animali e crogiolo di molteplicità floristiche è stato ampiamente evidenziato ed è sicuramente il valore per cui sarà, nell’immediato futuro, chiesto una ancora più forte protezione del lago di Bolsena e del suo bacino.

All’attualità il lago risulta interessato dai vincoli ZPS (zona di protezione speciale) e anche zona SIC (sito di interesse comunitario).

Il prossimo passo che è stato evidenziato in sede di conferenza sarà presumibilmente quello di istituire una Riserva o Parco Naturalistico, se non addirittura candidarlo alla proclamazione di bene dell’UNESCO.

Bellissimi intenti che ci raccomandiamo vengano veramente presi (basterebbe già istituire una Riserva figuriamoci proclamarlo bene dell’Umanità), che comunque stridono con la futura realtà che si profila sulle pendici del catino del Lago.

Infatti è veramente strano che lo stesso Ente che propone un così meritevole lavoro di salvaguardia ambientale, autorizzi la costruzione di un parco Eolico sul territorio del comune di Piansano. Piansano non ha uno sbocco diretto sulle sponde del lago di Bolsena, ma si piazza staticamente all’interno del catino come si può ben vedere ed apprezzare dal paese di Montefiascone.

Il Parco eolico che si andrà a realizzare sul territorio di Piansano sarà composto da 30 torri eoliche alte 92 metri al rotore, con pale di lunghezza di 42,5 metri in numero di 3. Immaginate lo splendido quadro che da secoli colpisce gli animi di astanti spettatori, locali e non, dal Belvedere di Montefiascone come cambierà. Ma inoltre andando nello specifico del piano di protezione delle specie animali che da anni svernano sul lago, aironi – nitticore – cormorani e molte altre specie di uccelli acquatici, queste non possano essere ostacolate nel loro ritmo di migrazione dalla presenza di queste immense torri, non dimenticando che il presunto parco sia il primo di una serie comprendente la costruzione di circa 300 torri?

Abbiamo un grande patrimonio a disposizione, ed è sicuramente utile intraprendere una strada, ed una sola, ed arrivare fino in fondo.

Il Comitato “NO EOLICO” di Piansano

……………

Risposta:

Cari amici di Piansano, siamo nella stessa barca… avrete visto che anche qui abbiamo lo stesso identico problema:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/07/21/eolico-pesante-nell%e2%80%99agro-falisco-progetti-di-calcata-e-faleria-%e2%80%93-lettera-di-ambiente-e-territorio-sui-possibili-danni-ambientali-e-deturpazione-del-paesaggio/

Sabato p.v. siamo in Umbria per un altro incontro, comunque tenetemi informato sugli eventi futuri, cercherò come posso di dare visibilità a questa battaglia della Tuscia contro i suoi predatori.

In bocca al lupo, Paolo D’Arpini

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Eolico pesante nell’Agro Falisco, progetti di Calcata e Faleria – Lettera di Ambiente e Territorio sui possibili danni ambientali e deturpazione del paesaggio

Dopo la delibera del comune di Faleria, del 24 giugno 2009, per l’installazione di piloni eolici nel bosco di Fogliano, lunedì 20 luglio ore 19,30 si è tenuto un consiglio comunale con al 5° punto dell’O.d.G. “Realizzazione di un Parco Eolico nel territorio del Comune di Calcata. Approvazione schema di Convenzione con la Società G.E.L. Green Energy Lazio srl per lo studio, lo sviluppo, la realizzazione e la gestione di un Parco Eolico ubicato nel territorio comunale di Calcata”.

Su questo tema ho ricevuto una lettera di Luca Bellincioni di Ambiente e Paesaggio, che volentieri pubblico (P.D’A.):

“…Quanto al progetto eolico di Calcata, è lo stesso discorso di Faleria, non si può aiutare l’ambiente devastandolo. Per contrastare le emissioni di CO2 sarebbe molto più intelligente, utile ed economico fare dei rimboschimenti, cosa che non si fa più da decenni e decenni. Forse perché con gli agronomi, i boscaioli, i botanici ed i geologi c’è poco frutto, mentre con i costruttori di centrali eoliche (con tutto il loro corredo di cemento) è tutta un’altra cosa…? Inoltre, per quanto riguarda le energie alternative, oltre al solito fotovoltaico su tutti gli edifici moderni (in particolare quelli delle aree industriali), si potrebbe ricorrere al microeolico domestico e pubblico, sperimentando ad esempio la tecnologia del lampione eolico-fotovoltaico per le illuminazioni della zone moderne dei paesi; tempo fa si parlò pure di una valorizzazione del Treja in chiave idroelettrica, ma non capisco perché tali progetti – di energia veramente pulita – siano stati accantonati.

Riguardo invece al sito indicato per la centrale eolica di Calcata, ossia sulla strada per Magliano, occorre ribadire che si tratta di una zona assai vincolata (oltre che paesisticamente splendida, panoramica e ricca di coltivazioni pregiate) e che fa attualmente da giuntura fra i parchi della Valle del Treja e di Vejo. Inoltre, la strada stessa è ormai parte integrante del circuito delle “Strade dei Parchi del Lazio” che tende a valorizzare la rete viaria minore regionale, tant’è che lungo di essa sono stati installati vari tabelloni didattico-turistici. Ed è una zona che è stata negli ultimi decenni strappata con i denti alla speculazione edilizia grazie all’interessamento di associazioni ambientaliste e studiosi naturalisti, e che oggi costituisce un fondamentale corridoio biologico per la fauna selvatica.

Infatti non bisogna dimenticare che tutto il territorio dell’Agro Falisco e del Parco di Vejo soffre già di mali gravissimi a livello ambientale, come la speculazione e l’abusivismo edilizi, spesso feroci, per cui quello che c’è di integro (è ce n’è fortunatamente) è quasi un miracolo vista la vicinanza con Roma, sicché dare in pasto questo delicato territorio all’eolico sarebbe proprio uno scempio a livello urbanistico, ambientale ed economico. Speriamo che tali progetti – qui come altrove – rientrino e che si incominci a progettare un serio e reale sviluppo economico sostenibile in un territorio dalla vocazione turistica straordinaria e tutta ancora da valorizzare e promuovere, magari con un grande Parco Agricolo e Naturale dell’Agro Falisco.

Se poi veramente i Comuni di Faleria e Calcata si dichiarano così sensibili all’ambiente, sarebbe d’uopo iniziassero ad occuparsi delle reali emergenze della zona, come l’inquinamento dei fiumi (dove scaricano ancora i paesi) gli smottamenti delle colline, e la mancanza di verde pubblico nei paesi, in particolare a Calcata Nuova che, pur essendo un paese circondato da foreste, paradossalmente non possiede nemmeno un parco degno di questo nome che possa dare sollievo ai propri abitanti nelle ore più calde ed essere un ritrovo per bambini e ragazzi!

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