Petizione Auschwitz: “No alla manipolazione della Storia”

Al Museo statale Auschwitz-Birkenau:

La vostra decisione di escludere la Russia – ossia il Paese erede di chi liberò Auschwitz il 27 gennaio 1945 – dalle celebrazioni del 78° anniversario della Liberazione del campo di sterminio, è fatto assai grave. In Italia essa ha generato immediate reazioni, di tipo diverso. Non si sono fatti attendere i primi articoli di «giornale»; ne Linkiesta, per esempio, viene espressamente scritto che non fu l’Armata Rossa a liberare quel lager, bensì i soldati ucraini. Un falso storico, una palese bufala: un uso strumentale della storia per accreditare il presente, che offende la Memoria di chi in quel campo è morto e di chi è morto per liberarlo, ossia l’esercito dell’Unione Sovietica. Persino Maurizio Belpietro, di certo non un comunista, si è decisamente schierato contro tale menzogna; è questo un esempio delle posizioni confuse oggi in campo e di dove, purtroppo, trovi invece alloggio il peggiore revisionismo. La decisione del Museo di Auschwitz non è casuale: è infatti in ballo tutta la storia della Seconda guerra mondiale, e si usa l’odierno conflitto ucraino per riscrivere la storia (uno dei capitoli che seguono l’abietta risoluzione del Parlamento europeo che ha equiparato il comunismo al nazismo).

Si inizia allora a raccontare che non fu l’Armata Rossa a liberare Auschwitz, ma chi ha oggi al governo componenti dichiaratamente naziste; un Paese che ha messo fuorilegge tutti i partiti di opposizione e che glorifica il collaborazionista dei nazisti Bandera e le SS Galizia. Sdoganato il nazismo – così come da anni viene fatto in Italia con il fascismo, dove gli eredi di Salò ora sono nella maggioranza di governo – si racconterà un’altra storia, «neutra», nella quale le camere a gas e i forni crematori piovvero dal cielo chissà come e per volere di chi. Scrivere che gli ucraini liberarono Auschwitz, senza rendersi conto che allora l’Ucraina era Unione Sovietica e che i suoi soldati combattevano nell’Armata Rossa, è malafede, tesa a suscitare empatia verso un Paese che, ben nove anni fa, ha iniziato un conflitto contro i suoi stessi concittadini nella regione del Donbass. All’inizio, in un tempo neanche troppo lontano, scrivere tali palesi menzogne avrebbe ricevuto sdegno immediato e condanna unanime; oggi chi le scrive non si preoccupa neppure della plateale pessima figura, perché nel mondo «deideologizzato» si può dire o scrivere qualsiasi cosa, senza timore di essere smentiti.

Questo nonostante – sulla materia – documentazione, bibliografia e testimonianze siano infinite. Presto la storia e la Memoria, però – visto che i testimoni oggi sono ormai quasi tutti scomparsi – verranno demandate agli storici (di parte) e alle Istituzioni (anch’esse di parte e variabili a seconda del colore dei governi di turno). Tra i punti fermi da ricordare, invece, ne basterebbe uno, e cioè che la Giornata della Memoria – istituita dall’ONU il 1° novembre 2005 – ha come oggetto proprio la «Liberazione, da parte dell’Armata Rossa, del campo di concentramento di Auschwitz». Le conseguenze di un uso così platealmente politico di narrare la storia saranno assai nefaste, se non si porrà freno a un’isteria collettiva la quale – pur non trovando riscontro alcuno nelle fonti – prolifera in una società dove non si legge e non ci si informa più. Allora, se persino di fronte a vicende così storicamente verificate e comprovate, si inventano fatti mai esistiti, suonano profetiche le parole del penultimo segretario del Partito comunista italiano Alessandro Natta al crollo del muro di Berlino: «Qui crolla un mondo, cambia la storia… ha vinto Hitler. Si realizza il suo disegno, dopo mezzo secolo».

Per sottoscrivere questa petizione: https://secure.avaaz.org/community_petitions/it/museo_statale_auschwitz_birkenau_no_alla_manipolazione_della_storia/thanks/?aryGzbb&lgpdname=Paolo

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