Scienza o Fede…? (ovvero: la necessità di un’illusione)

“Se questa scienza che grandi vantaggi porterà all’uomo, non servirà all’uomo per comprendere se stesso, finirà per rivoltarsi contro l’uomo.”
(Giordano Bruno – ‘il Nolano’ -1548-1600).

Il termine scienza deriva dal latino scientia che ha significato di conoscenza, sapere. Quindi la scienza è quella dottrina che ha il compito della conoscenza sulla natura e i suoi fenomeni – ovvero tutto ciò che accade in natura –.

E lo schema teorico della scienza moderna si basa, per ogni suo ambito, sul paradigma empirico (dell’esperimento) che il fisico Galileo Galilei riassume nel concetto di esperimento e metodo ipotetico-deduttivo. Detto in parole semplici:

“Nella scienza moderna non ci si pone di fronte al fenomeno come semplice spettatore – come insegnava Aristotele –, ma si creano situazioni in cui esso sia riproducibile a piacimento e i fattori che intervengono siano controllabili”.

Per questo, sempre secondo Galileo – e (si spera) secondo tutti gli scienziati di oggi –, è importante che lo scienziato: 1) cerchi di comprendere perché la natura opera in un certo modo (ma solo come opera); 2) si occupi (solo) delle leggi che regolano i fatti. Ovvero, lo scienziato ragioni senza pregiudizi e sperimenti formulando delle ipotesi, per spiegare i fenomeni che osserva. Altresì deve essere, anche, pronto ad abbandonarle (quelle ipotesi) qualora si accorga che non funzionano.

“Nella scienza non ci sono dogmi, esiste soltanto ciò che può essere provato alla luce dei fatti”. Galileo Galilei (1564-1642), lo spirito del metodo sperimentale.

E dopo le (varie) secolarizzazioni – successive al rinascimento, al secolo dei lumi, della ‘rivoluzione industriale’ e del ‘900 –, nella pretesa d’un laicismo liberista (mai etico), l’uomo contemporaneo – nuovo prometeo – ha elevato, sull’altare di un’onnipotenza assai discutibile, le ‘alchimie’ dei suoi studi sui propri simili e sulla natura che lo circonda. Ed eliminato lo studio – (praticamente) da ogni scuola primaria – sulle nozioni-base della filosofia – quella che ha radici metafisiche –, all’interno del tessuto sociale è cresciuto, subdolamente affermandosi (alimentandosi giorno dopo giorno), quel mostro teoretico che va sotto il nome di… scientismo. Cos’è lo scientismo?

Ci vorrebbero pagine e pagine per spiegarlo a fondo, ma potremmo provare, nel modo maggiormente comprensibile, a condensarne il significato in poche righe:

“Lo scientismo è un movimento intellettuale, nell’ambito del positivismo francese – positività (ottimismo) nel metodo scientifico e concezione della filosofia come sintesi delle scienze (ragione del sapere) –, sorto nella seconda metà del secolo XIX, tendente ad attribuire alle scienze fisiche esperimentali (ed ai loro metodi) la capacità di soddisfare tutti i problemi e i bisogni dell’uomo”. Detto in modo brutale e perentorio:

“ Lo scientismo è l’intelligenza cieca che rende incoscienti ed irresponsabili”.

E dato che, come diceva il filosofo tedesco Hegel (nella sua ‘Logica’), “Un popolo senza metafisica è come un tempio senza il sacro”, qualcuno ha pensato di elevare, a ruolo di nuova religione della masse – in questo millennio –, la fede (?) nella scienza sopra un nuovo altare dove proporre la propria verità-rivelata. E dalle masse, di quest’impalpabile società, questa nuova religione ha già ottenuto un larghissimo consenso ed una notevole… considerazione – Il termine religione deriva dal latino ‘religio’ che significa (appunto) considerazione –.

Maurizio Angeletti

P.s. – Utilizzando il metodo sperimentale, la scienza può osservare soltanto il 5% della materia. E, pertanto, il 95% che rimane (della materia) viene ormai classificato, inderogabilmente, con il nome di… materia oscura.

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