Il nemico è la Cina: i porti italiani devono essere NATO

Militari e strategici, non commerciali. E sorvegliati dai Servizi.
Perchè sono al centro del Mediterraneo, e lo controllano.
E chi lo controlla, controllerà le rotte di almeno un quarto del futuro commercio mondiale.
Se il nemico è la Cina, i porti italiani devono essere NATO. Presidi militari.
Il commercio ha da passare per il Nord Europa.
Mediterraneo: la nuova Cortina di Ferro.
E cavallo della Cortina, di nuovo, la paralisi economica. E lo scontro geopolitico, prodromo di future guerre. Come già dai semi del secondo dopoguerra.

A Trieste viene bloccato il progetto cinese di terminal/hub della Via della Seta strozzandone lo sviluppo (macro-regionale, alla faccia del “sovranismo” leghista locale) e vendendone il porto alla Germania a protezione dei suoi scali oceanici. Cioè per chiuderlo.
Comprare per chiudere, come già fatto con Gioia Tauro (anni ‘90) e molte altre realtà industriali e strategiche in tutt’Europa. L’Italia è Paese docile. Dove non si poteva comprare si è invece passati alle bombe, vedi Jugoslavia, Libia, Siria. Mediterraneo.

A Taranto, invece di riconvertire ex-ILVA che assieme al polo chimico ENI soffoca la città, si spendono 200 mln di soldi pubblici per rafforzare la base strategica NATO ponendo tutta la città “sotto sorveglianza COPASIR”, nel cui dossier vengono avanzate “preoccupazioni per eventuali investimenti della Cina nel porto di Taranto”. Anche qui, prima gli interessi strategici – per conto terzi. Il porto, il turismo, la pesca devono quindi chiudere, e la città limitarsi a morire di veleno e cancro.

Jure Eler

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Notizie in calce:

“Sembra che la Cina sia interessata ai porti del Mezzogiorno. La notizia non stupisce. Già nel 1997 i cinesi volevano rilevare la piattaforma logistica di Taranto, ma furono fermati. Non si arresero fino a quando, dato l’ostracismo italiano a guida statunitense (una parte del porto di Taranto è base militare Nato), non ripiegarono sul Pireo, che in pochi anni è diventato uno dei principali porti europei.
Ora tornano alla carica e la visita di Mike Pompeo serve ancora a bloccarli. Oggi la piattaforma logistica di Trieste passerà, in maggioranza assoluta, al Porto di Amburgo.
Come si può vedere, insomma, l’Italia è da decenni mira di conquiste estere (occidentali) all’unico scopo di frenare l’avanzata cinese nel Mediterraneo”
(lantidiplomatico)

1. TARANTO – Comunicato di PeaceLink
in occasione della visita a Taranto
del Presidente del consiglio e dei ministri

2. TRIESTE – Il Porto di Trieste diventa tedesco
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-il_porto_di_trieste_diventa_oggi_tedesco_altri_20_anni_buttati_per_litalia/29785_37524/

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12 ottobre 2020 – Comunicato di PeaceLink in occasione della visita a Taranto del Presidente del consiglio e dei ministri

In questi anni abbiamo ascoltato i cittadini di Taranto, il loro grido di dolore per l’emergenza sanitaria e ambientale. Durante tutta la nostra lunga esperienza mai un solo cittadino ci ha chiesto che si ampliasse la base Nato. Non era una necessità avvertita da nessuno. Eppure a questa cosa non necessaria il governo ha deciso di destinare 200 milioni. E’ un l’ampliamento che renderà Taranto una città chiave delle SNF (Standing Naval Forces) che costituiscono il nucleo marittimo della Very High Readiness Joint Task Force del Fianco sud della Nato.

Questo ingente investimento militare è una spesa inutile che sottrae risorse ad altri settori civili. Ed è in linea con una strategia controproducente per le potenzialità di riconversione. Limiterà gli attori che si possono candidare ad investire a Taranto. Infatti un dossier del Copasir, l’organo parlamentare che si occupa dei servizi segreti e di intelligence, ha posto sotto sorveglianza la base Nato di Taranto (Standing Nato Maritime Group 2 – SNMG2); nel dossier vengono avanzate preoccupazioni per eventuali investimenti della Cina nel porto di Taranto. La questione è ampiamente nota e dibattuta per chi si occupa di intelligence. E così il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR) rischia di porre un freno agli investimenti cinesi a Taranto per ragioni di “sicurezza nazionale”. Taranto è sorvegliata speciale. I cittadini di Taranto non lo sanno ma il COPASIR sì. A Taranto si gioca una delicata partita geostrategica e il governo italiano, che oggi si presenta a Taranto in grande stile, ha subito forti pressioni dal governo americano perché la Cina resti fuori dai piani di investimenti del porto jonico.

Oggi, di tutti i piani di investimento che i ministri verranno a presentare, il più sostanzioso e strategico è quello militare ed è quello che meno di tutti serve alla riconversione di Taranto da città dell’inquinamento a città green.

I cittadini di Taranto, dopo la visita di oggi dei ministri, sapranno che avranno un grande futuro militare. Ma quando andranno a prenotare una risonanza magnetica sapranno che non è disponibile nessun posto da qui ai prossimi mesi. In piena emergenza Covid il sistema che a Taranto serve alla sorveglianza sanitaria è congestionato. A Taranto ogni anno più di mille persone scoprono di avere un tumore e il peso dell’emergenza ambientale richiederebbe un piano straordinario di sorveglianza sanitaria. Di tutti i piani per Taranto il più sbagliato e inopportuno è l’ampliamento della base navale Nato, un investimento che nasce non per venire incontro alle esigenze della città ma per ragioni che riguardano le esigenze militari strategiche della Nato. E’ un investimento poco comprensibile in un’epoca in cui l’Italia non è minacciata da alcuna potenza straniera, ragion per cui vengono meno le stesse esigenze della Nato come alleanza militare difensiva. Taranto è minacciata dal cancro, non da potenze straniere. Si spendono soldi per ampliare qualcosa che non serve alle stesse finalità militari difensive della Nato, sancite solennemente dal suo statuto costitutivo del 1949, questa è la verità. Questi duecento milioni per la base navale sono un insensato spreco di denaro pubblico in un momento difficilissimo per l’economia delle piccole e medie imprese durante l’emergenza Covid. Sono uno spreco di denato pubblico quando i cittadini sono in fila per prenotare esami sanitari essenziali per la salute e la vita. Tutto ciò avviene senza una sufficiente capacità di comprensione strategica e di discernimento delle priorità, con gli applausi dei parlamentari pentastellati e sotto la vigile sorveglianza di tutta la lobby politico-militare che vuole fare di Taranto qualcosa di funzionale al futuro della Nato, a tutto discapito del futuro della città, della sua vera sicurezza, delle sue vere vocazioni e della sua libertà di scelta economica. Ogni investimento futuro sarà monitorato e autorizzato, e – nel caso – ostacolato se l’investimento sarà effettuato con capitali cinesi. Questo è il futuro che viene preparato per la città di Taranto.

E’ auspicabile che Taranto sia invece “città operatrice di pace”, come recita l’articolo 1 dello Statuto Comunale, e che al più presto la città martire della guerra contro l’inquinamento industriale venga risarcita di tutti i danni subiti e realmente bonificata.

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink

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“Negli anni Novanta, il mega hub di Gioia Tauro passò ai tedeschi per una sola ragione: non farlo decollare e favorire così il “Northern Range” (i porti di Rotterdam, Amburgo e Brema), che hanno fatto per secoli la fortuna dei paesi del nord Europa con la rotta atlantica.
Lo sviluppo travolgente dell’Asia, unito al raddoppio del Canale di Suez, sposta però l’epicentro del commercio mondiale nel Mediterraneo, con l’Italia al centro.
L’acquisizione di Trieste da parte dei tedeschi ha dunque la stessa finalità di Gioia Tauro, non farlo decollare. Va ricordato che il porto calabrese, dopo decenni di diatribe, è passato alla Msc di D‘Aponte, macroniano ultras Usa e ferocemente anticinese. Con questo gli americani hanno provato a bloccare l’avanzata della Cina nel Tirreno. Rimangono Palermo, Augusta e Taranto, oltre che Napoli.
E’ una guerra.”

Articolo completo:
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-il_porto_di_trieste_diventa_oggi_tedesco_altri_20_anni_buttati_per_litalia/29785_37524/

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