Siria. Dove l’imperialismo USA si squaglia… – Siamo entrati nell’epoca del paradosso sistemico

Siamo entrati nell’epoca del paradosso sistemico: la Turchia minacciata di guerra dagli USA in base all’art. 5 della NATO potrebbe chiedere aiuto militare agli USA per respingere gli USA.

Si guardi questo video impressionante anche se non c’è sangue:. E l’Esercito Statunitense che si ritira dal Nordest della Siria che viene preso a frutta e ortaggi in faccia dalla popolazione curda: https://youtu.be/SOSkJEtr9bg

Un po’ i Curdi fanno pena: sognavano una patria loro e sono stati prima usati e poi traditi. Magari il figlio di una di queste donne è morto combattendo per la guerra imperiale USA-Nato in Siria.

I dirigenti curdi invece fanno molto meno pena e su di loro ricade molta della responsabilità di ciò che sta succedendo:

1) Hanno accettato di mettersi al soldo degli USA (con buona pace degli “antifà” e “anticapitalisti” occidentali, specialmente tedeschi, francesi e spagnoli, che sono andati colà a combattere arruolati dal Pentagono (via, usualmente, uffici di reclutamento dei servizi francesi).

2) Hanno accettato di pugnalare alle spalle la Siria che non aveva mai torto loro un capello e, anzi, aveva accolto i curdi esuli dalla Turchia ai quali aveva persino dato la cittadinanza.

3) Dopo aver inciuciato con l’ISIS per spartirsi il contrabbando di petrolio rubato alla Siria, hanno accettato la “commessa” militare USA e forte dell’appoggio – e dei bombardamenti indiscriminati – del Pentagono hanno conteso all’ISIS il Nordest della Siria comprese le aree più fertili e i pozzi di petrolio in regioni a predominanza araba.

4) Hanno creduto alla promessa statunitense che li avrebbe fatti proclamare uno stato indipendente. Per preparare il terreno a questa proclamazione, i dirigenti YPG-PYD hanno attuato una serie di (documentate) pulizie etniche contro gli arabi (sia sunniti che cristiani), i turcomanni e gli assiri.

A niente sono valsi gli avvertimenti sia dei Russi sia di Damasco di non fidarsi e di negoziare una giusta ed equilibrata autonomia all’interno della Siria. No! Loro volevano il Rojava, la repubblica demo-socialista ed eco-femminista costruita sulle pulizie etniche e protetta dalle armi della potenza imperiale capitalistica per eccellenza.

Era un triplo paradosso.

a) Innanzitutto il “sogno” demo-socialista ed eco-femminista curdo non poteva essere condiviso da chi non essendo curdo era stato scacciato dalla sua terra e dalla sua casa o si sentiva un cittadino di serie B (la dirigenza curda sia siriana sia, forse ancor più, irachena si è sempre ispirata all’esperienza israeliana e con Israele ha instaurato ottimi rapporti; dal canto suo Israele ha sempre visto un possibile Kurdistan come regione da cui controllare e minacciare l’intero Medio Oriente Allargato). Già da tempo erano iniziate aperte rivolte contro il dominio curdo.

b) Nessun Paese anche solo velatamente socialista ed ecologista può essere avvallato dagli USA, perché andrebbe contro gli interessi che difende.

c) Dopo l’intervento russo era chiaro che l’ago della bilancia si stava spostando. Non si era nella situazione della prima metà del Novecento in cui una coppia di potenze imperialiste vincenti e padrone del campo potevano imporre ai popoli mediorientali un “focolare ebraico” e poi la proclamazione dello Stato d’Israele. Qui uno stato così viziato fin dall’origine come il Rojava non era ammissibile da nessuno dei suoi – pur litigiosi tra loro – vicini: non l’Iraq, non l’Iran, non la Siria e tanto meno la Turchia. Stati su cui i loro mecenati USA non avevano nessun potere d’imposizione.

Buon per i Curdi che Mosca e Damasco non hanno mai smesso di stare in contatto e cercare di negoziare con loro.

La mossa turca (prevedibile da tutti) è stata presa al balzo sia dalla Russia che dagli USA. I primi l’hanno usata per costringere i Curdi a un accordo con Damasco e per far capire ad Ankara chi comanda, rimettendoli in riga e stoppando l’invasione (dopo aver concesso qualcosa a Erdoğan, ma non un’occupazione permanente del suolo siriano né attacchi pesanti sulle forze curde).

Dal canto suo Trump ha colto l’occasione per trarsi d’impaccio da una situazione sempre più simile a sabbie mobili e per evitare possibili scontri militari che facilmente si potevano tramutare in scontri tra potenze.

Ma non poteva essere un ritiro ordinato. Da un lato gli USA si sono per l’ennesima volta dimostrati non alleati ma sfruttatori (è il loro rapporto standard col resto del mondo da quando gli USA sono usciti dal loro isolazionismo), dall’altra ha scombussolato i piani di Israele e dei neo-liberal-cons che in quelle sabbie mobili avevano infilato gli USA. Infine, Trump ormai in vista delle elezioni del prossimo anno doveva mantenere la promessa fatta ai suoi elettori che non si sarebbe fatto coinvolgere in nuovi conflitti (promessa che finora ha mantenuto). Con buona parte di quel settore bianco evangelical, già suo elettore, che vede in questo ritiro il pericolo di ridar fiato all’ISIS (se ci sono o ci fanno non sto a discuterlo adesso)

La misura del disordine nel cercare di mettere ordine in una strategia che giorno dopo giorno è diventato sempre più caotica, man mano che tutte le ipotesi si dimostravano false e tutte le conseguenze aggiungevano perciò caos al caos, la misura di ciò è dato dal paradosso più grande: gli USA tre giorni fa hanno minacciato di muovere guerra alla Turchia, cioè a un loro alleato della Nato (https://www.lastampa.it/esteri/2019/10/21/news/pompeo-trump-pronto-ad-azione-contro-la-turchia-se-serve-1.37772336).

Fantastico! Ci pensate se la Turchia si appella all’articolo 5 del Patto Atlantico per chiedere ai suoi alleati di aiutarla a fronteggiare un attacco degli USA? E ci pensate che a rigor di regola potrebbe pretendere anche dagli alleati USA il sostegno militare per respingere un attacco militare USA?

Ragazzi, che sballo! Ormai la crisi sistemica è entrata in una fase paradossale. Segno che il vecchio mondo sta andando definitivamente a rotoli (semmai non ve ne foste accorti da soli).

PS. Argomento diverso. Ho la sensazione che l’effetto Greta-clima sia un po’ sfuggito di mano agli apprendisti stregoni che l’anno invocato. Anche recentemente ho sentito giovani “seguaci” e persino scienziati che seguono la lettura IPCC, che concludevano con la necessità di uscire dal capitalismo.

Sarà per questo che da un po’ di tempo non si parla più del movimento dei giovani ecologisti ma solo delle tasse “green”? Ovvero: veniamo al sodo della Green Economy, basta con le piazze.
(PP)

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Commento di F.G.: “…a credere al femminismo, ecologismo, democraticismo, confederalismo, genderismo, inclusivismo dei curdi è come credere che gli asini volano. Semplice mossa astuta per accattivarsi gli utili idioti e gli amici del giaguaro della finta sinistra occidentale. Punto. Fino al giorno prima la società turca era feudale, patriarcale, retrograda, clanista, mai capace di elaborare un pensiero moderno, nazionale, unitario, se non grossolanamente separatista, sistematicamente legata ai servizi occidentali. Quindi non credo sia mai stato un nodo la non condivisione degli occidentali capitalisti con il sedicente ecofemminismo curdo. Anzi, l’affinità tra curdi e occidentali si è espressa con grande efficacia nelle pulizie etniche che entrami praticano, altro che democrazia, confederalismo, inclusivismo…”

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