Hong Kong fa parte della Cina! – “Yankee go home”

I media corporativi hanno utilizzato le recenti proteste di Hong Kong per attaccare e diffamare la Repubblica popolare cinese e il ruolo dominante del Partito comunista cinese col pretesto di difendere i diritti umani. Senza conoscere la storia, così come tutti i modi con cui i super ricchi nordamericani e il loro governo a Washington attuano la politica estera degli Stati Uniti, è impossibile comprendere le forze dietro le proteste a Hong Kong, una città che l’impero inglese sequestrò nel 1842 e restituì solo nel 1997. La dichiarazione dell’International Action Center affronta questi problemi.

L’imperialismo USA è il peggior nemico dei popoli del mondo che lottano per un futuro con dignità, sovranità e diritti umani completi. Wall Street e il capitale finanziario mantengono il loro dominio con la minaccia di oltre 800 basi militari straniere, portaerei, colpi di Stato, omicidi mirati, attacchi di droni e sanzioni per affamare da imporre a oltre 30 Paesi nel mondo. Wall Street utilizza anche il soft power del National Endowment for Democracy (NED) per finanziare migliaia di organizzazioni non governative, partiti politici reazionari e alleanze con dittatori corrotti in tutto il mondo. Aiuti ed interventi statunitensi non hanno mai protetto i diritti umani o la democrazia. Le recenti proteste di massa contro una proposta di modifica delle leggi sull’estradizione avevano scosso Hong Kong. È risposta naturale di tutte le forze progressiste a radunarsi con le manifestazioni di massa. Ma è dovere dei rivoluzionari guardare in profondità, chiedersi quali forze ci siano dietro un movimento e chi ne trae beneficio.

La Gran Bretagna rubò Hong Kong alla Cina alla fine della prima guerra dell’oppio nel 1842. Attraverso le guerre dell’oppio, i militari di Gran Bretagna e statunitensi imposero il commercio dell’oppio, i trattati ineguali e l’occupazione. Cento anni di saccheggi imperialisti impoverirono completamente e sottosvilupparono la Cina. La vittoria della rivoluzione cinese nel 1949 cambiò radicalmente la Cina iniziando a costruire il socialismo. Ma per 30 anni, dal 1949 al 1979, la Cina fu completamente isolata, bloccata e sanzionata da Stati Uniti e Paesi imperialisti occidentali. Nel 1979, a seguito della “riforma e apertura” avviata da Deng Xiaoping, la Cina fece concessioni alle riforme di mercato capitaliste. Ciò alla fine diede alla Cina accesso ad alcune tecnologie e capitali dal mondo industrializzato, ma fu un accordo col diavolo, rafforzando la classe capitalista in Cina. La colonia inglese di Hong Kong fu restituita alla Cina nel 1997 in base al principio “un Paese, due sistemi” che preservava gran parte del sistema giudiziario/amministrativo coloniale inglese dell’ex colonia. Hong Kong è un centro del capitale finanziaria mondiale. È profondamente ostile alle misure sociali che hanno tolto centinaia di milioni di persone nella Cina continentale dall’estrema povertà e fornito elevati standard di assistenza sanitaria, istruzione e infrastrutture moderne. Il capitale finanziario ha fatto forti passi in avanti in Cina. Hong Kong è la base operativa dell’occidente, incoraggiando la crescita di una classe capitalista in Cina che minaccia le basi del socialismo. Oggi la Cina è una società profondamente contraddittoria, caratterizzata dalla lotta tra una classe capitalista rinata e le aspirazioni di lavoratori e contadini cinesi a mantenere ed espandere l’economia pianificata. È nel contesto di questa lotta, così come il crescente accerchiamento militare e la guerra commerciale USA contro la Cina, che le attuali proteste di Hong Kong vanno comprese. Le forze del capitale finanziario di Hong Kong e i loro alleati negli Stati Uniti e in Europa vogliono allontanare Hong Kong dalla Cina in modo che funga da avamposto economico e politico nella regione. Ciò significa limitare il più possibile l’integrazione legale e politica con la Cina. A tal fine gli Stati Uniti danno ampio sostegno politico, finanziario e mediatico alle proteste. Il vocabolario della protesta è disponibile sia a sinistra che a destra. Attraverso la NED gli Stati Uniti finanziano tentativi di colpo di Stato, spesso coinvolgendo una componente di protesta di massa in Honduras, Nicaragua, Venezuela, Haiti, Ucraina e Siria. Ogni movimento può coinvolgere molti progressisti ben intenzionati, spesso con legittime rimostranze i cui interessi non sono quelli dei capi del movimento.

Molte organizzazioni del Fronte dei diritti umani civili, la coalizione dietro le recenti proteste, ricevono o hanno ricevuto finanziamenti dal NED, organizzazione del soft power finanziata dagli Stati Uniti che distribuisce denaro nell’interesse dell’imperialismo USA. Queste includono l’Istituto di Hong Kong per la gestione delle risorse umane, la Confederazione dei sindacati di Hong Kong, l’Associazione dei giornalisti di Hong Kong, il Partito civico, il Partito laburista e il Partito democratico. Oltre 37000 ONG, con decine di migliaia di personale, sono registrate a Hong Kong, ricevono finanziamenti da Stati Uniti e Europa. Martin Lee, fondatore del Partito Democratico del Fronte dei diritti umani civili, incontrò il segretario di Stato nordamericano Mike Pompeo durante le proteste. Pompeo espresse sostegno alle proteste durante l’incontro. Se le proteste effettivamente scontano un fine progressista, non sarebbero supportate dalla leadership reazionaria dell’imperialismo USA, la stessa forza che tenta il colpo di stato in Venezuela, minaccia la Corea popolare e cerca la guerra con l’Iran.

Il sistema giudiziario/legale indipendente di Hong Kong è una reliquia del colonialismo inglese. In alcun’altra parte del mondo una città ha leggi di estradizione indipendenti, con autorità al di sopra di quella di un Paese sovrano. Nonostante decenni di finanziamenti occidentali, Hong Kong ha un tasso di povertà del 20 percento (23,1 percento per i bambini) rispetto a meno dell’1 percento nella Cina continentale. Negli ultimi 20 anni la povertà a Hong Kong è rimasta elevata mentre la Cina continentale ha tolto milioni di persone dalla povertà. Le recenti proteste, proprio come le proteste “Occupy Central” ad Hong Kong nel 2014, non hanno posto questo problema. Le proteste erano dirette alla leadership connessa con la Cina continentale, mentre ignorano le banche collegate agli Stati Uniti e i capitalisti ultraricchi di Hong Kong che chiaramente non mostrano alcun interesse ad affrontare la povertà o altri bisogni disperati.

Gli Stati Uniti affermano di preoccuparsi della libertà di parola e delle estradizioni motivate politicamente, mentre perseguono in modo aggressivo l’estradizione di Julian Assange per aver denunciato i crimini dell’imperialismo USA. I media corporativi di Stati Uniti ed Europa riferivano con entusiasmo delle proteste di Hong Kong, in netto contrasto con la scarsa e spesso critica copertura delle proteste di massa a Gaza, Honduras, Sudan, Yemen, Francia o il recente sciopero generale in Brasile. Tale differenza rivela le forze dietro le proteste, su chi trarrà beneficio da esse. L’imperialismo nordamericano ha una lunga storia di “rivoluzioni colorate” in cui le proteste dalla patina progressista, persino rivoluzionaria, venivano usate come copertura per un’agenda reazionaria e filoUSA. Le forze capitali della finanza mondiale a Hong Kong sono alleate dell’imperialismo USA e si oppongono alla proprietà socialista e alla leadership della Cina del Partito Comunista Cinese.

Già le mani dalla Cina!
Hong Kong fa parte della Cina!

Fonte: https://www.workers.org/2019/06/30/u-s-role-in-hong-kong-protests/

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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