Appello AVA: “Cercasi soci vegetariani vegani ed animalisti disperatamente”

L’AVA ufficialmente esiste da una ventina di anni ma affonda le sue radici nel 1990 quando la sua attività si conciliava con quella del prof. D’Elia responsabile della sezione laziale dell’AVI.

Con la costante attività di informazione e sensibilizzazione tramite conferenze settimanali (circa 600) di cultura universalista (vegan/animalista/ambientalista, e non solo) tenute da relatori di altissimo livello professionale, moltissime persone hanno riacquistato benessere, e a qualcuno è stata perfino salvata la vita, inoltre: consulti e suggerimenti gratuiti sul tipo di alimentazione da adottare, conferenze di cultura universalista, etica, spiritualità, corsi di meditazione, di yoga, di cucina vegan ecc. ma soprattutto l’AVA ha contribuito a creare una coscienza umana più sensibile nei confronti della condizione degli animali e a salvarne migliaia dalla pentola. Ebbene, nonostante i grandi benefici acquisiti gratuitamente da moltissima gente che ha frequentato e frequenta i nostri incontri culturali, pochissimi si sentono in dovere di sostenere la nostra attività con la propria quota associativa.

Le motivazioni a mio avviso sono di natura ideologica. Chi, sensibile alla sofferenza degli animali volendo sostenere l’attività di chi si batte per proteggerli da qualunque violenza, non darebbe il suo contributo ad una associazione impegnata contro la vivisezione o contro la caccia? Basta fare un versamento per sentirsi apposto con la coscienza lasciando ad altri il compito di lottare per la causa che condivide, soprattutto perché nulla viene chiesto al suo stile di vita: nessuno gli toglierà la bistecca o la coscia di pollo dal piatto, nessuno gli chiederà di cambiare stile di vita. Come se la con la mattazione l’animale non subisse la più orrenda delle violenze: si rende ugualmente complice chi sostiene la causa animalista ma non sa rinunciare al prosciutto, ad una bella frittura di pesce, o ad un bel pezzo di parmigiano.

Diverso è il discorso per un’associazione Vegan: chi sosterrebbe l’attività di un’associazione se in prima persona non mettesse in pratica i principi che la caratterizzano? Un vivisettore non sosterrebbe mai un’associazione che lotta contro la sperimentazione animale; un cacciatore non darebbe il suo contributo ad un’associazione che lotta per abolire la caccia, o un pellicciaio per togliere l’uso delle pellicce. Allo stesso modo una persona che non sa rinunciare del tutto ai prodotti animali (anche se impegnato a difendere i loro diritti) non sosterrebbe mai un’associazione che lo induca a rinunciare a certi piaceri della gola.

Si dice che in Italia vi siano circa 5 milioni di vegetariani e circa 700 mila vegani, e nonostante l’AVA sia l’unico centro stabile di diffusione di cultura vegan, pochissimi sono coloro che sentono il dovere di sostenere, con la propria quota associativa, questa comune missione. Contrariamente a quanto accade nelle grandi associazioni animaliste che possono contare su decine di migliaia di iscritti, l’AVA, pur contando diverse migliaia, se non milioni di simpatizzanti, difficilmente, a fine anno, arriva a 70 (settanta) tesserati. Il problema è che la sede fisica dell’AVA assorbe notevoli sostanze economiche e senza il pur modestissimo 5 per mille da un pezzo avrebbe chiuso i battenti. Così vanno le cose.

Franco Libero Manco

Associazione Vegan Animalista

Associazione di Volontariato APS

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