USA. Ultimo atto: “Muoia lo zio Sam(sone) con tutti i nipotini…”

Ante scriptum – Federico Pieraccini mi ha chiesto cosa ne pensassi di questo articolo, presentato più avanti. Beh, credo che il declino economico-finanziario degli USA comporterà il declino militare di Washington, e quindi anche della minaccia mondiale che essa pone. Poiché il processo di recupero degli USA può avvenire sono con un amplissimo programma di riforme pubbliche, un nuovo New Deal, che richiederebbe risorse ed organizzazioni tali che gli USA, oggi, non hanno e che, col declino continuo degli USA, in futuro saranno sempre meno disponibili. Ed inoltre, manca alla dirigenza degli USA la capacità e la volontà di attuare un programma di recupero economico-sociale collettivo della nazione nordamericana che ignori i gretti interessi personali, che invece sono la bandiera ideologica delle relazioni sociali negli USA almeno dai tempi di Reagan. In definitiva, si tratterà soprattutto di superare i momenti di crisi, che saranno sempre meno acuti e meno prolungati man mano che la potenza economica-industriale a disposizione di Washington declinerà e si ridurrà. Alessandro Lattanzio

Chi conosce i miei articoli sarà consapevole che non mi sono dato a catastrofismo o allarmismo. Ma forse è giunto il momento di riflettere su chi sarà presidente dopo Trump (se dopo questo o il prossimo mandato) e cosa significherà per le relazioni con Russia e Cina. Come saranno le relazioni degli Stati Uniti con Russia e Cina quando il 46° presidente degli Stati Uniti entrerà in carica nel 2025? Questa è una domanda che spesso mi pongo, soprattutto alla luce delle scelte politiche di Trump sui trattati internazionali sul controllo delle armi (Trattato INF), proliferazione nucleare , guerra economica con la Cina, crisi finanziaria artificiosamente posticipata grazie al QE, incontrollate spese militari, NATO sempre più aggressiva nei confronti della Federazione russa e le continue provocazioni contro la Repubblica popolare cinese. Dove saremo dopo altri cinque anni di provocazioni? Per quanto ancora Putin e Xi Jinping manterranno la “pazienza strategica” non rispondendo a Washington con misure drastiche?

Immaginiamo di essere nel 2025
I quattro attuali punti caldi globali: Iran, Siria, Venezuela e Corea democratica, resistono ai diktat di Washington e sono emersi più o meno vittoriosi. Il territorio siriano nella sua interezza è ora sotto il controllo di Damasco; l’Iran ha sufficiente deterrenza da non essere attaccato; Pyongyang continua le trattative con Washington mentre prosegue la riunificazione delle due Coree; la rivoluzione bolivariana vive ancora in Venezuela. Putin si prepara a lasciare la Federazione Russa da presidente dopo 25 anni. Xi Jinping potrebbe vedere il mandato scadere tra qualche anno. Washington nominarà un nuovo presidente che, con ogni probabilità, sarà l’opposto di Trump, come Obama fu l’opposto di Bush e Trump reazione a Obama. Immaginiamo quindi che qualcuno emerga nel Partito Democratico completamente impegnato a far avanzare la visione dello Stato profondo e del complesso militare-industriale degli Stati Uniti, qualcuno come Hillary Clinton, Madeleine Albright o uno dei candidati democratici del 2019 per le elezioni del 2020 (di qualsiasi cosa siano lodati non conta). Una persona del genere sarà impegnata a rinvigorire l’idea dell’eccezionalismo americano dopo otto anni di presidenza Trump concentrata principalmente (nonostante i neocon) su questioni interne e la politica “America First”. Ora pensiamo a ciò che fu, e sarà, smantellato a livello internazionale da Trump durante la sua presidenza, vale a dire: sospensione del trattato INF e indicazione di non estendere il nuovo START (sulla riduzione delle armi nucleari), lo schieramento di truppe al confine russo in Europa, sanzioni, dazi e terrorismo economico di ogni tipo. Chiedetevi quanto è probabile che il prossimo presidente degli Stati Uniti vorrà e potrà migliorare le relazioni con Russia e Cina, oltre ad accettare un ordine mondiale multipolare ? La risposta è zero, con la presidenza Trump che serve solo a ricordarci come ogni amministrazione rimanga sotto il controllo dell’apparato militare, industriale, spionistico e mediatico che esprimono ideologie liberali e neocon. Trump aumentava notevolmente le spese militari, cantando le lodi del complesso militare-industriale e promettendo di modernizzare l’arsenale nucleare del Paese. Tale modernizzazione richiederà due decenni, un dettaglio sempre omesso dai media. Per Trump è un caso di “America First”. Per lo Stato profondo il progetto è a lungo termine e dovrebbe essere molto più allarmante per la comunità globale.

Russia, Cina e Stati Uniti sembrano impegnati nell’ulteriore militarizzazione, con Russia e Cina fortemente concentrate sulla difesa degli interessi strategici di fronte l’aggressione statunitense. Pechino si concentrerà sulla costruzione di un gran numero di portaerei per difendere i confini marittimi, mentre Mosca cerca di sigillare i cieli contro missili e aerei furtivi (una campagna di terra contro la Russia, come insegna la storia, ha poche possibilità di successo). Gli esperti prevedono che qualsiasi conflitto tra grandi potenze nel prossimo futuro potrebbe consistere esclusivamente in missili convenzionali e/o nucleari, combinati con tecnologia robotica, droni, intelligenza artificiale, guerra informatica, A2/AD , armi ipersoniche e sabotaggio. Oltre alle armi nucleari, piattaforme da cui sono lanciate, missili ed intercettori, la potenza computazionale di un Paese sarà decisiva, coi computer quantici già realtà in Cina. Stati Uniti, Cina e Russia non avranno più alcuna restrizione sulla produzione di armi nucleari dopo (in assenza di nuovi negoziati o accordi per estenderli) il nuovo START scadrà nel 2025.

La situazione su cyberspazio e spazio è certamente allarmante, senza accordi espliciti tra le grandi potenze. I pochi accordi in vigore sono regolarmente violati, specialmente riguardi i veicoli orbitali, come informa Subrata Ghoshroy quando parla del velivolo militare statunitense X-37B: “Trucco per militarizzare lo spazio? ‘: “Le discussioni su come impedire la corsa agli armamenti nello spazio iniziarono molto tempo fa; la Conferenza delle Nazioni Unite sul disarmo aveva anche avviato negoziati su un trattato, ma gli Stati Uniti impedirono di andare oltre. E alla Conferenza sul disarmo del 2008 a Ginevra, Cina e Russia introdussero un trattato sul controllo delle armi spaziali, popolarmente noto come Trattato per la Prevenzione della corsa alle armi bello Spazio (PAROS Treaty, 2012)” L’aggiunta a questa situazione allarmante è il crescente impegno degli Stati Uniti verso la dottrina del primo attacco nucleare preventivo.

Ci si chiede per quanto tempo ancora il mondo potrà evitare d’essere bombardato da tornare all’età della pietra. Scrissi un articolo nel 2016 che respinge la possibilità di una guerra nucleare come assurda e impossibile. Ma mentre nel frattempo molto è cambiato, la mia opinione no. Tuttavia, faccio fatica a capire come simile eventualità possa essere evitata quando gli Stati Uniti rimarranno in rotta di collisione con Cina e Russia. Trump sembra riluttante ad entrare nella storia come presidente responsabile del lancio dell’Armageddon nucleare. Ma che dire del prossimo presidente? Lo Stato profondo controllando la politica nordamericana potrà sicuramente mettere in carica qualcuno che avanzi la giustificazione finale dello scontro diretto con Mosca e Pechino.

Se pensate che esageri, prendete Pompeo, rappresentante dello Stato profondo, e la sua risposta alla domanda se Trump sia stato inviato da Dio a salvare Israele dall’Iran. “Da cristiano, credo che sia possibile”, rispose. Se gli Stati Uniti eleggono qualcuno influenzato dalla visione messianica dell’eccezionalismo americano, una visione che si rifiuta di accettare la realpolitik dei molteplici poli geopolitici e la competizione di grande potenza, allora tiratevi i cappelli, perché le probabilità dell’inverno nucleare aumenteranno drammaticamente. Ricordate solo che l’alternativa a Trump era Hillary Clinton, che chiedeva una zona di divieto del volo sulla Siria, cioè, la possibilità che gli Stati Uniti abbattessero aerei da combattimento russi! Ciò che sarebbe necessario di fronte a una simile presidenza è l’opposizione interna sana e radicale in Europa e Stati Uniti. Allo stato attuale, non esiste un movimento contro la guerra, il pubblico è disorientato dai media mainstream che alimentano un flusso costante di menzogne, disinformazione e propaganda.

Assange è ingiustamente imprigionato e i civili yemeniti continuamente bombardati, eppure i media ci dicono che Julian lavorava per il Cremlino, che Mosca vuole destabilizzare e distruggere l’Europa, che la Cina intende soggiogare il mondo intero, che Kim Jong-un cerca di nuclearizzare metà dell’Asia, che Assad ha massacrato centinaia di migliaia di civili, che l’Arabia Saudita è un Paese in piena riforma e che al-Qaida lotta per la libertà in Siria! In una situazione così, la verità è malleabile, modellabile e modellata in base alle esigenze del complesso militare-industriale, che ha bisogno di giustificazioni per le sue guerre infinite. La situazione non può che peggiorare nei prossimi sei anni, coi cittadini sempre meno capaci di capire il mondo che li circonda. Gli ulteriori progressi tecnologici aiuteranno solo governi e aziende a controllare le informazioni e decidere cosa è giusto e cosa sbagliato con un processo di lobotomizzazione di massa. Difficilmente internet continuerà a essere quasi libero, e anche se dovesse continuare lo stato attuale, l’offerta di una contro-narrativa sarà limitata dalla mancanza di entrate pubblicitarie per espandere le attività e raggiungere più persone con piattaforme mediatiche indipendenti.

Per evitare la possibilità dell’annientamento nucleare, dobbiamo affidarci a freddezza e doti di leadership di chi succederà a Vladimir Putin e Xi Jinping (non è chiaro quando Xi Jinping lascerà la carica). Solo chi si mantiene assiduamente informato può apprezzare la tolleranza che la leadership sino-russa ha e continuerà ad avere di fronte alle continue provocazioni statunitensi. Ma cosa succederà quando questi due leader tolleranti non saranno più al potere mentre i mezzi per infliggere un colpo devastante agli Stati Uniti rimarranno a disposizione dei loro successori? La stessa tolleranza rimarrà di fronte alle continue provocazioni statunitensi? Mosca schiererà ogni tipo di arma ipersoniche che gli Stati Uniti non possono intercettare, insieme a un centinaio di caccia all’avanguardia Su-57. La Cina avrà sei-sette portaerei scortate da numerosi cacciatorpediniere, ciascuna con 112 celle di lancio verticale (VLS), missili ipersonici, armi anti-satellite ed elettromagnetiche.

I sistemi S-500 saranno presenti in tutta la Russia (e presumibilmente anche in Cina e Bielorussia), armati di intercettori ipersonici. Oltre a questa deterrenza convenzionale, l’attuale arsenale nucleare cinese e russo è già in grado di spazzare via gli Stati Uniti nel giro di pochi minuti. Washington continuerà ad aumentare la temperatura del confronto con Cina e Russia, anche dopo che Putin e Xi avranno lasciato la carica. È quindi probabile che i loro successori proverranno dalle fazioni più aggressive e intransigenti del loro Paese. Nel 2025 Putin e Xi, si spera, riusciranno a evitare il conflitto cogli Stati Uniti attraverso l’abile impiego di mezzi diplomatici, economici e spesso militari, svolgendo un ruolo di moderazione in contrasto con quello svolto dall’occidente che, non comprendendo questo approccio, li definisce estremisti. Immaginate che le tensioni tra questi tre Paesi continuino ad aumentare costantemente nei prossimi cinque anni secondo il ritmo degli ultimi 10 anni.

Come reagiranno i rispettivi Stati profondi di Russia e Cina? Immaginate in questi due Paesi la nomina di personalità intransigenti pronte a rispondere alle provocazioni statunitensi.

Washington continua l’inesorabile declino rispetto le altre potenze come risultato della nuova realtà multipolare, uniformando la distribuzione del peso geopolitico su un’area più ampia dello scacchiere globale. Dobbiamo sperare, per il bene dell’umanità, che il declino di Washington acceleri a tal punto sotto la presidenza Trump che gli Stati Uniti saranno costretti a concentrarsi invece sui propri problemi interni. Raggiungere un punto del genere richiederebbe il collasso dell’economia globale basata sul dollaro USA; ma questa è un’altra storia che potrebbe anche finire con uno spargimento di sangue. Trump è apprezzato da una parte dello Stato profondo per i suoi sforzi per rinvigorire il complesso militare-industriale di Washington offrendogli praticamente un assegno in bianco. Questo senza considerare l’assalto economico-finanziario di Trump a alleati e nemici, che appare il tentativo di spremere gli ultimi vantaggi residui del sistema basato sul dollaro, prima che collassi. Il piano a lungo termine delle élite statunitensi sembra volto a provocare un conflitto tra grandi potenze da vincere e da cui costruire sulle macerie un nuovo ordine finanziario globale. La vendita di titoli di Stato statunitensi da parte di Russia, Cina e molti altri Paesi è un importante indicatore delle tendenze economiche globali.

La conversione di questi titoli in oro ed altre valute è un’ulteriore conferma del multipolarismo. L’inclusione dello yuan nel paniere di valute di riserva è un esempio tangibile del mondo multipolare in azione e del potere declinante degli Stati Uniti. La sostenibilità del debito pubblico e privato degli Stati Uniti deriva dalla fiducia degli investitori nei titoli di Stato statunitensi. Il sistema si blocca insieme per volontà degli investitori nel comprare tale spazzatura stampata dalla FED. La fiducia degli investitori non risiede tanto nella capacità degli Stati Uniti di ripagare il debito, ma nella loro capacità di utilizzare la forza militare più potente del mondo per costringere gli altri Paesi ad acquistare titoli statunitensi che servono solo ad alimentare ulteriormente l’imperialismo statunitense. Gli sforzi di Mosca e Pechino per districarsi da questo sistema sono il modo con cui estingueranno la minaccia economico-militare di Washington.

Se lo Stato profondo degli Stati Uniti pensa di poter spremere gli ultimi benefici rimanenti dal sistema del dollaro, collassa tutto in una conflagrazione di grande potenza, per poi fa rivivere in cima alle macerie il sistema del dollaro USA sotto nuova forma, si sbaglia di brutto. Se le mie previsioni sul progresso tecnologico tra oggi e il 2025 sono corrette, col calcolo quantico e l’intelligenza artificiale e così via, allora forse Mosca e Pechino potranno evitare tale apocalisse coi clic di mouse a migliaia di chilometri di distanza. Fantascienza? Possibile. Ma chi poteva immaginare che la Siria di Bashar al-Assad sarebbe stata capace, dopo sei anni di guerra, di respingere il 90% dei missili di ultima generazione lanciati da Israele? La tecnologia ha un effetto democratizzante. Se pensate che esageri, provate a riflettere sul fatto che Washington è stata in guerra quasi ogni anno dalla Seconda guerra mondiale, conducendo operazioni clandestine in oltre 50 Paesi e uccidendo milioni di civili direttamente e indirettamente, pur avendo il mondo creduto sia una forza irreprensibile dalla parte della verità e della giustizia.

Viviamo in un mondo di menzogne. Senza che tale realtà cambi nel prevedibile futuro, coi media mainstream che continuano a mantenere gran parte della popolazione disorientata e confusa, allora non è difficile immaginare gli Stati Uniti entro il 2025 tirare il tappeto da sotto i piedi di tutti con un grande conflitto, in modo da costruire in cima ai detriti una nuova, invitta Pax Americana.

Federico Pieraccini, SCF 11 giugno 2019

Fonte: https://www.strategic-culture.org/news/2019/06/11/what-comes-after-trump-world-war-iii/

Traduzione di Alessandro Lattanzio
http://aurorasito.altervista.org/?p=7483&fbclid=IwAR1XwZh7AfZkt-oDMrW1NwHHgXEWBi6lIcRe-wNo72×7fhr91ViBX9RmW_8

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