Muro del pianto: “Trump, Iran, sanzioni, guerra…”


Sion ordina il burattino Trump esegue

Lo Stato Canaglia, Stato del terrorismo, Stato dell’aggressione perpetua, Stato del genocidio strisciante, lo Stato che s’è comprato i politici, i media, gli italiani passivizzati o complici e a cui l’Italia dei politici, media, italiani passivizzati o complici ha venduto la sua massima manifestazione dello sport ciclistico, insieme alla sua dignità e integrità, ha intimato al suo burattino, presidente degli USA, di attaccare il libero, sovrano e pacifico Iran. Nel frattempo bombarda e uccide impunemente in Siria difensori iraniani della libertà del popolo siriano e del diritto internazionale, salvaguardia delle nazioni e della pace.

Ha attaccato l’Iran insieme al suo sodale arabo, lo Stato più retrogrado, oscurantista, repressivo, predatore e, nell’indifferenza delle altrimenti (Iran, Russia) indignate presunte sinistre, misogino e omofobo in chiave lapidatoria, esclusivista, razzista, monoetnico e teocratico quanto lui. Lo ha attaccato sotto ricatto di un carcinoma dalla metastasi mondialista chiamato Stato Profondo, i cui cingoli, nella marcia sulla Russia, hanno già polverizzato la Jugoslavia, raso al suolo la Libia, squartato la Siria, devastato l’Afghanistan, frantumato l’Iraq. Si sono lasciati alle spalle il proprio paese impoverito, spolpato da banche e spese militari, ridotto a Stato di polizia dalla sorveglianza universale e, con il terrore della “guerra al terrorismo” e con il traffico di stupefacenti della “guerra alla droga”, 50 milioni di morti dal 1950, perlopiù musulmani.

La triplice Usa-Israele-Arabia Saudita, la coalizione a più alto tasso criminale e di sangue versato della Storia umana, dopo aver impunemente colpito, distrutto e ucciso cose e vite iraniane, impegnate nella difesa dell’umanità in Siria, ha stracciato un accordo per la denuclearizzazione dell’Iran concluso tra le maggiori potenze dell’Uccidente e un neopresidente iraniano rassegnato a farsi dettare l’agenda dell’economia e dello sviluppo del proprio paese. Un accordo rifiutato da Mahmud Ahmadinejad, grande e laico presidente espresso da quel popolo e, soprattutto, dal suo proletariato riscattato, ma poi accettato da dirigenti espressi da una borghesia ansiosa di galleggiare e prosperare nel liberismo importato dai Rothschild-Goldman Sachs. Smantellamento di tutte le sue centrali di ricerca e produzione nucleare, nonostante si limitassero a un arricchimento del 20% dell’uranio, utile solo a scopi medici ed energetici (per la bomba ci vuole il 90%).

Ai detentori di 7000 testate nucleari, di cui due già sperimentate su esseri umani, a coloro che tengono sotto scacco i vicini in Medioriente con le proprie 200-400 bombe termonucleari, a un clan famigliare proprietario di tutto un paese grazie alla ferula del terrore religioso, non interessava bloccare un uranio innocuo, arricchito al 20%. Interessava bloccare lo sviluppo, il benessere, il ruolo di una nazione quinta nel mondo per produzione di petrolio e seconda per il gas. Interessava sabotare ogni rifornimento di energia al mondo, in prima linea all’Europa, che non fosse americano o sotto controllo americano. Vedi TAP. Vedi Regeni. Vedi i marciatori contro l’ENI. Interessava applicare, rinnovare, aumentare le sanzioni.

Qualcuno marcia per conto terzi contro l’ENI, qualcuno si prepara a una marcia sacrosanta per la Palestina occupata e seviziata, qualcun altro assiste dal proprio divano allo sterminio di popoli tra i più nobili e giusti, bofonchiando a difesa della propria miseria morale e intellettuale scellerate idiozie su “dittatori”, burka e veli. Chi si arroga il diritto di infliggere sanzioni per portare alla disperazione un popolo nella speranza che poi se la prenda, non cono i suoi aguzzini, ma con i propri dirigenti, non ha la più pallida idea di chi sono gli iraniani.

A chi non percepisce la grottesca aberrazione di Stati che basano il proprio ruolo nel mondo sull’invenzione e promozione del terrorismo in casa e fuori, sullo stragismo jihadista, brigatista, dell’intelligence, dei vari Gladio, e che poi azzardano l’accusa all’Iran di massimo promotore del terrorismo nel mondo, va messo in mano il filo che congiunge Piazza Fontana e Bologna’80, Via d’Amelio e Italicus, l’11 settembre e Bataclan. L’abbattimento delle Torri Gemelle è passato da Osama, nella sua grotta a Tora Tora, ai Taliban, dai Taliban a Saddam, da Saddam ai sauditi. La proclamazione dell’Iran “sponsor massimo del terrorismo” prelude a un nuovo cambio di paternità. E, a sinistra, il coro dei reggipalle, prosseneti, escort, annuisce.

Sanzioni che, per effetto collaterale rigorosamente voluto, colpiscono l’Europa, come quelle contro la Russia. Corrono parallele alle migrazioni indotte e coatte. Sanzioni all’Iran come svuotamento di Siria o Eritrea; ricadute delle sanzioni sui paesi europei come destabilizzazioni e dumping sociale nei paesi d’arrivo. E’ il mondialismo, bellezza. E’ la criminalizzazione della sovranità, baby.

Target Iran, un documentario per rovesciare la narrazione di destre e sinistre

Mi permetto, nella congiuntura, di riproporre ai non indifferenti la conoscenza onesta e vera dell’Iran, come abbiamo cercato di offrirla con il nostro docufilm “TARGET IRAN”, girato durante l’ultimo mandato di Mahmud Ahmadinejad, alla vigilia dell’arretramento compiuto dal neopresidente Rouhani, espressione di quella borghesia dei quartieri alti di Tehran che rimpiange i fasti goduti sotto lo Shah, la sua capacità di mettere in riga oppositori e ribelli grazie alle carceri e alle torture della Savak, maestra del Mossad, e che sogna le gozzoviglie neoliberiste dell’Uccidente.

Il film resta di assoluta attualità, sia per il contesto geopolitico che vede un Iran assediato dalle stesse forze di allora, ora con aggressività potenziata dagli psicopatocrati al potere negli Stati aggressori, sia perché proietta una verità dell’Iran che continua a essere occultata, mistificata, deformata da falsità e calunnie. Per non restare indifferenti alla tentata distruzione di una nazione, che ha alle spalle 3000 anni di civiltà e che le sue giovani e colte generazioni proiettano in un futuro di sovranità, autodeterminazione, libertà, un paese con all’avanguardia le donne che rappresentano il 24% dei laureati e sono in prima fila nelle professioni qualificate e nelle funzioni dirigenziali, è necessario prima conoscere. Per far conoscere l’Iran vero abbiamo ascoltato operai e studenti, donne e commercianti, esponenti del governo ed artisti della musica, delle arti figurative e del grande cinema persiano. Abbiamo visitato le tante vittime del terrorismo del Mossad e della sua articolazione iraniana, la setta dei Mujahedin del Popolo (MEK), che ha il suo quartier generale all’ombra del Dipartimento di Stato.

Ai confini con l’Afghanistan abbiamo incontrato i militari che difendono la loro società dall’offensiva dei trafficanti di droga manovrati dagli occupanti Usa. Mentre a sud e a ovest, controllano lo strumento imperialista della destabilizzazione secessionista, la quinta colonna curda e del Balucistan. Abbiamo visitato il grandioso patrimonio archeologico di Persepoli, le meravigliose città, le moschee, i giardini e i parchi di un’impostazione urbanistica ad alto impegno ecologico. Abbiamo potuto smontare tutti gli stereotipi sulle libertà individuali, sui rapporti tra i sessi. Abbiamo constatato l’effetto funesto sulla vita collettiva, a volte tragico, di sanzioni che arrivano a vietare farmaci fondamentali e abbiamo potuto ammirare l’orgoglio, l’ingegno e la forza di chi resiste e rimedia.

Grazie a documenti che in Occidente sono stati soppressi abbiamo potuto illustrare le provocazioni e le frodi messe in atto durante la fallita “rivoluzione colorata” contro Ahmadinejad del 2011, con i suoi finti martiri, le sue finte esecuzioni.

Il popolo che abbiamo conosciuto non si farà intimidire. E’ da secoli che resiste a invasori, è dal colpo di Stato angloamericano contro il premier Mossadeq, che aveva nazionalizzato il petrolio e sconfitto la tirannia monarchica, che l’Iran ha imparato a conoscere l’imperialismo e i suoi metodi. Una volta di più, come in Libia, Siria, Iraq, Yemen, Somalia, Afghanistan, America Latina, sono in gioco i destini dell’umanità e del suo pianeta, la scelta tra vita e morte. Avendo a disposizione la conoscenza, l’indifferenza non è più consentita.

Fulvio Grimaldi – fulvio.grimaldi@gmail.com

Il docufilm “TARGET IRAN” può essere ordinato a visionando@virgilio.it. Selezione dal docufilm di Fulvio Grimaldi “TARGET IRAN” https://www.youtube.com/watch?v=ZeVYbTw6omE&t=336s

A ogni richiesta si illustreranno i termini di acquisto e spedizione del dvd. L’autore è disponibile per presentazioni ovunque.

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