Il costo delle promesse elettorali e la Costituzione

Il 4 marzo 2018 si terranno le elezioni per rinnovare il Parlamento italiano. In realtà già da alcune settimane le forze politiche si considerano in campagna elettorale. Come spesso accade alla vigilia del voto, si innesca una gara a chi promette di più, spesso senza indicare come e dove si andranno a recuperare le risorse le mantenere gli impegni presi con gli elettori. Infatti è facile dire come si vuole spendere, più difficile è indicare dove si trovino le risorse, anche perché di solito si traducono in tagli a qualche attività o settore.

Da questo punto di vista le coperture finanziare sono determinanti e spesso più importanti delle voci di spesa. Per esempio, si intende tagliare il bilancio della difesa oppure quello della sanità? Oppure, si progetta di incrementare la lotta all’evasione fiscale o di recuperare risorse con i condoni ? Di solito le risposte su questi argomenti sono piuttosto vaghe. Sull’altro fronte, invece, le promesse abbondano.

Recentemente “Il Sole 24 Ore” ha provato a calcolare l’ammontare di alcune proposte elettorali delle principali forze politiche. Il risultato è sconcertante: l’attuazione completa costerebbe circa 270 miliardi di euro, cioè 10 volte il valore dell’ultima legge di bilancio. Ecco in dettaglio i più rilevanti costi stimati. Anzitutto, c’è la proposta dell’abolizione della legge Fornero sulle pensioni, cavallo di battaglia della Lega. Secondo i calcoli dell’INPS la conseguenza costerebbe nel 2020 circa 140 miliardi di euro. Forza Italia vorrebbe alzare a 1.000 euro tutte le pensioni minime, con un costo di 18 miliardi di euro.

L’introduzione della flat tax (del 20% per Forza Italia o del 15% per la Lega) in sostituzione delle attuali 5 aliquote delle imposte sui redditi, costerebbe dai 30 ai 40 miliardi di euro. Il Partito Democratico promette di ridurre a 3 le aliquote e di diminuire le tasse per le famiglie con figli attraverso un’estensione del bonus degli 80 euro mensili: costo pari a 15 miliardi di euro.

Il reddito di cittadinanza, proposto dal Movimento 5 Stelle, vale 15 miliardi, mentre il reddito di dignità sostenuto da Silvio Berlusconi (Forza Italia) costa 17 miliardi di euro.

La cancellazione graduale dell’IRAP (l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive) è tra gli obiettivi di Forza Italia. Si calcola una perdita di gettito pari a 13 miliardi, che attualmente servono a finanziare in parte il sistema sanitario delle regioni.

Quasi tutte le forze politiche vorrebbero uscire dal fiscal compact, l’accordo europeo per la riduzione in 20 anni del debito pubblico eccedente il 60% del PIL. In particolare, Matteo Renzi (PD) e Matteo Salvini vorrebbero attenersi al limite indicato dal trattato di Maastricht del 3% annuo di deficit rispetto al PIL. Si stima un costo di 24 miliardi di euro, che potrebbe essere più elevato se si verificasse un aumento dei tassi di interesse.

Senza contare l’ipotesi di uscire dall’euro avanzata dalla Lega e anche dal Movimento 5 Stelle, il cui costo è letteralmente incalcolabile, poiché dipenderebbe dalla probabile svalutazione della lira rispetto all’euro, tenendo conto che i certificati del debito pubblico sono pagabile in euro. Non bisogna dimenticare che l’Italia al 31 ottobre 2017 aveva un debito pubblico di 2.290 miliardi di euro, cioè circa il 133% del PIL.

Alla luce di questi numeri, non sembra casuale il monito espresso dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che nel recente discorso di fine anno ha richiamato i partiti al «dovere» di presentarsi con proposte «realistiche e concrete», capaci di rispondere alla «dimensione» dei problemi del paese.

Quest’anno ricorre il 70° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione. È opportuno ricordare che l’art. 81 stabilisce che «ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte». Infatti, nella seduta del 24 ottobre 1946 dell’Assemblea Costituente, Ezio Vanoni, che nel 1948 diventerà Ministro delle Finanze, «esprime l’avviso che non sussista difficoltà per la pratica attuazione del principio che non si debbano fare spese che per il momento la finanza nazionale non può sopportare. Ed è bene che, anche dal punto di vista giuridico, il principio sia presente sempre alla mente di coloro che propongono delle spese nuove: il governo deve avere la preoccupazione che il bilancio sia in pareggio e la stessa esigenza non può essere trascurata da una qualsiasi forza che si agita nel paese e che avanza proposte che comportino maggiori oneri finanziari».

Una consapevolezza che i Costituenti avevano ben presente, ma che – a quanto pare – non appartiene ai principali leader e partiti politici di oggi, soprattutto in campagna elettorale, quando l’obiettivo è conquistare il maggior numero di voti a qualsiasi costo.

Rocco Artifoni

(Fonte: https://www.pressenza.com/it/2018/01/elezioni-politiche-2018-le-promesse-elettorali-la-costituzione/)

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Commento di Luigi Crocco: “IL 4 MARZO NON BISOGNA DIMENTICARE CHE prima della caduta del ultima legislatura ci hanno aumentato le bollette , l’autostrada e obbligati ai sacchetti biodegradabili usa getta nel supermercati da quando abbiamo provato LE TASSE con D’Alema nel 1999 poi Berlusconi nel 2001 poi Prodi nel 2005 abbiamo provato nuovamente con Berlusconi nel 2008 poi col governo tecnico di Monti più 10 saggi nominati dal Presidente della repubblica Napolitano abbiamo provato col Papa Bergoglio a sostenere l’ ACCOGLIENZA DELLA sinistra di Renzi e Gentiloni e il jobsact italiota-americano più il bonus 85 euro mensili e a cancellare l’art, 18 ABBIAMO PROVATO CON LE BANCHE rimane da PROVARE L’ULTIMA CHANGE, il tandem sul asta agli italiani M5S e Berlusconi così MANGERANNO ANCORA MA SI SPERA sui 1000 euro di Berlusconi e sul REDDITO DI CITTADINANZA del M5S più LA DECURTAZIONE DELLE PENSIONI D’ORO meglio sarebbe LA TASSAZIONE 33 MILA EURO DI MEDIA ANNUI AI RICCHI PLURIMILIONARI E MILIARDARI a reddito 3.000.000 DI QUESTI A PAGARE LA RATA 100 miliardi annui al l’interesse composto 3% che in enne anni raddoppia il capitale del DEBITO PUBBLICO IL TERZO TRA I PIÙ ALTI DEL MONDO DOPO AMERICA E GIAPPONE oltre 4.800.000 MILIARDI DI VECCHIE LIRE ancora 65 giorni e vedremo la fine che faremo: NON E’ PESSIMISMO MA DURA REALTÀ SULLA politica sociale e dei redditi di competenza esclusiva a ciascun governo che deve rispondere al proprio elettorato sin dal 2001 ( legge Europa firmata a ROMA 1999)alla faccia del sogno sulla dura realtà,,,
Con” abbiamo provato” intendo noi del popolo sul loro intento a salvarci quando non possono o non vogliono cancellare addirittura spese inutili oltre le province pure sul armamento così siamo sospesi al filo delle tasse in ragione delle finanziarie a concedere elemosina al INPS da una categoria al altra dove oggi intravedono sul PIL una leggera ripresa , ma sul capo di ogni cittadino grava 40.000 euro che moltiplicato 60 milioni di cittadini uguale 2400 miliardi il debito pubblico che dopo l’America e il Giappone è al terzo posto più alto del mondo , ma se ogni cittadino avesse con la sua retribuzione a salario la possibilità di viverci decorosamente problemi non esisterebbero invece 18 milioni di italiani non arrivano alla fine del mese sulla politica sociale e dei redditi di competenza ESCLUSIVA a ciascun governo che deve rispondere al proprio elettorato (legge Europa firmata a Roma 1999)
IN ATTESA di riprenderci la sovranità monetaria e le EUROBBLIGAZIONI A FAVORE DEL OCCUPAZIONE SULLA RISOLUZIONE EUROPA 2020 DEL 6 LUGLIO 2011. Dio salvi l’Italia” (Luigi Crocco)

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