Lettera aperta al kamarado Fiano Emanuele


“Se rispettano i templi e gli Dei dei vinti, i vincitori si salveranno” (Eschilo)

Caro kamarado Emanuele,
permettimi di darti del tu, dal momento che, contrariamente a quanto forse credi, abbiamo in comune più cose di quanto possa apparire ad un esame superficiale (anche la mia biologia molecolare, come la tua, si basa infatti sulla chimica del carbonio); e non avertene a male se ti ho appellato “kamarado”, che non vuol essere un derisorio ed insolente richiamo alla rozza complicità tra spregevoli elementi reazionari, ma è semplicemente – spero ti faccia piacere – la traduzione del termine “compagno” nella più nota lingua artificiale con ambizioni universali: l’esperanto.

Kamarado Emanuele… ma cosa mi combini? Stavolta l’hai fatta proprio grossa! Iscriverti volontariamente d’ufficio nella schiera degli occhiuti censori dell’altrui pensiero; tu, proprio tu, che per formazione politica ed intellettuale (?) hai sempre sbraitato contro la discriminazione, la repressione, il totalitarismo (almeno in molte parti del mondo, lasciando sempre rigorosamente esclusa la Palestina). Tu, proprio tu, che avevi fatto tua la celebre frase, divenuta vessillo di tutti i garantisti ed erroneamente attribuita a Voltaire (ma in realtà coniata dalla di lui biografa, Evelyn Beatrice Hall, in “The Friends of Voltaire”): “Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo”. Ma ti ci vedi, in un prossimo futuro, kamarado Emanuele, comparire nelle cronache mondane accomunato a personaggi del calibro di Tomás de Torquemada o Feliks Dzeržinskij, collocato magari in un fotomontaggio in compagnia di questi due giganti dell’inquisizione, con le tue grassocce mani irrequiete che non sanno dove stare e l’espressione timida e un po’ impacciata sul faccione rubicondo sotto la kippah d’ordinanza? Kamarado Emanuele! No, non ci siamo… drammatica assenza di un adeguato “physique du rôle”.

Eppure, eppure… non posso credere, kamarado Emanuele, che, nonostante lo sguardo da pesce bollito che ti piace ostentare in pubblico, tu sia così sprovveduto; e, se si escludono a priori – solo per ipotesi, in verità piuttosto peregrina – precise indicazioni operative giunte dall’alto, mi piace ipotizzare nel tuo agire ben altre finalità, che la tua vereconda riservatezza t’impedisce forse di rendere pubbliche. Lo farò io per te, fedele al noto motto d’Ammonio: “Amicus Plato, sed magis amica veritas”.

Tu, caro kamarado Emanuele, sebbene guadagni una cifra smodata per scaldare – ogni tanto – una poltrona in Parlamento; sebbene non abbia alcuna intenzione di rinunciare a questo e ad altri iniqui privilegi, né abbia avuto esitazione a votare contro l’abolizione del vergognoso sistema dei vitalizi e contemporaneamente a privare della meritata pensione tanti lavoratori dal futuro incerto; sebbene dopo il crollo del comunismo ti sia affrettato a mutare camaleonticamente, sulla scia del tuo partito, il colore della tua pelle (da rosso più o meno acceso ad arancione pallido arcobalenante con venature a stelle e strisce), conservi, secondo me, in fondo in fondo – ma forse così in fondo che neanche tu riesci a percepirlo -, la nostalgia per quegli ideali che ti conquistarono da giovane e che, allora, pensavi mai avresti barattato in cambio di un’esistenza da parassita.

Così, guardandoti intorno, hai visto tutta questa povera gente – i tuoi connazionali (mi riferisco in questo caso agli italiani, non agli israeliani) – che hanno subito una drastica riduzione dello stato sociale, che stentano ad arrivare alla fine del mese, che raccolgono gli scarti dei mercati rionali, che vengono truffati dalle banche, che sono obbligati a vaccinarsi per i profitti delle multinazionali del farmaco, che sono vessati da una tassazione iniqua, che non hanno lavoro, che non hanno protezione contro la delinquenza in aumento, che nei casi più drammatici si suicidano. “Che fare?” ti sei chiesto, reprimendo uno spontaneo moto d’orgoglio per aver espresso lo stesso pensiero di Lenin e Černyševskij; mandarli tutti dai tuoi correligionari nella Palestina occupata non si può, perché quelli sono razzisti ed accettano solo ebrei kippahti e circoncisi… Tentare di cambiare la rotta del monolitico regime di destracentrosinistra – caldeggiando una maggiore attenzione verso le condizioni dei sudditi – è impensabile: sono tutti troppo intenti ad ingozzarsi finché dura la cuccagna… Ma ecco il colpo di genio: punire con la reclusione da sei mesi a due anni chiunque faccia il saluto fascista…

A chi non sa come mangiare o dove dormire sarà sufficiente recarsi in un luogo affollato – essendo necessaria la presenza di numerosi testimoni e, preferibilmente, di un poliziotto che non sia impegnato a stuprare qualche turista – e, urlando e gesticolando per richiamare l’attenzione degli astanti, esibirsi in un perfetto saluto romano, meglio se accompagnato da frasi del tipo “Viva il Duce!”, “A noi!” e “Me ne frego!”. L’indigente verrà immediatamente processato per direttissima e tradotto nelle patrie galere, dove avrà assicurati vitto e alloggio a spese dello stato; in caso d’indulto il reato potrà sempre essere ripetuto, godendo stavolta, suppongo, dell’aggravante della reiterazione, con conseguente aumento della pena.

Se quanto ho immaginato fosse vero, kamarado Emanuele, potremmo sorriderne; ma entrambi sappiamo che non è vero e che tu, quale degno rappresentante della casta dei cleptocrati, operi l’ennesimo tentativo – ormai abusato da circa settant’anni – di agitare lo spauracchio di un regime del passato per coprire la totale incapacità – tua e dei tuoi sodali – di gestire la cosa pubblica; con l’aggravante di fomentare vecchi odi e rancori in un paese dove le ferite di una guerra civile non sono ancora rimarginate e dove purtroppo sapete di poter contare sull’appoggio – la strategia degli opposti estremismi docet – delle stolte tifoserie della massa cloroformizzata. Nutro purtroppo scarse speranze nell’intelligenza di un popolo che vi ha sopportato fino ad oggi; ma, come dicevano i nostri padri, “spes ultima dea”.

Shalom, kamarado Emanuele.

Roberto Cozzolino – https://www.facebook.com/roberto.cozzolino.733

Commento di Fernando Rossi: “Questo antifascismo elettorale spero che, per quanti hanno a cuore il bene comune, sia uno stimolo a guardare oltre la politica faziosa delle macchiette e di quanti si autodefiniscono fascisti o comunisti, ma recitano (con il sostegno delle fondazioni della grande finanza e dei servizi) la loro parte in commedia, per mantenere la divisione tra le masse popolari…”

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