Israele e la diversità tra sionismo ed ebraismo…. e lettera aperta a Gadi Luzzatto di Giuseppe Zambon

“E’ importante fare chiarezza su cosa sia l’antisemitismo e l’antisionismo… ed è importante sapere come crescono i ragazzi Israeliani, futuri soldati cresciuti a pane ed odio. Gli ebrei sono i primi a denunciare il sionismo e i crimini di Israele in Palestina…” (Laura Caselli)

Vi siete mai chiesti cosa sia l’antisemitismo? Lo so… Sembrerebbe una domanda banale, per molti addirittura stupida; eppure oggigiorno sono in tanti a chiederselo, ebrei compresi. Qualche esempio?

Norman G. Finkelstein, figlio di sopravvissuti ebrei, professore universitario ed autore di diversi libri tra cui «Beyond Chutzpah: On the Misuse of Anti-Semitism and the Abuse of History». In questo libro Finkelstein denuncia le accuse di antisemitismo proferite da alcune organizzazioni ebraiche nei confronti degli oppositori alla politica dello Stato d’Israele.

Shea Hecht, rabbino e leader della comunità ebraica, ha affermato che l’ADL (Lega Anti-diffamazione) crea casi di antisemitismo laddove non ci sono, al fine di giustificare l’esistenza della lega stessa.

Yoav Shamir, regista Israeliano, in seguito ad accuse di antisemitismo rivolte al suo primo film, ha deciso di affrontare il tema delicato nel suo secondo documentario “Defamation”. Qui di seguito vi riporto alcune parti della recensione del film: “Shamir intervista diversi esponenti del mondo israeliano, a partire dalla propria nonna fino a eminenti rabbini, dalla lega anti-diffamazione, a veri e propri accademici considerati cani sciolti (intellettualmente parlando), esclusi dall’intellighenzia israelita, e accusati perfino di negare l’olocausto. Shamir viaggia da Gerusalemme a New York, da Roma a Mosca, da Kiev ad Auschwitz e getta anche uno sguardo sull’educazione ricevuta dalle nuove generazioni, a cui viene inculcato un esasperato sentimento di persecuzione e terrore che a volte sconfina quasi nel ridicolo.

Da un punto di vista dei contenuti, è coraggioso nell’indagare dall’interno il senso di persecuzione di alcuni ebrei, nel sottolineare le contraddizioni di un razzismo incrociato attraverso le minoranze (come afro-americani ed ebrei) e dentro lo stesso stato israeliano, e nel mettere in discussione il vero significato dell’antisemitismo oggi, chiedendosi se l’olocausto non venga adoperato, a volte, come uno strumento di comodo per distorcere le prospettive negli scontri con i musulmani, ad esempio, e per mascherare altri interessi politici ed economici internazionali legati allo stato di Israele – come alcuni sostengono.

La diffamazione del titolo, quindi, non è solo l’insieme di riprovevoli atti razzisti che creano una spirale di odio, ma la strumentalizzazione della memoria della Shoah.”A questo punto vi starete domandando dove voglia andare a parare, vero?

Da nessuna parte. Voglio solamente sottolineare che non esistono “domande banali”.

(P.D’A.)

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Intervento di Giuseppe Zambon:

Lettera aperta a Gadi Luzzatto, Voghera, direttore Fondazione CDEC,
mi addolora che Lei abbia voluto accomunarmi nel suo rapporto al coro antisemita.
Abituato sin dalla nascita a subire ogni tipo di discriminazione, avevo già deciso di non dar peso alle sue ridicole accuse di antisemitismo nei miei confronti, ma i colleghi della redazione della casa editrice mi consigliano di prender posizione per puntualizzare alcuni fatti.

Lei scrive
L’editore Zambon afferma di avere origini ebraiche ed in ragione di ciò ha più volte mosso pesanti accuse
all’ebraismo/sionismo, nel 2003 ha diffuso un manifesto “Il privilegio di essere ebreo” in cui si ritrovano tutti i principali stereotipi dell’antisionismo di sinistra (ebrei = nazisti , ebraismo = razzismo, etc.).

1) nella mia lettera “Il privilegio di essere ebreo”
non mi sono mai sognato di equiparare (come lei afferma expressis verbis) le colpe dei nazisti a quelle dei sionisti. Riconoscevo invece che il sionismo divenne un movimento di massa solo a seguito degli orrori nazisti e tacevo (per amor di “patria”) sulla fiorente collaborazione fra nazisti e sionisti prima dello scoppio della guerra e sul fatto che, fra i sostenitori del nazismo, si distinguano i ben noti sionisti Jabotinsky e Avraham Stern.
Facevo invece notare come la più accesa solidarietà verso Israele venga espressa proprio da quella maggioranza silenziosa che in Italia e in Germania aveva ieri appoggiato il fascismo e invitavo i lettori a diffidare dei mezzi d’informazione guidati da personaggi prezzolati al servizio dei potenti (per mia e nostra fortuna Berlusconi non è ebreo).

Quanto la solidarietà verso gli ebrei in quanto vittime dei nazisti sia un fenomeno non spontaneo e “indotto” viene a mio avviso dimostrato dal fatto che i 25 milioni di cittadini sovietici vittime dell’invasione nazista, trovano uno spazio molto limitato nelle pubbliche commemorazioni (quando lo trovano) esprimevo comprensione, senza giustificarlo, con il “terrorismo” palestinese e lo paragonavo al “terrorismo” di Sansone; e paragonavo la resistenza disperata di Gaza a quella eroica del Ghetto di Varsavia

Ho riportato poi, senza commentarli:
alcuni passaggi biblici, degni quanto meno di riflessione, in cui il profeta MICHA condanna “chi si appropria con la violenza degli altrui campi” una ben motivata dichiarazione antisionista del rabbino Mordechai Weberman
una dichiarazione del portavoce di Hamas a Gaza che esprime una sostanziale identità politica con le tesi espresse da Weberman

Evidentemente su queste mie citazioni Lei era d’accordo, visto che non ha ritenuto opportuno citarle fra le accuse nei miei confronti. (voglio davvero sperare che questa mia affermazione non sia solo una battuta ironica)

La invito poi a prender visione di un angolo riservato alla lingua ivrit nella nostra libreria di Francoforte (in Kaiser Strasse 55)

2) Sul libro di Petras
È una manifestazione di antisemitismo quella di denunciare l’innegabile potere esercitato da Israele e dalla lobby AIPAC sui governi USA?
A me pare sia soltanto una manifestazione di Antisionismo (senza virgolette per favore!).

A conclusione posso solo azzardare la tesi che a essere “antisemiti”(*) siano invece tutti coloro che, volendo difendere ad oltranza i crimini di uno stato razzista, prevaricatore e che nega i diritti umani (**) tentano di criminalizzare coloro (ebrei e non ebrei) che si sentono in dovere di elevare una necessaria e liberatoria protesta contro l’ingiustizia.

Distinti saluti

Giuseppe Zambon

(*) uso anch’io la definizione di “semita” e “antisemitismo” malgrado il termine non sia corretto e riprenda pari pari uno stereotipo – coniato dai razzisti tedeschi nella seconda metà dell’ottocento traducendo in chiave moderna e razziale l’odio contro gli ebrei, tipico dell’antigiudaismo cristiano.
A far piazza pulita di ogni forma di stereotipo o pregiudizio su questa tematica è l’autore israeliano Shlomo Sand: L’invenzione del popolo ebraico (Rizzoli) che lei certamente conosce e la cui lettura consiglio vivamente ad ognuno perché stabilisce correttamente la distinzione fra l’ebraismo (in quanto religione) e l’essere semiti (appartenere cioè ad una etnia).

(**) quasi il 50% dei palestinesi in età adulta è passato attraverso le carceri israeliane!

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