Fermento elettorale – La sinistra prepara il listone unificato: “Italia Bene Comune”

Sarà l’effetto Mélenchon. O il piano inclinato che inizia dalle primarie di domenica – la nuova incoronazione di Renzi – e conduce al voto anticipato in tempi più o meno rapidi. Quale che sia la ragione, la sinistra italiana sembra aver scoperto all’improvviso la voglia di rimettere insieme i pezzi, e soprattutto la necessità di preparare una lista comune in vista delle politiche.

Gli indizi sono diversi, e sono arrivati tutti insieme. L’intervista di Massimo D’Alema all’Huffington Post il giorno dopo il voto francese, quella di Giuliano Pisapia a Repubblica ieri, poi l’intervento di Nicola Fratoianni in risposta a D’Alema, l’incontro a porte chiuse tra Pisapia e i gruppi parlamentari di Mdp e quello pubblico, nel pomeriggio, tra Pierluigi Bersani e Pippo Civati.

Gli ha risposto Fratoianni: “D’Alema propone un punto di vista interessante e voglio evitare che il suo appello cada nel vuoto. L’unità della Sinistra è importante, certamente, ed è altrettanto vero che presentarsi alle elezioni politiche con tre o quattro liste a sinistra del Pd potrebbe essere poco intelligente”. La condizione – spiega poi al Fatto – è che il nuovo incontro sia nel segno di una “radicale discontinuità” rispetto alle politiche renziane. Ce l’ha con Giuliano Pisapia. L’ex sindaco nell’intervista di ieri si era prestato a un ultimo appello a Renzi per una legge elettorale con premio di coalizione, nell’ottica di una (inverosimile) rinascita del centrosinistra a guida Pd. L’ex premier ha risposto picche, confermando la totale indifferenza a tutto ciò che sopravvive alla sua sinistra: ha stabilito con rinnovata spavalderia che il vincitore delle primarie di domenica (ovvero lui medesimo) sarà anche il prossimo candidato a Palazzo Chigi.
Gli altri si organizzano di conseguenza. I confini del Campo progressista già coincidono, in pratica, con quelli di Articolo 1. Pisapia ha prima sfilato con Bersani, Roberto Speranza, Enrico Rossi e Francesco Laforgia al corteo milanese del 25 aprile, poi ha riunito i gruppi parlamentari di Mdp al Capranichetta, di fronte a Montecitorio.

L’ex sindaco – sottolinea qualcuno tra i contraenti della “nuova” sinistra – si sta autocandidando a prenderne la guida. Ma per trovare quel nome c’è tempo. Pippo Civati invece aspettava questo momento da due anni, da quando ha mollato il Pd renziano per primo, in splendida solitudine. “Ora facciamo un centrosinistra che va da Boccia a Che Guevara”. Per Boccia intende Francesco, deputato (ancora) Pd e sostenitore di Michele Emiliano. Il trionfo di Renzi nelle primarie – è convinto Civati, e non solo lui – provocherà nuovi smottamenti in uscita dal Pd. Intanto il fondatore di Possibile incontra Bersani: “Prepariamo giorni migliori”. Si dicono d’accordo su prossima (ennesima) “costituente” della sinistra. Per Civati, “possiamo iniziare anche domani”.

Tommaso Rodano

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