Incontro Rete Romana Palestina – Fassina, in merito al divieto della manifestazione per la Palestina in Campidoglio

L’8 marzo 2017, nella sede del gruppo consiliare capitolino di Sinistra per Roma, su richiesta della Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese, una rappresentanza della stessa Rete ha incontrato il consigliere comunale on Stefano Fassina per chiedere chiarimenti circa le vicende che hanno impedito ad Ann Wright di tenere la sua conferenza nella sala della Piccola Protomoteca (precedentemente prevista per il 28 febbraio u.s.).

Ha esordito l’on. Fassina motivando la propria decisione di sospendere la disponibilità della sala con la necessità, non avendo una sufficiente conoscenza della Campagna BDS, di approfondirne alcuni aspetti poiché l’iniziativa promossa era risultata divisiva, ad essa opponendosi fortemente una componente della Città, minoritaria ma importante . Tale opposizione gli era stata manifestata non solo dai vertici ma anche da esponenti di base della Comunità Ebraica di Roma ed anche da altre persone con le quali egli aveva condiviso anni di militanza politica. Sottolineato di aver sempre voluto farsi carico della rappresentanza della città tutta intera, ha dichiarato che volentieri promuoverebbe un confronto tra coloro che hanno assunto una posizione avversa allo svolgimento in sede istituzionale della conferenza di Ann Wright e l’associazionismo romano schierato a sostegno della causa Palestinese.

La delegazione della Rete ha dal suo canto precisato di essere interessata unicamente a conoscere di quali approfondimenti e perché l’on. Fassina avesse avvertito l’esigenza e di quali “gravi preoccupazioni” fosse venuto a conoscenza, manifestando inoltre l’esigenza di renderne edotta anche l’opinione pubblica che sin qui è stata informata dagli organi di stampa solo di non precisati approfondimenti e di non meglio identificate preoccupazioni gravi.

L’on Fassina ha dichiarato di volere approfondire: se il boicottaggio riguardi solo aziende insediate nelle colonie o Israele, e se tra gli obiettivi della Campagna vi sia, come gli è stato riferito, la negazione dello Stato di Israele. Quanto alle preoccupazioni, l’esponente politico ha riferito dell’accusa, da lui ritenuta ben grave, di trovarsi di fronte ad una manifestazione di antisemitismo che ferisse la dignità del Popolo Israeliano.

La Delegazione della Rete, precisando di non parlare a nome della Campagna BDS che però appoggia convintamente condividendone obbiettivi e modalità, ha quindi affermato l’intera economia israeliana si basa sull’occupazione, cioè sull’impune sfruttamento del suolo e delle risorse del Territorio Palestinese, che le stesse università israeliane sono coinvolte nella ricerca e nella produzione di tecnologie militari attraverso le quali il popolo palestinese è tenuto in uno stato di costante e pesante repressione. Il boicottaggio riguarda tutto ciò che concorre a mantenere l’occupazione e cioè le attività commerciali israeliane come le aziende internazionali coinvolte nel sistema israeliano di apartheid, le sue istituzioni culturali, artistiche, accademiche, sportive quando sono trasformate in strumenti di propaganda della “potenza occupante”.

Rispetto alla accusa di antisemitismo è stato ricordato che come affermato dai suoi “Principi Guida” la Campagna BDS è “contro ogni forma di discriminazione razziale, politica, religiosa e di genere e rifiuta l’antisemitismo, il razzismo, l’islamofobia e ogni ideologia fondata su presunte supremazie etniche o razziali.” Quanto agli obiettivi è stato ribadito che essi sono: porre fine all’occupazione e alla colonizzazione di tutte le terre arabe e smantellare il Muro; riconoscere ai cittadini Palestinesi di Israele la piena uguaglianza dei diritti fondamentali; rispettare, proteggere e promuovere il diritto al ritorno dei profughi palestinesi così come stabilito nella risoluzione 194 dell’ONU. Ma – ha rimarcato la delegazione della Rete – l’accusa di antisemitismo, infondata e pretestuosa, viene artatamente rivolta a chiunque critichi la politica dello Stato Israeliano, in evidente mancanza di argomenti per difendere l’indifendibile politica del Governo israeliano che ha riscosso innumerevoli condanne e dell’ONU e dell UE.

La delegazione ha inoltre sottolineato come sia caratteristica della cultura di sinistra saper distinguere gli Stati e i Governi dai Popoli e che quanti difendono i diritti del Popolo Palestinese avversano fortemente la politica di Israele e del suo Governo ma non il Popolo Israeliano nel quale, per altro, è sempre maggiore il numero di coloro che non condividono e apertamente criticano le scelte del proprio Governo, come del resto in tutto il mondo cresce il numero degli ebrei consapevoli che la versione ultranazionalista del Sionismo, imperante in Israele, costituisce un vulnus grave per l’Ebraismo.

La delegazione, sottolineato che il sistematico tentativo di impedire che a Roma si svolgano manifestazioni in favore della Palestina costituisce un menomazione dell’agibilità democratica della Città, ha concluso auspicando che il dibattito sui temi trattati possa svolgersi in pubblico anche con la partecipazione dei sostenitori delle tesi e delle preoccupazioni riferite dall’o. Fassina. Questi dopo aver confermato il proprio sostegno ala causa palestinese si è detto disponibile a promuovere un confronto del genere e a parteciparvi.

Rete Romana Palestina – reteromanapalestina@gmail.com

Roma 09.03.2017 – Comunicato Stampa

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