Gli USA si preparano all’attacco finale contro la Russia… e chi paga il conto è l’Europa!

Sono numerosi e frequenti i segnali politici europei filo-occidentali di predisposizione ad una guerra con la Russia, mancano alcuni tasselli (Serbia e Macedonia) per completare il quadro, ritardi causati per i soliti motivi sociali e popolari, quel fastidioso residuo di democrazia che intralcia le decisioni prese e calate dall’alto, che le popolazioni locali si ostinano a non accettare.

Per chi si informa esaurientemente in rete tramite blogger e fonti indipendenti (evitando i media occidentali che sono all’unisono calibrati sulla propaganda e le fake news legalizzate orchestrate dall’intelligence americana), è da tempo evidente il piano politico militare che stanno approntando e c’è da sorprendersi che non sia già esploso il conflitto.

Forse perché i neocons che hanno partorito questo piano sono consapevoli che la popolazione di quasi tutti i paesi europei, tranne i Baltici, la Polonia e l’Ucraina filo-occidentale (escluso il Donbass e Lugansk, regioni filo-russe), sono contrari ad una guerra con la Russia, anche perché avverrebbe sul suolo europeo, cioè a casa nostra e non a casa di coloro che l’hanno partorita (cioè gli USA) e porterebbe solo morte e distruzione, mentre i vantaggi sarebbero solo per gli interessi americani.

Qualsiasi politico minimamente serio e responsabile non si presterebbe a questo gioco, se non fossero dei burattino formati alla scuola USA e generosamente foraggiati e privilegiati per eseguire gli ordini ricevuti, tradendo il mandato di curare gli interessi della popolazione europea, interessi che da parecchio tempo non coincidono più con quelli americani.

Del resto la maggioranza di questi burattini non sono neppure stati eletti ma nominati, non sono a diretto contatto con la popolazione, che nella maggioranza dei casi evitano come la peste perché sanno esser loro ostile, vedasi ad esempio la Mogherini durante la recente visita nei Balcani. Quindi sapendo quanto la popolazione sia contraria ad una guerra, dovranno inventarsi un evento drammatico per scatenarla, un episodio che la renda inevitabile ed automaticamente conseguenziale, al quale la popolazione non possa far altro che subirla passivamente, magari cercando di limitarla geograficamente, localizzandola regionalmente e mantenendola in confini ben delimitati, come è avvenuto in Siria. In tal caso quasi certamente avverrebbe in Europa Orientale, ecco perché alimentano sempre più il focolaio nelle regioni russofone dell’Ucraina e stringono in una morsa l’enclave russa di Kaliningrad.

Ma questi zombie esecutori di ordini, che non hanno a cuore le sorti della popolazione europea, non sono neppure ben informati sulla reale situazione delle forze armate russe (non quanto lo sono i vertici militari USA e NATO), non sanno che negli ultimi dieci anni hanno rinnovato praticamente tutto l’arsenale e sono dotate di armi modernissime e tecnologicamente superiori a quelle occidentali, su tutti i fronti e gli ambiti, dagli aerei ai sommergibili, dai missili ai carri armati, ecc., e solo dei folli irresponsabili con delirio di onnipotenza potrebbero sfidare la Russia in questo momento.

E’ triste doverlo affermare, ma noi europei, con questi politici che ci ritroviamo, possiamo solo sperare che gli americani dirottino le loro mire economiche ed espansionistiche in direzione della Cina, spostando in Asia i loro propositi bellicistici, altrimenti sarà la catastrofe per noi.

Claudio Martinotti Doria

Commento di Monica Morace: “Ma Trump non doveva applicare una politica distensiva con la Russia? Le solite menzogne pre-elettorali?”

Mia rispostina: “Franklin Delano Roosevelt, 32º presidente degli Stati Uniti d’America, vinse le elezioni assumendosi l’impegno di mantenere la neutralità nel conflitto con la Germania, ma alla fine (d’accordo con i sionisti guerrafondai) coinvolse gli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale… Era tutto calcolato” (P.D’A.)

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MOGHERINI ACCELERA LA POLITICA ANTI-RUSSA. DEI MORTI VIVENTI.

Il titolo è ben trovato, perché dice una involontaria verità: “Macedonia, Ue chiede di affidare governo a opposizione”. La notizia nella versione mainstream è questa:

Bruxelles 2 mar. (askanews) – Il responsabile della politica Estera dell’Ue, Federica Mogherini, ha chiesto al presidente macedone Gjorge Ivanov di dare mandato all’opposizione di sinistra di formare un nuovo esecutivo, come previsto dalla Costituzione del Paese.

La Carta fondamentale prevede infatti che il mandato venga affidato “al candidato appartenente a uno dei partiti che hanno ottenuto la maggioranza all’Assemblea”: “Questa è la Costituzione e ci aspettiamo che venga rispettata”.

Ivanov si è rifiutato di affidare il mandato “a una persona o a un partito il cui programma prevede un attentato alla sovranità, l’integrità e l’indipendenza territoriale della Macedonia”, allusione al principale partito della minoranza albanese, il Dui, che entrerebbe a far parte della coalizione e che ha chiesto l’istituzione dell’albanese come seconda lingua ufficiale in tutto il Paese. (fonte Afp)

Quindi la Mogherini, come la UE, hanno un solo cruccio: difendere legalità costituzionale e la “democrazia” nei paesi circonvicini. Questo secondo la versione ufficiale. La verità è una brutale ingerenza: da parecchi mesi ormai si succedono a Skopjie manifestazioni anti-governative con lanci di vernici colorate -insomma un’altra rivoluzione dei colori con le tipiche firme dei servizi occidentali. “l’Ue e gli Usa intendono installare in Macedonia un nuovo governo filo-occidentale, nel tentativo d’isolare la Serbia ed eliminare qualsiasi influenza russa nei Balcani”, ha reso noto Sputnik. D’accordo, la fonte è moscovita. Ma bisogna ricordare di che tipo è la “opposizone” a cui la Mogherini ha ordinato di dare il governo.

E’ l’opposizione che il 9 maggio 2015 ha scatenato la sanguinosa battaglia di Kumanovo, uccidendo otto poliziotti e ferendone una quarantina. Si trattava di un gruppo penetrato dal vicino Kossovo (sotto amministrazione NATO, e ovviamente base della Cia), una cinquantina di kossovari armati con armi automatiche, fucili da cecchino e granate, e molto ben addestrati. La zona in cui erano penetrati è abitata dalla minoranza albanese; se lo scopo dell’attacco era di provocare una sollevazione della minoranza, è stato un fallimento: nel corso delle sparatorie, per salvarsi, molti albanesi presi fra i due fuochi sono riparati (ebbene sì) in Serbia. Ma forse lo scopo era di ammazzare alcuni poliziotti in modo che essi reagissero sparando sui manifestanti albanesi: tattica collaudata dalla NATO a piazza Maidan in Ucraina, che ha portato al colpo di Stato e alla giunta anti-russa di Kiev.

https://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2017/03/kumanovo-morti-polizia.jpg?resize=300%2C169Macedonia, funerali dei poliziotti uccisi dall’Uck
UE dalla parte dell’UCK

Può farlo sospettare la presenza dei cecchini nel gruppo armato. Lo fa’ sospettare anche il fatto che durante i combattimenti la missione OSCE a Skopje si mise immediatamente in contatto con il gruppo armato, che continuava a sparare asserragliata nelle case del villaggio di Diva, e quando le cose si misero male per i terroristi, “esercitò un ruolo costruttivo per il cessate-il fuoco”, riscuotendo l’elogio con queste parole da parte dell’ambasciatore Usa a Skopje, Daniel B. Baer. Un altro indizio: Jens Stoltenberg segretario generale NATO, e Johannes Hans, austriaco, allora Kommissario per l’Allargamento della UE, praticamente presero posizione a favore dei “ribelli”. “Questo attacco – affermò allora Hahn –non deve essere visto come un’opportunità di ritardare una soluzione dei problemi del Paese”. I problemi interni della ex repubblica jugoslava di Macedonia sono costituiti essenzialmente dalla circostanza che la maggioranza non vuol entrare nella NATO. E forse nemmeno la forte minoranza albanese, dato che l’Occidente della libertà e della democrazia ha dovuto servirsi di albanesi venuti dal Kossovo. Che sono poi risultati quasi tutti membri in vista dell’UCK, il “partito”- di gangster sulle cui attività criminali nel Kossovo, dove spadroneggiano protetti dalla più grande base americana in Europa, non possiamo ricostruire perché porterebbe via troppo spazio: traffico di droga e trffico di donne, agganci col terrorismo islamico , eccetera. Uno degli uccisi nello scontro di Kumanovo, Fadil Fejzullahu, “ compare in una foto assieme all’ambasciatore degli Stati Uniti nella capitale macedone Skopje, Paul Wohlers, responsabile della politica e delle attività americane nei Balcani”.

http://www.lookoutnews.it/macedonia-kumanovo-uck-esercito-liberazione-kosovo/

Subito dopo, l’attivissima e da nessuno votata eurocrate ha fatto produrre il seguente titolo:

“Mogherini a Belgrado: futuro Serbia è nella Ue”

Che vi piaccia o no, voi serbi dovete entrare nella UE, ha intimato a nome di una UE in pieno sfacelo. Ma è tutto lavoro disinteressato, fatto in realtà per la NATO. Dai media: “La nostra Unione restera’ incompleta fino a quando la Serbia e gli altri Paesi della regione ne resteranno fuori”, ha detto Mogherini in un discorso pronunciato in mattinata nel parlamento serbo. In cui èstata malissimo accolta da (dice l’ANSA) “i ultranazionalisti e antieuropeisti del partito Srs di Vojislav Seselj, rimasti sempre in piedi, che hanno mostrato cartelli con su scritto in serbo e in inglese “La Serbia non crede a Bruxelles”…Durante tutto l’intervento, Mogherini è stata contestata al grido di “Srbija, Rusija, ne treba nam Unija“, cioè “Serbia, Russia, non ci serve l’Unione europea“.

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Basterebbe per una giornata di duro lavoro pro NATO, si direbbe. Macché: “Per l’Alto commissario europeo le contestazioni non sono finite. Nel pomeriggio a Tirana (Albania), mentre lasciava il Politecnico, sono stati esposti da alcuni studenti dei cartelli con scritte come “Vogliamo elezioni libere ed eque”. Come mostra un video, la Mogherini si è affrettata a salire in macchina, mentre gli agenti hanno sgomberato il picchetto”.

Si è affrettata a salire, insomma è scappata. Non sembra che le proposte anti-russe dell’Alta Rapp eccetera siano popolarissime in questi giorni nei Balcani. Invece noi, europeisti veri e puri, siamo contentissimi di quest’altra notizia, che forse spiega in parte l’attivismo militaresco e le ingerenze ed intimazioni dell’Alta Rapp:

“La UE crea un centro di comando congiunto per le missioni militari”.

La UE dunque si trasforma in una alleanza militare. E ancora una volta, alla chetichella.

Secondo la Reuters, i ministri di Esteri e Difesa dei 28 stati membri si riuniscono il 6 a Bruxelles per mettere insieme un “centro di comando” unificato “per missioni militari non-esecutive della UE in Mali, in Somalia e in Centrafrica”. Non esecutive? Significa che saranno soprattutto missioni per addestramento e formazione dei militari di qui paesi (e la fornitura di armi, no?). Attenzione però: “In futuro questo comando potrebbe aver l’obbiettivo di sorvegliare delle missioni militari, e potrebbe diventare un vero quartier generale europeo, desiderato specificamente dalla Francia e dalla Germania di fronte alle incertezze create dall’elezione di Donald Trump”.

Ecco dunque il motivo: Hollande e Merkel, e dunque Juncker e Mogherini, temono che Washington diventi meno ostile a Mosca e possa tornare una pace; e loro, che secondo il piano Obama-Clinton hanno eseguito tutte le politiche per rendere (senza necessità alcuna) Putin un nemico, militarizzano la UE e accelerano l’espansione della NATO ad Est, cercando di ficcarci a forza Serbia e Macedonia, le ultime briciole, e anche le più renitenti (sono filo-russe e ortodosse). Tutto ciò ha qualcosa di ridicolo e sinistro assieme: Hollande sicuramente, Angela Merkel quasi certamente, hanno i mesi contati. E’ dunque come zombi di un filmaccio del terrore che applicano le politiche per cui sono stati condizionati, incespicando e con gli sguardi vuoti mentre i loro corpi si decompongono, con sinistro automatismo da morti viventi. La zombi Mogherini esegue questi programmi secondo istruzioni date a suo tempo, probabilmente contando su un ritorno del morto-vivente Obama con la Clinton o delle loro politiche, una volta eliminato Trump. Calcolo che, purtroppo, potrebbe rivelarsi indovinato: Obama è tornato a fare l’opposizione al ticoon con tutti i mezzi, compresi quelli illegali a disposizione dello Stato Profondo.

Paesi baltici: occupazione Usa “duty free”

https://i0.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2017/03/91056272-nato-baltics-map624.png?resize=624%2C625Circondata la base russa di Kaliningrad
Perché, attenzione, prima di dover sloggiare, Obama ha assestato ancora un colpo alla sicurezza europea: ha firmato con i tre staterelli baltici un accordo (SOFA, Status of Forces Agreements) per cui sostanzialmente Lituania, Estonia e Lettonia pagano di tasca propria per l’insediamento sul loro territorio delle truppe americane. Le truppe godranno di immunità penale per delitti commessi nei paesi baltici, detassazioni, prezzi più bassi, tutta una serie di privilegi dell’occupante, nel quadro di quella che , di fatto, la cornice legale per la presenza permanente delle truppe Usa e NATO.

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Ben contenti, i governanti di quei paesi, fieramente anti-Putin, stanno febbrilmente costruendo le caserme e investendo per rammodernare le infrastrutture e i comfort di vecchie basi come Rukla, Adazhi e Tapa, dove da primavera alloggeranno gli americani e i soldati della NATO; i quali avranno allora a disposizione spacci e supermercati a loro riservati, in pratica dei duty free, dove acquisteranno in esenzione da IVA e da accise (per esempio sui liquori), e prezzi sui beni locali ridotti rispetto a quelli che paga la popolazione locale. Negli accordi SOFA i tre paesi hanno rinunciato per contratto a trarre “additional income”, reddito addizionale, dai commerci con truppe estere.

L’occupazione sottocosto per l’occupante. Condizioni un po’ vergognose, ancora più umilianti di quelle dei tempi dell’occupazione sovietica. Ma i capi di quei giovani governi sono felicissimi di farsi proteggere dagli americani e dalla NATO. Notoriamente hanno dei conti da regolare con Mosca. Lo spiega eloquente la foto qui sotto:
https://i0.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2017/03/kersti-kaljulaiu-come-Seto.jpg?resize=967%2C645

Lei è Kersti Kaljulaid, presidente della repubblica dell’Estonia, col marito Georgi-Rene Maksimovski, nella serata all’Opera con cui si è conclusa la giornata del 24 gennaio – data dell’indipendenza estone – salutata da una sfilata militare di truppe britanniche. Il costume con cui la coppia si è presentata è un messaggio politico: è il costume etnico di “Seto”, una minoranza etnico-linguistica (rimasta pagana fino al XV secolo), oggi divisa tra Estonia e Russia. Divisa vuol dire che 15000 Seto abitano in Estonia, e (secondo il censimento russo del 2002) 184 in Russia, nella zona di Pechory. Ma la signora presidente dell’Estonia ha rivendicazioni territoriali sul territorio di quei 184, e forte della protezione NATO ha cominciato a mandare messaggi come quello che la foto illustra: il suo cuore sanguina per i fratelli Seto, anzi è anche lei una Seto, irredenta e infelice. Anche perché il fratello della presidenta ha avuto un processo per appropriazione indebita, poi caduto nel nulla… insomma la “democrazia” come noi la conosciamo è proprio arrivata in Estonia, paese NATO. Speriamo che non ci dobbiamo trovare, noi italiani, in quanto membri della stessa alleanza, a dover fare la guerra alla Russia per liberare i 184 Seto.

“Muoia la Russia con tutti gli europei”

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