Karma e libertà di scelta (in chiave buddista)

Lunario Paolo D'Arpini 19 febbraio 2017

Molti chiarimenti in materia di ‘karma’ e ‘libero-arbitrio’ si trovano negli scritti Buddisti (Sutra). Da essi par di capire che un vero e proprio ‘atto-libero’, in realtà, non sia che un’utopica illusione (come, del resto, lo sono tutti i fenomeni e le manifestazioni di questo mondo e di questa forma di esistenza). Ovviamente, parlando in termini di realtà ultima, o assoluta. Perché, in termini di realtà relativa, o mondana, allora purtroppo tutti i fenomeni e le manifestazioni appaiono davvero ‘reali’ alla nostra mente ingannata, con tutte le conseguenze del caso, che sono appunto: il ‘karma’.

Quindi, in un certo senso, si può dire che, anche se così non sembra, questo ‘karma’ è proprio il nostro ‘agire’ volontario, o pseudo-libero. Significa perciò che proprio il nostro “volere” (o non volere) questa o quella cosa, è ciò che mette in moto una causa con il relativo e obbligatorio ‘effetto’ che, in questa ‘realtà’ duale e fatta di ‘opposti’, genera una forza-energia di tipo contrastante, che si risolve nel farci sperimentare, prima o poi, una sorta di ‘ricompensa, o punizione, per aver desiderato, o voluto, una certa cosa che ha direzionato la nostra mente verso il ‘bene’ o verso il ‘male’. E’ un po’ la teoria, ben spiegata nei Sutra, del seme e del suo germoglio… Così come un chicco di riso non potrà mai produrre una spiga di grano (e viceversa), così pure una volontà, o azione negativa, non potrà mai produrre effetti ‘positivi’ (e viceversa)…

Ecco dunque spiegato in breve la dinamica del ‘karma’ e dell’apparente idea di ‘libero-arbitrio’. Si può, quindi, eseguire qualunque azione a nostro piacimento, in questo mondo, ma sarebbe bene che noi si sia istruiti ed informati sul fatto che, in seguito, ogni effetto derivante da quella nostra azione, torna come un ‘boomerang’ a scatenarsi su noi stessi. Che lo si capisca o no, questa è una ‘legge’ universale e quindi non può prescindere dal fatto che noi la si conosca o meno.

Tant’è vero che tutti i Sutra ammoniscono che le nostre ripetute rinascite non sono altro che il frutto o il prodotto, cioè l’esecuzione forzata, dei nostri desideri, o paure, messi in moto da quel ‘karma’, e che non si sono ancora potuti realizzare, o non sono ancora intervenuti a punirci.

Aliberth

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Mio commentino: “…di tutte le teorie su causa effetto o sincronicità prediligo il pensiero taoista (contenuto anche nell’I Ching) per cui ognuno di noi incarna un ente idoneo ad esprimere un certo tipo di energia che va a combinarsi con tutte le energie degli altri enti (non solo umani ovviamente). Il senso dell’io che si appropria dell’azione compiuta è semplicemente una proiezione mentale, come il senso di identificazione con le qualità espresse. In verità la mente individuale funziona come una griglia psichica che consente il passaggio di pulsioni energetiche corrispondenti alle qualità spazio temporale che contribuiscono al funzionamento della eterna mutazione. Dal che se ne deduce che non può esserci premio o castigo individuale né responsabilità o merito per l’ente. Ciò non toglie che la chiarezza di visione del “meccanismo” consente l’uscita di scena dell’ente illuminato, o come dicono i taoisti “il ritorno alla matrice”. Ma tale “assorbimento” è anch’esso una componente del funzionamento globale. Anche in questo caso la funzione del “risvegliato” è semplicemente quella di indicare la “via di uscita” a chi staziona nei pressi…” (Paolo D’Arpini)

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