Arriverà un altro terremoto, se sarà una catastrofe oppure no dipende da quel che faremo nel frattempo

Quest’articolo è dedicato a tutti quelli che in questi giorni vivono nelle macerie del terremoto del centro Italia, a tutti quelli che sono giustamente sconvolti da una situazione di abbandono delle masse popolari del nostro Paese, a tutti quelli che si rendono conto che il dissesto territoriale è un problema politico, di direzione politica, di interessi di classe.

Dal 24 agosto 2016 il centro Italia è sconvolto dal terremoto. A differenza delle emergenze degli ultimi venti anni (dal terremoto del ’97 tra Umbria e Marche, a quello di L’Aquila del 2008, a quello del 2012 dell’Emilia) in questa occasione il centro Italia vive in una situazione d’emergenza da due mesi e mezzo. A essere coinvolti sono 103 KM quadrati di territorio della nostra penisola, parliamo di 40 mila sfollati solo nelle Marche, di centinaia di piccole e medie aziende bloccate, di centinaia di scuole chiuse, di qualche decine di palazzi sfollati ad Ancona fino ad arrivare a Roma.

In queste ore stiamo assistendo al paradosso: da una parte siamo tra quei paesi imperialisti che vive dei disastri ambientali per troppa cementificazione (siamo tra i Paesi con il maggior numero di case rapportate al numero di abitanti) e dall’altro ci sono anziani, famiglie, bambini sfollati che dormono nei vagoni dei treni (a Fabriano), piuttosto che nelle tende senza i minimi servizi igienici (a Norcia).

Oggi tutti sanno che esistono misure antisismiche che prevengono situazioni catastrofiche come queste, ma chi deve attuarle queste misure? Di seguito riportiamo un articolo de Il Manifesto di oggi che è utile per capire cosa (non) sta facendo il Governo Renzi-Bergoglio per attuare misure concrete e tempestive per mettere mano a questa situazione. Lo proponiamo per rafforzare la sfiducia verso le attuali Istituzioni.

Ma non dobbiamo fermarci alla denuncia delle malefatte del Governo di turno, che è emanazione dei poteri forti e che non è nato per fare gli interessi delle masse popolari; il punto è costruire tempestivamente una rete solidale e dal basso di organizzazioni territoriali composto dalle masse popolari e che fa gli interessi delle masse popolari. Sono già molte le associazioni (vedi l’associazione “A2O” di Ancona che per l’emergenza terremoto sta organizzando molte iniziative di solidarietà, oppure il lavoro delle Brigate di Solidarietà Attiva) che promuovono il protagonismo delle masse popolari e si mettono al servizio delle esigenze delle stesse.

Il passo successivo è comprendere che “mettersi al servizio per fare gli interessi delle masse popolari” significa costruire l’alternativa politica necessaria per farla finita con speculatori e affaristi di ogni sorta. Significa costruire un Governo d’Emergenza Popolare così da promuovere la strada delle rivoluzione socialista.

Resistenza – resistenza.pcarc@rocketmail.com

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