Roma. Resoconto breve del “No Renzi Day” del 22 ottobre 2016

Sono io, purtroppo, davanti a me Marinella Correggia, più avanti di noi c’era Marina con un cartello che ho fatto nell’occasione precedente ed ho firmato Lista No Nato, con su scritto: “Yemen: genocidio con complicità italiane”.
Il corteo non era ancora partito.
E con il mio “Non mi sento italiano” ho sfilato solo da Botteghe oscure a Campo dei fiori.

Il circolo Pietro Gori rappresenta il bisogno di ritrovare le mie radici. L’avvocato Pietro Gori, anarchico pericoloso e gentile, nacque e mori’ a Portoferraio, il paese dove sono cresciuto e dove sono sempre stato residente, anche quando abitavo nel “continente”. Lui era di Rosignano, dove furono fatti i funerali, affollatissimi, e visse,credo, anche a Milano dove parlo’ in occasione di un importante sciopero.

Grazie a lui la presenza anarchica e’ stata forte all’Isola d’Elba all’ inizio del 1900 .

Per ricordarmi meglio tutto questo, ieri a Piazza San Giovanni un compagno di Follonica, Pcl, mi ha detto che mi voleva cercare per avere un libro sugli anarchici uscito recentamente all’ Isola d’Elba, ma aveva un mio numero cellulare ed email ormai vecchi.

Aspetto compagni di strada, e sulla strada.

Su internet parliamo solo tra di noi, in strada ti vedono i passanti “Ed e’ impossibile non comunicare” magari negativamente, ma sul web esisti solo per chi e’ in contatto con te.

Qui potete ascoltare la canzone di Giorgio Gaber che ha dato il nome al suo ultimo album uscito poco dopo la sua morte nel 2003.
https://www.youtube.com/watch?v=aidnX13K8mk

Qui potete leggere le parole della canzone, in italiano e francese.
https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=39805

Marco Palombo – Lista No Nato

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Notizia di cronaca su Il Manifesto di sabato 22 ottobre 2016: “A Roma la Rete No War per lo Yemen”

A Roma (Piazza San Giovanni), da ieri 21 ottobre pomeriggio a stamattina 22 ottobre, nell’accampata che precede il corteo del No Renzi Day gli attivisti della Rete No War organizzano uno spazio di informazione e mostra “NO al referendum, NO alla guerra”, che sarà poi resa disponibile a chiunque voglia riprodurla e diffonderla. I pannelli illustrano il ruolo nefasto del governo italiano rispetto ad alcuni scenari di guerra: Siria, Yemen, Libia, Donbass… (http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=3277) e con i loro pellegrinaggi in Arabia saudita. Fino alla fine di ottobre si svolgono anche a livello internazionale le “Giornate di azione per lo Yemen”, con manifestazioni a Londra, Vancouver, Bruxelles e in Svezia.

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Integrazione di Fulvio Grimaldi:

“…chissà perché non si poteva dire “Giornata No Renzi” a Roma, il 22 ottobre.

Opportunamente, al tema della cacciata dello sparaballe fascistizzante si è aggiunto da parte dei più lungimiranti il No Nato e No Guerra indirizzato a lui, sguattero, e ai suoi mandanti stragisti a 360 gradi, nel nome dei popoli da questa banda martirizzati: Siria, Iraq, Libia, Yemen, Afghanistan, per parlare solo di quelli più in vista.

Generosa, ma inadeguata, la partecipazione numerica, calcolata in 30mila (dagli organizzatori!) bravi e buoni, ma terribilmente sproporzionati rispetto al tema che coinvolge insieme la salvezza dell’Italia e del resto del pianeta.

Stridentemente incoerente e ossomorica la partecipazione di gruppuscoli pseudotrotzkisti, come Sinistra Capitalista e Partito Comunista dei Lavoratori, che, per quanto ormai vetusti, o forse per questo, non capiscono che cacciare Renzi e cacciare Assad, o, prima, Saddam, Milosevic e Gheddafi, è un corto circuito che equivale a mettere insieme il diavolo e l’acqua santa.

Un paradosso alla sublime potenza è quella della micromonade “Con Tsipras per l’altra Europa” , dispersa tra i piedi dei marciatori di vari spezzoni, che invocava la dipartita di Renzi nel nome di quel Renzi al cubo che ha raso al suolo il suo paese e s’è mangiato vivo il suo popolo su mandato dei licantropi di Bruxelles, Francoforte e Washington.

Paradosso non dissimile da chi, nell’impareggiabile foglietto cripto-Nato “il manifesto”, sa comporre nella stessa comunicazione al volgo e all’inclita il sostegno convinto e vigoroso al Venezuela sotto attaccato Usa e quello, non meno convinto e vigoroso a Hillary Clinton che, da segretaria di Stato, ha fatto di tutto per un regime change a Caracas e ora, da prossimo presidente Usa, la tempesta di promessa di destabilizzazione e caos, nel quadro del cataclisma guerresco che promette al pianeta intero.

Contraddizioni in seno al popolo? O in seno alle quinte colonne?

Aggiungiamo in coda, ma non incoerentemente, un vibrante plauso alla Vallonia, al suo popolo e ai suoi dirigenti socialisti e verdi che hanno bloccato l’avanzata sull’Europa del CETA, trattato di libero scambio UE-Canada, cavallo di Troia per i successivi trattati da inverno nucleare postdemocratico imperialista “TTIP e TISA”. Dopo i trucidi trogloditi britannici, che hanno liberato il loro paese dalla morsa del rottweiler (chiedo scusa a tutti i rottweiler) necro-euro tramite Brexit, e ora grazie ai valloni del Belgio, forse qualcuno si renderà conto che è l’ora e che conviene lavorare per l’Italexit.
Fulvio Grimaldi”

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Commento di Jimmie Moglia:

“Mi riferisco all’appunto di Fulvio, “NO RENZY DAY (Chissà perché non si poteva dire “Giornata No Renzi).”
Concordo pienamente e aggiungo, anche se e’ ovvio, che l’assimilazione e l’uso di termini ameringlesi non necessari, sono espressione di assoggettazione culturale completamente ingiustificata. E la colonizzazione lessicale, se non la più potente, è un’altra subdola arma del paese eccezionale nella ‘guerra di quarta generazione.’
Perché lessicalmente l’Italia esporta solo ‘pizza’, ‘spaghetti’, ‘espresso’ e simili. Come dire, l’Italia esporta la pancia e importa il cervello.
E’ una forma di doppia prostituzione, sia dell’italiano che dell’inglese.
Chiaramente, non è con il lessico che si fanno le rivoluzioni, ma almeno non ci si arrenda quando il resistere è non solo possibile, ma auspicabile e – almeno a mio avviso – persino necessario.
Mussolini era ridicolo quando imponeva di chiamare Valtournanche, Valtornenza e croissant cornetto,
ma qui siamo scesi nell’abisso dell’auto-imposto servilismo.
Una moderna guerra d’indipendenza comincia anche con la depurazione del lessico. Tanto per offrire qualche esempio. ‘Schiaccia’ rende l’idea meglio del vomitevole ‘clicca’, ‘controllare’ e’ meglio di ‘monitorare’ etc. E quel ‘job act’ e’ come dire all’italiano medio, ti fotto, ti cornutizzo e ti insulto, in diretta e in simultanea.

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