Vegani, per amore o per forza…

Da sempre l’uomo vive un rapporto conflittuale con il mondo animale considerandolo spesso un pericolo ma quasi sempre un semplice strumento per le sue necessità. Nella sua visione antropocentrica ha sottomesso, sfruttato, ucciso animali di ogni specie come fossero oggetti senza valore e senza diritto. Ma i tempi erano diversi, tempi in cui la durezza dell’esistenza limitava le regole del rispetto e del diritto alla sola specie umana. Ma oggi, con l’emergere di una nuova coscienza, in virtù dell’evoluzione civile, morale e spirituale, le nuove generazioni sono chiamate a confrontarsi con una realtà che supera qualunque passata e presente visione antropologica, filosofica, culturale, religiosa, spirituale e approdare alla consapevolezza della comune appartenenza alla medesima famiglia dei viventi con il medesimo diritto alla libertà, al rispetto e alla vita. E questa sarà la condizione per traghettare l’essere umano verso una visione universalista e a renderlo finalmente in grado di porre le basi per un mondo migliore.

Un giorno certamente tutta l’umanità sarà vegan: è un processo evolutivo nell’ordine naturale delle cose; ma non saranno i benefici della dieta a far diventare vegan gli esseri umani, sarà invece il rifiuto di essere complici della sofferenza e dell’uccisione degli animali; non sarà perché tutti avranno compreso che il mangiar carne causa malattie (sarà anche per questo ma non per questo); non sarà perché l’alimentazione carnea rende peggiore l’uomo sul piano morale e spirituale (sarà anche per questo ma non per questo); non sarà perché la carne causa distruzione dell’ambiente, della biodiversità, dei cambiamenti climatici (sarà anche per questo ma non per questo); non sarà perché causa inquinamento, sperpero di risorse naturali ed economiche, di acqua, energia, scioglimento dei ghiacciai, fame nel mondo (sarà anche per questo ma non per questo): sarà perché l’evoluzione civile, morale e spirituale avrà attuato il suo corso; sarà perché la coscienza umana sarà più giusta e sensibile; sarà perché l’animale non sarà più considerato cosa da mangiare ma esseri senzienti come noi di forma diversa; sarà perché l’uomo saprà apprezzare il valore delle differenze biologiche e la bontà e il senso di giustizia avranno il sopravvento sull’indifferenza e sull’egoismo umano.

L’uomo imparerà a rispettare la natura non perché la privazione della stessa la prova di un bene, ma perché le piante saranno considerate esseri senzienti individuali non più massa indistinta.

Un giorno la spregevole pratica vivisettoria sarà abolita, non perché sarà condivisa da tutti la sua inutilità e dannosità per la stessa salute degli umani (sarà anche per questo ma non per questo), ma perché sarà considerato un crimine torturare un essere senziente per i presunti vantaggi dell’uomo. Un giorno la caccia sarà abolita e le future generazioni si vergogneranno delle precedenti che hanno tollerato che qualcuno potesse legalmente uccidere esseri inermi ed innocenti per mero divertimento.
Un giorno anche la pesca sarà abolita, non perché l’umanità sarà consapevole che anche gli animali marini sono dannosi per la salute umana (sarà anche per questo ma non per questo), ma perché sarà considerato un delitto violentare le creature del mare. Così come ogni altra forma di maltrattamento, di coercizione, di violenza sarà abolita non quando la legge imporrà il rispetto degli di ogni animale, ma quando l’essere umano sarà finalmente consapevole che tra noi e gli altri animali c’è solo una differenza di forma non di sostanza.

Un giorno la coscienza umana approderà da uno stadio di primordiale insensibilità e violenza ad una cultura di solidale condivisione e di valorizzazione della vita in tutte le sue manifestazioni; sarà perché uccidere animali per mangiare il loro corpo sarà considerato un fatto indegno per un essere civile, evoluto, maturo, intelligente; sarà perché l’essere umano avrà finalmente una coscienza in grado di percepire l’universale sofferenza degli animali e si rifiuterà di essere complice di questo millenario olocausto.

Chi non si nutre di animali per motivazioni salutistiche difficilmente è capace di coerenza per lungo tempo. Chi lo è per motivazioni ecologiche difficilmente rinuncerà del tutto ai piaceri gastronomici. Anche la consapevolezza dell’impatto sulla fame nel mondo difficilmente porterà gli stessi operatori alla rinuncia dello sfruttamento degli animali. Per questo essere vegan per motivazioni diverse da quelle etiche non basterà a salvare gli animali dalla schiavitù umana: solo una nuova coscienza umana aperta alla maturità dello spirito e alla nuova civiltà universalista, giusta e compassionevole, responsabile ed evoluta, libererà gli animali dal sistematico massacro e porrà le basi di un mondo migliore dell’attuale.

Sarà l’etica dell’ Universalismo a rendere l’essere umano capace di preservare l’ordine naturale delle cose, passando dalla coscienza individuale alla coscienza collettiva, superando lo steccato antropocentrico per estendere il diritto all’esistenza dall’uomo ad ogni essere senziente: saranno i valori fondamentali dello spirito universalista a rendere possibile il positivo comportamento anche tra gli umani.

Chiedere molto a se stessi e poco agli altri questa credo sia la strategia migliore per aprire brecce nella mente e nella coscienza di chi non si cura né di se stesso né del destino collettivo.

Ma nessuna rivoluzione si attua in un giorno: ognuno ha tempi diversi di maturità e consapevolezza.
Ecco dunque che la possibilità di liberare gli animali dalla tirannide umana passa inevitabilmente attraverso la crescita civile, morale e spirituale della specie umana, di ognuno di noi. Solo se l’uomo sarà migliore gli animali saranno salvati, risparmiati, liberati, affrancati: dalla liberazione della sconfinata massa di schiavi/morituri, che da millenni implorano inascoltati, l’uomo salverà se stesso, dalla sua stessa insensata, primordiale violenza fratricida: questa è la condizione per la pace.

Franco Libero Manco

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Commento ricevuto:

Papa e macellaio – Scrive Marco Bracci: “Con questo messaggio http://video.repubblica.it/vaticano/il-papa-ai-bambini-anch-io-mi-arrabbio-ma-non-mordo/223613/222869?ref=vd-auto il papa macellaio tranquillizza i bambini: “Pur avendo avuto da piccolo il desiderio di diventare un macellaio, guardate oggi cosa sono, un Papa. Perciò non preoccupatevi, mangiate pure carne e non date ascolto a quei rompiballe che dicono che gli animali soffrono, che sono esseri viventi creati da Dio, proprio come gli uomini, che la carne fa male, …. tanto, potrete comunque diventare Papa, un giorno. Ed è bello vederla sul bancone tagliata a pezzi.” E io aggiungo: “addirittura a me (cioè a lui) piace la carne cruda.” (Da un’intervista alla suora che gli prepara i pranzi). Il Papa aveva proprio bisogno di fare questa propaganda, perché l’Italia, seconda al mondo dopo l’India, ha 7 milioni di vegetariani/vegani su 55 milioni. E lui sa benissimo che l’Italia ha il potere di trainare molti altri Paesi e che se crolla il mercato della carne e dei latticini, crolla l’industria farmaceutica e di conseguenza anche tutto il potere della chiesa cattolica romana. E crollerà, perché il Cristo ha detto: “Saranno gli animali che salveranno il salvabile, e non gli uomini.”

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