La disumana legge “fornero” punisce soprattutto le donne….

Lunario Paolo D'Arpini 26 novembre 2015

donne sulle barricate

“Non è l’opzione donna la soluzione al problema delle donne”, perché anticipare l’età pensionabile con questo meccanismo “è un sacrificio talmente enorme che poche persone possono permetterselo”. Lo ha affermato il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, durante un’audizione alla commissione Lavoro della Camera su donne e previdenza, secondo quanto riporta l’agenzia Agi. La Cgil ha consegnato un testo in audizione.

Parlando delle novità introdotto nella Legge di stabilità 2016, ha spiegato, l’opzione donna “è un meccanismo che c’era già, la legge lo affronta e speriamo che lo completi, perché cosi’ com’è esclude una parte delle donne, quelle che raggiungono i requisiti nell’ultimo trimestre dell’anno”. Il provvedimento prevede infatti che l’opzione donna sia possibile se si raggiungono i requisiti per il diritto entro il 31 dicembre 2015, ma prevede anche che si applichi l’aumento relativo alla speranza di vita e la finestra mobile. Il sindacato rileva come l’applicazione di tre mesi di aumento per la speranza di vita crei situazioni di disparità di trattamento tra le lavoratrici, a seconda del loro mese di nascita, negando la possibilità di opzione a quelle che compiono 57 o 58 anni nel mese di ottobre: “La norma relativa all’incremento dell’ età va cancellata. Non è una correzione che costa ed eviterebbe queste disparità”.

La settima salvaguardia degli esodati, inoltre, “se non verrà corretta sarà soltanto un’ulteriore penalizzazione per le lavoratrici”. In particolare, “viene ancora fuori l’accanimento contro le donne, laddove si prevede che dalla salvaguardia dei lavoratori con contratto a tempo determinato siano esplicitamente esclusi i lavoratori agricoli e i lavoratori con qualifica di stagionali”. In base ai dati Inps, infatti, su 900 mila addetti all’ agricoltura 781 mila sono donne, moltissime sono le donne anche tra gli stagionali. “Tale esclusione non ha alcuna ragione di essere”, per il segretario.
Insomma, sulle donne c’è “accanimento infinito” in tema di pensioni, spesso portato avanti in nome di “una malintesa parità”. “La parità – ha aggiunto Lamonica – non comincia dalle pensioni”, visto che in Italia la percentuale delle donne occupate è pari al 46% contro una media europea del 60%, i bambini nei nidi sono pari al 18%, i salari rosa sono inferiori del 30% a parità di mansioni. “E’ evidente – ha concluso – che la riforma Monti-Fornero deve essere profondamente modificata reintroducendo nel sistema gradualità, flessibilità e solidarietà”.

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