Geopolitica ed esportazione “democratica” – Aspettiamoci una excalation di baccano… con Putin direttore d’orchestra e obama ai timpani

Lunario Paolo D'Arpini 8 ottobre 2015

e mo'?

Con la denuncia dell’inquinamento causato dalle vetture Volkswagen è cominciato quello che per ora è il confronto, ma che si evolverà in scontro fra Nord America ed Europa. Gli attori sono ovviamente SUA e Grande Germania. La causa occasionale sono le polveri sottili.

Cosa che fa sbellicare dalle risa, se non fosse tragica. Che gli yankee, i peggiori inquinatori del mondo insieme alla Cina, utilizzino questo strumento, porta alla memoria le favole che ci raccontavano da bimbi: “non guardare la pagliuzza nell’occhio dell’altro, quando nel tuo c’è una trave”.

Lo capisce anche un membro della casta, cioè il peggio del peggio dell’inutilità incapace, che la causa occasionale automobilistica è il grido disperato dei Nord Americani, avviati al declino previsto, annunciato ed inevitabile.

La riprova è il comportamento dello Zar Russo, Putin. Non ha aspettato un secondo. E lo Zar ha mandato i suoi soldati (“addestratori”), la sua Marina da Guerra, i suoi cacciabombardieri in aiuto di Assad, il siriano. E’ andato a vedere il bluff americano. E Obama è nei guai seri. Ottiene due vantaggi, il Russo. Primo, appoggia Assad alleato e bombarda non solo l’Isis, ma anche i mercenari che i media occidentali spacciano per ribelli “moderati” siriani (siderale balla mediatica), e li prende a bombe e missili.

Secondo, obbliga Obama a dire che sì, se bombarda i tagliagole fa bene, magari mettendosi d’accordo con gli yankee. Cosa che Putin non ha nessuna intenzione di fare: mica è sprovveduto, lo Zar. Ha in mano il bandolo della matassa e non lo molla, così gli SUA imparano a tentare di strangolarlo con la caduta organizzata del prezzo del petrolio, clava finanziaria americana contro i “nemici”, cioè quelli che non ubbidiscono: Russia, Iran, Venezuela…

Aspettiamoci un’escalation di baccano, in Medio Oriente. E non solo. E così facendo Putin ha di fatto mandato nel dimenticatoio la faccenda Ucraina, col tentativo dei poteri forti (con i soldi di Soros, Goldman Sachs europea) di destabilizzare l’Europa. Forse ci proveranno nei Paesi Baltici, gli americani: hanno mandato 5000 marines in Lituania, ma i Russi hanno rafforzato il loro schieramento e la Germania ha arricciato fortemente il becco. Mica le sta bene il baccano vicino, troppo vicino a casa. Meglio sopportare la ritorsione delle polveri sottili, per ora…

I tedeschi misurano il loro tempo in decenni: hanno imparato la lezione.

I francesi, al solito, starnazzano. Si credono di essere una grande potenza perché hanno un paio di bombette. E finiscono per fare la servetta di turno: vogliono l’euro (ordine americano) per frenare il Super Marco; fanno casino in Libia e noi ci becchiamo le conseguenze; si credono di contare qualcosa perché vanno a bombardare le sabbie siriane… Di Napoleone non ne nascono mica tanti, e per di più con sangue toscano……
Tutta ‘sta manfrina per mettere in evidenza una verità sacrosanta: i Paesi NATO che ho citato si dichiarano ferocemente democratici. Al punto di dire di voler esportare la democrazia a costo di massacri a quantità industriale. Solo in Iraq si contano almeno un milione di morti ammazzati. In Siria i democratici hanno causato non meno di trecento mila morti e cinque milioni di profughi. La Libia sfugge ad ogni censimento, ripiombata in un medioevo tribale in virtù della “democratizzazione”.

Quello che sarebbe divertente, se non si parlasse di esseri umani, è il teatrino che i “democratici” sono costretti a recitare per giustificare la loro bavosa brama di petrolio, materie prime strategiche e posizioni geopoliticamente importanti. Sembra un’opera buffa il carosello di facce fra il compunto e il determinato che la televisione – linguetta ci propina. Falsi e bugiardi come la democrazia impone, sono abilissimi a dare per scontato che loro sono belli buoni bravi ed eroici perché vanno massacrando in nome di un bene supremo: Democrazia, democrazia…

exalation democratica

E quando i fatti (l’uomo adulto e scettico e cinico, cioè civile, non è libero di fronte all’evidenza: due più due fa sempre quattro), quando i fatti, dicevo, dimostrano come non sia la “democrazia” ma la forza del proprio interesse a muovere le vicende della storia, allora la contraddizione stride e si sente il digrignar di denti. Arrampicarsi sugli specchi della falsità è sempre difficile, ma se gli specchi storici sono stati cosparsi con la vaselina dell’evidenza, allora la faccenda diventa impossibile. E le parole dei “democratici” diventano bestemmie, vomito storico, liquame morale.

“Ma la democrazia vuol dire libertà”, recita il giuda di turno. Libertà? Siamo liberi di dire tutto quello che vogliamo, tanto non conta nulla, non vale niente. Meno di un segno sulla sabbia, cancellato dall’onda finanziaria dei poteri forti. Crediamo di essere liberi perché mettiamo una croce su una scheda. Illusione per chi vuole essere ingannato e fottuto. Conta ancora meno di quello che diciamo, cioè zero. Siamo “liberi” solo di pagare le tasse, senza avere quasi contropartita dal potere. Potere che ha venduto se stesso e il Paese in cambio della possibilità di arraffare. Ma anche con i media – linguetta pressoché totalmente nelle mani dei soliti, anche quella mistificazione giuridica che sono le elezioni (abominio umano, infingardaggine storica) fanno terrore nei Paesi meno strutturati, meno “Nazione”, meno coesi.

La nostra bella, amata e dannata Italia ne è un esempio da tramandare. Non ne parlo anche perché la vergogna vincerebbe sull’amore che ho per la mia Terra.

Stralcio di una lettera di Fabrizio Belloni

il cerino

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