Discorso sul “debito pubblico”, con gli interessi da pagare (a chi?)

debito pubblico

Non credete che il debito pubblico italiano dipenda anche dagli interessi che ci dobbiamo pagare sopra? Come mai che nonostante tutte le manovre il debito pubblico continua ad aumentare? A me pare un suicidio assistito il fatto che al debito si debba aggiungere debito, a chi li stiamo pagando questi interessi? Non certo allo Stato, anzi è lo Stato che li sta pagando alla BCE ecc. ecc. Avete mai sentito parlare del divorzio fra la Banca d’Italia e il Tesoro?

” ….. Nel 1981, con il cosiddetto divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia, quest’ultima non fu più obbligata a pagare il debito attraverso l’emissione di moneta. Da questo momento in poi, lo stato italiano doveva reperire in toto capitali sui mercati privati, ciò comportò un’esplosione del debito pubblico a causa degli alti tassi d’interesse offerti dai mercati per il finanziamento della spesa pubblica italiana, che in quegli anni viaggiavano intorno al 15-20%. Il culmine fu raggiunto nella prima metà degli anni novanta. Nel 1994, infatti, fu raggiunto il record di un indebitamento pubblico al 121,8% del PIL, mentre quelli di Francia, Germania e Regno Unito si attestavano rispettivamente al 49,4%, 47,7% e 43%[32]. A questo punto la riduzione del debito non era più prorogabile, soprattutto se l’Italia voleva entrare nella nascente Unione Monetaria Europea. Infatti secondo il Trattato di Maastricht, il rapporto deficit/PIL doveva essere sotto il 3%, e il rapporto debito/PIL sotto il 60%; e nel caso questi parametri non fossero rispettati, bisognava dimostrarsi in grado di avvicinarcisi il più velocemente possibile. Fu così che a partire dal 1992 la politica economica del Paese si concentrò principalmente sulla riduzione del disavanzo del bilancio delle amministrazioni pubbliche e sulla conseguente riduzione del debito nazionale.
A partire dalla fine della Seconda guerra mondiale, l’Italia ha conosciuto profondi cambiamenti economici che l’hanno portata a diventare, nei decenni successivi, una delle maggiori potenze economiche mondiali, grazie ad un continuo processo di crescita economica, durato fino alla fine degli anni novanta del secolo scorso” (Fonte: WIKIPEDIA)

Caterina Regazzi

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Commento di Paolo Pinghini: ” …gli interessi del debito pubblico italiano li incassano gli italiani stessi, attraverso Bot, Btp e Cct.. e, oltretutto, non sono mai stati così bassi (lo zero virgola sui Bot e l’uno per cento su Btp quinquennali), e questo grazie all’Euro e la Bce… se non riusciamo a far diminuire il debito è solo perché abbiamo una spesa pubblica (corrente) fuori controllo, a metà strada fra uno stato assistenziale e uno stato socialista..”

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Commento integrazione di Giorgio Vitali:
“IL VERO PROBLEMA DELL’ITALIA DI OGGI è QUESTO: CIASCUNO SI SENTE IN DIRITTO DI DIRE KAZZATE. E SE ESISTE E SI PROPAGA UNA SOSTANZIALE INCULTURA è ANCHE PERCHé TUTTE LE MEZZE TACCHE E TUTTE LE DEMI-VIERGES RITENGONO VENUTO IL LORO MOMENTO. GIUSTAMENTE CATERINA FA NOTARE ALCUNE COSE CHE DOVREBBERO ESSERE CONOSCIUTE DA CHI PARLA A VANVERA DI DEBITO PUBBLICO. A QUANTO SCRITTO DA CATERINA PERò VA AGGIUNTO CHE, PROPRIO NEGLI ANNI CHE LEI CITA è STATA ATTUATA ANCHE LA PRIVATIZZAZIONE DI BANKITALIA. PROPRIO IERI, DURANTE UN CONVEGNO DEDICATO ALLA PRESENTAZIONE DELL’ULTIMO NUMERO DELLA PREZIOSA RIVISTA L’UOMO LIBERO, GIUNTA FORTUNOSAMENTE AL N. 78, IL DIRETTORE, FABRIZIO FIORINI, CI RICORDAVA CHE I 3/4 DEL COSIDDETTO “DEBITO PUBBLICO” SONO COSTITUITI DAGLI INTERESSI DA PAGARE AGLI STROZZINI DELLA BCE o agli GNOMI D’OLTRE OCEANO (WALL STREET, Bretton Woods: FMI, Banca Mondiale, Banca dei regolamenti e quant’altro) CHE STAMPANO BANCONOTE DAL NULLA.
Sempre sul n. 78 della rivista, Mario Consoli, uno dei fondatori del periodico, scrive…OGGI A COMANDARE SONO I SIGNORI DEL DENARO ED I POLITICI DA LORO PREZZOLATI COL RELATIVO CODAZZO DI CORROTTI E PROFITTATORI. LE TUTELE SONO SALTATE. LO STATO SOCIALE RICEVE GLI ULTIMI COLPI. IL LIBERO MERCATO DEVE COINVOLGERE TUTTO. RIGUARDA LE MERCI, I COMMERCI, I TRAFFICI VALUTARI, DEVE RIGUARDARE ANCHE IL POSTO DI LAVORO.E’ IL TEMPO DELLA MOBILITA’.

Ma tutto questo, come abbiamo visto, provoca incertezza, instabilità, sfiducia nel domani. E ciò rappresenta la contraddizione finale del potere mondialista.

Il motore trainante di questo potere è stato infatti il consumismo e la crescente attesa di benessere materiale. Il consumismo ha indotto interi popoli a indebitarsi e la certezza dell’incremento della quota di benessere economico è stato il prezzo pagato per digerirela perdita d’indipendenza, di sovranità, per subire passivamente il tramonto dei valori tradizionali, l’obsolescenza delle identità e la mancanza di tutele delle giovani generazioni. Un’orgia di smodato ottimismo per decenni ci ha fatto piegare le ginocchia di fronte al DIO DANARO. Oggi, invece, il domani fa paura. Non si firmano, con la consueta leggerezza, pacchi di cambiali per comprare beni inutili che si sa di NON poter pagare. i giovani NON acquistano più casa, non si sposano e fanno meno figli. Non contraggono più mutui che le banche peraltro NON sono più disposte a concedere. la fine del posto fisso sta diventando un bastone infilato nelle ruote del carrozzone consumista. Dall’inflazione si è passati alla recessione……
Detto fra noi, a me non dispiace che tanti giovani, che a suo tempo furono chiamati bamboccioni, e lo sono tuttora, sbattano una volta per tutte la faccia nella realtà della vita. Federico Nietzche diceva che ci voleva una guerra per ogni generazione. Certamente non conosceva le guerre del XXI secolo e non immaginava quelle che stiamo combattendo NOI tutti oggi..guerre apparentemente NON guerreggiate, apparentemente NON sanguinose, anche se il numero dei suicidi va sempre più aumentando assieme ai delitti intrafamigliari ed a quello che è stato definito femminicidio, tutti frutti della scompaginazione sociale provocata dalla privatizzazione e dal dominio dell’usura su tutti i popoli…meno quelli che si stanno risvegliando…ovviamente. CI sono poi tanti giovani preparati che, frustrati in Italy, scelgono la via dell’esilio dove trovano spesso successo personale e soddisfazione professionale. Questi giovani costituiscono la terza ondata migratoria italiana, meno disperata di quelle precedenti di fine ottocento o di fine anniquaranta del 900.
E tuttavia spetta ancora a NOI rimboccarci le maniche come abbiamo fatto nella nostra gioventù, anche CONTRO i CRETINI atrabiliari che prendono sempre le difese dei padroni di turno, paghi della loro posizione servile. GV”

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