Messaggio telegrafico per il nuovo anno 2015

telegrafo senza fili

Abbiamo trascorso un 2014 “senza tempo” ricco di tasse, sofferenze e tante promesse.
Il popolo dello stivale non conta più nulla ne in Patria e molto peggio all’estero.
Dall’inferno di ghiaccio Draghi alla Repubblica e Bretella al Consiglio,
ne vedremo delle belle, senza Giustizia, senza sindacati e senza opposizione,
certamente non andremo lontano, il debito pubblico è stato girato ai minchioni.
I Diritti, l’innovazione, il progresso e l’informazione sono stati uccisi.
Nel 2015 la Politica continuerà a defecare imposizioni, speranze e coglionate.
Nell’anno che c’è già, canteremo tutti insieme: la ripresa è qua,
anzi è la, o forse più in la, io la vedo già, naturalmente soltanto per
Don Chisciotte, Arlecchino e Pulcinella, sarà proibito ridere senza piangere.
Non disperate, a scavare la fossa ci penserà Bretella, continuando a chiudere fabbriche,
decretando ferie in quantità ai lavoratori stanchi dal dolce far niente.
Importeremo sempre di più dalla Russia e dalla Cina, le nostre necessità,
compreso Amministratori e Politici pagando in oro,
di guerra in vista non si sa, ma l’Euro nessuno lo vorrà,
una cosa è certa come prevedeva quello statista lungimirante:
“Un giorno non lontano o Tutti Rossi o Tutti Gialli,
per adesso siamo soltanto tutti al verde, il Blu e il Giallo sono già cancellati,
Manca l’ultimo sforzo per terminare il gelato che a primavera si scioglierà.

Anthony Ceresa

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Integrazione:

“La fine della civiltà, di cui si discorre, della civiltà in universale, è non l’elevamento ma la rottura della tradizione, l’instaurazione della barbarie, ed ha luogo quando gli spiriti inferiori e barbarici, che, pur tenuti a freno, sono in ogni società civile, riprendono vigore e, in ultimo, preponderanza e signoria. Allora questi, incapaci di risolvere in sé innalzandola a maggiore e migliore potenza la esistente civiltà, la scalzano, e non solo soverchiano e opprimono gli uomini che la rappresentano, ma si volgono a disfarne le opere che erano a loro volta strumenti di altre opere, e distruggono monumenti di bellezza, sistemi di pensieri, tutte le testimonianze del nobile passato, chiudendo scuole, disperdendo o bruciando musei e biblioteche e archivi, e facendo altre e simili cose, come si è visto e si vede, o che questo accada per ignoranza e incuria, o per allegro spirito di distruzione, o per meditato proposito. I rappresentanti della civiltà, e coloro che sarebbero disposti e volenterosi di continuarne o ripigliarne l’opera, sono posti in condizione d’inferiorità e d’impotenza, ancorché l’animo loro resti indomito e non si accasci come chi si vede privo di mezzi pratici del suo fare e deve ripiegarsi, disperando, su se stesso in un modo di vivere che è semplice attesa della morte. Di ciò gli esempi non occorre cercarli nelle storie remote, perché le offrono quelle dei giorni nostri in tanta copia che perfino se n’è in noi attutito l’orrore.”

Benedetto Croce

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