Rivisitazione del rapimento (e morte) di Aldo Moro alla luce di nuovi fatti

Lunario Paolo D'Arpini 24 marzo 2014

“Caso Moro, ex poliziotto all’Ansa: “I Servizi aiutarono le Br in via Fani” L’ispettore Enrico Rossi, ora in pensione, rivela il contenuto di una lettera scritta da uno dei due presunti passeggeri della Honda che bloccò il traffico il giorno del rapimento, il 16 marzo 1978: “Dipendevo dal colonnello del Sismi Guglielmi. Dovevamo proteggere i terroristi da disturbi di qualsiasi genere”. Nella missiva anche dettagli per risalire all’altro agente alla guida del mezzo, ma l’indagine fu ostacolata…”
(il Fatto Quotidiano)

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Dagli anni di piombo ai ‘rivoluzionari’ del 9/12/2013, anche i servizi segreti … ‘non sono più quelli di una volta’ .
Sequestro Moro: «Le Brigate rosse coperte dai servizi segreti italiani»
…Noi ‘complottisti’, ovvero cercatori di giustizia e verità, e quindi ’scopritori di complotti’, lo sapevamo già (anche che la vera regia fu di CIA e MOSSAD), ma per gli altri milioni di italiani ancora sotto l’ipnosi dei partiti e media del centrodestrasinistra, queste rivelazioni dovrebbero essere una potentissima sveglia…ma il sonno più profondo è quello di chi, per convenienza, finge di dormire…

Ieri 23 marzo su Il Secolo XIX
Roma – Due uomini dei servizi segreti sulla moto Honda, presente in via Fani il 16 marzo 1978 mentre le Brigate Rosse (da sole?) rapivano Aldo Moro emassacravano la sua scorta. Da quella moto partirono colpi di mitraglietta contro un testimone e fu quella moto che bloccò il traffico. La confessione post mortem di qualcuno che sapeva e le rivelazioni di un poliziotto riaprono i dubbi su uno dei passaggi più oscuri della storia italiana. E infatti nel racconto diEnrico Rossi, ispettore di pubblica sicurezza in pensione, si parla anche di prove distrutte dopo una breve indagine della magistratura romana.
Rossi ha parlato con Paolo Cucchiarelli, un giornalista dell’agenzia Ansa. «Tutto è partito – ha spiegato – da una lettera anonima scritta dall’uomo che era sul sellino posteriore della Honda in via Fani. Diede riscontri per arrivare all’altro, quello che guidava la moto».
Rossi, che vive a Torino spiega con puntiglio e gentilezza sabauda che, secondo colui che inviò la lettera anonima – che si qualificava come uno dei due sulla moto – gli agenti avevano il compito di «proteggere le Br da disturbi di qualsiasi genere. Dipendevano dal colonnello del Sismi Camillo Guglielmi (…)
continua su http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2014/03/23/AQfvgyCC-sequestro_italiani_brigate.shtml

Travaglio su Sofri e i servizi.
..(Sofri) …che rapporti aveva col prefetto Federico Umberto D’Amato, allora capo dell’Ufficio affari riservati del Viminale? Sofri lo cita sette volte, quasi di passaggio, per smontare il bellissimo dialogo “letterario” D’Amato-Calabresi immaginato da Giordana nel suo film.
E in una nota se la prende con Cucchiarelli per aver ipotizzato una joint venture Sofri-D’Amato nei delitti Calabresi e Rostagno. Ora, nel maggio 2007 fu proprio Sofri a rivelare sul Foglio che nel 1975-‘76, tre-quattro anni dopo il delitto Calabresi, “uno dei più alti esponenti” dei servizi segreti “venne a propormi un assassinio da eseguire in combutta, noi e i suoi affari riservati”.
Poi, in un successivo articolo, ritoccò la prima versione e svelò che Mister X era proprio D’Amato: “Mi chiese un incontro, tramite un conoscente comune… venne a casa mia… mi disse che si trattava dei Nap, i Nuclei armati proletari. Che tutti sapevano come alcuni fra i loro membri avessero rotto con Lc accusandola di non voler passare alla lotta armata… Che era interesse comune toglierli fisicamente di mezzo (‘Fisicamente?’ ‘Fisicamente!’), ciò che avrebbe potuto avvenire con una mutua collaborazione e la sicurezza dell’impunità… Non mi propose di prender parte a un omicidio, ma a un mazzetto di omicidi… Prima che finisse gli avevo indicato la porta…”.
PIAZZA FONTANA
D’Amato, figura centrale nei depistaggi su Piazza Fontana e non solo (la “pista anarchica” e le false veline su Calabresi addestrato dalla Cia erano farina del suo sacco), è morto nel 1996. Solo Sofri può spiegare perché mai un personaggio così bene informato si rivolse proprio a lui, se l’avesse saputo estraneo alla pratica dell’omicidio politico: forse sapeva di andare a colpo sicuro, senza temere di esser denunciato?
Già: perché Sofri non denunciò subito la cosa, ma attese 11 anni dopo la morte di D’Amato? A Lotta continua non mancava il background per fingere di stare al gioco e registrare colloqui compromettenti per un uomo delle istituzioni: possibile che il capo di un’organizzazione rivoluzionaria si sia lasciato sfuggire l’occasione di dimostrare ciò che Lc ripeteva da anni, dalla “strage di Stato” in giù, e cioè che le istituzioni avevano le mani grondanti di sangue?

Fernando Rossi

(fonte http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-travaglio-intravaglia-sofri-primo-buco-se-le-carte-giudiziarie-non-valgono-quando-servono-37446.htm)

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Commento ricevuto:

Solo uno scemo può non vedere nella storia delle BR i lati oscuri. Ad esempio: certi strani viaggi di Moretti a Parigi ed in Calabria, mai chiaramente spiegati; l’appartamento covo di via Gradoli, affittato da Moretti in un complesso dove spiccavano vari alloggi di società fiduciarie dei “servizi” (e la cosa era nota); alcune armi e cartucce ritrovate alle BR e risultate di sospetta provenienza militare, così come la stamperia brigatista di via Foà a Roma realizzata con macchinari già del Sid, e altro ancora. Senza considerare i ripetuti tentativi del Mossad, riferiti da molti, di aiutare le BR.

Ma sopratutto non si spiega assolutamente l’assurdo e incredibile comportamento delle BR nel rapimento Moro. Non solo le BR uccidono un ostaggio che sottoposto a “processo popolare” ha parlato e detto tutto e di più, e lo uccidono nonostante il parere contrario di vari strati della sinistra extraparlamentare e dell’autonomia, ben sapendo che gli americani lo vogliono morto, gli israeliani lo vedono come il fumo negli occhi e buona parte della stessa DC ha lasciato capire di non gradirne il ritorno sulla scena politica, ma soprattutto occultano e fanno sparire, ancora a sequestro di Moro in corso, tutte le “confessioni”, importantissime e devastanti che Moro aveva fatto ai suoi carcerieri.

Confessioni che sarebbero state oltremodo destabilizzanti, più di mille “azioni di fuoco”, per quello Stato che i brigatisti dicevano di combattere.

Si pensi solo che Moro aveva praticamente dettagliato alle BR delle ingerenze USA e israeliane in Italia, delle faide tra i servizi segreti nostrani, dei traffici tra Sindona e la DC, dello scandalo Lockeheed, della strategia della tensione e delle bombe di Piazza Fontana, dei vari traffici di Andreotti, della fuga procurata di Kappler e, cosa più importante, aveva confidato il delicato segreto di Stato circa la struttura di Gladio!

Ma poco, anzi quasi niente, di tutto questo venne reso pubblico e i verbali con le bobine degli interrogatori vennero fatti sparire, tanto che una parte è rimasta sconosciuta.

Maurizio Barozzi

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Mio commentino: “Per non parlare delle famose 500 lire emesse direttamente a nome della Repubblica Italiana, bypassando il signoraggio bancario (di Bankitalia, banca privata), anzi questa è la cosa più importante, non dimentichiamo che per la stessa ragione anche un presidente degli USA, che si mise di traverso alla FED, fu fatto fuori.. (trattasi di J.F.Kennedy)”

Nota integrativa di Giancarlo Murgia: Nel 1966 fu stampata la banconota da 500 lire. Il fronte rappresenta la testa della ninfa Aretusa attorniata da vari simboli: i delfini e l’aquila con i serpenti. Le cornucopie appaiono invece in filigrana. Le dimensioni sono 110 x 55 mm. Era un biglietto di stato a corso legale, non emesso dalla Banca d’Italia, ma stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e firmato dal tesoriere del ministero del Tesoro. Si trattava, dunque, di un titolo non pagabile dalla Banca d’Italia, ma emesso direttamente dallo Stato. Era in effetti dal punto di vista legale una moneta, ossia un titolo il cui signoraggio spettava allo Stato e non alla banca centrale, come dimostra la dicitura “Repubblica Italiana” al posto di “Banca d’Italia”. In effetti sostituiva, per motivi di costi la moneta argentea da 500 i cui costi di produzione avevano ormai raggiunto il valore effettivo, a causa del crescere della quotazione dell’argento.

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Commento di Vincenzo Zamboni: “Roma, 4 aprile 1978. La polizia aveva predisposto l’intercettazione delle sei linee telefoniche del Messaggero per individuare il telefonista delle BR, e bloccarlo, ma quando giunge la telefonata che preannuncia il nuovo comunicato, il numero quattro (e la lettera di Moro a Zaccagnini in cui il presidente della DC rinnova gli appelli alla trattativa; nella Dc una minoranza favorevole al dialogo con il partito armato, capeggiata da Amintore Fanfani, prenderà contatti con il Psi di Bettino Craxi), tutte le derivazioni sono bloccate, e la polizia non può fare nulla… I rappresentanti tedeschi dei Servizi di Sicurezza di Bonn e gli uomini dell’Antiterrorismo della Germania Occidentale svolgono in queste ore una frenetica attività a Roma” (Mino Pecorelli, Op).
Ancora 36 anni dopo, sarebbe interessante sapere chi fosse in grado di mettere in scacco l’intera polizia italiana e pure quella tedesca.
Anche perché, secondo quanto ricordo, durante il rapimento in via Fani tutte le linee telefoniche della zona risultarono bloccate.
Come fecero le Brigate Rosse, da anni spiate ed infiltrate dai servizi segreti, ad ottenere simili impeccabili risultati?”

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