La Crimea non è Kiev – La propaganda occidentale non sfonda con 2 mossette, un petardo, 4 seni al vento e dieci lattine di cocacola distribuite gratis alla folla

toh.. improvvisamente e nel giro di una nottata le notizie sull’Ucraina cambiano. Domenica (2 marzo 2014) i giornalacci del potere esibivano titoloni ed articoloni sull’imminente intervento Nato contro l’invasione russa della Crimea (da notare che la Crimea “è sempre stata russa”), lunedì è già tutto relegato in dodicesima pagina, con la menzione di smorfie stizzose e bocche storte da parte di Francia ed Inghilterra (nemici storici della Russia), con l’annotazione dell’arringa di Bernardo Enrico Levy che inneggia alla “rivolta libertaria”, e qualche pernacchietta di Obama che propone di cancellare il G8 di Sochi. Stranamente la Merkel prende le distanze da questi lai e parla di “dialogo”. Intanto le truppe ucraine che dovrebbero affrontare i russi disertano e passano al “nemico”, nemmeno un colpo sparato, solo accoglienze trionfali per gli “invasori” (forse meglio definirli liberatori). Persino il comandante in capo della marina ucraina fa sventolare sulla nave ammiraglia la bandiera russa. A parlar male dei russi resta la solita cricca sionista con il coro d’accompagnamento di ong “umanitarie” e donnine a seno scoperto (pagate un tanto a centimetro). Ma la gente comune (una volta tanto) ha capito che l’orso russo sta a casa sua e non conviene andarlo a disturbare nella tana. Dello stesso parere è anche l’Oriental Revieuw che scrive:

Il prezzo che Obama pagherà in Ucraina

“Gli Stati Uniti hanno perso la guerra di propaganda in Ucraina. Il presidente Obama ha fatto una dichiarazione reticente e insensata che il Washington Post ha intitolato “Ci saranno dei costi”. Ha pronunciato frasi stereotipate come “il popolo ucraino merita la possibilità di decidere il proprio futuro”, proponendo alla Russia di prendere “parte allo sforzo della comunità internazionale per sostenere la stabilità e il successo di un’Ucraina unita”, lamentandosi della presunta violazione “della sovranità ed integrità territoriale dell’Ucraina” assicurando che “gli Stati Uniti sostengono gli sforzi del suo governo e sostiene la sovranità, l’integrità territoriale e il futuro democratico dell’Ucraina”. Sembra che l’amministrazione degli Stati Uniti non sia preparata agli sviluppi della crisi ucraina. Le azioni sincronizzate delle nuove autorità della Crimea e la conferenza stampa del Presidente Victor Janukovich a Rostov-sul-Don hanno avvantaggio legalmente in modo innegabile la controparte in Ucraina, che non è pronta a riconoscere il “governo” illegittimo imposto dall’euro-tumulto a Kiev di tre giorni fa. Gli Stati Uniti non hanno strumenti concreti per destabilizzare la Crimea, di fatto controllata dalle forze della resistenza antigolpista ucraina, mentre lo status giuridico di Victor Janukovich (per tutto ciò che ne pensiamo come persona e figura politica) è indubitabile. Fin dall’inizio della crisi in Ucraina, era chiaro che l’obiettivo degli Stati Uniti non era imporre un governo filo-statunitense a Kiev, ma piuttosto fare dell’Ucraina un punto d’attrito nelle relazioni Russia-Europa. Gli eventi sanguinosi in Piazza Indipendenza sono stati organizzati in modo da trascinare la Russia nel caos ucraino. Gli strateghi di Washington pensavano che Mosca cadesse incautamente nelle sporche trappole di Polonia, Ungheria e Romania nella “federalizzazione dell’Ucraina” e negli scontri di piazza contro i teppisti fascisti a Kiev.
Il Cremlino ha inaspettatamente interrotto l’abile pausa politica dopo l’aggressione tentata in Crimea contro il ministero degli Interni di Simferopol, da parte di unità speciali non identificate inviate da Kiev. Fino a quel momento l”inazione’ russa è stata molto più potente delle migliaia di azioni nevrotiche a Kiev e delle dichiarazioni di Washington. La mossa russa sarà ancor più impressionante. Di tutte le “parti interessate” alla crisi ucraina, la Russia è l’unica potenza globale che dimostra capacità di agire nel quadro del diritto internazionale e di prendere decisioni responsabili e sovrane. Ironia della sorte, la Crimea di oggi è probabilmente l’unica regione in cui la Costituzione dell’Ucraina è ancora rigorosamente vigente. Il referendum sulla questione di un’ampia autonomia, annunciato per il 30 marzo 2014, è stato avviato nel pieno rispetto della legislazione nazionale. La presenza militare russa in Crimea è anche regolata dalla convenzione del 1997 tra Russia e Ucraina riguardo la base della Marina russa di Sebastopoli. Il nuovo governo della Crimea, a differenza di quello centrale di Kiev, è stato nominato dal corpo legislativo locale seguendo la corretta procedura legale.
Quindi il messaggio di Mosca al presidente Obama è semplice. Siamo i veri garanti della sovranità ucraina. Proteggiamo il suo presidente in carica, eletto dal popolo ucraino con voto libero e concorrenziale nel 2010, dalle minacce personali e dirette delle “nuove autorità” illegittime. Negli ultimi tre mesi, a differenza di voi, non abbiamo interferito nel processo politico in Ucraina, mentre la vostra assistente del segretario di Stato distribuiva panini ai “manifestanti pacifici” a Kiev ed insultava i vostri interlocutori europei. Abbiamo seguito alla lettera lo spirito della legge internazionale, che vi piaccia o meno. E oggi diamo speranza a milioni di ucraini russi che rifiutano categoricamente le autorità banderiste a Kiev. Difendiamo il loro diritto a decidere del proprio futuro. Quindi, renderete conto dei miliardi di dollari investiti per anni nel piano chimerico della rivoluzione arancione in Ucraina, divenuta nella sua seconda edizione bruna. Sconterete i mesi di espliciti incitamenti ai disordini e alla disubbidienza civile contro le autorità legittime ucraine, commessi dai vostri funzionari e congressisti. Sarete responsabili del riconoscimento del torbido “gabinetto” di Kiev, non solo privo di qualsiasi sostegno pubblico in Ucraina, ma anche di risorse reali per garantire un livello minimo di vita e lo stato di diritto in questa nazione di 45 milioni di abitanti trascinata in una “transizione” inesistente, inventata dai vostri incompetenti consulenti di politica estera. Questo è il prezzo che pagherai per l’Ucraina, presidente Obama.”
(Oriental Review – Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora)

Insomma, la Nato-UE sperava con quattro mossette e due petardi in piazza a Kiev di papparsi l’Ucraina ma qualcosa non ha funzionato. Si sono cacciati in una situazione che non possono gestire come speravano…

Paolo D’Arpini

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Commento di F.B.: “Il capitalismo è un morto che cammina, nonostante gli sforzi di accanimento terapeutico che globalizzazione e mondialismo stanno cercando di mettere in moto. I dimostranti di Kiev sono stati scatenati dal gruppo di Soros, l’uomo della banca Goldman Sachs per l’Europa. I poteri forti devono destabilizzare l’Europa. Il loro incubo è il Vecchio Continente unito dall’Atlantico agli Urali (con la Siberia come dono di nozze): una slitta di 700 milioni di persone con a capo muta la Grande Germania. Tant’è che ci provano una volta in Kossovo (di cui non fregava niente a nessuno) ed ora in Ukraina. Chi parteggia per i dimostranti -liberissimo di farlo, sia chiaro- mi sembra un po’ plagiato dai media che sono tutti da una parte. Ma la Storia è una persona seria. E il loro maledetto terzo tempio non lo costruiranno mai!”

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