I racconti di viaggio di Caterina Regazzi – Piccolo mondo antico… che ritorna con l’ascolto e la cortesia

Oggi tra gli altri, mi son capitati due incontri che mi sono rimasti nel cuore, li racconto.

Ero in ufficio, dovendo andare in bagno ho percorso il corridoio ed ho riconosciuto lì una signora che conosco per lavoro da tanti anni. E’ la figlia di un allevatore, che viveva nell’azienda di cui erano anticamente mezzadri, assieme a moglie, fratelli, figli. Avevano una piccola stalla di vacche da latte, di quelle vecchio tipo, con le vacche alla posta, e non erano più di 15-18 animali in tutto, compresa la rimonta.

Andavo a fare il risanamento a volte da sola a volte col mio collega e dopo il lavoro, che durava pochissimo perché venivano ad aiutarci, per tenere fermi gli animali, almeno in tre, ci invitavano nella grande cucina, dove ci lavavamo le mani con una saponetta nuova appena scartata e ce le asciugavamo con un asciugamano fresco di bucato. Il lavandino era una grande vasca in pietra grigia. Ci facevano accomodare e ci offrivano un buon caffè.

Dopo alcuni anni quella stalla ha chiuso e la casa è stata abbandonata. Anno dopo anno vedo gli arbusti e l’erba crescere sempre più alti, le finestre murate e l’ingresso bloccato con due assi di legno incrociate.

Il papà era una persona gentilissima ed aveva un debole per me. Ogni tanto, dopo la chiusura della stalla lo incontravo in paese ed inevitabilmente mi invitava a prendere il caffè nella loro nuova casa di paese. Io c’ero andata una sola volta e poi più, anche se tutte le volte che ci passavo davanti mi dicevo: “devo andare a trovare il sig. Mario e la sua famiglia!”

Un brutto giorno ho visto, in uno dei manifesti che affiggono per annunciare la dipartita dei paesani, che se n’era andato e mi sono un po’ dispiaciuta di non averlo visto di recente. Dopo un paio d’anni (ma la memoria non è il mio forte, potrebbero essere anche 3 o 4) ho visto che se n’era andata anche la moglie, una signora robusta ma molto silenziosa e modesta. Oggi, quando ho intravisto di spalle la figlia, l’ho chiamata e l’ho salutata. Ci siamo baciate, abbiamo ricordato i suoi genitori, lei si è anche commossa e mi ha fatto promettere di andare a prendere questo santo caffè. Lo farò, l’ho promesso!

Poi ho fatto un altro incontro: rientrando in ufficio dopo un sopralluogo ho incontrato un signore che ripara anche le biciclette, da cui sono stata diverse volte o per acquistare una pompa o per far riparare delle biciclette (e ne ho tutt’ora da far fare). Ci siamo guardati, ci siamo salutati, io gli ho chiesto se fa ancora quel mestiere (ma era una domanda retorica, lo sapevo già, ci passo davanti spesso e lo vedo sempre trafficare con bici ma anche motorini con dei ragazzi che lavorano con lui). Lui mi ha risposto di si poi mi ha chiesto di che settore mi occupo…. “dottoressa”. Gli ho risposto che sono veterinaria e gli ho chiesto il motivo di questo suo interesse. Mi ha raccontato con espressione un po’ persa, che sua moglie ha grossi problemi di salute che non riesce a risolvere, e non sa più a chi rivolgersi, chiedeva consiglio.

L’ho ascoltato chiedendo chiarimenti e ho chiesto pareri in giro anche a un mio collega. Andrò a riferire quel che ho scoperto, sperando (la speranza non è molta in realtà) di poter essere utile.

Penso che l’attenzione e l’ascolto siano già qualcosa per molti, lo sono anche per me stessa.

Caterina Regazzi

I commenti sono disabilitati.