Chiesa cattolica: potere spirituale, addio! Rimane in piedi la sola struttura economica

Chiesa cattolica: addio spiritualità.

Mi sono smarrito l’altro giorno a leggere un giornalaccio locale, durante il rito del cappuccino bollente al baretto di Treia, guardando le foto a colori della visita, in un centro delle Marche, dell’ex segretario particolare dell’ex paparatzy, l’arcivescovo Georg Gaenswein, sfavillante, cinto di indaco, circondato da altri alti prelati sorridenti e violacei. La fiera delle vanità in salsa pseudo-religiosa. Un’intera pagina piena di nulla….

Sembrava il report di una riunione di uomini d’affari d’alto rango che si scambiano convenevoli dopo aver siglato una vantaggiosa transizione.

In fondo la chiesa si occupa di “affari” e di “giochi di potere” continuando a mantenere la facciata di un’istituzione (sedicente) religiosa, ma che si è spogliata di ogni spiritualità, un’aggregazione pretesca che è in realtà una struttura di potere.

Vescovi, cardinali, papa (e antipapi segreti), tutti si sbracciano a dire cose su cose. Sulla buona volontà del pontefice, sui cardinali infedeli, sul nemico esterno, sui cambi di gestione nello IOR, sugli attacchi d’oltre oceano e dal fondo del Mediterraneo, sulla pedofilia, sulla lotta fra clan, sullo sfregamento tra banche….

Il fatto vero è che ormai la religione in tutte queste faccende vaticane non c’entra più nulla. Il Vaticano è una società per azioni, che combatte per mantenere almeno una percentuale nella spartizione e gestione della ricchezza mondiale.

Ben inteso si tratta di una ricchezza “virtuale” in quanto ormai il senso stesso di ricchezza è cambiato. Forse sarebbe meglio usare il termine “capacità di controllo delle masse” attraverso l’economia e la finanza.

In questo gioco il Vaticano è decisamente perdente, ha dovuto recedere di fronte ai diritti accampati dai “fratelli maggiori”, di fronte ai potentati economici dei Rothschild, dei Rockefeller, dei Goldman Sachs, dei Mordecai vari…

Ormai le diatribe, spacciate per risvolti dottrinali o pensieri di pace, son solo strategie politiche ed i più grandi miscredenti, coloro che professano intimamente l’apostasia, sono quasi tutti lì riuniti, in quella casa romana, con i loro berretti bianchi, rossi e viola in testa. Ed osservano le mosse e giocano a scacchi con l’altra congrega antagonista, quella di Gerusalemme.

In fondo mi spiace, in fondo provo compassione per la figura di quel povero Cristo messo in croce per ottenere il risultato di secoli e secoli di prevaricazioni e persecuzioni contro l’umanità e la natura, tutto compiuto in suo nome dai suoi “rappresentanti” in terra.

Povero Cristo, sì, e povera Roma imbrogliata due volte, la prima volta quando vendette la sua dignità spirituale affidandosi al cristianesimo, nell’illusione o tentativo di poter così continuare la sua missione universale, la seconda volta adesso in cui il marciume accumulato nei secoli trabocca inesorabilmente trascinando con sé l’ultima parvenza di
onore. Roma…

Scriveva Federico Nietzsche: “È col trionfo “ecumenico” cristiano (sventura dell’umanità, degli animali, del mondo) che si è realizzata una globale inversione dei valori. Tutto ciò che nel mondo pagano, tra i nostri padri contadini politeisti, era percepito in maniera retta, pulita, veritiera, si è velato e capovolto. Mai un antico avrebbe dato, per esempio, nome di “amore” all’odio o viceversa. La nera pretaglia sfruttatrice è proprio questo che impose, urbi et orbi. Così, per almeno mille anni essa torturò in nome del bene…”

Paolo D’Arpini

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