La carta di Arcevia: Un modello di agricoltura per una nuova società

PREMESSA

La Carta è ispirata dalla personalità, dai libri e dalle azioni di Vandana Shiva e dal movimento italiano e internazionale dell’agricoltura biologica, nelle sue varie forme.
Verrà approvata ad Arcevia, il giorno 8 settembre, durante l’incontro del mondo agricolo e sociale con Vandana Shiva, con la partecipazione delle due principali organizzazioni sindacali agricole italiane (Coldiretti e CIA) -tramite la loro componente del biologico- e delle due principali associazioni del biologico italiano (AIAB e UPBIO) e di tutte le altre associazioni che saranno presenti, fra cui Navdanya International, coorganizzatrice dell’evento. Tutti i partecipanti potranno sottoscriverla, a nome proprio o della propria organizzazione. Chi non potrà essere presente potrà inviare successivamente la propria adesione all’indirizzo
carta-arcevia-08.09.13@laterraeilcielo.it

La Carta di Arcevia, vuole essere co-redatta unitariamente dal mondo agricolo biologico italiano, con la collaborazione di Vandana Shiva, che vi porta la sua ampia visione internazionale. Essa è finalizzata a rendere chiara, in modo sintetico, la nuova visione dell’Agricoltura, in un contesto di nuova cultura, per una nuova società e una nuova economia, fondate sull’ecologia, sulla giustizia, sulla solidarietà e su uno spirito comunitario, nel rispetto delle differenze.
La bozza è già attinta dalle idee espresse nel movimento biologico e nei libri e interventi pubblici di Vandana e dalle varie proposte che sono giunte a tutt’oggi.

Chi altri desidera collaborare è pregato di inviare i suoi contributi a
carta-arcevia-08.09.13@laterraeilcielo.it

Questa premessa informativa non fa parte del testo della Carta

Grazie. Il Gruppo organizzativo

Link per leggere la Carta: http://www.laterraeilcielo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=222%3Acarta-arcevia&catid=42%3Arokstories&lang=it

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Contributo del Circolo Vegetariano VV.TT.

La nostra pratica di vita quotidiana ci ha insegnato a riconoscere il valore e l’importanza del cibo. Sia nella sua produzione che nel modo di consumarlo. Se il nostro cibo è caricato di energia spirituale naturale, che viene cioè da una spontanea manifestazione vitale, è sicuramente idoneo a mantenere il nostro equilibrio psicofisico. Questo cibo è quello che cresce nel luogo in cui viviamo (bioregione), in modo il più possibile naturale, e che viene consumato nella sua propria stagione di maturazione, in quantità moderate. Una dieta “satvica” (cioè spirituale) è basata su vegetali, cereali, legumi, frutta, semi, miele, latte materno e talvolta anche uova e derivati del latte. Questa è la dieta naturale dell’uomo, come dimostrano gli studi sull’anatomia comparata del compianto professor Armando D’Elia dell’AVI, e questa è la nostra dieta. Ma non per un fatto ideologico è solo una risposta spontanea alla propria natura. Quindi perché definirci “vegetariani”? Non potendo usare altra definizione (ecologicamente integrato… bioarmonizzato..?) ci diciamo vegetariani.

Per quanto riguarda la produzione del nostro cibo il primo passo da fare è divenire consapevoli di quello che spontaneamente cresce nel territorio in cui viviamo. Questo iniziale processo di osservazione e accomunamento con la terra è necessario per scoprire quali erbe e frutti eduli siano già disponibili in natura, cresciuti in armonia organolettica con il suolo e quindi esprimenti un vero cibo integrato per chi là vive. Lo stesso approccio conoscitivo va applicato verso la fauna selvatica che condivide la presenza in equilibrio naturale.

Il passo successivo è quello di sperimentare l’inserimento nel terreno prescelto di piante imparentate con quelle autoctone od in sintonia con esse. Questa graduale “promozione” non può essere vissuta con l’occhio distaccato di un botanico od agronomo, va invece interiorizzata come un’opera di alchimia fra noi e l’ambiente. Scopriamo così la nostra comune appartenenza alla vita che ci circonda in varie forme.

Il mio consiglio, dopo qualche passeggiata per riconoscere erbe e piante selvatiche commestibili, è quello di fare i compiti a casa, organizzando sul terrazzo, in giardino, ovunque sia possibile in città, piccole coltivazioni sinergiche ed integrative, come il prezzemolo, il basilico, peperoncino, salvia, topinambur, zucche rampicanti, etc.

Paolo D’Arpini – Circolo Vegetariano VV.TT.

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