Pan-berlusca, il cammello ed il carovaniere – Tutto quel che c’è da sapere….

Storia e curriculum vitae di Silvio Berlusconi, ossia tutto quello che i mezzi di informazione – prima tra tutti la televisione (sia pubblica che privata) – omettono di portare all’attenzione dell’opinione pubblica e approfondire:
a) Attività nell’edilizia
b) Attività nel mondo della comunicazione: le Televisioni
c) Appartenenza alla P2
d) I rapporti con la mafia: casi Dell’Utri e Mangano
e) Leggi ad personam
f) Curriculum giudiziario (Indagine su rapporti con società svizzere, Traffico di droga, Falsa testimonianza, Tangenti alla Guardia di Finanza, Bilanci Fininvest 1988-1992, Processo All Iberian, Processo Lentini (falso in bilancio), Medusa cinematografica, Falso in bilancio nell’acquisto dei terreni di Macherio, Lodo Mondadori, Consolidato Fininvest, Processo SME, Spartizione pubblicitaria Rai-Fininvest, Tangenti fiscali sulle pay-tv, Stragi del 1992-1993, Concorso esterno in associazione mafiosa, Diffamazione aggravata dall’uso del mezzo televisivo, Telecinco (Spagna), Caso Saccà, Processo Mediaset, Mediatrade, Inchiesta Mediatrade di Roma, Corruzione dell’avvocato David Mills, Voli di Stato, Inchiesta di Trani, Il caso Ruby, Unipol, Laurea di Antonio Di Pietro, Corruzione del senatore De Gregorio
g) Indagati e condannati del PdL in Parlamento
(Fonte Wikipedia)

Buona lettura, Adriano Colafrancesco

Storia e curriculum vitae di Silvio Berlusconi
Tutto quello che i mezzi di informazione – in particolare la televisione (sia pubblica che privata) – omettono di portare all’attenzione dell’opinione pubblica e approfondire
(Fonte Wikipedia)

Attività nell’edilizia
Per avviare la sua attività imprenditoriale nel 1961 nel campo dell’edilizia Berlusconi ottenne una fideiussione dalla Banca Rasini, indicata da Michele Sindona e in diversi documenti della magistratura come la principale banca usata dalla mafia nel nord Italia per il riciclaggio di denaro sporco e fra i cui clienti si potevano elencare Totò Riina, Bernardo Provenzano, e Pippo  Calò.
Riguardo all’origine di alcuni finanziamenti, provenienti da conti svizzeri alla Fininvest negli anni 1975-1978, dalla fondazione all’articolazione in 22 holding (i quali ammontavano a 93,9 miliardi di lire dell’epoca) Berlusconi, interrogato in sede giudiziaria dal pubblico ministero Antonio Ingroia, si avvalse della facoltà di non rispondere; così, anche a causa delle leggi svizzere sul segreto bancario, non è stato possibile accedere alle identità dei possessori dei conti cifrati inerenti al flusso di capitali transitato all’epoca e in piena disponibilità della Fininvest.
In particolare alcune delle “piogge di liquidità” contestate a Berlusconi, dal quotidiano la Padania sono:
Il 26 settembre 1968, la Edilnord Sas acquistò dal conte Bonzi l’intera area dove Berlusconi avrebbe edificato Milano. Berlusconi pagò il terreno 4.250 lire al metro quadro, per un totale di oltre tre miliardi di lire; inoltre nei mesi successivi l’imprenditore edificò un cantiere che costava circa 500 milioni al giorno. All’epoca Berlusconi aveva 32 anni e nessun patrimonio a disposizione sua o della famiglia da cui attingere questa liquidità.
Il 2 febbraio 1973, Berlusconi fondò la Italcantieri Srl. Il 18 luglio 1975 questa piccola impresa diventò una SpA con un aumento di capitale fino a 500 milioni di lire. In seguito, questa cifra aumentò fino a due miliardi e la società emise un prestito obbligazionario per altri due miliardi.
Il 22 maggio 1974, la Edilnord Centri Residenziali Sas aumentò il capitale sociale a 600 milioni di lire. Il 22 luglio 1975, la medesima società eseguì un altro aumento di capitale, passando a due miliardi di lire.
Nel 1974, Berlusconi acquisì il controllo dell’Immobiliare Romana Paltano, una società con 12 milioni di capitale. L’anno successivo, cambiata la ragione sociale in Cantieri Riuniti Milanesi Spa, il capitale di tale società venne aumentato a 500 milioni e nel 1977 ad un miliardo.
Il 15 settembre 1977, la società Edilnord Sas cedette alla neo-costituita Milano2 Spa tutto il costruito di Milano 2 più alcune aree ancora da edificare. In pochi giorni il capitale della Milano2 Spa passò da un milione a 500 milioni, per arrivare il 19 luglio 1978 a due miliardi.
La holding capogruppo Fininvest nacque in due tappe. Il 21 marzo 1975, a Roma, Berlusconi diede vita alla Fininvest Srl con 20 milioni di capitale; l’11 novembre dello stesso anno i 20 milioni divennero 2 miliardi. L’8 giugno 1978 Berlusconi fondò la Finanziaria di Investimento Srl, ancora con 20 milioni di capitale iniziale, ma già il 30 giugno 1978 (solo 22 giorni dopo la fondazione) quei 20 milioni aumentarono a 50 e il 7 dicembre raggiunsero quota 18 miliardi. In seguito le due società si fusero.
Il 4 maggio 1977, a Roma, Berlusconi fondò l’Immobiliare Idra con capitale di un milione di lire. L’anno successivo la società aumentò il capitale sociale a 900 milioni di lire.
Al tempo in cui Luigi Berlusconi era procuratore generale della Banca Rasini, questa entrò in rapporti d’affari con la Cisalpina Overseas Nassau Bank, nel cui consiglio d’amministrazione figuravano Roberto Calvi, Licio Gelli, Michele Sindona e monsignor Paul Marcinkus, presidente dello IOR, di fatto la banca dello Stato della Città del Vaticano. Tutti questi personaggi hanno poi avuto un grosso rilievo nella cronaca giudiziaria. Secondo Sindona e alcuni collaboratori di giustizia, la Banca Rasini era coinvolta nel riciclaggio di denaro di provenienza mafiosa (il che spiegherebbe la grossa presenza di finanziatori svizzeri nei primi anni di attività di Berlusconi).
Nel 1999 Francesco Giuffrida, vicedirettore della Banca d’Italia a Palermo, durante il processo Dell’Utri, sostenne (in una consulenza da lui eseguita per conto della Procura di Palermo riguardante la ricostruzione degli apporti finanziari intervenuti alle origini del gruppo Fininvest tra gli anni 1975-1984) che non era possibile identificare la provenienza di alcuni fondi Fininvest del valore di 113 miliardi di lire dell’epoca, in contanti e assegni circolari (corrispondenti a circa trecento milioni di euro odierni). La questione riguardava i sospetti di presunti contributi di capitali mafiosi all’origine della Fininvest.
Querelato per diffamazione da Mediaset, nel 2007 Giuffrida giunse a un accordo transattivo con i legali di questa, per il quale il consulente della Procura ha riconosciuto i limiti delle conclusioni rassegnate nel proprio elaborato e delle dichiarazioni fornite durante il processo (definite incomplete e parziali a causa della scadenza dei termini di indagine, che non gli avevano permesso di approfondire a sufficienza l’origine di otto transazioni dubbie) e la dichiarazione conseguente che le «operazioni oggetto del suo esame consulenziale erano tutte ricostruibili e tali da escludere l’apporto di capitali di provenienza esterna al gruppo Fininvest».
I legali di Giuffrida nel processo per diffamazione hanno comunque rilasciato una dichiarazione, riportata dall’ANSA, in cui sostengono di essere stati avvertiti solo pochi giorni prima (il 18 luglio) del fatto che i legali Mediaset avevano proposto una transazione al loro assistito, di non condividere né quel primo documento (”una bozza di accordo che gli stessi non hanno condiviso, ritenendo che quanto affermato nel documento non corrispondesse alle reali acquisizioni processuali”), né la versione definitiva leggermente corretta (”non sottoscriveranno non condividendo la ricostruzione dei fatti e le affermazioni in esso contenute”).
La perizia di Giuffrida era stata ritenuta dai giudici già al tempo basata su “una parziale documentazione”, ma era stata ritenuta valida anche in virtù del fatto che non aveva “trovato smentita dal consulente della difesa Dell’Utri”, in quanto lo stesso professor Paolo Iovenitti (perito della difesa), davanti alle conclusioni di Giuffrida, aveva ammesso che alcune operazioni erano “potenzialmente non trasparenti” e non aveva “fatto chiarezza sulla vicenda in esame, pur avendo il consulente della difesa la disponibilità di tutta la documentazione esistente presso gli archivi della Fininvest”.
Tale ritrattazione, contenuta nell’accordo transattivo raggiunto dai legali Mediaset ed il professor Giuffrida a composizione della controversia instaurata dalla Mediaset stessa per diffamazione, non consente comunque di fare chiarezza sulla provenienza dei capitali del gruppo societario facente capo a Silvio Berlusconi.
Berlusconi, essendo iscritto alla loggia massonica Propaganda 2 di Licio Gelli, aveva accesso a finanziamenti altrimenti inottenibili: la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2, infatti, affermò, nella relazione di maggioranza firmata da Tina Anselmi, che alcuni operatori appartenenti alla Loggia (tra cui Genghini, Fabbri e Berlusconi), trovarono appoggi e finanziamenti presso le banche ai cui vertici risultavano essere personaggi inclusi nelle liste P2 “al di là di ogni merito creditizio”.
Il 1° febbraio 2010 Massimo Ciancimino ha raccontato, basandosi su informazioni ricevute direttamente dal padre e su appunti dello stesso ritenuti autentici dalla Polizia scientifica, che il generale dei carabinieri Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu, tra la fine degli anni settanta e gli inizi degli anni ottanta, tramite Marcello Dell’Utri e i costruttori Antonino Buscemi e Franco Bonura aveva investito soldi in Milano 2. Il 18 settembre Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un appunto di Vito Ciancimino con su scritto: “In piena coscienza oggi posso affermare che sia io, che Marcello Dell’Utri ed anche indirettamente Silvio Berlusconi siamo figli dello stesso sistema ma abbiamo subito trattamenti diversi soltanto ed unicamente per motivi geografici”.
Giovanni Scilabra, ex-direttore generale della Banca Popolare di Palermo, in un’intervista ha affermato che Vito Ciancimino e Marcello Dell’Utri nel 1986 gli chiesero un finanziamento di circa 20 miliardi di lire per Berlusconi.

Attività nel modo della comunicazione: le Televisioni
Nel 1978, Berlusconi rileva Telemilano dal fondatore Giacomo Properzi.. A tale società due anni dopo viene dato il nome di Canale 5 ed assume la forma di rete televisiva a livello nazionale, comprendente più emittenti. Sempre nel 1978. Nel 1982 si allarga con l’acquisto di Italia 1 dall’editore Edilio Rusconi e di Rete 4 nel 1984 dal gruppo editoriale Arnoldo Mondadori.
Nel 1984 i pretori di Torino, Pescara e Roma oscurano le reti Fininvest per violazione della legge che proibiva alle reti private di trasmettere su scala nazionale. L’azione giudiziaria viene fermata dopo pochi giorni dal governo guidato da Bettino Craxi* che con un apposito decreto legge legalizza la situazione della Fininvest e incassa il ringraziamento di Berlusconi.
* Dall’archivio dell’ex-presidente del Consiglio, una lettera a firma di Berlusconi: « Caro Bettino grazie di cuore per quello che hai fatto. So che non è stato facile e che hai dovuto mettere sul tavolo la tua credibilità e la tua autorità. Spero di avere il modo di contraccambiarti. Ho creduto giusto non inserire un riferimento esplicito al tuo nome nei titoli-tv prima della ripresa per non esporti oltre misura. Troveremo insieme al più presto il modo di fare qualcosa di meglio. Ancora grazie, dal profondo del cuore. Con amicizia, tuo Silvio »
Il gruppo Fininvest riesce perciò, seppur con strumenti non legali per la legislazione di quegli anni, a spezzare l’allora monopolio televisivo RAI. Nel 1990 fu la legge Mammì a stabilizzare le situazione presente rendendo definitivamente legale la diffusione a livello nazionale di programmi radiotelevisivi privati.
La creazione di un gruppo di canali televisivi appariva di fatto in contrasto con la legge in vigore e con le sentenze della Corte Costituzionale che, sin dal 1960 (nr 59/1969), aveva mostrato il suo orientamento in materia. Un tema ripreso anche dal più recente pronunciamento del 1981, dove veniva riaffermata la mancanza di costituzionalità nell’ipotesi di permettere ad un soggetto privato il controllo di una televisione nazionale, considerando questa possibilità, visti gli spazi limitati a disposizione, come una lesione al diritto di libertà di manifestazione del proprio pensiero, garantito dall’articolo 21 della Costituzione.
Nel 1990 con la legge Mammì si tornò a legiferare in materia e fu stabilito che non si poteva essere proprietari di più di tre canali, non introducendo però limiti che compromettessero l’estensione assunta dalle reti di Berlusconi. L’approvazione della legge rinnovò forti polemiche e cinque ministri del VI° governo Andreottti si dimisero per protesta.
 
Appartenenza alla P2
L’iscrizione di Berlusconi alla loggia massonica P2 avviene il 26 gennaio 1978 nella sede di via Condotti a Roma, all’ultimo piano del palazzo che ospita il gioielliere Bulgari insieme a Roberto Gervaso; la tessera è la n. 1816, codice E. 19.78, gruppo 17, fascicolo 0625, come risulta dai documenti e dalle ricevute sequestrate ai capi della loggia. Berlusconi ha negato la sua partecipazione alla P2, ma ha ammesso in tribunale di essere stato iscritto. Nell’autunno del 1988 (nel corso di un processo contro due giornalisti accusati di averlo diffamato celebrato dal tribunale di Verona), Berlusconi dichiarò: «Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore allo scandalo. [...] Non ho mai pagato una quota di iscrizione, né mai mi è stata chiesta».
Per tali dichiarazioni il pretore di Verona Gabriele Nigro ha avviato nei confronti di Berlusconi un procedimento per falsa testimonianza. Al termine il magistrato veronese ha prosciolto in istruttoria l’imprenditore perché il fatto non costituisce reato. Il sostituto procuratore generale Stefano Dragone ha però successivamente impugnato il proscioglimento e la Corte d’appello di Venezia ha avviato un nuovo procedimento in esito al quale ha stabilito che «Berlusconi, deponendo davanti al Tribunale di Verona nella sua qualità di teste-parte offesa, ha dichiarato il falso» ma che «il reato attribuito all’imputato va dichiarato estinto per intervenuta amnistia».
Successivamente dichiarò: “Non sono mai stato piduista, mi mandarono la tessera e io la rispedii subito al mittente: comunque i tribunali hanno stabilito che gli iscritti alla P2 non commisero alcun reato, e quindi essere stato piduista non è titolo di demerito”. In altra occasione, ha affermato che la P2 “per la verità allora appariva come una normalissima associazione, come se fosse un Rotary, un Lions, e non c’erano motivi, per quello che se ne sapeva, per pensare che la cosa fosse diversa. Io resistetti molto a dare la mia adesione, e poi lo feci perché Gervaso insistette particolarmente dicendomi di rendere una cortesia personale a lui”.
Secondo la Commissione parlamentare d’inchiesta Anselmi la loggia massonica era “eversiva”. Essa fu sciolta con un’apposita legge, la n. 17 del 25 gennaio 1982.
La P2 era “un’organizzazione che mirava a prendere il possesso delle leve del potere in Italia ….. tendeva al monopolio dell’informazione, al controllo della banche, alla Repubblica presidenziale e al controllo della magistratura da parte del potere politico.
 
I rapporti con la mafia: casi Dell’Utri e Mangano
Nella prima metà degli anni settanta la criminalità organizzata di stanza a Milano organizzava numerosi sequestri di persona a scopo di estorsione. In questo contesto, nel luglio 1974, tramite l’avvocato palermitano Marcello Dell’Utri (all’epoca collaboratore di Berlusconi), Vittorio Mangano fu «chiamato a svolgere la funzione di “garanzia e protezione”, a tutela della sicurezza del suo datore di lavoro e dei suoi più stretti familiari, in un momento in cui si era deciso il trasferimento di Berlusconi nella tenuta di Arcore, appena acquistata».
Secondo i magistrati, dunque, Berlusconi «temeva che i suoi familiari fossero oggetto di sequestri di persona», e perciò Dell’Utri si adoperò «per l’assunzione di Vittorio Mangano presso la villa di Arcore (…) quale “responsabile” (o “fattore” o “soprastante” che dir si voglia) e non come mero “stalliere”, pur conoscendo lo spessore delinquenziale dello stesso Mangano sin dai tempi di Palermo (ed, anzi, proprio per tale sua “qualità”), ottenendo l’avallo compiaciuto di Stefano Bontate e Teresi Girolamo, all’epoca due degli “uomini d’onore” più importanti di “cosa nostra” a Palermo».
La procura di Palermo ha indagato su Silvio Berlusconi e su Marcello Dell’Utri dal 2 gennaio 1996 per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro. Nel 1997 la posizione di Berlusconi è stata archiviata al termine delle indagini preliminari, che erano state prorogate per la massima durata prevista dalla legge, mentre Dell’Utri è stato rinviato a giudizio. Nel 2004 Marcello Dell’Utri è stato condannato in primo grado a Palermo a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, pena ridotta in appello a 7 anni, avendo la Corte ritenuto che il fatto non sussiste limitatamente al periodo successivo al 1992. Il 9 marzo 2012 la quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza d’appello, accogliendo così il ricorso della difesa avverso alla condanna a sette anni.
Al processo di Marcello dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, la Cassazione ritiene pienamente confermato l’incontro tra Berlusconi, Dell’Utri e i capimafia Francesco Di Carlo, Stefano Bontade e Mimmo Teresi, testimoniato dallo stesso Di Carlo, attualmente collaboratore di giustizia, e di cui ha parlato anche Galliano, un altro collaboratore. L’incontro sarebbe avvenuto nel 1974 in foro Bonaparte a Milano, dove venne presa la “contestuale decisione di far seguire l’arrivo di Vittorio Mangano presso l’abitazione di Berlusconi in esecuzione dell’accordo” per la protezione ad Arcore. La Corte parla “senza possibilità di valide alternative di un accordo di natura protettiva e collaborativa raggiunto da Berlusconi con la mafia per il tramite di Dell’Utri che, di quella assunzione, è stato l’artefice grazie anche all’impegno specifico profuso da Cinà”.
 
Leggi ad personam
Durante i governi presieduti da Berlusconi, succedutisi dal 1994 in poi, il Parlamento ha varato alcuni provvedimenti per difenderlo dai processi in cui era coinvolto direttamente o indirettamente o per difendere e/o rafforzare il proprio patrimonio.
Le leggi che hanno prodotto benefici effetti per Berlusconi e le sue società sono innumerevoli. Fra queste alcune avrebbero fornito a Berlusconi immediati benefici su procedimenti penali in corso contro di lui, altre gli avrebbero garantito vantaggi economici. Tra le prime rientrano le seguenti:
Legge sulle rogatorie internazionali (Legge n. 367/2001): limita l’utilizzabilità delle prove acquisite. Con questa legge i movimenti illeciti sui conti svizzeri effettuati da Cesare Previti e Renato Squillante, al centro del processo Sme-Ariosto 1, sono stati coperti.
Riforma del diritto societario (D. Lgs. n. 61/2002): depenalizzazione del falso in bilancio che ha consentito a Berlusconi di essere assolto nei processi “All Iberian 2″ e “Sme-Ariosto 2″ perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”.
Legge Cirami sul legittimo sospetto (Legge n. 248/2002): introduzione del “legittimo sospetto” sull’imparzialità del giudice che permette la ricusazione e il trasferimento del processo ad un altro giudice.
Lodo Schifani (Legge n. 140/2003): introduzione del divieto di sottomissione a processo delle cinque più alte cariche dello Stato tra le quali il presidente del Consiglio in carica. La legge è dichiarata incostituzionale il 13 gennaio 2004. Fu riapprovato con qualche modifica nel 2008.
Segreto di Stato sull’area denominata “Villa La Certosa” di Punta della Volpe (Olbia) (decreto del Ministro dell’Interno 6 maggio 2004 prot. n. 1004/100 – 1158): l’apposizione del segreto di Stato sulla villa di Berlusconi impedì le ispezioni disposte dal Tribunale di Tempio Pausania nell’ambito di un’indagine penale per violazione delle normative in materia edilizia ed ambientale.
Legge Pecorella (Legge n. 46/2006), proposta dal parlamentare Gaetano Pecorella, avvocato di Silvio Berlusconi, che sanciva l’inappellabilità da parte del pubblico ministero per le sole sentenze di proscioglimento (DL n. 3600), bocciata quasi integralmente nel 2007 dalla Corte Costituzionale
Legge ex-Cirielli (Legge n. 251/2005): riduzione della prescrizione, che ha consentito l’estinzione dei processi “Lodo Mondadori”, “Lentini”, “Diritti tv Mediaset” per decorrere dei tempi processuali.
Lodo Alfano (Legge n. 124/2008), riproposizione del Lodo Schifani, emanato poco prima della conclusione del processo per corruzione dell’avvocato David Mills in cui Berlusconi era coimputato. Dichiarato incostituzionale il 7 ottobre 2009.
Legittimo impedimento (Legge n. 51/2010): per 18 mesi il Presidente del Consiglio è legittimamente impedito a comparire in aula di tribunale se impegnato in attività di governo.
Tra le leggi che avrebbero dato vantaggi economici vengono citate le seguenti:
Tremonti bis (Legge n. 383/2001, art. 13): abolizione dell’imposta su successioni e donazioni per grandi patrimoni, che in precedenza l’Ulivo aveva abolita per patrimoni fino a 350 milioni di lire.
Finanziaria 2003 (Legge n. 289/2002, art. 9): introduzione di un condono fiscale, di cui hanno beneficiato anche le imprese del gruppo Mediaset.
Decreto salva-calcio (Legge n. 27/2003, art. 3): concessione alle società sportive della possibilità di diluire le svalutazioni dei giocatori sui bilanci in un arco di dieci anni, con importanti benefici economici in termini fiscali. La norma ha trovato applicazione anche all’AC Milan.
Lodo Retequattro (Decreto-legge n. 352/2003): ha permesso a rete 4 di continuare a trasmettere in analogico.
Finanziaria 2004 (Legge n. 350/2003, art. 4, comma 153) e Finanziaria 2005 (Legge n. 311/2004, art. 1, comma 246): introduzione di un incentivo statale all’acquisto di un decoder. A beneficiare prevalentemente dell’incentivo è stata la società Solari.com, il principale distributore in Italia dei decoder digitali Amstrad del tipo Mhp, controllata al 51% da Paolo e Alessia Berlusconi.
Legge Gasparri (Legge n. 112/2004): introduzione del sistema integrato delle comunicazioni (SIC) e riordino del sistema radiotelevisivo e delle comunicazioni. Nel 2004 il presidente di Mediaset,Fedele Confalonieri, ha stimato i vantaggi derivanti dalla legge Gasparri per il gruppo di Silvio Berlusconi fra 1 e 2 miliardi di Euro.
Estensione del condono edilizio alle zone protette (Legge n. 308/2004, art. 1 commi 36-39): ammissione delle zone protette tra le aree condonabili, comprese quelle della villa “La Certosa” di proprietà di Berlusconi.
Testo unico della previdenza complementare (Decreto Legislativo n. 252/2005): introduzione di una serie di norme che favoriscono fiscalmente la previdenza integrativa individuale, a beneficio anche della società assicurative di proprietà della famiglia Berlusconi.
Decreto anticrisi (Decreto-legge n. 185/2008, art. 31): abolizione dell’IVA agevolata del 10% sulla pay TV via satellite (dominata da Sky Italia) che ritorna così all’aliquota standard del 20%. Tale operazione di allineamento delle imposte era stata richiesta dalla Commissione Europea in seguito ad un reclamo presentato alla commissione stessa. L’iniziativa legislativa ha suscitato nell’opposizione diverse polemiche poiché viene visto in questo provvedimento un modo per penalizzare Sky Italia, principale concorrente privato di Mediaset.
Acquisto delle proprie azioni (Legge n. 33/2009, art. 7, commi 3-quater e 3-sexies): viene aumentata la soglia di capitale (dal 3% al 5%) che gli azionisti con una partecipazione superiore al 30% possono acquisire senza essere soggetti all’obbligo di promuovere un’offerta pubblica di acquisto totalitaria; e viene incrementato (dal 10% al 20%) il limite massimo previsto dall’art. 2357 cc. nei confronti delle società per azioni in materia di acquisto di azioni proprie con l’intento di prevedere strumenti di difesa delle società rispetto a possibili manovre speculative (OPA).
Scudo fiscale (Legge n. 102/2009, art. 13-bis): permette, pagando un’imposta una tantum del 5%, di rimpatriare o regolarizzare le attività finanziarie e patrimoniali frutto di evasione fiscale detenute all’estero.
Liti pendenti col fisco (Legge n. 73/2010): la Mondadori ha utilizzato il provvedimento per chiudere un contenzioso col fisco pendente dal 1991 pagando 8 milioni e 653 000 euro al posto dei 173 milioni pretesi dall’erario.
Anche se non rientra nel novero delle leggi, possiamo citare a tal proposito il ricorso del governo contro la legge della regione Sardegna al divieto di costruire a meno di due chilometri dalle coste (ricorso n. 15/2005 alla legge regionale 8/2004) (che bloccava, tra l’altro, l’edificazione di “Costa Turchese”, insediamento di 250.000 metri cubi della Edilizia Alta Italia di Marina Berlusconi).

Curriculum giudiziario

Indagine su rapporti con società svizzere
Il 12 novembre 1979 Silvio Berlusconi riceve la visita di tre ufficiali della Guardia di Finanza nella sede dell’”Edilnord Cantieri Residenziali” s.a.s, società intestata ad Umberto Previti, ma di cui Berlusconi era proprietario unico. Nonostante ciò, agli agenti risponde di essere «un semplice consulente esterno» addetto alla progettazione di Milano 2; i militari, pur avendo riscontrato più di un’anomalia nei rapporti tra lo stesso Berlusconi e misteriosi soci svizzeri, chiudono così l’ispezione.
I finanzieri si chiamano Massimo Mario Berruti, Salvatore Gallo (iscritto alla loggia massonica P2 insieme a Berlusconi) e Alberto Corrado. Tutti e tre faranno carriera: Berruti, il capo-pattuglia, lascia le Fiamme Gialle pochi mesi dopo per andare a lavorare alla Fininvest come avvocato d’affari. Arrestato nel 1985 per lo scandalo “Icomec” (e poi assolto), torna in carcere nel 1994 insieme a Corrado per i depistaggi nell’inchiesta sulle mazzette alla Guardia di Finanza. In seguito viene eletto deputato di Forza Italia e del PdL, e poi condannato in via definitiva a 8 mesi di reclusione per favoreggiamento.

Traffico di droga
Nel 1983 i telefoni di Berlusconi furono messi sotto controllo dalla Guardia di Finanza, nell’ambito di un’inchiesta su un traffico di stupefacenti. L’indagine fu archiviata dal comandante di zona lombarda della Guardia di Finanza con sede a Milano nel 1991.

Falsa testimonianza
Nel corso di un processo penale per diffamazione, avviato da una querela di Berlusconi per via di un articolo comparso sulla rivista Epoca nel 1987, il querelante riferì all’Autorità giudiziaria, sotto giuramento, di non aver corrisposto alcunché a Licio Gelli all’atto di iscriversi alla Loggia P2, nel 1981. Berlusconi aveva detto infatti: «Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore allo scandalo [...] Non ho mai pagato una quota di iscrizione, né mai mi è stata richiesta».
I giornalisti imputati, tutti assolti, a loro volta presentarono un esposto presso la Pretura di Verona contro Berlusconi, affinché nei confronti di quest’ultimo fosse avviato un procedimento penale per falsa testimonianza. Il 22 luglio del 1989 il pretore Gabriele Nigro firmò una sentenza istruttoria di non doversi procedere perché il fatto non costituisce reato. Tale decisione venne impugnata presso la Sezione istruttoria della Corte d’Appello di Venezia la quale nel 1990 dichiarò che Berlusconi aveva commesso il reato testimoniando il falso ma, essendo stata varata un’amnistia nei primi mesi di quello stesso anno, dichiarò il reato estinto a causa del suddetto provvedimento parlamentare.[ La fase istruttoria nel procedimento pretorile, come in quello ordinario finalizzata a valutare se fosse necessario instaurare il dibattimento per verificare l'eventuale responsabilità penale dell'imputato, poteva alternativamente concludersi con la richiesta di proscioglimento (art. 395 c.p.p. del 1930) o con il decreto di citazione a giudizio dell'imputato (richiesta di citazione a giudizio nel caso di procedimento ordinario, art. 396): nel caso specifico, l'amnistia ha impedito che si celebrasse quel dibattimento pur ritenuto utile dalla sezione istruttoria della Corte d'Appello per verificare le eventuali responsabilità di Berlusconi. La causa estintiva del reato, infatti, rendeva inutile la prosecuzione de processo, che mai si sarebbe potuto concludere con una declaratoria di responsabilità penale dell'imputato.

Tangenti alla Guardia di Finanza
Silvio Berlusconi è stato accusato di concorso in corruzione, reato che sarebbe stato perpetrato mediante il versamento su conti correnti aperti in una banca di New York, di alcune tangenti ad ufficiali della Guardia di Finanza impegnati in verifiche fiscali presso quattro aziende dell'imprenditore milanese. Gli episodi contestati sarebbero risaliti, secondo quanto prospettato dall'accusa, al 1989 (tangente per Videotime), al 1991 (Arnoldo Mondadori Editore), al 1992 (Mediolanum) e al 1994 (TELE+). Il rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi, che aveva ricevuto un invito a comparire presso la Procura di Milano per il 22 novembre 1994 davanti al PM Antonio Di Pietro, è datato 14 ottobre 1995.
In primo grado il processo, cominciato il 17 gennaio 1996, si era concluso, il 7 luglio del 1998, con una condanna, per tutti i capi d'accusa, a 2 anni e 9 mesi di reclusione complessivi. Il giudizio di Appello, emesso il 9 maggio del 2000, aveva ribaltato la sentenza di primo grado, assolvendo Berlusconi (con la formula per non aver commesso il fatto) per la vicenda TELE+ e prosciogliendolo con riguardo ai tre residui capi d'imputazione (per intervenuta prescrizione dovuta alla concessione delle attenuanti generiche).
Il 19 ottobre 2001 la Corte di Cassazione assolve l'imputato per tutti e quattro i capi d'accusa (con la formula per non aver commesso il fatto). Il 25 febbraio 2010 la corte di cassazione emette una sentenza nell'ambito del processo Mills dichiarando che l'avvocato David Mills fu corrotto per testimoniare il falso nel processo sulle tangenti alla Guardia di Finanza, favorendo così l'assoluzione di Berlusconi.

Bilanci Fininvest 1988-1992
Silvio Berlusconi è stato accusato insieme al fratello Paolo di falso in bilancio e appropriazione indebita relativi ai bilanci Fininvest dal 1988 al 1992. Nei bilanci della società della famiglia Berlusconi l'acquisto di diritti tv sarebbe stato esposto a valori superiori al reale per creare «fondi neri». Il 25 ottobre 2004 Berlusconi è stato prosciolto per intervenuta prescrizione del reato.

Processo All Iberian
Il 12 luglio 1996 Silvio Berlusconi viene rinviato a giudizio per i reati di finanziamento illecito a un partito e falso in bilancio aggravato. Secondo la prima accusa, Silvio Berlusconi avrebbe versato illecitamente 22 miliardi di lire, tra il gennaio 1991 e il novembre 1992, al Partito Socialista Italiano guidato da Bettino Craxi (coimputato nel processo per il medesimo reato). Il denaro sarebbe partito da fondi occulti della società berlusconiana Fininvest per finire nei conti svizzeri del PSI.
Quanto al falso in bilancio Fininvest, Berlusconi avrebbe perpetrato questo reato a partire dal 1989 fino al 1996, mediante il controllo di una serie di operazioni volte a trasferire ingenti somme di denaro (migliaia di miliardi di lire) all'estero attraverso l'utilizzo di numerosissime società offshore, con lo scopo, talvolta, di reimpiegare detto denaro in altre attività illecite.
Il processo All Iberian, dal nome della società dietro cui alcuni testimoni d'accusa hanno sostenuto si celasse Fininvest, ebbe inizio il 21 novembre 1996. Tuttavia, per una violazione di legge operata dalla magistratura requirente, che non aveva reso possibile alla società Fininvest di partecipare al processo in qualità di parte offesa, il 17 giugno 1998, circa un mese prima della prevedibile emissione della sentenza di primo grado, il processo fu diviso in due tronconi:[26] da una parte sarebbe proseguito il giudizio sulla presunta violazione della legge sul finanziamento dei partiti politici (cosiddetto processo All Iberian 1); dall’altra, la violazione procedurale ha comportato l’azzeramento del processo per la parte relativa al falso in bilancio, che è pertanto ricominciato nel gennaio 1999 (cosiddetto processo All Iberian 2).

All Iberian 1 (finanziamento illecito al PSI)
Finché il processo All Iberian è stato trattato unitariamente, il reato asseritamente commesso fino al 1992 era ancorato al falso in bilancio contestato fino al 1996; ciò tuttavia non modificava l’aspetto relativo alla possibile estinzione perprescrizione, in quanto essa decorre autonomamente per ciascun reato, salva la contestazione (secondo la normativa all’epoca in vigore) della continuazione (art. 81 c.p.). Avvenuta la separazione dei processi, il finanziamento illecito fu perseguito da solo, con la conseguenza che il termine prescrizionale di sette anni e mezzo sarebbe decorso dal 1992, mettendo in pericolo la pronuncia di una sentenza definitiva di merito.
Nel processo di primo grado, concluso il 13 luglio del 1998, il proscioglimento per prescrizione era stato dichiarato solo per il versamento di 10 dei 22 miliardi di lire contestati; per la restante parte dell’accusa Berlusconi era stato condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 10 miliardi di lire.
Il processo All Iberian si è concluso il 22 novembre 2000, quando la Corte di Cassazione, confermando la sentenza d’Appello emessa il 26 ottobre 1999, ha dichiarato il proscioglimento dell’imputato per intervenuta prescrizione del reato. La Corte non ha ritenuto di assolvere l’imputato nel merito in quanto «la prova della innocenza era incompleta ed erano necessari ulteriori attività istruttorie»; attività che non sono consentite in sede di giudizio di legittimità.

All Iberian 2 (falso in bilancio aggravato)
Oltre a dover ricominciare da zero per un vizio procedurale, come deciso dai giudici nel giugno del 1998, la seconda tranche del processo All Iberian dovette una seconda volta essere azzerata in quanto, il 12 marzo 1999, il tribunale, accogliendo un’eccezione relativa alla «totale indeterminatezza dei fatti» contestati, dichiarò nullo il precedente rinvio a giudizio per una «sostanziale equivocità dell’imputazione», rinviando il procedimento alla fase dell’udienza preliminare.
Il nuovo rinvio a giudizio portava la data del 23 novembre 1999, e fissava l’inizio del processo di primo grado al 7 aprile 2000. Ma una pronuncia della Casszione del 9 febbraio 2001, rilevata l’incompatibilità di un giudice con il processo, riportò nuovamente il giudizio all’apertura del dibattimento. Il dibattimento riprese davanti ad un nuovo giudice il 22 febbraio dello stesso anno.
Il processo All Iberian 2 si è definitivamente concluso con l’assoluzione di Silvio Berlusconi (con formula perché il fatto non costituisce più reato in seguito alla riforma del diritto societario del Governo Berlusconi) emessa dal Tribunale di Milano il 26 settembre 2005. Il processo All Iberian 2 è stato ed è tuttora un argomento di polemica politica. Lo schieramento del centrosinistra (e con esso i suoi sostenitori), infatti, ha accusato il Parlamento di aver approvato delle leggi ad personam, ossia delle norme che sarebbero state emanate al solo scopo di influire sui processi pendenti nei confronti dell’allora presidente del Consiglio Berlusconi.
Le polemiche cominciarono già a seguito dell’emanazione della legge 367 del 2001 sulle rogatorie internazionali, che si diceva avrebbe portato alla conclusione anticipata del processo per sopravvenuta inutilizzabilità di alcuni documenti, ritenuti decisivi dall’accusa, provenienti dalla Svizzera. Tuttavia, la polemica non trovò conferma nei fatti. I documenti, infatti, furono utilizzati dal Tribunale a norma della stessa legge criticata. Successivamente alla riforma del diritto societario, approvata dal Parlamento sotto il governo presieduto da Berlusconi, i critici del centrodestra rinnovarono la loro accusa al Parlamento, reo, a loro dire, di aver legiferato così da venire incontro ai desiderata giudiziari di Silvio Berlusconi.
L’applicazione della nuova normativa in materia di falso in bilancio, infatti, ed in particolare dei riformulati articoli 2621 e 2622 del codice civile, ha reso la condotta imputata a Berlusconi non più perseguibile penalmente. La norma infatti prevede la perseguibilità del reato a querela di parte, querela che non era stata presentata a suo tempo e che avrebbe costretto i giudici a prosciogliere l’imputato per difetto di causa di procedibilità. Il Tribunale, invece, ritenne di accogliere le richieste della difesa – l’accusa aveva chiesto che Berlusconi venisse prosciolto per prescrizione del reato – volte ad ottenere la più ampia formula di proscioglimento (la citata il fatto non costituisce più reato). Con la riforma, infatti, il reato di falso in bilancio, che vedeva ridursi i termini prescrizionali, è diventato perseguibile solo quando l’entità della falsa dichiarazione sia tale da aver creato degli effetti nocivi, non bastando che questi effetti rimangano potenziali.

Processo Lentini (falso in bilancio)
Nel gennaio del 1995 Silvio Berlusconi è stato indagato per il reato di falso in bilancio, perpetrato attraverso il versamento “in nero” di una decina di miliardi di lire dalle casse della squadra di calcio del Milan a quelle del Torino per l’acquisto del giocatore Gianluigi Lentini. Secondo l’accusa, in particolare, i bilanci della società Milan sarebbero stati «fraudolentemente falsificati» negli anni 1993 e 1994; successivamente, inoltre, la magistratura inquirente ha ritenuto di estendere le accuse di irregolarità dei bilanci al periodo compreso tra il 1991 e il 1997. Il 28 maggio 1998 Berlusconi venne rinviato a giudizio presso il Tribunale di Milano.
Il 5 novembre 2002 il processo si concluse definitivamente con il proscioglimento di Berlusconi per intervenuta prescrizione del reato. Il proscioglimento di Berlusconi è stato ed è tuttora un argomento di polemica politica. Il processo, infatti, si è interrotto quando ancora il dibattimento era in pieno svolgimento ed una sentenza di primo grado dunque era ben lungi dall’essere emanata. Tale conclusione anticipata è dovuta al fatto che nel gennaio 2002 il Consiglio dei Ministri del governo presieduto da Berlusconi approvò, rendendole immediatamente operative, le nuove norme in materia di riforma del diritto societario, in ossequio alla legge delega approvata dal Parlamento nell’ottobre 2001 che imponeva al governo di adottare le nuove misure entro il 3 ottobre del 2002.
La riforma del diritto societario ha comportato una diversa valutazione del reato di falso in bilancio, con modifiche incidenti anche in materia di prescrizione. Se dunque prima della riforma il reato contestato a Berlusconi si sarebbe prescritto nel 2004 (dopo sette anni e mezzo dalla supposta commissione), a quel punto i termini si sarebbero ridotti a tre anni. Pertanto, il Tribunale non poté che adempiere all’obbligo, contenuto nell’articolo 129 del Codice di procedura penale, di dichiarare la presenza di una causa di estinzione del reato in ogni stato e grado del processo. Per tale ragione, il governo fu accusato di aver approvato una legge ad personam.

Medusa cinematografica
Berlusconi è accusato di comportamenti illeciti nelle operazioni d’acquisto della società Medusa cinematografica per non aver messo a bilancio 10 miliardi. In primo grado è condannato a 1 anno e 4 mesi per falso in bilancio, poi condonati. Assoluzione nel giudizio di appello, con sentenza confermata dalla Cassazione in quanto per la sua ricchezza potrebbe non essere stato al corrente dei fatti contestati.

Falso in bilancio nell’acquisto dei terreni di Macherio
Nel gennaio del 1999 Berlusconi è stato accusato di appropriazione indebita, frode fiscale e falso in bilancio per l’acquisto dei terreni intorno alla sua villa di Macherio.[49] In primo grado è stato assolto dai reati di appropriazione indebita e di frode fiscale, mentre per le due imputazioni di falso in bilancio contestate dal PM Francesco Saverio Borrelli è scattata la prescrizione. In appello, in data 29 ottobre 1999, è stata confermata l’assoluzione per il reato di frode fiscale e per uno dei due falsi in bilancio; per l’altro invece è stata concessa l’amnistia come conseguenza del condono fiscale del 1992.

Lodo Mondadori
Berlusconi era accusato (assieme a Cesare Previti, Attilio Pacifico, Giovanni Acampora, e Vittorio Metta) di concorso in corruzione in atti giudiziari (art. 319 ter del codice penale), per aver pagato i giudici di Roma in modo da ottenere una decisione a suo favore nel giudizio di impugnazione per nullità del Lodo Mondadori, dal cui esito dipendeva la proprietà della casa editrice.
La posizione di Silvio Berlusconi è stata stralciata in seguito alla sua nomina a Presidente del Consiglio e ad interminabili contrasti tra il Tribunale di Milano, la Procura della Repubblica presso lo stesso Tribunale e la Presidenza del Consiglio, che hanno portato anche all’intervento della Corte Costituzionale in sede di soluzione di conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato.
Il giudice dell’udienza preliminare Rosario Lupo ha deciso l’archiviazione del caso, concludendo che la corruzione pluriaggravata ipotizzata dal Pool per il caso Mondadori «non sussiste». La Corte d’Appello, su ricorso della procura, decide nel giugno 2001 che per Berlusconi è ipotizzabile il reato di corruzione semplice, e non quello più grave di concorso in corruzione in atti giudiziari in quanto non sono stati provati i provvedimenti giudiziari oggetto della corruzione; in primo grado Cesare Previti è stato condannato, mentre per questo stesso episodio Berlusconi, grazie alla concessione delle attenuanti generiche, ha ottenuto la prescrizione del reato di corruzione semplice (poiché risale al 1991 e la prescrizione, con le attenuanti generiche, scatta dopo 7 anni e mezzo) ed ha evitato una eventuale condanna. La sentenza di appello del processo Mondadori a carico di Previti, confermata dalla Cassazione, dice esplicitamente che il Cavaliere aveva “la piena consapevolezza che la sentenza era stata oggetto di mercimonio”.
Del resto la sentenza afferma che “la retribuzione del giudice corrotto è fatta nell’interesse e su incarico del corruttore”, cioè di Previti (che è il corruttore secondo la sentenza). La Corte Suprema di Cassazione ha infine confermato la sentenza d’appello. La sentenza a carattere esecutivo del Tribunale di Milano, depositata il 3 ottobre 2009, nella causa civile promossa da Cir contro Fininvest, stabilisce che la Fininvest di Silvio Berlusconi deve risarcire circa 750 milioni di euro (749 955 611,93 €) alla Cir di Carlo De Benedetti per il danno causato dalla corruzione giudiziaria nella vicenda del lodo Mondadori.
Nei giorni immediatamente successivi, Canale 5 ha prodotto un servizio sul giudice Mesiano, autore della sentenza di risarcimento, consistente in un pedinamento commentato. In tale servizio venivano evidenziate quali “stravaganze” il fatto che il giudice fumasse e passeggiasse aspettando il suo turno dal barbiere, ed il colore dei suoi calzini. Gli ordini giornalistici hanno ritenuto ignominiosa la condotta della testata, la Federazione della Stampa ha chiamato “pestaggio mediatico” tale servizio..
Il giudice del processo d’appello, il 9 luglio 2011, ha stabilito che il risarcimento che la Fininvest dovrà pagare alla Cir è di circa 540 milioni di euro (540 141 059,32 €), ai quali si aggiungono tre quarti delle spese processuali dei primi due gradi effettuate dalla Cir (rispettivamente 3 296 000 € per il primo grado e 3 940 000 € per il secondo) ed il pagamento del 12,5% delle spese generali del processo, per un totale di 564 milioni di euro.

Consolidato Fininvest
Il 29 gennaio 2001 il PM Francesco Greco compie un’indagine nella quale sono presenti 26 indagati tra cui Silvio Berlusconi con l’accusa di falso in bilancio. Secondo il giudice il gruppo Fininvest ha utilizzato, nel periodo che va dal 1989 al 1996, 65 società estere per movimentare e accantonare, fuori bilancio, circa 1550 miliardi di lire.
I soldi sarebbero stati utilizzati per finanziare con 644 miliardi finti soci di Telepiù per celarne il controllo in violazione della legge Mammì, avrebbe inoltre fatto lo stesso in Spagna per Telecinco con 456 miliardi. Secondo il giudice parte dei fondi neri sarebbero stati utilizzati per operare in Borsa sui titoli Rinascente, Standa, Mondadori e Sbe aggirando gli obblighi di informativa all’autorità di controllo. Avrebbe coperto perdite del Milan con 57 milioni di dollari nel periodo che va dal 1992 al 1994 e si è accollato 122 miliardi di compensi in nero ai calciatori e anche ai giocatori di rugby, hockey e pallavolo. Berlusconi avrebbe inoltre utilizzato parte dei 1550 miliardi per liquidare pagamenti riservati a Craxi, Previti e Squillante. Avrebbe infine utilizzato i fondi neri per corrompere con 5 miliardi due dirigenti dell’Isveimer (istituto creato per facilitare le imprese del Mezzogiorno) per far sì che la Fininvest ottenesse 450 miliardi di finanziamenti bancari. Parte dei fondi bancari, secondo il PM Francesco Greco, sarebbero stati trasferiti alle Bahamas presso la Finter Bank di Nassau.
Il 30 giugno 2001 viene chiesto il rinvio a giudizio ma la data dell’udienza preliminare non viene mai fissata dato che il 14 febbraio 2003 il giudice per le indagini preliminari deposita la sentenza dichiarando il non luogo a procedere per prescrizione del reato di falso in bilancio.La prescrizione è avvenuta anche grazie al decreto legislativo approvato dal governo presieduto dallo stesso Berlusconi che depenalizza il falso in bilancio.
Il 4 marzo 2003 la procura decide di ricorrere in cassazione perché, sostiene Greco, la mancata udienza preliminare gli ha impedito di sollevare un’eccezione d’incostituzionalità e di incompatibilità con le direttive comunitarie delle nuove norme sui reati societari e con il trattato dell’Ocse. La Corte di Cassazione il 14 aprile 2004 respinge il ricorso del PM e conferma la sentenza di prescrizione.

Processo SME
Nel 1985 l’allora presidente dell’IRI Romano Prodi, raggiunse un accordo con Carlo De Benedetti per la vendita della partecipazione azionaria della Società Meridionale di Elettricità (SME) posseduta dall’IRI. L’accordo fece sorgere delle polemiche all’interno del Partito Socialista Italiano di Bettino Craxi, l’allora Presidente del Consiglio, che spinse per la riapertura delle trattative. Comparvero allora altre tre offerte tra le quali una da parte di Barilla, Ferrero e la Fininvest di Silvio Berlusconi. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giuliano Amato, e lo stesso Prodi dichiararono che l’accordo stipulato con De Benedetti non era vincolante e successivamente, il 15 giugno 1985 il ministro delle Partecipazioni statali, Clelio Darida annuncia la mancata vendita della SME. De Benedetti fa causa all’IRI chiedendo di ripristinare l’accordo originario ma il tribunale civile di Roma presieduto dal giudice Filippo Verde respinge il ricorso.
Nel maggio del 1998 iniziarono le indagini nei confronti di Silvio Berlusconi e altri imputati con l’accusa di aver concorso per aggiustare la sentenza del tribunale civile di Roma.
Il 9 marzo 2000 iniziò il processo, le accuse erano divise in due capi:
Capo A): Berlusconi venne accusato di aver corrotto l’allora Presidente della Sezione Gip del Tribunale di Roma, Renato Squillante, con due versamenti di 100 e 500 milioni di lire.
Capo B): Berlusconi venne accusato di aver corrotto il giudice Verde con un versamento di 750 milioni di lire.
Nel giugno 2003 venne approvata dal parlamento la legge chiamata “lodo Schifani”, essa ha imposto l’impossibilità di processare le cinque più alte cariche dello Stato, tra cui l’allora presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi. Si dovette quindi sospendere il processo SME nei confronti di Berlusconi (si proseguì però nel processare gli altri imputati). Tre mesi dopo la corte costituzionale dichiarò incostituzionale il lodo Schifani e dunque il processo SME poté proseguire anche per Berlusconi.
Il 10 dicembre 2004 il Tribunale di Milano emise la sentenza di primo grado dichiarando Berlusconi assolto dai fatti contestati al capo B) perché il fatto non sussiste e, concedendo le attenuanti generiche, dichiarò prescritto il reato inerente al bonifico di 500 milioni di lire contestato al capo A) e assolse Berlusconi dagli altri fatti di corruzione contestati nel capo A) per non aver commesso il fatto.
Il 28 aprile 2007 i giudici della seconda corte d’appello di Milano dichiararono assolto Berlusconi da tutti i reati contestati nel capo A) per non aver commesso il fatto e confermarono l’assoluzione dai fatti contestati al capo B) perché il fatto non sussiste.
Il 26 ottobre 2007 la corte di cassazione confermò la sentenza di secondo grado assolvendo Berlusconi da tutti i reati contestati.
Il 30 gennaio 2008 Silvio Berlusconi è stato prosciolto dalla I sezione penale del Tribunale di Milano per l’accusa di falso in bilancio nel processo SMA, in quanto il fatto per il quale è stato imputato, a seguito della riforma promossa dal governo Berlusconi, non costituisce più reato.

Spartizione pubblicitaria Rai-Fininvest
Berlusconi era accusato di aver indotto la RAI, da Presidente del Consiglio dei Ministri, a concordare con la Fininvest i tetti pubblicitari, per ammorbidire la concorrenza. La Procura di Roma, non avendo raccolto prove a sufficienza per il reato di concussione, ha chiesto l’archiviazione, accolta dal Giudice dell’udienza preliminare.

Tangenti fiscali sulle pay-tv
Berlusconi era accusato di aver pagato tangenti a dirigenti e funzionari del ministero delle Finanze per ridurre l’Iva dal 19 al 4 per cento sulle pay tv e per ottenere rimborsi di favore. La Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione, accolta dal Giudice dell’udienza preliminare.

Stragi del 1992-1993
La Procura di Firenze ha indagato per molti anni (fino all’agosto 1998) sui mandanti a volto coperto delle stragi:
del 14 maggio 1993 a Maurizio Costanzo (via Fauro, Roma);
attentato agli Uffizi del 27 maggio 1993 (via de’ Georgofili Firenze);
attentato al padiglione di Arte Contemporanea del 27 luglio 1993 (Via Palestro, Milano);
di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano (Roma, 28 luglio 1993);
allo Stadio Olimpico di Roma (dicembre 1993 – gennaio 1994);
a Formello (Roma) (attentato a Salvatore Contorno, 14 aprile 1994).
La procura di Firenze iscrisse nel registro degli indagati Silvio Berlusconi e Marcello dell’Utri (con il soprannome AUTORE 1 e AUTORE 2), considerati mandanti delle suddette stragi. Il Pm di Firenze chiese l’archiviazione del procedimento al termine delle indagini preliminari, accolta dal giudice per le indagini preliminari competente, in quanto non si era potuta trovare la conferma delle chiamate “de relato” e delle intuizioni logiche, sebbene si evidenziasse nel decreto di archiviazione che vi era «un’obiettiva convergenza degli interessi politici di Cosa Nostra rispetto ad alcune qualificate linee programmatiche della nuova formazione» (ovvero Fora Italia) e che durante le indagini «l’ipotesi iniziale abbia mantenuto e semmai incrementato la sua plausibilità».
A Caltanissetta Berlusconi e Dell’Utri furono iscritti nel registro degli indagati come mandanti delle stragi di Via d’Amelio (Paolo Borsellino) e Capaci (Giovanni). Le indagini sono partite da:
le dichiarazioni di Salvatore Cancemi;
i verbali relativi ai rapporti con Vittorio Mangano;
le dichiarazioni successive di Tullio Cannella e Gioacchino La Barbera;
le dichiarazioni di Gioacchino Pennino e e Angelo Sijno;
gli esiti delle indagini della Dia e del Gruppo Falcone e Borsellino.
Il 3 maggio 2002 il fascicolo viene archiviato, su richiesta dello stesso PM, perché il quadro indiziario risulta friabile. Il gip tuttavia, nel decreto di archiviazione, lascia alla valutazione dei pubblici ministeri di effettuare ulteriori indagini su «piste investigative diverse da quelle sinora perseguite» ritenendo che «tali accertati rapporti di società facenti capo al gruppo Fininvest con personaggi in varia posizione collegati all’organizzazione Cosa nostra, costituiscono dati oggettivi che rendono quantomeno non del tutto implausibili né peregrine le ricostruzioni offerte dai diversi collaboratori di giustizia». Oltre a questo viene evidenziato anche che «gli atti del fascicolo hanno ampiamente dimostrato la sussistenza di varie possibilità di contatto tra gli uomini appartenenti a Cosa Nostra ed esponenti e gruppi societari controllati in vario modo dagli odierni indagati». Ma conclude affermando che «Occorre tuttavia verificare se effettivamente tali contatti vi siano stati e che esito abbiano avuto. Orbene le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che dovrebbero riscontrare tale ipotesi sono tutte “de relato” e, come si è visto, il più delle volte generiche ed incerte nei contenuti». Tale richiesta di archiviazione, tuttavia, non fu sottoscritta dall’altro pm che si era occupato delle inchieste e dei processi sulle stragi, Luca Tescaroli, contrario alle impostazioni della richiesta di archiviazione, soprattutto nella parte in cui si sostiene che le dichiarazioni dei principali pentiti della strage, Cancemi e Brusca, erano contrastanti. Una tesi che è stata confermata anche nella sentenza d’appello della strage di Capaci dove i giudici scrissero tra l’altro che le dichiarazioni di Brusca e Cancemi erano convergenti e che era necessario indagare ancora «nelle opportune direzioni per individuare i convergenti interessi di chi era in rapporto di reciproco scambio con i vertici di Cosa nostra».

Concorso esterno in associazione mafiosa
La procura di Palermo ha indagato su Silvio Berlusconi e su Marcello dell’UItri per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco. Il 31 marzo 1997 l’inchiesta su Berlusconi è stata archiviata al termine delle indagini preliminari, che erano state prorogate per la massima durata prevista dalla legge.

Diffamazione aggravata dall’uso del mezzo televisivo
Silvio Berlusconi è stato indagato dalla procura di Roma per diffamazione aggravata dall’uso del mezzo televisivo, in relazione alla vicenda delle dichiarazioni dell’allora Premier in merito alle relazioni tra le cosiddette cooperative rosse e camorra durante una intervista rilasciata il 3 febbraio 2006 ad una emittente nazionale. L’iscrizione è avvenuta in seguito alla querela presentata dal presidente della Lega Nazionale delle Cooperative Poletti.
Il 22 marzo 2007 la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione del fascicolo.

Telecinco (Spagna)
In Spagna Silvio Berlusconi, insieme ad altri manager Fininvest, è stato accusato di violazione della legge antitrust, frode fiscale e reati vari (quali riciclaggio di denaro) a favore dell’emittente Telecinco da lui fondata. Il processo è stato sospeso dal 1999 al 2006 per l’immunità di cui Berlusconi godeva nel paese in qualità di eurodeputato prima e di capo di un governo estero poi; nell’aprile del 2006, anno in cui è subentrato al terzo mandato di Berlusconi il secondo di Romano Prodi, il giudice Baltasar Garzòn che per primo aveva avviato il procedimento ha riaperto il fascicolo a suo carico. Nel 2008 l’avvocato Niccolò Ghedini annuncia l’assoluzione del suo assistito.

Caso Saccà
Nel 2007, Silvio Berlusconi è stato indagato dalla procura di Napoli con l’accusa di aver corrotto l’allora presidente di Rai Fiction Agostino Saccà e di aver istigato alla corruzione il senatore Nino Randazzo e altri senatori della Repubblica «in altri episodi non ancora identificati». L’accusa era basata essenzialmente su una decina di registrazioni telefoniche effettuate tra i mesi di giugno e novembre 2007. Secondo la Procura di Napoli, Saccà aveva il compito di piazzare in RAI le attrici raccomandate da Berlusconi, in cambio di un aiuto nella sua futura attività privata («Agostino, ti contraccambierò quando sarai imprenditore»); nell’ipotesi d’accusa Berlusconi avrebbe segnalato un nome vicino ad un senatore del centro-sinistra (allora al governo con una maggioranza risicata in Senato), in modo da accattivarsi la sua simpatia e convincerlo a passare nella formazione di centro-destra e, di conseguenza, a causare la caduta del governo Prodi.
Nel luglio 2008, su richiesta dei difensori di Silvio Berlusconi, gli atti del procedimento sono stati trasferiti a Roma a causa dell’incompetenza territoriale del tribunale di Napoli (dato che le telefonate “cruciali” per il reato contestato al Cavaliere erano avvenute mentre i due interlocutori erano a Roma).
Il 17 aprile 2009 il gip Pierfrancesco De Angelis ha archiviato il caso, poiché Saccà «non era da considerare un incaricato di pubblico servizio». Pochi giorni dopo, il 24 aprile 2009, sono state distrutte le intercettazioni raccolte a Napoli sul caso Saccà-Berlusconi. Trascrizioni di queste conversazioni sono tuttavia ancora reperibili on-line.

Processo Mediaset
I PM Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale, che hanno collezionato 500 000 pagine di atti con rogatorie in vari paesi, il 22 aprile 2005 (ma la notizia resterà riservata fino al 26), hanno richiesto il rinvio a giudizio per 14 indagati:
Silvio Berlusconi (appropriazione indebita, frode fiscale e falso in bilancio)
Fedele Cionfalonieri (falso in bilancio)
Farouk Mohamed Agrama, detto Frank Agrama (uomo di “appoggio” della fininvest in America)
David Mills (avvocato e marito di Tessa Jowell, ministro del governo di Tony Blair)
Daniele Lorenzano (capoacquisti Fininvest)
Paolo Derl Bue (banchiere svizzero)
Candia Camaggi (cugino di Berlusconi e consorte, responsabili della finanza svizzera)
altri dirigenti di Fininvest e Mediaset.
Oltre a queste sono state stralciate (cioè verranno contestate in procedimento separato) le posizioni di marina Berlusconi (assurta a presidente Fininvest) e Piersilvio Berlusconi, accusati di riciclaggio di denaro.
Dall’indagine All Iberian nasce questo filone d’inchiesta su due società estere collegate alla Silvio Berlusconi Finanziaria (società lussemburghese), la Century One e la Universal One. Sui conti di tali società hanno lasciato l’ultima traccia i fondi neri «distratti su conti bancari in Svizzera,Bahamas e Montecarlo [...] nella disponibilità degli indagati [...] e gestiti da fiduciari di Berlusconi». La cresta sulla compravendita dei diritti di film made in USA avveniva, secondo l’ipotesi accusatoria, in modo illegale: Mediaset non li comprava direttamente ma da società offshore (Century One e Universal One e altre come la Wiltshire Trading e la Harmony Gold) che a loro volta li cedevano ad altre società gemelle, facendo lievitare il prezzo ad ogni passaggio. La differenza tra il valore reale e quello finale consentiva di mettere da parte fondi neri.
Berlusconi avrebbe intascato fondi neri (280 milioni di euro in dollari, lire, franchi francesi e svizzeri e fiorini olandesi) in nero, senza pagarvi le tasse e frodando i propri azionisti (falso in bilancio). Ma la difficoltà maggiore per i PM è stato capire come avvenivano tali operazioni, considerato che l’ex premier ha lasciato tutte le cariche sociali nel 1993. Berlusconi avrebbe continuato a occuparsi delle società tramite prestanome. L’ipotesi accusatoria è suffragata dalle testimonianze di Carlo Bernasconi (capo della Silvio Berlusconi Communications), Oliver Novick (responsabile della Direzione Corporate Development) e Marina Camana (segretaria di Bernasconi che, secondo le rivelazioni dell’Espresso, ha raccontato proprio che le indicazioni per gli acquisti venivano da Arcore).
Il 18 giugno 2012 i PM Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro chiedono al giudice una condanna di 3 anni e 8 mesi per frode fiscale di 7,3 milioni di euro.
Il 26 ottobre 2012 i giudici del Tribunale di Milano hanno condannato Silvio Berlusconi a quattro anni di reclusione, una pena più dura di quella chiesta dalla pubblica accusa. Tre anni al produttore cinematografico Frank Agrama mentre il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, è stato assolto per “non aver commesso il fatto”. Ai manager Daniele Lorenzano e Gabriella Galetto sono state inflitte, rispettivamente le condanne a tre anni e otto mesi e un anno e due mesi di reclusione. Le pene sono condonate nella misura di tre anni grazie all’indulto del 2006. Per l’ex presidente del Consiglio i giudici hanno stabilito come pena accessoria l’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici e l’interdizione per tre anni a contrattare con la pubblica amministrazione. Agli imputati, in totale undici, veniva contestata la frode fiscale. I giudici hanno disposto un versamento a titolo di provvisionale di 10 milioni di euro da parte degli imputati condannati all’Agenzia delle Entrate. Per Paolo Del Bue (Banca Arner) è stato dichiarato il non luogo procedere per intervenuta prescrizione. Gli altri imputati sono stati assolti o si sono visti riconoscere la prescrizione del reato.
Il 9 novembre 2012 Silvio Berlusconi, tramite i suoi legali, ha depositato il ricorso in appello.
L’8 maggio 2013 la Corte d’Appello di Milano conferma la condanna di 4 anni di reclusione, 5 anni di interdizione dai pubblici uffici e 3 anni dagli uffici direttivi.
Il 1º agosto 2013 la sezione feriale della Corte di Cassazione, presieduta da Antonio Esposito, conferma la condanna a 4 anni di detenzione per frode fiscale a carico di Berlusconi (e degli altri tre imputati che avevano presentato il ricorso: Daniele Lorenzano, Gabriella Galetto e Frank Agrama), disponendo tuttavia il rinvio alla corte d’appello di Milano per la parte della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, disponendone la rideterminazione.

Mediatrade
Questo procedimento inchiesta è un filone del processo Mediaset.
Il 14 ottobre 2005 la Guardia di Finanza ha perquisito gli uffici della Mediatrade spa, cioè la società controllata dal Gruppo Berlusconi che ha preso il posto, a partire dal febbraio 1999, di Mediaset e la Maltese Ims nell’acquisto dei diritti TV. La procura avrebbe scoperto massicci trasferimenti di denaro della Wiltshire Trading (società intestata ad Agrama) a favore di conti svizzeri di personaggi Mediaset (denominati “Leonardo”, “Trattino”, “Teleologico”, “Litoraneo”, “Sorsio”, “Clock” e “Pache”). Questo nuovo filone nasce dalla testimonianza di un ex dirigente Paramount, Bruce Gordon, che definisce Agrama come «agente di Berlusconi» e «rappresentante Fininvest». Farouk Mohamed Agrama, detto Frank, è considerato l’interfaccia di Lorenzano (ex capoacquisti di Mediaset) negli USA.
Secondo la procura l’accumulazione dei fondi neri sarebbe continuata anche oltre il 1999, fino al 2002 cioè quando Berlusconi era già Presidente del Consiglio.
L’8 aprile 2010 viene chiesto il rinvio a giudizio per appropriazione indebita e frode fiscale.
Il 18 ottobre 2011 il GUP di Milano ha prosciolto Silvio Berlusconi da tutte le accuse con la formula “per non avere commesso il fatto”.
Il 18 maggio 2012 la Seconda sezione penale della Cassazione ha confermato il proscioglimento per Berlusconi, come deciso dal Gup di Milano il 18 ottobre 2011.

Inchiesta Mediatrade di Roma
Nell’ottobre 2010 Silvio Berlusconi venne indagato a Roma con l’ipotesi di evasione fiscale e reati tributari compiuti negli anni 2003 e 2004. Le notizie di reato nacquero dall’inchiesta milanese Mediatrade sulla compravendita dei diritti tv e cinematografici Mediaset in cui furono coinvolti anche Piersilvio Berlusconi ed altri dirigenti del gruppo televisivo milanese.
Il 30 luglio 2011 i PM romani conclusero le indagini ed il 16 febbraio 2012 chiesero il rinvio a giudizio sia di Silvio Berlusconi sia di Piersilvio Berlusconi sia di altri manager di Mediaset. Il 27 giugno 2012 ilgiudice dell’udienza preliminare Pierluigi Balestrieri emise una sentenza di non luogo a procvedere nei confronti di tutti gli imputati con la formula “perché il fatto non sussiste”. Secondo le motivazioni del dispositivo, Frank Agrama non era (come invece ritenuto dai PM) “socio occulto” di Silvio Berlusconi.
Il 15 ottobre 2012 la procura di Roma fece ricorso in Cassazione contro la sentenza del GUP ritenendo che quest’ultimo non aveva il materiale necessario per poter emettere tale sentenza.
Nella mattina del 6 marzo 2013 il sostituto Procuratore Generale di Cassazione, Gioacchino Izzo, chiese l’inammissibilità o, in subordine, il rigetto del ricorso presentato in Cassazione dalla Procura di Roma contro la sentenza del GUP, ovvero va confermato il non luogo a procedere “perché il fatto non sussiste” per tutti gli imputati (tra cui anche Piersilvio Berlusconi). Il giorno stesso però la Terza sezione penale della Cassazione, presieduta da Alfredo Teresi, rigettò la richiesta di ricorso della Procura di Roma archiviando il procedimento.

Corruzione dell’avvocato David Mills
Silvio Berlusconi è stato accusato di corruzione in atti giudiziari per aver pagato la falsa testimonianza di David Mills nei processi sulle tangenti alla Guardia di Finanaza e All Iberian, in particolare durante i processi, secondo l’accusa Mills
« ometteva di dichiarare quanto a sua conoscenza in ordine alla proprietà e al controllo delle società offshore del Fininvest B group e di conseguenza non rivelava che delle stesse erano beneficiari Silvio Berlusconi, Carlo Bernasconi e Livio Gironi, e che il controllo sulle stesse era esercitato da fiduciari della famiglia Berlusconi »

e inoltre

« ometteva di riferire la circostanza del colloquio telefonico intercorso nella notte del 24 novembre 1995 con Silvio Berlusconi in ordine alla società All Iberian e al finanziamento da 10 miliardi di lire erogato tramite All Iberian a Bettino Craxi »

le false testimonianze di Mills sarebbero state pagate 600 000 dollari da parte di Berlusconi.

Nell’agosto del 2008 venne promulgato dal Parlamento il lodo Alfano, tale legge imponeva la sospensione dei processi penali nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato. Il processo nei confronti di Berlusconi, dunque, venne sospeso fino al 7 ottobre 2009, quando la Corte costituzionale dichiarò il lodo Alfano incostituzionale, il processo nei confronti di Mills proseguì regolarmente.
Il 17 febbraio 2009 Mills è stato condannato dal tribunale di Milano a 4 anni e 6 mesi per aver ricevuto i 600 000 dollari e per aver testimoniato due volte il falso nell’ambito dei suddetti procedimenti giudiziari. Il legale è stato inoltre interdetto per 5 anni dall’esercizio dei pubblici uffici e dovrà risarcire 250 000 euro alla presidenza del consiglio, costituita parte civile.
Il 27 ottobre 2009 la corte d’appello ha confermato la sentenza di primo grado, ovvero la condanna a 4 anni e 6 mesi a Mills per aver ricevuto 600 000 dollari da Silvio Berlusconi per testimoniare il falso in 2 processi, quello su All Iberian e quello sulle tangenti alla Guardia di Finanza.
Il 25 febbraio 2010 la corte di cassazione ha dichiarato prescritto il reato di Mills ritenendo però “verificata la sussistenza degli estremi del reato di corruzione in atti giudiziari” e condannando Mills al pagamento del risarcimento di 250 000 euro per danno all’immagine dello Stato e 10 000 euro per le spese processuali.
Il 25 febbraio 2012 Silvio Berlusconi è stato prosciolto dal reato ascritto per intervenuta prescrizione. Dal momento che i giudici hanno l’obbligo di scegliere la formula più favorevole, non è stato possibile trovare le condizioni per assolvere l’imputato. Secondo le motivazioni del dispsitivo, le prove presentate dall’accusa sarebbero comunque state insufficienti per conseguire una sentenza di condanna nei confronti dell’imputato e non si sarebbe raggiunta in ogni caso alcuna verità processuale, ritenendo altresì inutilizzabili ai fini del giudizio le confessioni rese per iscritto dall’avvocato inglese David Mills.

Voli di Stato
Il 3 giugno 2009 Silvio Berlusconi è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di abuso d’ufficio da Giovanni Ferrara, il procuratore della Repubblica di Roma. Le indagini si riferiscono ad un presunto abuso nell’utilizzo degli aerei del 31º stormo dell’Aeronautica Militare di stanza a Ciampino, finalizzato al trasporto del Presidente del Consiglio e di altre persone (tra cui Mariano Apicella) ad una serata di intrattenimento tenutasi in Sardegna, a Villa Certosa.
Il 16 giugno 2009 la Procura ha richiesto l’archiviazione delle indagini dopo aver accertato che su tutti i voli era presente almeno una persona autorizzata ad usufruirne (Berlusconi), constatando che per il resto «l’utilizzo della flotta non è disciplinato da alcuna disposizione di legge o regolamento, ma soltanto da direttive della Presidenza del consiglio dei ministri». Anche l’ipotesi di peculato, avanzata in un primo tempo, è stata scartata (appoggiandosi su una sentenza della Cassazione risalente al 2007).

Inchiesta di Trani
Nel marzo 2010 Silvio Berlusconi ed il commissario della ‘Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Giancarlo Innocenzi sono stati formalmente iscritti nel registro degli indagati della procura di Trani. Secondo il pm Michele Ruggiero, Berlusconi avrebbe esercitato «pressioni sull’Agcom per arrivare alla chiusura di Annozero». In altre intercettazioni della Guardia di finanza di Bari, invece, il premier si lamenterebbe anche di Ballarò e Parla con me.
Il 19 luglio 2011 la Procura di Roma, che si occupava dell’inchiesta, fece decadere le ipotesi di concussione e minacce. Il reato per cui Silvio Berlusconi risultava indagato era dunque abuso insieme a Giancarlo Innocenzi e a Mauro Masi, quest’ultimo già direttore generale della RAI.
Il 27 ottobre 2011 la Procura di Roma, dopo ulteriori approfondimenti investigativi, chiese che l’inchiesta venisse conclusa con l’archiviazione per tutti gli indagati. Alla base della richiesta di archiviazione vi era la mancanza di una violazione di legge e l’inesistenza di un danno certo.
Il 31 gennaio 2013 il presidente dei Gip di Roma Carlo Figliolia accolse la richiesta dei procuratori disponendo l’archiviazione per le posizioni di Silvio Berlusconi e degli altri indagati.

Il caso Ruby
Le accuse sono conseguenti alla vicenda della allora diciassettenne marocchina Karima El Mahroug (Fkih Ben Salah, 1º novembre 1992), detta Ruby Rubacuori, accompagnata, nella serata del 27 maggio 2010, presso la Questura di Milano di via Fatebenefratelli per identificazione, in quanto sospettata di furto e priva di documenti di riconoscimento. La prostituta brasiliana Michelle Conceicao, che ospitava Ruby nella sua casa, decise di telefonare all’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per avvertirlo. Berlusconi, quindi, telefonò al Capo di Gabinetto della Questura, dottor Pietro Ostuni, per chiedere che Ruby fosse affidata a Nicole Minettti (consigliere regionale del PdL), invece che a una comunità per minorenni. La questura affidò dunque la minorenne Ruby alla consigliera regionale.
Il 21 dicembre 2010 Silvio Berlusconi venne indagato dalla Procura di Milano per concussione, in quanto, secondo l’accusa, abusò della sua “qualità” di Presidente del Consiglio per esercitare una indebita pressione sui funzionari della Questura di Milano per il rilascio di Ruby, al fine di coprire il più grave reato di prostituzione minorile. Dalle successive indagini, infatti, sarebbe emerso che, nella sua residenza di Arcore, si sarebbero svolti in più occasioni, tra febbraio e maggio 2010, dei “festini a luci rosse”, a cui avrebbero partecipato diverse ragazze dello spettacolo, tra le quali la stessa consigliera regionale Nicole Minetti e l’allora minorenne Ruby, che avrebbero fornito prestazioni sessuali in cambio di denaro e favori.
La difesa sostenne che la telefonata alla questura di Milano era stata fatta perché Berlusconi credeva che Karima El Mahroug fosse la nipote dell’allora presidente egiziano Hosni Mbarak e dunque il presidente del consiglio avesse voluto evitare un incidente diplomatico con l’Egitto.
Il 14 gennaio 2011 il procuratore Edmondo Bruti Liberati fa pervenire al parlamento la domanda di autorizzazione a procedere con le perquisizioni negli uffici del dottor Giuseppe Spinelli, ragioniere personale di Berlusconi. Il 3 febbraio 2011 la Camera respinge la richiesta di autorizzazione alle perquisizioni.
Il 15 febbraio 2011 Silvio Berlusconi viene rinviato a giudizio con rito immediato con un decreto depositato dal giudice per le indagini preliminari Cristina Di Censo.
Il 5 aprile 2011 la Camera vota a favore della richiesta di sollevare un conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato davanti alla Corte Costituzionale nei confronti del premier Berlusconi, asserendo che il reato di concussione è di competenza del Tribnale dei Ministri, in quanto Berlusconi agì nelle sue funzioni di premier per far rilasciare la presunta nipote di Mubarak dalla Questura di Milano, al fine di evitare così un possibile incidente diplomatico con l’Egitto. Il reato di prostituzione minorile dovrebbe essere di competenza della Procura di Monza, in quanto i presunti festini sarebbero avvenuti ad Arcore, zona di competenza della Procura di Monza. Il 14 settembre 2011 anche il Senato approva il medesimo conflitto di attribuzione.
Il 3 ottobre 2011 nell’ambito della stessa vicenda, ma in un procedimento penale separato, sono stati rinviati a giudizio Nicole Minetti, l’allora direttore del TG4 Emilio Fede  e il manager e talent scout lele Mora, imputati per induzione e favoreggiamento della prostizione minorile.
Il 14 febbraio 2012 la Corte Costituzionale rigetta le richieste di Camera e Senato. La Corte ha ritenuto tale conflitto “simile” a quello dell’inchiesta sull’ex Guardasigilli del Governo Prodi, Clemente Mastella, sostenuto dal Senato che aveva affermato l’illegittimità degli atti delle procure di Santa Maria di Capua Vetere e di Napoli, chiedendo la trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri. Dopo la decisione il processo va avanti mantenendo la propria sede al Tribunale di Milano. Il 13 maggio 2013 l’accusa ha chiesto una condanna di sei anni di reclusione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Il 24 giugno 2013 Berlusconi è stato condannato in primo grado, dal Tribunale di Milano, a 7 anni di carcere (concussione per costrizione invece che per induzione come ipotizzato dall’accusa) nonché all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, oltre al pagamento delle spese processuali.

Unipol
Il 7 febbraio 2012 Silvio Berlusconi viene rinviato a giudizio con l’accusa di avere divulgato intercettazioni protette dal segreto d’ufficio effettuate durante le indagini riguardanti la scalata alla BNL tentata nel 2005 dall’Unipol, gruppo assicurativo guidato in quel periodo da Giovanni Consorte, poi dimessosi da tutti gli incarichi societari per il suo coinvolgimento nella vicenda “bancopoli”. Le trascrizioni di queste intercettazioni riportano, in particolare, una conversazione avvenuta il 17 luglio 2005 tra Consorte e l’allora segretario dei Democratici di Sinistra Piero Fassino il quale nella telefonata sembrava fare intendere che la scalata era stata appoggiata anche politicamente dal suo partito.
Il 20 dicembre seguente il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli ha chiesto un anno di reclusione per Silvio Berlusconi con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio, mentre per il fratello Paolo tre anni e tre mesi per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio e ricettazione; sempre nello stesso giorno Piero Fassino ha chiesto un milione di euro di risarcimento.
La sentenza di primo grado, emessa il 7 marzo 2013, lo condanna ad un anno di reclusione ed al pagamento in solido di 80 000 euro, assieme al fratello Paolo Berlusconi, quale risarcimento danni in favore di Piero Fassino a cui si aggiungono le spese processuali di 10 000 euro.

Laurea di Antonio Di Pietro
Berlusconi ha più volte messo in dubbio la legittimità della laurea dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, affermando durante un comizio e in una puntata del talk show Porta a Porta che Di Pietro aveva ottenuto il suo titolo di studio non superando i relativi esami ma con la complicità dei servizi segreti deviati, allo scopo di avere un magistrato in grado di rovesciare i partiti della cosiddetta prima Repubblica. Di Pietro ha querelato Berlusconi per diffamazione aggravata. Il 5 ottobre 2010 il tribunale di Viterbo ha ritenuto Berlusconi non punibile, ma il 19 gennaio 2012 tale sentenza è stata annullata dalla Cassazione, che ha ordinato un nuovo processo.

Corruzione del senatore De Gregorio
Nel febbraio 2013 Silvio Berlusconi viene indagato per corruzione e finanziamento illecito ai partiti dalla Procura di Napoli, nelle figure dei pm Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock, Francesco Curcio, Alessandro Milita e Fabrizio Vanorio. L’accusa è di aver corrotto nel 2006, con 3 milioni di euro (di cui 1 milione dichiarato al fisco e 2 milioni in nero), il senatore Sergio De Gregorio per favorire il suo passaggio tra le fila del Popolo delle Libertà. Insieme a Berlusconi sono stati indagati anche Valter Lavitola e Sergio De Gregorio (reo confesso).

Indagati e condannati del PdL in Parlamento
ABRIGNANI Ignazio (PDL) - indagato per dissipazione post-fallimentare.
ANGELUCCI Antonio (PDL) - Indagato per associazione a delinquere, truffa e falso.
ARACU Sabatino (PDL) - Rinviato a giudizio nella sanitopoli abruzzese.
BARANI Lucio (PDL) - Richiesta di rinvio a giudizio per abuso d’ufficio. 
BERRUTI Massimo Maria (PDL) - condannato in appello a 2 anni e 10 mesi nell’inchiesta per i fondi neri Fininvest.
BRANCHER Aldo (PDL) - condannato in primo grado e appello per falso in bilancio e finanziamento illecito al psi. Il primo reato prescritto, il secondo depenalizzato. Indagato per ricettazione. Condannato in appello a due anni per appropriazione indebita e ricettazione.
BRIGUGLIO Carmelo (PDL) - vari processi a carico (truffa, falso, abuso d’ufficio), alcuni prescritti, alcuni trasferiti ad altri tribunali ed in seguito assolto.
CALIENDO Giacomo (PDL) – Indagato per violazione della legge Anselmi sulle società segrete (inchiesta nuova P2).
CAMBER Giulio (PDL) - condannato in via definitiva per millantato credito.
CATONE Giampiero (PDL) - condannato in primo grado a otto anni per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, falso, false comunicazioni sociali e bancarotta fraudolenta pluriaggravata.
CESARO Luigi (PDL) - Indagato per associazione camorristica.
CIARRAPICO Giuseppe (PDL) - condannato per truffa aggravata e continuata ai danni di INPS e INAIL, multa per violazione legge tutela “lavoro fanciulli e adolescenti”, condannato per falso in bilancio e truffa, condanna per diffamazione, condannato per bancarotta fraudolenta, condannato per finanziamento illecito, condannato per il crac “valadier”, condannato in appello per assegni a vuoto e in seguito reato depenalizzato, condanna in primo grado per abuso ed in seguito prescritto, condannato per truffa e violazione della legge sulle trasfusioni, rinviato a giudizio per ricettazione, indagato per truffa ai danni di palazzo Chigi.
CICCHITTO Fabrizio (PDL) - Il suo nome compare nelle liste della loggia massonica P2: fascicolo 945, numero di tessera 2232, data di iniziazione 12 dicembre 1980. All’epoca della scoperta degli elenchi Cicchitto era deputato e membro della direzione del Psi. è uno dei pochi ad aver ammesso di aver sottoscritto la domanda di adesione.
COSENTINO Nicola (PDL): accusato di legami con il clan dei Casalesi, il Parlamento ha negato la richiesta d’arresto. Imputato anche nell’inchiesta sulla P3.
CURSI Cesare (PDL) - Indagato per corruzione. 
D’ALI’ Antonio (PDL): rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa.
DE ANGELIS Marcello (PDL) - condannato per banda armata e associazione eversiva.
DE GREGORIO Sergio (PDL) - indagato per associazione per delinquere, concorso in truffa e truffa aggravata, concorso in bancarotta fraudolenta. Il Senato ha negato l’autorizzazione all’arresto.
DELL’UTRI Marcello (PDL) - condannato per false fatture e frode fiscale, condannato in appello per tentata estorsione mafiosa, condannato in secondo grado a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa ma annullata con rinvio dalla Cassazione.
DEL PENNINO Antonio (PDL) - ha patteggiato una pena di 2 mesi e 20 giorni nel processo per le tangenti Enimont. A ottobre 1994 altro patteggiamento: di una pena di 1 anno, 8 mesi e 20 giorni per tangenti relative alla Metropolitana milanese. Prescritto per corruzione.
DE LUCA Francesco (PDL) - indagato per tentata corruzione in atti giudiziari.
DI STEFANO Fabrizio (PDL): rinviato a giudizio per corruzione.
FARINA Renato (PDL) - condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi per falso in atto pubblico, ha patteggiato una pena di 6 mesi per favoreggiamento nel sequestro di Abu Omar.
FASANO Vincenzo (PDL) - condannato per concussione, indultato.
FAZZONE Claudio (PDL): rinviato a giudizio per abuso d’ufficio.
FIRRARELLO Giuseppe (PDL) - condannato in primo grado per turbativa d’asta, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa (nel ’99 il Senato ha negato l’arresto).
FITTO Raffaele (PDL) - Condannato a quattro anni di reclusione (ridotti a uno per effetto dell’indulto) per corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d’ufficio.
FRIGERIO Gianstefano (PDL) - Ex leader della Dc, diventato uno degli strateghi di Forza Italia. Ha confessato, per esempio, di aver ricevuto 150 milioni da Paolo Berlusconi, in cambio dei permessi alla Fininvest per gestire la discarica di Cerro Maggiore. Ha accumulato tre condanne definitive: 1 anno e 4 mesi per finanziamento illecito ai partiti, 1 anno e 7 mesi per finanziamenti illeciti e ricettazione, 3 anni e 9 mesi per corruzione e concussione. Doveva scontare in definitiva una pena di 6 anni e 5 mesi. Affidato poi ai servizi sociali, ha avuto il permesso dal giudice di sorveglianza di frequentare il Parlamento per qualche giorno al mese: come pratica di riabilitazione.
GALIOTO Vincenzo (PDL) - Condannato in primo grado per falso in bilancio.
GIUDICE Gaspare (PDL) - condannato in primo grado per bancarotta, prescritto.
GRILLO Luigi (PDL) - rinviato a giudizio per aggiotaggio, indagato e prescritto per truffa.
LA LOGGIA Enrico (PDL) - Indagato al Tribunale dei ministri per finanziamenti dalla Parmalat di Calisto Tanzi (100 mila euro) in cambio di presunte “consulenze”.
IAPICCA Maurizio (PDL) - rinviato a giudizio per false fatture, falso in bilancio e abuso d’ufficio, prescritto.
LANDOLFI Mario (PDL) - indagato per corruzione e truffa “con l’aggravante di aver commesso il fatto per agevolare il clan mafioso La Torre”.
LEHNER Giancarlo (PDL) - condannato per diffamazione.
LETTA Gianni ( PDL) - Nel 1993 era stato indagato per corruzione dalla procura di Roma che ne aveva chiesto addirittura l’arresto. L’inchiesta era stata poi archiviata, ma con motivazioni non proprio esaltanti per Letta. Un altra inchiesta era stata scippata, negli anni Ottanta, alla procura di Milano dal porto delle nebbie romano: quella di Gherardo Colombo sui fondi neri dell’Iri, nella quale l’allora direttore del “Tempo” Gianni Letta aveva ammesso, nel dicembre 1984, di aver ricevuto 1 miliardo e mezzo di lire in nero dall’ente statale per ripianare i buchi del suo disastrato giornale. Un giornale che, scrissero Scalfari e Turani in “Razza padrona”, era “in vendita ogni giorno, e non solamente in edicola”.
LUNARDI Pietro (PDL) - Indagato per corruzione. 
MALGIERI Gennaro (PDL) - Condannato dalla Corte dei Conti per la nomina di Alfredo Meocci a dg della Rai.
MATTEOLI Altero (PDL) - imputato per favoreggiamento, processo bloccato dalla Camera.
MESSINA Alfredo (PDL) - indagato per favoreggiamento in bancarotta fraudolenta.
MILANESE Marco (PDL) - Indagato per corruzione, rivelazione segreta e associazione a delinquere (P4).
NANIA Domenico (PDL) - condannato per lesioni personali, condannato in primo grado per abusi edilizi e prescritto.
NESSA Pasquale (PDL) - rinviato a giudizio per concussione.
NESPOLI Vincenzo: (PDL): indagato per concorso in scambio elettorale, concorso in bancarotta fraudolenta e concorso in riciclaggio. Richiesta di arresto respinta dal Senato.
PARAVIA Antonio (PDL) - arrestato per tangenti, prescritto.
PAPA Alfonso (PDL) - accusato di concussione, favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla Loggia P4. Lo scorso luglio 2011 è arrivata dalla giunta per le autorizzazioni della Camera l’ok all’arresto per la stessa inchiesta P4. Finito per mesi in carcere è stato poi scarcerato. 
PILI Mauro (PDL) - Ex presidente della Regione Sardegna, Ë indagato a Cagliari per peculato.
PITTELLI Giancarlo (PDL) - indagato per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e “appartenenza a loggia massonica segreta o struttura similare” e per minacce e lesioni a un collega avvocato.
RIZZOLI De Nichilo Melania (PDL) - Indagata per concorso in falso.
ROMANI Paolo (PDL) - Viene indagato per bancarotta fraudolenta e false fatture. L’udienza preliminale termina però con un pieno proscioglimento: per Romani niente bancarotta. Il suo nome è anche nell’elenco dei politici che ricevono generosi finanziamenti dalla Banca popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani. In effetti Romani ha bisogno di soldi: sta pagando circa 400 mila euro come risarcimento al curatore fallimentare di Lombardia 7.
ROSSO Roberto Pdl: indagato per associazione a delinquere dalla Procura di Vercelli.
RUSSO Paolo (PDL) - indagato per violazione della legge elettorale.
SCAJOLA Claudio (PDL) - arrestato per concussione aggravata nel 1983, è stato poi prosciolto. E’ indagato per la casa vicino al Colosseo pagata dall’imprenditore Diego Anemone.
SCAPAGNINI Umberto (PDL) - condannato in primo grado per abuso d’ufficio e violazione della legge elettorale, indagato per abuso d’ufficio aggravato.
SCELLI Maurizio (PDL) - E’ stato condannato a pagare 900 mila euro per irregolarità nell’acquisizione di servizi informatici.
SCIASCIA Salvatore (PDL) - condannato per corruzione alla Guardia di finanza.
SIMEONI Giorgio (PDL) - indagato per associazione per delinquere e corruzione.
SERAFINI Giancarlo  (PDL) - Ha patteggiato una condanna per corruzione.
SPECIALE Roberto (PDL) - condannato in appello a 18 mesi per peculato: è accusato di essersi fatto arrivare un carico di spigole nel paesino trentino in cui era in vacanza.
TOMASSINI Antonio (PDL) - condannato per falso.
TORTOLI Roberto (PDL) - condannato in secondo grado a 3 anni e 4 mesi per estorsione.
VERDINI Denis (PDL): indagato per false fatture, mendacio bancario, appalti G8 L’Aquila, associazione a delinquere e abuso d’ufficio.
VITO Alfredo (PDL) - Fu indagato, arrestato e processato per tangenti. Condanna definitiva e 2 anni patteggiati e oltre 4 miliardi di lire restituiti per 22 episodi di corruzione a Napoli. La Direzione distrettuale antimafia di Napoli chiese al Parlamento l’autorizzazione a procedere contro di lui anche per concorso esterno in associazione a delinquere di tipo mafioso, sospettando suoi rapporti con la Camorra (fu poi prosciolto). Patteggiò la condanna e restituì parte del malloppo. Quei quasi 5 miliardi sono stati impiegati per costruire un parco pubblico alla periferia di Napoli .
VIZZINI Carlo (PDL) - condannato in primo grado per finanziamento illecito, si è salvato solo con la prescrizione. Era coinvolto nella maxi tangente Enimont. 

E a integrazione e confronto:

Marco Pulci(pan)nella
https://www.youtube.com/watch?v=iYETpJMl9Ag
Stesso naso e stessa maschera, da teatrino delle marionette,
mossa con i fili dal burattinaio, malinconica, patetica e comica,
capace di tutto e del contrario di tutto, proprio come Pulcinella,
con una sola differenza: stesse abbuffate ma diversi digiuni!

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