Viterbo – Santa Rosa ci camminava a piedi nudi… oggi non si può più….

Ormai mancano pochi giorni al 3 settembre 2013 e tutta la città si appresta a vivere il momento più bello dell’anno: il trasporto della Macchina di Santa Rosa. Si parla del “campanile che cammina”, e poi si parla dei Facchini, ma quasi nessuno parla di S. Rosa.

Quando spesso vado a visitare la sua urna, verifico con grande disappunto, che pochi viterbesi si ricordano della nostra patrona. Infatti, spesso in quella chiesa, o non trovo nessuno o c’è qualche extra comunitario. Noi che abbiamo la fortuna di vivere in una città, che ancora conserva quasi come allora, i luoghi dove è nata, ha vissuto, ed è morta la nostra patrona, dovremmo avere più rispetto per questa santa. Ci sono città che, pur di avere un santo da venerare, ne scelgono uno nato altrove.

Gli esempi sono tanti: San Nicola (venerato a Bari, non è di quella città), Sant’Antonio (non è di Padova) e tanti, tanti altri. Avere una santa nata a Viterbo, vissuta qui e morta qui, non è un argomento da sottovalutare. La maggior parte del popolo viterbese, purtroppo lo sappiamo, per sua natura è indolente. Lo dimostra dalla poca cura che pone nei suoi tesori che sono: Santa Rosa, il Bullicame, il Centro Storico cittadino, lo stato di Città Papale, la bellezza dei suoi dintorni. Oggi ci soffermeremo solo sul primo, e più importante tesoro che abbiamo a Viterbo: Santa Rosa. Molte città italiane e anche straniere, hanno reso l’immagine del santo protettore, un grande richiamo di fede e di promozione turistica. Basti guardare a Padova, a Napoli, ad Assisi e alla vicina Cascia. Sono tutti luoghi dove il nome del santo spesso, è un sinonimo della città stessa. Infatti, basta dire la città antoniana, per capire subito che si sta parlando di Padova, oppure quella francescana per Assisi, o la città di San Gennaro per Napoli e quella di Santa Rita per Cascia.

Noi viterbesi abbiamo la fortuna di avere una santa che è vissuta qui, ed ha anche operato diversi miracoli, ma non lo sappiamo valorizzare, come se con Santa Rosa o senza tutto possa rimanere come prima. Ma sbagliamo di grosso. Dovremmo lavorare per valorizzare le testimonianze ancora presenti nella nostra città, che ci ricordano Santa Rosa, e che sono innumerevoli, a partire dal sacro corpo ancora incorrotto dopo oltre sette secoli, (visibile presso il Santuario di Santa Rosa), e la sua casa che sorge ancora nei pressi della chiesa a lei dedicata.

Molti viterbesi si sono anche dimenticati che, all’interno del centro storico, possiamo ancora percorrere le stesse strade che, a piedi nudi, percorreva Santa Rosa, e visitare anche le chiese dove ella si recava a pregare, come Santa Maria in Poggio (oggi Chiesa della Crocetta), San Giovanni in Zoccoli e Santa Maria Nuova. Insomma, ecco un’altra grande opportunità, per esercitare un richiamo turistico e di fede, che abbiamo buttato alle ortiche, come se non avessimo bisogno di turisti e di aiuti “celesti”.

Sempre a conferma che la nostra Santa è stata da tempo messa nel dimenticatoio, ricordiamo con dispiacere le incitazioni rivolte alla folla dagli altoparlanti, durante il trasporto del tre settembre, che dicevano: “Viva i facchini di Santa Rosa! – e poi solo dopo – Viva Santa Rosa!”.

Quando li abbiamo ascoltati la prima volta non credevamo alle nostre orecchie. E’ mai possibile, ci chiedevamo, che i facchini vengano inneggiati prima della Santa Patrona? Le acclamazioni in favore dei facchini, che precedevano quelle per la nostra “verginella”, avevano un sapore che rasentava il blasfemo. Allora ci siamo ribellati contro questo malcostume che non può continuare e lo abbiamo anche denunciato nei nostri scritti.

Ma nessuno del Sodalizio ci ha detto che quelle acclamazioni erano sbagliate. Nessuno dei Facchini ha chiesto ufficialmente scusa. Sembra quasi che i Facchini si sentano più importanti di Santa Rosa. Forse si sono dimenticati che senza Santa Rosa, loro non esisterebbero, e non ci sarebbe neanche la Macchina.

Ed è per questo che noi, fedeli a Santa Rosa, ammiriamo la macchina, stimiamo i facchini, ma li consideriamo come personaggi di un evento folcloristico e spettacolare, a supporto e a margine della grande tradizione di culto, e di fede verso Santa Rosa. Non vorremmo che anche nel prossimo trasporto, succeda ancora, che la nostra santa patrona, venga acclamata dopo i Facchini. Ci resteremmo molto male.

Giovanni Faperdue

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