Incendi di boschi e l’alibi delle risorse finanziarie mancanti

Certo che l’Italia è un Paese particolare, ogni volta che sorge un problema e non si riesce a risolverlo si dà subito la colpa alla mancanza di soldi. Come se questi rappresentassero la panacea universale.

Ci si dimentica spesso che esiste anche l’uomo e le sue idee che a volte risultano costare poco o niente. E’ questo il caso degli incendi boschivi in Italia.

Si sa che il nostro Paese è endemicamente a rischio frane, alluvioni e incendi boschivi, questo si sa da oltre un secolo.

Allora cosa fare?

Se ci soffermiamo al caso incendi boschivi dobbiamo chiederci intanto quali sono i mesi dell’anno in cui tale problema si concentra. Sono più o meno tre mesi estivi e non tutto l’anno come ad esempio accade per le frane. Questo è già un elemento importante, l’altro è dato da una grande moltitudine di giovani volontari disposti a dare una mano durante i mesi più caldi e, infine, c’è l’esercito. Tutti questi elementi sono utili alla fase di prevenzione.

Dopo la prevenzione sul territorio, che può costare relativamente poco, si può passare all’intervento di emergenza, alla fase di spegnimento e bonifica dei terreni percorsi dal fuoco. Fase quest’ ultima molto costosa economicamente. Si pensi che un Canadair ogni volta che interviene su un incendio scaricando quintali e quintali d’acqua, a volte salata, ci costa molte migliaia di euro. La presenza capillare sui territori a rischio incendi da parte di volontari, esercito e qualche professionista antincendio, potrebbe ridurre del 60% lo sviluppo di incendi boschivi devastanti.

Il vecchio Kronos 1991 (storica associazione ambientalista) per 4 anni, nel periodo 1979/83, gestì in Toscana tutto il comprensorio boschivo dell’Argentario con 80 giovani volontari per turno ( i turni erano di 15 giorni). Questi volontari, che pervenivano da ogni luogo d’Italia, contribuivano anche alle spese di vitto e di alloggio.

Attraverso un sistema di reti di controllo e di interventi rapidi verso i focolari d’incendio appiccati dai piromani, per 4 anni si evitò che tutto il promontorio andasse in fumo. Cosa che invece accadde quando il cambio di guardia politica al comune di Porto Santo Stefano costrinse il vecchio Kronos ad andare via.

Se facciamo due conti elementari circa i costi di intervento contro gli incendi boschivi, forse capiremo meglio “l’alibi della mancanza di risorse”. Allora ai 40.000 euro di costi al giorno per l’attività di un Canadair moltiplicati per 30 giorni di lavoro raggiungiamo la paurosa cifra di un milione e 200 mila euro e, ancora, se questo risultato lo moltiplichiamo per almeno 18 mezzi aerei impegnati nei mesi estivi, raggiungiamo i 20 milioni di euro per stagione incendi.

Poi ancora se aggiungiamo le attività di terra per lo spegnimento d’incendi e nessi e connessi raggiungeremo i 50 milioni di euro ad estate. Tutte queste cifre, sia ben inteso, sono calcolate per difetto, perché si pensa che debbano essere raddoppiate.

Se invece si adottasse la vecchia formula di Kronos 1991 dell’Argentario nel periodo 1979 – 1983 per tutt’Italia, si raggiungerebbero risultati migliori, grazie alla logica della prevenzione e alla presenza costante sul territorio boschivo, con meno di 4,5 milioni di euro l’anno. Una bella differenza di risorse.

Quindi non è la mancanza di risorse economiche che impediscono operazioni di prevenzione e lotta agli incendi boschivi nel nostro Paese, ma la capacità dei nostri governanti di non voler accettare altre opzioni alla lotta agli incendi boschivi se non affidandosi esclusivamente a quella più costosa e rischiosa dell’uso dei mezzi aerei. E in tutto questo forse c’è una “logica” che ognuno di noi può immaginare.

Filippo Mariani

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