Monsanto, la maison degli OGM e del Round Up, vuole il totale controllo della produzione del nostro cibo quotidiano

“Siamo quasi tutti d’accordo nel dire che un crollo di responsabilità individuale ha portato a un crollo generale dell’ordine sociale.
Anche se, qualche volta, abbiamo la tentazione di pensare che il problema siano gli altri, la nostra reazione più matura ai problemi del mondo è quella di assumerci piena responsabilità della parte che ciascuno di noi ha del problema….” (Marianne Williamson)

Uno scontro tra titani, laddove la posta in gioco è la trasparenza dell’apparato tecno-scientifico e la sua capacità di rispondere ai cittadini-consumatori: Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, è stata minacciata di azione legale da parte di Monsanto, presso la Corte Europea di Giustizia. L’accusa? Sarebbe rea di aver pubblicato on line- dati protetti da segreto industriale, circa la varietà NK607.

Dopo la richiesta di Eric Gilles Seralinì, ricercatore francese autore del controverso studio su topi alimentati con mais NK 607 e glifosato (in cui avrebbe trovato una incidenza di varie tipologie di cancro molto più elevata che nel gruppo sperimentale di controllo), Efsa avrebbe fornito e reso pubblici i dati come ricevuti. Questa mossa strategica, che probabilmente è stata il risultato principale dello studio di Seralinì, sarebbe stata propedeutica al fornire nuovi dati ad Efsa da parte del ricercatore dell’Università di Caen.

Efsa aveva pubblicato i dati originali di Monsanto a metà gennaio, sull’onda di una più ampia policy sulla trasparenza scientifica, come resa nota sullo stesso sito dell’Authority. In generale, conoscendo la scrupolosità necessariamente elevata da parte di Efsa, risulta improbabile che tali dati non fossero stati concordati con Monsanto. Tuttavia il colosso di St Luis ha chiesto una revoca della pubblicazione di tali dati: Monsanto supporta la policy di trasparenza seguita da Efsa, ma obietta con decisione alla scelta unilaterale di pubblicare i dati. Secondo la corporation infatti, alla base di ogni comunicazione di dati protetti da diritti di proprietà intellettuale, vi dovrebbe essere l’espresso riconoscimento e la manifestazione della volontà di mantenere tali dati riservati, riconoscendo al contempo a Monsanto tutti i diritti del caso.

Tuttavia, stando a Monsanto, il web non riuscirebbe a garantire tali premesse, in ragione del libero accesso. E Monsanto sarebbe stata l’unica azienda i cui dati sono forniti in modo così plateale sul web, mostrando aspetti delicati. In ogni caso, Efsa ha replicato che non sono stati pubblicati aspetti relativi a sequenze genetiche soggette a proprietà intellettuale. Inoltre, l’accesso a tali dati resi pubblici da Efsa non è così “segregato” se è vero che la rete degli Stati Membri già aveva copia degli stessi. Insomma, se è chiaro il coacervo di interessi che le multinazionali hanno circa i propri dossier scientifici, non altrettanto chiara è la motivazione della proprietà intellettuale, che Efsa ha dichiarato sin dall’inizio di voler proteggere nelle parti centrali del rapporto.

Né sembra plausibile il fatto che Efsa, struttura altamente burocratizzata e ferrea, abbia deciso in modo unilaterale di pubblicare sul web senza consenso dei proprietari, dati sensibili. Quel che però è altrettanto vero è che la mossa di Efsa segna l’inizio di una nuova era, dove tutti i dati devono essere resi trasparenti ed egualmente accessibili a enti indipendenti di ricerca, cittadini, da qualsiasi industria essi provengano. Intanto Corinne Lepage, deputata del Parlamento Europeo, e tradizionalmente critica con Efsa, ha rinnovato la sua solidarietà all’Authority: la direttiva 2011/18 all’articolo 25 impedirebbe di mantenere riservati dati circa Ogm che abbiano una attinenza con la salute o con aspetti ecologici.

Il Punto Coldiretti

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