Democrazia da ridere…. e quelle pazze pazze liste elettorali (o littorie)

Ante scriptum
quel che fa più ridere è la fantasia grafica e didascalica dei vari simboli… quel che fa un po’ meno ridere è che le liste sono “chiuse”, ovvero decise a tavolino dai responsabili di partito… (salvo alcune candidature del PD reperite a mezzo “primarie”) – (P.D.A)

Le elezioni cui andiamo incontro e la cui propaganda ci triturerà gli zebedei per un paio di mesi hanno però il merito di sottolineare qualche aspetto prettamente italico.

Prima considerazione: la fantasia che ci ha reso giustamente famosi nel mondo, si è scatenata. Ci sono simboli che colpiscono l’attenzione: “Basta tasse”, per esempio. Non raccoglierà le firme, ma sarebbe votatissimo. Oppure quel “filosofo” che si è inventato “Non votare”, infischiandosene allegramente della contraddizione in termini: un grande. Gustosa la Cicciolina: il solito accenno al sesso, sua ex abituale professione. Però lei ha sempre dato via del suo, senza prendere l’altrui. Dignità gigantesca nei confronti della casta.

Il Pd, dato per vincente si trova di fronte alla realtà: il suo leader era e resta una quarta linea, affiorato per finto re – styling del partito trinariciuto. Ora si è reso conto che in un romantico téte a téte col Cainano ne uscirebbe con le ossa frantumate. Non per grandezza di Berlusconi, ma per pochezza propria. Ed allora trova un gesuitico escamotage per rifiutare il duello. Errore psicologico grave. Vincerà lo stesso, ma il divario con la destra si assottiglia. Ingovernabilità prossima futura, come il Silvio desidera, per presentarsi poi come messia redentore. I maligni dicono che sta allenandosi a camminare sulle acque.

Bossi non aveva solo difetti (tanti), ma anche sprazzi di intuizione e di saggezza. Ha sacrificato sull’altare dell’interesse privato il patrimonio di consensi disinteressati, questo è vero. Ma ricordo, fra le altre, una affermazione: “La ruota gira se vi è un perno solo, se sono due, grippa”. Maroni se ne è scordato, e sul simbolo ha messo due nomi, il suo e quello di Tremonti. Errore grave, gravissimo. La gente ha bisogno di certezze, non di inciuci.

La Cassazione ha dato il via libera all’adozione di bambini da parte delle coppie omosessuali. La Chiesa insorge: non ha mai accettato di vedersi defraudata di un quasi monopolio nella pedofilia. Certo che ci vuole una faccia da glutei per pontificare in tale squallido settore.

A Bergamo si è arrivati quasi al linciaggio: un kosovaro stupratore è stato mandato ai “domiciliari” dal giudice. Giovani di Bergamo hanno assediato la sua casa. “Datelo a noi”, urlavano fra una molotov e un tiro di sassi. C’è ancora chi ha gli attributi, evidentemente.

Casini, un ex di tutto (bisagliano come bel ragazzo, rumoriano, idem, forlaniano, prandiniano, cattolico difensore della famiglia al punto di averne due, democristiano caltagironesco e portavoce dei palazzinari, eccetera), si candida in 5 (cinque) circoscrizioni. Il nuovo che trionfa. Tristezza e nostalgia dei vecchi democristiani, che soavemente si infilavano coltellate micidiali alla schiena, ma che avevano testa e più classe nel trasformismo.

Monti ha commesso un errore grave: ha lanciato un appello all’adunanza a tutti i riformisti. Lapsus freudiano che denota preoccupazione e fifa. Chi è forte attacca, non chiede.

Da ultimo un plauso al genio che ha presentato il simbolo “Forza evasori”. La sintesi del comune sentire di quasi tutti gli Italiani.

Ricordando il finale di un bel film in bianco e nero, ed adattandolo alla bisogna: “Questa è la democrazia, bellezza. E non puoi farci niente”. Vero, ma la va a pochi.

Fabrizio Belloni

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