Medicina e sicurezza della salute – Prevenzione, protezione e gestione…

Come sanno gli addetti del settore, anche se tutti siamo addetti del settore, la sicurezza è una scienza che è trasversale a tutte le altre e che ha tre basamenti uno sull’altro fondamentali, nell’ordine: Prevenzione, Protezione, Gestione.

La medicina sopratutto quella canonica, quella ufficiale, salvo rare eccezioni, nella sua filosofia di base lavora sulla “riparazione del danno” e sulla “riduzione del danno”, ma in tutto questo non c’è niente del basamento principale che è la prevenzione. Chiariamo che la prevenzione intesa come profilassi è un’altra questione, poiché questa rientra sempre nel concetto della medicina come soluzione di un Danno già avvenuto. L’impostazione filosofica è sbagliata proprio nella sua concezione iniziale, la salute non va recuperata o ristabilita ma va preservata. Non esiste una vera medicina della prevenzione. Come per gli architetti senza che me ne vogliano, anche i medici dovrebbero studiare scienza della sicurezza prima ancora di medicina, perché dopo è troppo tardi, escono già deformati (ed onnipotenti!). Il concetto dell’analisi del rischio è fondamentale in ogni disciplina soprattutto per capire come impostare la propria scienza medica e la reale risposta operativa.

Il testo unico dell’81/2008 che tratta di “sicurezza” di fatto definisce la “salute” che riportiamo:

«salute»: stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità’.

Questo capoverso dovrebbe far tremare i polsi se solo lo si comprendesse nella sua interezza e nel suo fondamento, poiché coinvolge tutto l’uomo è parte dalla concezione di “impresa sociale” che vuole il bene collettivo e non solo di alcuni singoli che in maniera “competitiva” distruggono gli altri. Certo il medico potrebbe anche trovarsi solo in un battaglia contro questa concezione assoluta, ma da secoli è la figura di riferimento a cui si affida la nostra “vita malata” per poterla avere indietro sana.

Ma la vita è una complessità ancora oggi tutta da scoprire, una unità psicofisica ed energetica in cui lo stesso medico nella sua “onnipotenza” spesso si perde poiché abituato a vedere il dettaglio specialistico, senza comprendere l’insieme, commettendo spesso l’errore di cercare di comprendere la complessità rimandano da specialista in specialista senza mai allargare il campo della telecamera e comprendere l’insieme.

L’anamesi dovrebbe essere una carta di identità sanitaria (unica) che preveda anche aspetti familiari, psicologici e sociale che dovrebbe partire da tenerissima eta. Molte malattie oncologiche, ormai ci sono diversi studi, hanno origine da traumi psicologici che sono distanti nel tempo.

Non è una critica al settore sia ben chiaro, poiché il sistema si adegua ad un modello di società che la politica degenerata ha imposto che deve rincorre il famoso PIL e non il FIN (felicità interna netta), e la stessa sanità produce PIL (e che PIL), ogni ricetta che scrive il medico di base produce PIL e poiché le nazioni che hanno sposato la “moneta debito” ed il “neoliberismo” devono produrre per forza PIL per stare nel mercato, oggi gli stati sono delle SPA vere e proprie con obbligo di bilancio; l’Italia per esempio, ha contratto un mutuo infinito e sempre crescente con la BCE ed un altro con il MES, che “”deve”" pagare inesorabilmente perché diversamente perderebbe di “credibilità”, obbligando tutti gli scomparti economici a fare crescita.

Una delle voci di bilancio più grossa in assoluto dell’italia è proprio la spesa sanitaria. Quindi il modello economico di fondo non può fare a meno di avere malati, tanti malati, se non ci sono malati non cresce il PIL per cui tutta l’impostazione anche della formazione universitaria del “malcapitato” medico è impostata sulla cura del “malato” e non sulla prevenzione della persana. I medici si dovrebbero pagare, in una vera “medicina della prevenzione”, da non confondersi assolutamente con la medicina della “diagnosi precoce”, per la salute dei propri iscritti.

Paradossalmente più un medico ha tra i suoi iscritti persone sane più sta assolvendo alla sua vera missione, che è la salute pubblica. Intendiamoci questo non vuol dire che la medicina tradizionale e meglio ancora la medicina d’urgenza cosi come è impostata deve sparire ma dovrebbe tendere a zero nella filosofia preventiva di fondo.

Il problema è proprio nell’aspetto filosofico dell’approccio alla Medicina (che già il titolo è forviante in quanto parte proprio da una Protezione che è il secondo basamento, la medicina di da al malato). La sicurezza che si potrebbe studiare nelle facoltà di medicina si limita ai protocolli di sicurezza nella gestione della emergenza, che è giusto che sia ci mancherebbe, ma non ha niente a che vedere con la “prevenzione della malattia”.

Bisogna dire che il medico poi non ha tutti i torti in quanto anche la popolazione mancando proprio di “cultura della sicurezza” va dal medico solo quando sta male ed invece dovrebbe andarci periodicamente con un controllo cadenzato per verificare lo stato di salute.

Se poi anche la legislazione prevedesse dei dispositivi giuridici che invogliassero (imponessero) le visite di prevenzione medica certo sarebbe un grande salto di qualità. Oggi abbiamo oltre 100 infarti al giorno, una vera e propria strage, più dei morti sul lavoro (senza calcolare, alcolismo, fumo, obesità, ecc), cosa si fa per la prevenzione?

Quasi niente, una piccole legge per esempio, di rendere obbligatorio un “corso di primo soccorso” con il BLSD in tutte le scuole e ad ogni anno scolastico all’interno della materia sicurezza da inserire in ogni programma di ogni tipo di scuola non sarebbe affatto male, ma certamente all’industria farmaceutica non servono persone sane, ma solo malati, sempre più malati, anche immaginari.

C’è tutta una medicina parallela a cui si stanno avvicinando, per fortuna, sempre più medici un po’ più saggi ed illuminati che vanno dalla medicina olistica, alla omeopatia, ai fiori di bach, alla medicina germanica, ecc che sono di ausilio (guai a dire cose diverse) alla medicina tradizionale che attuano proprio la medicina della prevenzione. Non si ricerca solo il sintomo ma anche della causa per eliminarla.

Con il Servizio Sanitario Nazionale si è creata una grande architettura di “protezione” tra l’altro con molte carenze di effettività ed efficienza anche per i tagli selvaggi dei neoliberisti, ma quasi nulla sulla prevenzione, si sorvola assolutamente sulla eliminazione delle cause delle malattie. Molti medici sarebbero più bravi di quanto già non lo sono se cominciassero ad impostare la loro professione sull’analisi del “rischio malattia” e non solo sulla cura di questa con un semplice equazione che “malattia” risponde tale “farmaco”.

Certo questo significherebbe ribaltare la concezione stessa di medicina che sconvolgerebbe non poco le baronie dei primari, ma è una strada da intraprendere anche per una questione di costi. La salute pubblica non può certamente essere lasciata solo alla responsabilità del sistema sanitario nazionale, che però deve dare segnali seri ed indicazioni serie sull’inversione di marcia.

La responsabilità deve spostarsi necessariamente sul versante “culturale” e quindi la scuola di ogni ordine e grado che in collaborazione con il S.S.N. produca programmi di prevenzione medica, che vanno poi ricordati e consolidati con la comunicazione dei massa media non certo sponsorizzate dalla multinazionali del farmaco. Tutto questo purtroppo dipende dalla politica che ha altro di cui occupuarsi. Ora tocca a noi diversamente toccherà sempre a loro.

Giuseppe Turrisi

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