Precursori? Lettera critica amorosa di Caterina Regazzi, con commenti e risposta…

“L’impulso all’amore cresce con l’elevarsi dell’uomo;
ma allo scopo non è sufficiente la saggezza.
Noi ci perfezioniamo grazie ai nostri atti di amore,
così il mondo diventa più ricco grazie alle nostre azioni d’amore,
poiché l’amore è l’aspetto creativo nel mondo”

(Rudolf Steiner)

Scritto il 15/3/2011 in un momento di rabbia.

Precursore: chi precorre i tempi.
Sarà anche così ma il detto dice: chi si loda si imbroda. Basta con quest’atteggiamento saccente e sotto sotto di disprezzo per chi non la pensa come te. Capisco i morettiani, loro sono i semplici, i poveri di spirito dei quali, forse, sarà il Regno dei Cieli. Tu dici: non scrivono niente, non pubblicano niente, ma chi lo dice che per essere un esempio, che per fare il bene dell’umanità, bisogna per forza scrivere? Non si può essere d’esempio semplicemente essendo?
Etain per venire da te si è fatta tre giorni di cammino a piedi. Tu, per venire da me hai bisogno di essere accompagnato in macchina al treno e riaccompagnato in macchina, con fatica, costo e rischio. Al mattino, invece di farti una sana tazza d’orzo con un po’ di pane secco, ti servono cappuccino bollente e briosche industriale. Insomma, Paolo, ma sei precursore di che?
Usi il pc, anche se scassato, invece della posta normale e del ciclostile, e meno male che ti ho visto almeno lavorare nell’orto…
Una volta mi hai detto che tu non mi potevi alleggerire, ma non vorrei nemmeno essere troppo appesantita.
Da mesi e mesi parli della tua “manifestazione”. L’altro giorno, quando abbiamo incontrato quel Meriggi, invece di presentarti dicendo chi sei e come ti chiami, hai cominciato subito a parlare della manifestazione.
Amore mio se vuoi fare da rompighiaccio, devi entrare nel tessuto e in parte lo stai facendo, meno male! Devi stare per le strade, a parlare con le persone, a cominciare dai nostri vicini e in questo certo non ti sto aiutando, a stare con te faccio l’orsa anche io.
Non posso continuare a venire a Treia per due giorni di cui una passato davanti al camino o a dormire perchè stanca del viaggio, e tu davanti al computer a fare il Giornaletto.
Il Giornaletto è un mezzo, non può essere il fine della tua vita.
Ti ho detto: la prossima volta che vieni facciamo una cena con gli amici. Mi hai risposto che le cene ti annoiano. Forse perchè non ti interessano le persone, certe persone. Ma se vuoi condividere te stesso e se vuoi fare partecipi gli altri di quello che hai raggiunto, se pensi che questo abbia un senso, per il genere umano, dovresti agire dal basso; a calare dall’alto, sulla testa delle persone, i tuoi corsi , incontri e manifestazioni raggiuni solo chi già “è”.
Avevo appena fatto in tempo a dirti di essere più semplice che hai scritto quella cosa sulla “trasmutazione” che per capirci qualcosa l’ho dovuta leggere 3 o 4 volte.
Ma tu riesci a metterti nei panni degli altri? Ma forse non devi, nessuno deve farlo.Le hai viste le facce di Manuel, di Diana, di Rosa l’altro giorno, mentre parlavi? Esprimevano, in maniera diversa diffidenza, incredulità, una cocciuta ostinazione alla comprensione razionale. E invece sai essere così leggero a volte!
Hai detto bene il giorno che sono venute le mie colleghe a pranzo: piccole cose. Per far capire agli altri che si può star bene senza carne, senza musicacce, senza televisione, perchè non organizzi delle belle cene vegetariane, magari al lume di candela, intonando mantra come sai fare?
Le parole non bastano e lo so che tu comunque sei l’esempio vivente, con la tua propria vita, ma l’incontro diretto con te e con i tuoi modi forse è un bel sistema per l’espansione di una certa consapevolezza, e viene incontro anche di più alla mia natura. Non mi voglio chiudere, questo è quello che mi pare di fare in questo momento.
Ho solo 51 anni, non ho deciso di darmi all’alcool, al fumo e agli uomini per il resto della vita, ma vorrei ancora poter gioire del sole, del mare, di un bel paesaggio, di una buona musica o di un bel film, di un romanzo o di un buon cibo e di un bicchiere di vino schietto, insomma, voglio rimanere me stessa.

Scritto il 20/4/2011 in un momento di confusione:
Mi sono persa qualcosa ieri sera e vorrei recuperarla, anche se non è più il momento.
Mi hai detto: il tuo amore mi nutre, per questo, anche, mi fa piacere farti da mangiare, così ti nutro anch’io.
Io ti ho risposto: tu mi nutri con la tua pazienza.
Tu hai continuato: non è pazienza ma la furbizia scimmiesca di aspettare.
Io: no! Questo non me lo dovevi dire.
Tu: perchè? Anche tu aspetti!
Io: tu aspetti perchè io devo crescere (e non per far piacere a te), io non ho proprio niente da aspettare, tu sei perfetto così come sei.
Poi mi sono persa, tu hai continuato a parlare, mettendoci in mezzo il discorso del tuo orgoglio, ed io ti ho detto, ma non per fartene un appunto, che mi stavi imbambolando.
Tu: se ti ho imbambolato è perchè tu hai mancato di attenzione.
In quel momento non ho preso proprio bene queste parole.
Ma, comunque, potremmo tornare sull’argomento?
Adesso, mentre lo sto scrivendo, capisco che il momento è passato e che ci sarà ancora modo, tempo e luogo, ma in quel momento mi sono sentita stupida e non è stato piacevole. Tutto qui.

Caterina

……………

Commento ricevuto:

Caro paolo,
questa mia lettera non la pubblicare. E poi quella di Caterina non la definirei proprio una bella lettera, casomai un lettera triste…
Quello che ti ha scritto Caterina mi ha abbastanza stupito e preoccupato…
Ti dice delle cose giuste, e in parte le penso anch’io e le conosco da sempre. Forse se ti avessi frequentato più assiduamente avremmo anche finito per litigare un giorno, chissà…
Mi stupisce ma neanche tanto (visto che non è molto che vivi a Treja), che lei ora ti rinfacci certe cose che sono lì con te da sempre… Ma non se ne era accorta prima?
Mi fa anche un pò ridere quando dice che per capire quello che hai scritto l’ha dovuto leggere 4-5 volte, evidentemente ci tiene proprio tanto a te, io (non te la prendere) difficilmte riesco a leggere anche una volta quello che scrivi quando certe volte debordi in pensieri veramente astrusi… (ma molto è solo per mancanza di tempo, in effetti molto spesso mi piace come scrivi e tutto il tuo impegno letterario).
I riferimenti a Moretti ed Etain li trovo fuori luogo, buttati lì quasi a voler fare del male, come assolutamente cattivissimo l’averti criticato il cappuccino mattutino che so per te essere il “rito” iniziatore della giornata da sempre… (Certo il latte è “crudele” come dice Ulderica ma non si può essere perfetti…).
Insomma ero convinto che avessi trovato la donna perfetta per te ma ecco l’errore, la perfezione non esiste! Me lo ero dimenticato… E allora ecco una bella persona come Caterina che dopo l’innamoramento accecante ti scopre con tutti i tuoi difetti e incomincia a non sopportarli più… (I pregi come al solito non contano…). Un copione scritto da sempre, è capitato anche a me…
Cari Paolo e Caterina (decidi tu se farle leggere la lettera), siete due belle persone, Paolo lo so da sempre e Caterina da poco ma mi basta, ora che farete?
Un caro saluto,
Antenore

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Mia risposta:

Carissimo fratello Antenore, grazie per avermi scritto.
Perchè non dovrei pubblicare la tua lettera? Non dice nulla di sconveniente, anzi…
Se vuoi non menziono il cognome e lascio solo il tuo nome.. ma credo che sarebbe utile pubblicarla per una migliore comprensione del tema trattato.

Innanzi tutto: l’amore se è cieco non è vero amore ed inoltre se l’amore serve solo ad aggiustare un rapporto non è vero amore. Ho molto apprezzato la lettera di Caterina -ed anche la tua- perchè manifestano sincerità ed onestà. Esprimono sentimenti e sensazioni vere e non ipocrite assunzioni tenute celate e poi esposte al pubblico ludibrio.

Macchè… non c’è alcun problema nell’esprimere se stessi e quel che si pensa.. Certo a volte la critica può non piacere ma essa è l’unico modo per approfondire una conoscenza, per analizzare in profondità il nostro sentire.

Comunque il pensiero è sempre astratto mentre l’azione è sempre concreta. E di concreto in questo caso c’è un rapporto d’amore, fra me e Caterina, che non può essere scalfito da emozioni passeggere, dettate da stati d’animo momentanei. Se dovessimo lasciare il nostro compagno, la nostra compagna, gli amici, i parenti, in definitiva tutti coloro che incontriamo nella nostra strada solo perchè in un qualche momento ci hanno criticato o noi abbiamo criticato loro.. che senso avrebbe la comune appartenenza? Che senso avrebbe il fatto di sapere che siamo componenti della stessa esistenza? Non siamo noi bioregionalisti consapevoli dell’inscindibilità della vita?

Anche se critico aspramente qualcuno non significa che lo allontani dal mio cuore… Critico un operato, perchè secondo la mia opinione personale non è confacente con il mio pensiero.. ma il pensiero .. il pensiero.. siamo padroni forse del nostro pensiero? Possiamo stabilire in anticipo cosa penseremo? O cosa è giusto pensare?

Caro Antenore, non ti preoccupare assolutamente.. l’amore fra me e Caterina è aldilà di ogni “delusione” poichè non siamo mai stati “illusi”.. siamo perfettamente consapevoli ed amorevolemente accettevoli del nostro comune destino. In questa libertà possiamo anche osservare con occhi distaccati le vicende e gli atti che costellano la nostra vita.. come i corvi che osservano con due occhi posti ognuno all’opposto dello stesso capo.

Ti abbraccio, Paolo

………

Replica di Caterina:
Bellissimo questo scambio, come già vi avevo detto, siete proprio fratelli e grazie Antenore per la leggerezza con cui sottolinei questo e quello!

Per Antenore: Amo Paolo e lo amo non di un amore cieco, vedo certi suoi aspetti che non si confanno al mio sentire, come il cappuccino al mattino e non perchè c’è il latte, ma perchè per produrlo si consuma troppa energia e anche perchè è una cosa superflua (per me e anche mia madre la pensava così) ed io non amo il superfluo (ma senz’altro anch’io ho il mio superfluo e di sicuro più di Paolo).

Quella lettera poi l’avevo scritta come ho detto in un momento di rabbia non so per cosa ed ho aspettato che la rabbia sbollisse per leggerla a lui e ci abbiamo dormito sopra con serenità.
Insomma si può stare insieme ad una persona e volergli bene tanto anche se non condivide al 100% il nostro modus vivendi. L’importante è l’esserci con attenzione e un certo qual fine comune.

Ti ricordo che io neanche sono vegetariana ma questo fra noi non è mai stato un problema, lui non mi vuole convincere che sia assolutamente giusto il suo pensiero ed io altrettanto. Io semplicemente cerco di essere coerente con il mio sentire e forse prima o poi lo sarò completamente. Ma è poi il mio il giusto atteggiamento? Non lo è per ognuno di noi esseri umani giusto il proprio?

Se siamo capaci di accettare anche il sentire degli altri, tutti gli altri, e rispettarlo, il mondo in cui viviamo sarà sempre migliore.
Un caro saluto, Caterina

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