Cancùn (Messico): Dal 29 novembre al 10 dicembre 2010 vertice delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici – Proposizioni anche dalla UE e dall’Italia….

Verso Cancun:

“Ci vuole uno scossone intellettuale ed amorevole nella nostra attitudine, occorre avviare un bio-ragionamento all’interno delle istituzioni . Dobbiamo entrare nelle maglie profonde del pensiero umano e del contesto sociale in cui viviamo ed ottemperare al dovere di manifestare il “bioregionalismo”, “l’ecologia profonda” e la “spiritualità laica” in questa società, sia urbana che rurale, tecnologica e semplicistica, complessa e facile, insomma serve uno scatto di reni e di cervello…!”

(Paolo D’Arpini)

 

A Cancùn Strasburgo non vuole uno stallo – Clima: per l’Europarlamento è il momento di alzare il tiro

 

Mirare ad un taglio delle emissioni di carbonio del 30% equivale a puntare su una maggiore crescita economica. Lo stabilisce la risoluzione adottata a Strasburgo

(Rinnovabili.it) – L’Unione Europea dovrebbe puntare direttamente ad un obiettivo di riduzione delle emissioni climalteranti del 30% anziché fermare la propria ambizione al 20%. E dovrebbe farlo proprio per agire nel proprio interesse economico. A sostenerlo sono gli europarlamentari riunitisi il 25 novembre 2010 a Strasburgo per votare una risoluzione in merito alla conferenza sul cambiamento climatico di Cancún. La decisione, che è stata adottata con 292 voti a favore, 274 contrari e 38 astensioni, stabilisce la posizione del Parlamento europeo in vista dei colloqui sul clima delle Nazioni Unite, dove sarà presente con delegazione ufficiale di 15 deputati durante la seconda settimana di conferenza, per incontrare gli altri legislatori e rappresentanti della società civile, e fare pressione sui negoziati in corso.

 

Un’ipotetica, ma da molti già ventilata, situazione di stallo a Cancún “sarebbe inaccettabile”, spiega il presidente della delegazione Jo Leinen. “L’UE deve spingere per risultati concreti e svolgere la propria parte rafforzando il suo obiettivo di riduzione della CO2 dal 20% al 30% […] e tener fede alla promessa di elargire i finanziamenti (destinati all’avvio rapido degli interventi) per conquistare la fiducia dei paesi in via di sviluppo”.

 

Per stabilire un rapporto di fiducia a Cancún, i deputati invitano gli Stati membri a dar seguito al loro impegno di 7,2 miliardi di euro di finanziamento “fast-start” per aiutare i paesi in via di sviluppo ad adeguarsi e mitigare gli effetti del cambiamento climatico entro il 2020. Non manca l’accenno alle foreste e al patrimonio boschivo ritenuti cruciali per il clima. In talsenso Bruxelles dovrà chiarire il forte sostegno – spiega la risoluzione – al “REDD +”, un’iniziativa volta a ridurre le emissioni da deforestazione e degrado forestale e fare chiarezza sulle definizioni dei terreni beneficiari del finanziamento.

 

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Anche Legambiente propone qualcosa per Cancun

 

Si é tenuta a Roma, il 26 e 27 novembre u.s. alla Città dell’Altra Economia, ”Che tempo che fa”, una due giorni di formazione e informazione su cambiamenti climatici, economia e lavoro.

 

Un confronto – organizzato da Amici dei Popoli, Fair, Fiom, Universita’ Luiss e i due consorzi di ong europee Partnership for Change e Creating Coherence on trade and development, con il sostegno della Commissione Europea – per analizzare le ragioni che legano a doppio filo due fenomeni apparentemente lontani come la crisi del lavoro e quella ambientale e capire la crisi del nostro modello di sviluppo.

 

”La crisi climatica – ha detto Maurizio Gubbiotti – sta accelerando e va combattuta con forza e concretezza. Ci auguriamo fortemente che alla conferenza sul clima di Cancun, che si aprirà nei prossimi giorni, vengano finalmente poste basi reali per un cambiamento di rotta e una vera lotta alle emissioni climalteranti. Con impegni vincolanti e chiari obiettivi di riduzione per i paesi industrializzati, ma anche con un nuovo protocollo che ridefinisca la posizione di Cina, India e Brasile e delle economie emergenti, indicando, anche, le azioni che i paesi in via di sviluppo intendono mettere in pratica per limitare la crescita delle emissioni prevista nei prossimi dieci anni.

 

Solo così – avverte – sarà possibile invertire una tendenza che vede aggravarsi la situazione di intere popolazioni e di vasti territori, in particolare del Sud del mondo, che per primi stanno pagando il prezzo drammatico dell’innalzamento delle temperature, del livello del mare e dell’intensificazione di fenomeni meteorologici estremi”.

 

”I governi – ha concluso Gubbiotti – hanno il dovere di rispondere. Dobbiamo spingerli a rispettare gli impegni presi e ad attuare soluzioni adeguate. A cominciare dai paesi industrializzati, che sono i maggiori responsabili della situazione attuale e che, entro il 2020, devono ridurre i gas serra almeno del 40% rispetto ai livelli del 1990. E su questo fronte, l’Europa non deve abbandonare la sua leadership, ma continuare a puntare con forza, nonostante le difficoltà, sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e il potenziamento dell’efficienza energetica”.

 

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Cancun: 80 accademie mediche chiedono azioni concrete, ora!

 

Contro l’immobilismo dei grandi della Terra, che sulla lotta ai cambiamenti climatici segnano il passo da anni, scendono in campo di nuovo gli scienziati di tutto il mondo, a ricordare come le emissioni di CO2 non siano solo dannose per l’ambiente, ma anche per la salute delle persone.

 

L’appello dell’Inter Academy Medical Panel (Iamp), pubblicato dalla rivista Lancet, sara’ presentato ufficialmente dall’ Organizzazione Mondiale della Sanita’ alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima COP 16, che si aprirà il 29 novembre in Messico a Cancun, per cercare di incitare i politici all’azione dopo che hanno ‘bruciato’ già diversi summit senza prendere decisioni.

 

Questo appello contiene misure molto semplici e di basso costo, ma che hanno un impatto enorme dal punto di vista delle vite salvate – spiega Mario Stefanini, accademico dei Lincei e membro italiano dello Iamp, che riunisce circa 80 accademie di tutto il mondo – noi speriamo che abbia un impatto forte sui politici, perche’ non propone di smettere del tutto certi comportamenti devastanti per l’ambiente, ma solo di modificarli”.

 

Tra le soluzioni individuate dagli esperti c’è l’ introduzione di 150 milioni di forni da cucina a bassa emissione in India, che potrebbe prevenire circa 2 milioni di morti premature causate dall’esposizione a inquinanti domestici e ridurre l’emissione di gas serra. Inoltre la riduzione dell’uso delle auto private in città e la promozione di forme di mobilita’ alternative, come andare in bicicletta o camminare, oltre a far risparmiare CO2 farebbero diminuire il numero di malattie croniche. I costi delle misure sarebbero poi compensati dai risparmi per i sistemi sanitari. ”Molti considerano i cambiamenti climatici soprattutto come una minaccia all’ambiente – spiega Looi Lai Meng, Co-Chair dell’Iamp – e sono meno consapevoli dei problemi per la salute. Inoltre, gli abitanti dei paesi piu’ poveri, che sono meno responsabili delle emissioni di gas serra, sono i più vulnerabili e subiscono le maggiori minacce alla loro salute”.

Gli studi che hanno quantificato gli effetti sulla salute dei cambiamenti climatici sono ormai molti: la rivista Lancet, ad esempio, ha calcolato che già nel 2000 l’innalzamento della temperatura aveva causato 150mila vittime, concentrate nei paesi in via di sviluppo, a causa dell’aumento di malaria, malnutrizione, diarrea e decessi provocati da inondazioni.

 

Ma oltre che nel sud del mondo, gli effetti si vedranno anche in occidente: ”Molti vettori di malattie sono insetti – spiega Andrew Bourroughs, esperto di virus ‘esotici’ del Royal Free Hospital di Londra, a margine del congresso della Societa’ Italiana di Malattie Infettive e tropicali (Simit) – che con l’ aumentare delle temperature trovano sempre nuovi luoghi dove proliferare, portando con se’ gli agenti infettivi. Un mondo che si sta scaldando da’ molte piu’ chance a malattie come la malaria o il dengue di diffondersi”.

 

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I danni delle centrali nucleari ricadono sui figli….

 

Negli ultimi 40 anni, 20mila donne hanno perso i loro figli. Tutte vivevano a meno di 35 chilometri da una centrale atomica. Sono i dati che emergono da uno studio tedesco effettuato su trentuno impianti.

 

L’allarme è stato lanciato da uno studio tedesco. I numeri riguardano soprattutto bambine. Tante non ne sono nate attorno ai 35 chilometri delle 31 centrali europee analizzate

 

Gravidanza a rischio se la madre abita nelle vicinanze di una centrale nucleare. In numeri: ventimila aborti spontanei negli ultimi 40 anni. Il tutto attorno a 31 impianti di energia atomica, 27 tedeschi e 4 svizzeri. Senza contare un netto aumento di deformità e tumori infantili. Questo si legge in uno studio pubblicato dal Centro di ricerca tedesco per la salute ambientale di Monaco.

 

Effetti collaterali…

Negli scorsi giorni i ricercatori Ralf Kusmierz, Kristina Voigt e Hagen Scherb hanno pubblicato un report tra nascite e prossimità alle centrali nucleari in Germania e Svizzera, in modo da capire se la sola vicinanza delle centrali ha effetto sulla salute dei cittadini, anche in mancanza di grandi incidenti.

 

Notizie raccolte a cura di Ciro Aurigemma – Responsabile ecologia dell’Associazione Vegetariana Italiana

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