“Note di vita quotidiana con scarafaggio in quel di Spilamberto…” – di Caterina Regazzi

Caro Paolo,

….sono andata ad attaccare la trappola per le zanzare all’Azienda Corticella, sono andata in ufficio, dove ho incontrato la ex macellaia, un’arzilla signora che non so che cura faccia, ma più passa il tempo e più sembra diventi giovane, con la sua maglietta di cotone a righe bianche e rosa e i suoi occhialoni alla Gina Lollobrigida (come li portava anche mia madre negli anni ‘70). Ci siamo scambiate le ultime news sui figlioli delle nostre rispettive famiglie, io le ho raccontato qualcosa di Viola e lei dei tre nipoti che ha, un maschio grande che ha finito brillantemente le superiori (ragioneria) tanto che andrà a studiare a Milano alla Bocconi, qualcosa di economia e politica, per diventare eventualmente una specie di Tremonti, una ragazza di una anno in più di Viola (una delle più belle ragazzine di Spilamberto, per me) e un piccolo un po’ birichino. E’ una di quelle persone che ogni volta che possono ti chiede notizie e te le chiede davvero e si ricorda pure, da una volta all’altra, cosa ci siamo dette la volta precedente. O almeno così sembra.

Gabriella, la centralinista, quella signora che ti ho presentato ieri,  mi ha portato in un angolo della sala d’aspetto perchè voleva farmi vedere uno scarafaggio che lei dice di aver visto ed io l’ho presa un po’ in giro, ma lei ha chiesto la conferma ad una donna, anzi una DONNA, l’essere più bello che abbia mai visto nella mia vita, una donna probabilmente etiope o di qualche nazionalità lì vicina, che stava lì in un angolo, seduta, nella semioscurità, con un seno fuori a offrire il suo latte (chissà che sapore avrà? chissà che sapore aveva il mio latte, non mi ricordo se l’ho mai assaggiato e se l’ho fatto, non ricordo il suo sapore) ad una bambino di circa un anno e mezzo. Era seduta ma l’ho già vista camminare in giro col suo passo che è un misto fra quello della pantera e della gazzella, aristocratico ma non altezzoso e sarà alta almeno un metro e ottanta centimetri, magra ma robusta e con un vestito con quelle fantasie loro tipiche e annesso turbante.

Cosa darei per potere sentire la sua voce, non credo che sappia bene l’italiano, ma interpellata da Gabriella sulla presenza dell’animale ha accennato un timido “si” col capo…

Caterina

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