L’ILLOGICO ANTI VEGETARIANO: “Mangio la carne perché mi piace…” di Franco Libero Manco

Non è forse la stessa motivazione che muove il ladro, il criminale, lo stupratore, il cacciatore o coloro che indossano pelli di animali quando il vantaggio procurato a se stessi viola i diritti fondamentali della persona e disprezza il dolore della vittima? Se qualcuno ti portasse via la cosa a te più cara e si giustificasse dicendo “perché mi piace”, certamente avresti da che recriminare. Se bastasse il “piacere” a giustificare le nostre azioni tutto sarebbe lecito e il mondo diverrebbe un inferno. L’animale predatore, costretto ad uccidere per procurarsi il cibo, è considerato una bestia feroce, ma l’uomo, che mangia la carne perché gli piace, rendendosi responsabile della sofferenza e della morte di un essere innocente, è considerato persona civile. Questa è la grande incoerenza umana.

Rifletti sul sangue versato e fatto defluire nelle fogne, considera gli anni di disumana prigionia nella privazione della luce del sole, dell’erba, dei prati a cui la natura gli aveva destinati. Confronta il tuo piacere con i coltelli, le asce, le seghe, che riducono in piccoli pezzi un animale forte e mite, che voleva vivere, aveva sentimenti e, come te, paura della morte. Confronta il tuo piacere con le viscere strappate e ammassate come cenci repellenti, con le zampe segate e gli occhi divelti degli animali uccisi perché…”ti piace la carne”. Considera cha una folla di animati hanno cessano per sempre di esistere per soddisfare le tue voglie. Ma se dovessi uccidere con le tue mani un animale, se tu stesso vedessi gli orrori della macellazione, l’inferno di quei luoghi di tortura; se vedessi gli animali terrorizzati come bambini davanti ai loro carnefici, se sentissi i lamenti, forse cambieresti opinione. Qualcuno ha detto che “se i mattatoi avessero le pareti di vetro tutti sarebbero vegetariani”.

Chi mangia la carne vive secondo la legge del più forte, finché i più deboli sono gli altri. Ma se la stessa sorte crudele toccasse a te allora volgeresti il suo grido disperato verso lo stesso Dio che inutilmente invocano gli animali, per essere salvati dall’egoismo dell’uomo.

La società umana, (piccola parte della grande e inseparabile famiglia dei viventi) inutilmente cerca la vera pace ed il vero progresso finché continuerà a sterminare la gran parte dei componenti della sua stessa famiglia. Questa insensata propensione impedisce al genere umano di sviluppare in se stesso quelle imprescindibili qualità morali, spirituali e civili da renderlo capace di realizzare un mondo migliore.

Senza parlare di coloro che credono di essere vegetariane ma continuano a consumare pesce, (che a mio avviso è ancora più grave che consumare carne di animali terricoli). Non è raro, purtroppo, trovare persone, anche vegetariane, che affermano di non riuscire ad eliminare il formaggio dalla loro dieta perché, dicono,…”mi piace”. Probabilmente costoro hanno rinunciato alla carne, o al pesce, solo perché non gli piace consumare questi prodotti, diversamente avrebbero continuato a consumarne.

Bella filosofia di vita e poi hanno anche l’ardire di definirsi vegetariani. Sbagliano coloro che pensano che consumando formaggi, latticini e latte “non fanno male a nessuno”. La produzione di latte e derivati richiede l’esistenza degli allevamenti lager in cui la mucca vive incatenata per tutta la sua breve esistenza costringendola, tramite farmaci, a produrre tre volte il quantitativo di latte che produrrebbe allo stato naturale (fino a far loro scoppiare le mammelle e a causare dolorosissime mastiti)e a consumare mangimi incompatibili con la sua natura di erbivora. Come ogni femmina, appartenente alla classe dei mammiferi, per produrre questo alimento deve partorire: questo avviene meccanicamente, ed in modo continuo, e il vitellino che nasce viene separato dalla madre dopo pochi giorni di vita e il latte che era destinato al vitello viene sottratto e utilizzato dagli umani. Se il vitellino che nasce è femmina gli viene concesso di vivere e di subire la stessa sorte della madre, cioè produrre latte fino allo sfinimento che avviene a 4-5 anni di vita, mentre dovrebbe vivere almeno 30 anni; se è maschio il vitellino, rinchiuso dopo pochi giorni in crudeli gabbie metalliche senza la possibilità di muoversi, di giocare come tutti i cuccioli del mondo, di scaldarsi ai raggi del sole, di gustare la verde erba dei prati, di succhiare il latte ed avere il contatto con la madre, a poche mesi di vita viene inviato alla macellazioni, che equivale ad uccidere un bambino di un anno non ancora svezzato, quando le sue carni sono ancora tenere per le bocche fameliche degli umani.

Franco Libero Manco

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