Lettera aperta a Franco Vita, sindaco di Nepi, in merito alla situazione di degrado ambientale del territorio nepesino

Caro Paolo D’Arpini, ho scritto una lettera al Comune di Nepi in cui mi lamento del degrado in cui versa la cittadina. Vedi se puoi pubblicarla sul sito del Circolo vegetariano, segnalandola anche  sul  Giornaletto di Saul,  come “lettera aperta” da parte del segretario dell’ass. cult. onlus Oreas. Grazie, ciao! Luca Bellincioni

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Alla spett.le amministrazione comunale di Nepi,

Alla cortese attenzione del sig. sindaco, Franco Vita : municipio@comune.nepi.vt.it

Salve sono Luca Bellincioni, storico, guidarista, fotoreporter, consulente per la valorizzazione turistica del paesaggio, nonché segretario dell’Associazione Culturale Onlus «Oreas» finalizzata alla tutela, alla valorizzazione e alla promozione del paesaggio laziale. Sono tornato a Nepi dopo un anno nell’ambito del nostro annuale lavoro di documentazione e monitoraggio dei centri storici e dei territori di pregio della regione, e purtroppo ho dovuto constatare come la situazione del Comune nepesino sia negli ultimi tempi drasticamente peggiorata.

In primo luogo la  nuova ed inutile area artigianale, sorta in piena campagna con enorme consumo di territorio e in barba ad ogni logica urbanistica, laddove sarebbe stato più opportuno – se proprio era necessaria – costruirla contiguamente all’abitato; senza contare che tale insediamento è situato nelle dirette vicinanze di una località di grande valore storico paesaggistico, ossia la Tenuta Orsini, la cui immagine  di conseguenza è stata danneggiata. Almeno si potrebbe coprire l’area artigianale con un’alta siepe o con una schermatura arborea lungo la strada, visto che per chi proviene da Roma quest’accozzaglia di capannoni dà ormai il “benvenuto” al visitatore. In secondo luogo le continue e discutibili colate di cemento, che fra ville e residence stanno portando alla formazione di una sorta di conurbazione fra Nepi e la Cassia: anche qui un consumo di suolo inaccettabile e francamente scandaloso, che vorrebbe fare di un centro splendido come Nepi una sorta di periferia distaccata di Roma.

Veniamo infine alla tutela del paesaggio urbano: anche qui le cose vanno male, anzi malissimo. La zona intorno alla Rocca Borgiana (già internamente restaurata in modo velleitario) è da anni lasciata al degrado più assoluto, e il Belvedere sulla cascata (e dintorni) è pieno di immondizie e scritte deturpanti; i prati dai quali si vede dall’alto tale cascata sono altresì colmi di rifiuti e pure essi pieni di scarabocchi, mentre lo stato del torrente (inquinamento, puzzo, rifiuti, ecc.) lo conosciamo tutti. Per non parlare della suggestiva galleria a doppio arco che dalla strada antemurale immette nell’area della rocca e del belvedere: ebbene, questo gioiello architettonico è praticamente ricoperto di sterco di ogni epoca e di rifiuti vari: è ormai talmente inguardabile che i turisti – che pure vengono a Nepi in virtù delle sue vestigia straordinarie (malgrado come sono gestite oggi) – lo oltrepassano di corsa per non rimanere in quel posto davvero sgradevole.

Quel che più colpisce è che in una cittadina d’arte come Nepi, che con i suoi gioielli dovrebbe attirare pullman di turisti, nessuno – né qualche associazione, né qualche singolo cittadino volontario, né tanto meno l’amministrazione – si degna di togliere almeno l’immondizia che “adorna” i luoghi-simbolo del centro storico. Guardate: l’immondizia del Belvedere l’avrei potuta togliere anch’io da solo in due ore, e quindi mi chiedo come in tutta Nepi non si riesca a trovare (o più giustamente a pagare) qualcuno che tenga pulito! Che vergogna per Nepi e per la sua popolazione!

In conclusione, davvero non riesco a comprendere la deriva che sta prendendo un Comune come quello di Nepi che, con le sue risorse paesaggistiche, ambientali, storiche, archeologiche ed enogastronomiche, dovrebbe attrarre massicciamente un turismo di qualità e su di esso fondare la propria economia. Ed invece, il centro storico versa in condizioni pietose, fra scritte vandaliche e immondizia ovunque, mentre il territorio viene anno dopo anno sistematicamente cementificato, con errori (anzi orrori) urbanistici plateali. Eppure ci sono comuni nella stessa provincia che sono ormai diventati quasi “modelli” di gestione del paesaggio e del centro storico, pensiamo a Tuscania, Farnese, Civita di Bagnoregio, Barbarano, Bolsena, Bomarzo, Sutri, Proceno, ecc.: guardando questi paesi e Nepi, oggi come oggi, sembra di stare non in un’altra provincia ma in un’altra regione! La stessa limitrofa Civita Castellana, sia pur i suoi tanti difetti, è lontana anni luce da Nepi come salvaguardia almeno dei principali valori paesaggistici e monumentali; per non parlare delle altrettanto vicine Faleria e Calcata che da anni hanno fatto la scelta “coraggiosa” di inserire il proprio territorio in  un’area protetta e che – seppur con sensibili differenze l’una dall’altra – stanno finalmente sviluppando il turismo. A tal proposito, invece di distruggere il vostro patrimonio, perché non iniziate a pensare di istituire un “Parco Culturale, Archeologico e Paesaggistico dell’Agro Falisco”? E’ da molto tempo che la nostra associazione ne parla: noi crediamo infatti che possa essere una soluzione per operare una seria inversione di marcia e per creare veramente un’economia legata al territorio falisco e alle sue irripetibili peculiarità, anziché devastarle senza fra l’altro alcun vantaggio effettivo per nessuno, tranne che per i soliti quattro costruttori e speculatori vari.

Auspico che le mie parole possano farvi riflettere sulla situazione preoccupante in cui versa Nepi attualmente, e rimando a vs disposizione per eventuali chiarimenti. Cordiali saluti,

dott. Luca Bellincioni – lucabellincioni@interfree.it

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