“Fabio Tombari di Strapaese a Rio Salso di Pesaro…” Rimembranze Vitali…

Durante la mia vita ho conosciuto molti scrittori e giornalisti. Ho avuto il grande piacere di conversare con loro più di una volta. Fra di essi ricordo con affetto FABIO TOMBARI, un esponente di “Strapaese”, morto a 90 anni nel 1992. Abitava in una bella casa colonica a Rio Salso di Pesaro, ed io, quando andavo a Ravenna, mi fermavo per salutare lui e la sua dolcissima moglie. Esiste ancora, presso Mondadori, la collana “I libri di Fabio Tombari”. Fra questi libri, quelli più noti: I Ghiottoni, Frusaglia, l’Incontro, La vita, Gli animali, I mesi.

Da “La Vita” estraggo questo brano significativo di una vita più naturale, o meglio, meno artificiale di quella che viviamo oggi (anche chi vive in campagna.) Giorgio Vitali

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Dicembre, il mese dei lupi, quando gela il vitello nel ventre della vacca;l’inverno che viene dai monti, e di notte la neve che cala in silenzio dai mulini del cielo.

Già i vecchi, tutti tremanti, pensano alla morte; e alla domenica, in chiesa, al latino del messale s’alterna la tossaccia dei vecchi. I bambini, come tanti sacchetti di lana, hanno tutti il cuffione e pompò, ma non vogliono più andare a scuola, e piagnucolano, ché l’aria crepa loro le povere manine, e tutti gl’insetti muoiono di stenti sotto l’erba arrugginita.

Già in tutte le case fanno bollire l’acqua e ammaniscono corde e coltelli. E comincia la strage degli innocenti. Dietro le case, sui chiassuoli, sui sagrati, davanti ai conventi, sotto la lanterna, i grassi innocenti maiali, vengono trascinati a forza fra il ludibrio della gente, e assassinati sulla nave. Su, alla Pieve, furono scannati trentaquattro maiali in un giorno, e alla Bicocca il porcello del sindaco fuggì dallo stazzo come belva ferita.

- Ma che colpa hanno quei disgraziati?

( Quell’anno rubammo il porco alla vedova.)

-Come, non vi pare grave colpa essere così grassi e tranquilli, quando a noi uomini tocca strologare il cervello per un pò di companatico?

E i porcelli sgrassati, salati, spaccati, bollati, appesi agli uncini, ascoltano senza querele.

Nelle sere di dicemmbre, i cagnacci in catena sottovento, abbaiano all’odore di porchetta,  e mentre fumano i camini di tutte le case, i poveri, raminghi per le strade del mondo, si dannano in tentazioni golose.

E la prima neve, nella notte dei campi, è come il primo lenzuolo d’una vergine sposa.

Io mi sentivo poeta, e sul colle di Babicca, a vespro, andavo a cogliere il lauro per i fegatelli….

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