Homo Sapiens Sapiens, l’arresto evolutivo comincia con il consumo massiccio di carne e con la cottura dei cibi…. – Per salvare la specie umana torniamo al frugivorismo vegetariano

Dopo i gatti cucinati in diretta TV ecco altre bugie tendenziose di una televisione pubblica carnofila e macellatoria…

Nel programma “Ulisse” della televisione italiana si mostrano i nostri antenati che nella savana addentano famelicamente e con gusto il corpo sanguinolento e stomachevole di animali uccisi dai predatori (come se l’ape si fermasse deliziata sugli escrementi invece che sul polline). Mai che avessero mostrato l’ominide che mangia della frutta da un albero, anche se questa costituiva l’80% della sua dieta. Dai reperti archeologici e da studi di anatomia comparata, l’ominide alle origini e per milioni di anni vissuto nella foresta, non poteva che essere vegetariano perché sprovvisto di tutti gli attributi naturali comuni agli animali predatori, cioè mancanza di artigli, zanne, necessaria velocità a catturare la preda, succhi gastrici adatti a metabolizzare la carne, l’enzima uricase preposto alla neutralizzazione dell’acido urico, l’intestino corto, la lingua a raspa per lambire il sangue ecc.

Ritengo inverosimile che i nostri antenati, dotati di dentatura adatta a triturare frutta e semi siano stati in grado di dilaniare, senza l’uso di coltelli, le durissime carni di un qualunque animale ucciso da poco. Le scimmie pantroglodites, che hanno denti ben più affilati, mascelle e dentatura ben più potenti di quelle degli ominidi, raramente si nutrono anche di carne.

La tesi che questi filmati tendono ad evidenziare è che l’introduzione della carne nella dieta  (considerata alimento altamente proteico) sia stata la causa dello sviluppo cerebrale dell’ominide e quindi della sua evoluzione: è come dire che il lupo per evolversi dovrebbe includere nella sua dieta anche la biada. Questo assunto a mio avviso è falso e fuorviante in quanto un essere strutturato per essere vegetariano non può, per legge naturale, avere benefici mangiando sostanze incompatibili con la sua natura: naturalmente si celano i molti aspetti negativi da tale abitudine, cioè l’accorciamento della vita che ne consegue e lo sviluppo simultaneo delle malattie, come accertato dal più illustri paleoantropologi, uno fra tutti Reay Tannahili che nella sua pregevole “Storia del cibo”, afferma: “Meno della metà della popolazione  sopravviveva oltre all’età di 20 anni e il 90 per cento degli adulti morivano prima dei 40. Un uomo di 40 doveva sembrare un centenario”.. Infatti l’uso della carne fu sempre limitato e anche oggi le tribù di cacciatori primitive introducono, al massimo, il  20% della carne nella loro dieta. Inoltre. L’abitudine alla vista del sangue, l’insensibilità verso la morte e il dolore della vittima forse furono le cause che portarono l’ominide alla violenza verso i loro stessi simili.

Inoltre. Perché l’ominide che introdusse nella sua dieta anche la carne viveva in media 30 anni e non 7 volte il suo periodo di sviluppo come gli altri mammiferi?  Se anche il suo periodo di sviluppo fosse stato più breve del nostro attuale (di 19-20) e cioè di soli 5-16 anni, avrebbe dovuto vivere almeno 100 anni, di conseguenza la carne gli ha rubato 70 anni di vita.

Si sostiene che se l’ominide non avesse mangiato la carne avrebbe dovuto consumare grandi quantità di vegetali, come fanno i primati, per garantirsi  l’apporto energetico necessario a nutrire il suo cervello e quindi avrebbe dovuto dedicare molto tempo alla ricerca di cibo sottraendolo ad attività organizzative che potevano facilitare la sua evoluzione.

A mio avviso non fu l’alimento carneo a favorire lo sviluppo del suo cervello ma le estreme necessità di sopravvivenza che spinse l’ominide ad aguzzare l’ingegno per sfuggire ai nuovi predatori della savana; il bipedismo che gli liberò le mani, l’uso del fuoco, ma soprattutto l’inserimento nella sua dieta di un maggiore quantitativo di semi e cereali e poi la conseguente scoperta dell’agricoltura mediante la quale imparano a coltivare alberi da frutto, ortaggi senza dover dedicare parte del loro tempo alla ricerca di cibo.

Se fosse vera la tesi che siano state le proteine di origine animali a favorire lo sviluppo cerebrale degli ominidi e quindi l’evoluzione della specie, perché gli scimpanzè pantroglodites che sovente mangiano carne non si sono evolute? Basterebbe somministrare carne ai gorilla, ai bonobo, agli orango per farli fare un salto evolutivo? Invece succede che da un esperimento fatto su un gruppo di scimmie quando fu inserita nella loro dieta anche la carne in breve svilupparono le stesse malattie della specie umana. La cosiddetta “mucca pazza” ne è l’esempio: è diventata tale a causa di un’alimentazione incompatibile con la sua natura di erbivoro; l’identica cosa succede per gli umani.

Se sono le proteine animali a favorire lo sviluppo del cervello gli animali carnivori dovrebbero essere tra i forti ed i più intelligenti. Invece succede che sono i primati fruttariani e gli erbivori ad essere i più intelligenti, i più potenti e i più prolifici: l’elefante, il toro, il bisonte, l’ippopotamo, il rinoceronte ecc.. Il gorilla è tre volte più grosso dell’uomo e 10 volte più forte. Il leone dorme 20 ore al giorno a differenza degli erbivori e dei frugivori che dormono solo poche ore, e non è solo perché hanno necessità di maggiori quantitativi di cibo da ingerire. Il leone che insegue la gazzella si ferma sfiancato dopo una breve corsa, mentre la gazzella corre per ore senza fermarsi.

Non solo. Eccessi proteici generano amiloidosi che porta alla comparsa nell’encefalo di una sostanza, che si produce a seguito ad una alterazione del metabolismo proteico, che porta all’invecchiamento precoce e quindi al morbo di Alzheimer che è appunto una malattia degenerativa dell’encefalo. Il celebre studioso Tennis J. Selkoe a tal proposito afferma: “Quando nell’encefalo si accumulano quantità eccessive di proteina amiloide, può insorgere la malattia di Alzheimer, anche se l’amiloide è secreto dal mesenchima solo se viene sovraccaricato da un’eccessiva quantità di proteine. Infatti in regime ipoproteico la situazione migliora”.

Il cibo adatto ad ogni specie è quello a cui ogni specie è istintivamente attratta. Una tigre verrà attratta dal corpo di un animale, una mucca da un cespuglio d’erba, una scimmia, come un essere umano, da un frutto. La natura ha anche previsto un margine di adattabilità alla dieta specie-specifica, per consentire la sopravvivenza in periodi di carenza; ma quando l’eccezione diventa regola quella specie degenera. In un altro esperimento condotto su alcuni carcerati in Francia nel secolo scorso fu dato loro mangiare solo della carne: gran parte di questi morirono nel giro di 40 giorni, per il semplice fatto che la carne è sostanza altamente squilibrata, cioè priva di glucidi, fibre e vitamina C. Gli animali predatori si garantiscono tali sostanze mangiando il corpo intero dell’animale, le ossa, le cartilagini, le interiora, cosa che gli ominidi non potevano fare se non in minima parte. Inoltre è utile ricordare che la carne cotta, oltre ad essere priva di enzimi, di vitamine, scatenante leucocitosi e putrefazione intestinale, essendo povera di sostanze nutritive spinge l’organismo ad ingerire maggiori quantità di cibo. Se il cibo crudo non fosse stato completo di nutrienti nessuna specie sarebbe sopravvissuta.

Sono utili da ricordare anche le dichiarazioni del Dr. Richard Lehne, anatomista: “L’anatomia comparata prova che la dentatura umana è totalmente frugivora e ciò è confermato dalla paleozoologia con documenti vecchi milioni di anni”. Carolus Linnaeus (1707-1778), celebre botanico: “La frutta è il cibo più adatto alla bocca, allo stomaco, alle stesse mani dell’uomo, disegnate appositamente per raccogliere e mangiare frutta. E anche se il genere umano ad un certo punto della sua storia acquisì abitudini onnivore, millenni di onnivorismo non hanno cambiato di una virgola anatomia e la fisiologia del suo corpo”. E Girolamo Savonarola, celebre frate domenicano vegetariano, ci lascia un test per la valutazione della vera fame. “I veri onnivori e i veri carnivori, quando sono affamati, sono attratti istintivamente da animali e carogne che interpretano come cibo immediato. Questo non accade mai all’uomo. Il ribrezzo che ogni uomo normale e sano prova alla vista del sangue e di un cadavere è la prova della sua natura non carnivora”.

Affermare che la carne sia stata la causa dello sviluppo cerebrale dell’ominide è assurdo quanto improbabile: sarebbe come affermare che la natura abbia programmato per lo sviluppo di una specie un’alimentazione diversa da quella compatibile con la sua struttura chimico-anatomica. Se l’ominide ha sviluppato la sua massa cerebrale non può essere in alcun modo attribuito all’introduzione della carne nella sua dieta ma dei semi e dei cereali che ha dovuto integrare in modo più massiccio, ma sempre limitato, e consumati allo stato crudo.

Franco Libero Manco

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