Recensioni su: “Sincronicità”; “Il Destino come Scelta”; “Il Dito e la Luna” … di Simone Sutra

IL DITO E LA LUNA  di Alejandro Jodorowsky

     Il proverbiale genio e sregolatezza di Jodorowsky qui si applica, con una diligenza che forse non gli si conosceva, ad assolvere un’impresa che gli si direbbe a tutta prima poco consona, cioè a mettere ordine proprio là dove meno ce lo si aspetterebbe.

     A corollario di tutta una serie di storielle (originali) della tradizione zen, haiku e koan, Alejandro sfoggia il suo brillante repertorio di commenti ed interpretazioni, che ci lascia, come sempre è il caso quando si ha a che fare con un geniaccio pari suo, a bocca aperta. Se naturalmente il primo impatto con queste espressioni di una mentalità totalmente incomprensibile per la mente occidentale suscita semplicemente un gigantesco punto interrogativo (e persino un po’ di irritazione: ma come ragionano questi qua? A furia di bastonate ai discepoli?), dopo il chirurgico lavoro dell’ineffabile autore cileno la reazione è: “ma certo, è così chiaro, così profondo, così significativo! come ho fatto a non capirlo?”

     Fatto sta che ci doveva pensare lui a trarre un senso là dove altri (e probabilmente con questo indefinito si può indicare tranquillamente la maggior parte di noi) si sarebbero potuti strappare i capelli per settimane nel tentativo di decifrare l’apparente assurdità di questi enigmatici aneddoti; regalandoci così splendide perle di saggezza di vita rese accessibili dalla sua ispirata “traduzione”. Perchè per mettere tutti quei puntini sulle “i” come ha fatto lui ci voleva solo la sua  penetrante spontaneità, la sua lungimirante intuizione, la sua fanciullesca verve, il suo farsi guidare da una sorta di istinto geniale che vede al di là della vista, o meglio ragiona al di là della ragione, senza mai rinunciare a lasciare la sua punturina di umoristico veleno, che in verità è il vero antidoto alla piattezza del senso comune. E a seminare anche, come sua firma, un po’ di disordine, perchè, come dice lui stesso,”l’ordine perfetto esiste solo accanto al disordine”. Illuminante (tanto per rimanere nel contesto).

     “E’ geniale poter dire: io sono quello che sono……nessuna immagine di sè da dover dare! Tutti  gli esseri umani sono illuminati, tutti sono perfetti: il problema è che non lo capiscono” 

      

IL DESTINO COME SCELTA  di Thorwald Dethlefsen

     Nel campo della psicologia transpersonale Dethlefsen occupa una nicchia di prim’ordine, ed è facile capire perchè sfogliando questo suo agilissimo testo, una piccola summa theologica, saremmo tentati a dire, quasi un manualetto da “giovani marmotte” nella sua essenzialità; aspetto che peraltro non va a discapito della completezza e della profondità della trattazione. 

     Evitando le astrusità e le tortuosità verbali e cerebrali di molti autori del settore, Dethlefsen ci guida con grande semplicità e con cristallina trasparenza attraverso temi di grande risonanza per la vita interiore. La lettura è pastosa e cordiale, poichè il tono discorsivo, fluido e sempre abbordabile  facilita un’assimilazione immediata e diretta di argomenti di vasta portata.

     Ma il più grande pregio dello psicologo tedesco riteniamo sia l’abilità nello smascherare e smontare le gabbie concettuali e i pregiudizi che generalmente si formano attorno a nozioni di non comune accettazione: il suo rendere limpida, lineare e “di tutti i giorni” la comprensione e la familiarizzazione con concetti quali per esempio l’esoterismo, indicante un settore generalmente ghettizzato nella terra di nessuno popolata da idee deformanti e spropositate dietro cui l’immaginario collettivo si rifugia come baluardo atto ad arginare tutto ciò che esula dalla razionalità. Il volo radente delle sue spiegazioni, ben guidato da una torre di controllo saldamente al comando della situazione in virtù di istruzioni di disarmante chiarezza, fornisce le nozioni da lui illustrate di carrelli d’atterraggio più che adeguati a prendere contatto con i terreni  a volte accidentati della mente.

     Illuminante in particolare il capitolo dedicato all’astrologia, che riconduce al suo vero senso la scienza delle stelle, un senso che in verità sfugge ai più: la responsabilità degli eventi si sposta dai pianeti, semplici vettori energetici, alle entità, o meglio ai principi primi preposti alla trasmissione degli impulsi archetipi che caratterizzano la nostra dimensione terrena; ma soprattutto alla loro interazione con l’individuo, che riacquista padronanza del suo destino nell’ambito di una progettualità assai più vasta, tramite l’alleanza con i principi che da sempre reggono le fila del gioco ma che sanno anche  piegarsi graziosamente al volere dell’individualità.

     Reincarnazione, numerologia, malattia, ritualità…tutti questi argomenti acquistano una loro affettuosa quotidianità, una volta conclusasi l’operazione di questo meccanico della psiche che li sdogana dal loro alone un po’ inquietante, e dopo averli ripuliti della loro intimidatoria connotazione ce li restituisce già pronti per essere digeriti. E utilizzati.

     “La malattia del nostro tempo è la mancanza di significato nella vita, e questa mancanza di significato ha sradicato l’uomo dal cosmo….solo quando l’uomo è pronto ad assumersi tutta la responsabilità di quel che vive e che gli accade scopre la significatività del destino: chi è disponibile ad assumersi la responsabilità del proprio destino si ritrova inserito nelle leggi di questo universo e perde le sue paure, in quanto ha ritrovato il rapporto con la sua origine prima” 
 

SINCRONICITA’ – Il legame tra fisica e psiche di Massimo Teodorani

      L’oggetto misterioso di cui tratta questo libro ha fatto molto discutere psicologi, scienziati grandi e piccoli, terapeuti ma anche casalinghe, impiegati e venditori di palloncini. Perchè la sincronicità ci tocca tutti, in qualche momento della vita in cui ci affacciamo nostro malgrado sull’imprevedibile, impesrcrutabile, inconoscibile; e ci rende partecipi di quel tocco di metafisico di cui in verità è costellata l’esperienza umana, nonostante la pretestuosa evidenza, agitata come orgoglioso vessillo dagli accaniti sostenitori del razionale, che “tutto è sotto controllo”.

      L’autore traccia l’interessante parabola delle modalità con cui il concetto in questione si sia affermato, e ne addebita l’origine al momento epocale in cui lo psicanalista svizzero Jung mise in connessione le stratificazioni più profonde dell’animo con quel quid che sembra permeare il sottofondo della mente, da lui definito “inconscio collettivo”. Questa nozione rappresenta l’interfaccia, a livello informativo, dell’akasha della tradizione orientale: uno sterminato archivio in cui è registrata la traccia energetica di ogni pensiero, immagine o azione, le cui impronte possono essere rilevate mediante le opportune connessioni psichiche, di cui le sincronicità (dette anche “coincidenze significative”) sono l’aspetto più eclatante e comune al contempo.

      L’indagine di Jung gli permise di collegare l’esistenza di questa entità psichica di massa con i principi degli archetipi, ossia  modelli della realtà che di volta in volta risuonano e prendono vita in noi tramite l’influsso dell’inconscio collettivo nel loro  passaggio dal generale al particolare. 

      Dall’incontro di Jung con il fisico quantistico austriaco Wolfgang Pauli, premio nobel, nacque una sintonia e una sinergia che vide i due lavorare a un comune progetto di enunciazione di un principio fisico vero e proprio che tenesse conto della sincronicità come evento oggettivamente riconoscibile nella realtà, unendo così idealmente la psiche con la fisica in un matrimonio concettuale dai vincoli apparentemente paradossali.

     Trattazione esauriente e appassionante, non scade mai nella tentazione di utilizzare un linguaggio troppo tecnico o di esibire concetti di difficile comprensione, pur mantenendo il rigore scientifico inerente all’argomento. Ammirevole dunque la capacità divulgativa e di sintesi di Teodorani, data la possibilità tutt’altro che remota di sperdersi nei dettagli e nella sostanziale indeterminatezza del soggetto trattato.  

     “Jung sapeva che l’inconscio non si situa nello spazio conosciuto, bensì in una specie di “dimensione interspaziale”con sue leggi ben differenziate da quelle di causalità note alla scienza standard. Il sincronismo tra lo stato psichico di un individuo e un evento nel mondo della materia dimostrava fin troppo bene che oltre alle leggi conosciute dalla fisica ne esistono altre che ancora non conosciamo bene”    

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