Recensioni librarie: “2012, il mondo non finirà” di Marzia Nicotri – “Ipazia” di Adriano Petta e Antonio Colavito – “Lo spazio delle varianti” di Vadim Zeland

IPAZIA – Vita e sogni di una scienziata del IV secolo di Adriano Petta e Antonino Colavito (La lepre edizioni 2009)

     Era ora che si gettasse un po’ più di luce su questa straordinaria figura femminile, antesignana e portabandiera della liberazione della donna, nonchè esempio fulgido di difesa della libertà di pensiero, soprattutto di fronte alle minacce sempre più pesanti dell’oscurantismo ecclesiastico, proprio nel momento epocale dell’affermazione definitiva della Chiesa come braccio religioso del potere, a conseguenza degli infami editti di Teodosio.

     La minuziosa ricostruzione storica del periodo si avvale di numerose fonti, scegliendo di vestirsi della forma di romanzo storico; scelta che non possiamo che condividere, poichè si aggirano così le probabili paludi  del far accademia sull’arida esposizione  di fatti e nozioni.

     L’impianto narrativo ci restituisce perciò un’intrepida scienziata tutta infervorata dall’amore per la conoscenza, intesa e vissuta come vera e propria missione di vita, fino a sacrificare – non senza dolore – l’amore terreno e le comodità materiali, per arrivare poi al sacrificio ultimo della vita.

     Al nostro rispetto e ammirazione per la studiosa alessandrina, fin qui semisconosciuta per la trascuratezza di un certo settore della cultura (e forse proprio in virtù di essere stata donna in un’epoca in cui : donna = 0) si aggiunge così quell’amore che sempre coinvolge i lettori quando si confrontano con una travolgente protagonista come lei: conoscerla è amarla, in sostanza.

     A chi potrà apprezzare in lei la filosofa più che la scienziata piacerà comunque di più la seconda parte (la prima tratteggia la sua biografia e sottolinea il suo essere donna di scienza) di molto più immediata efficacia, in cui veniamo introdotti alle sue speculazioni più profonde e veniamo così in contatto con le pieghe più delicate dell’animo di Ipazia. Assistiamo, si direbbe con la stessa emozione da lei provata, alla magìa con cui le spirali della mente cosmica, srotolandosi nella rivelazione dei segreti numinosi che custodiscono, avvolgono il pensiero di una giovane donna fin troppo capace di andare oltre il pensiero e di dialogare umilmente con l’infinito ricavandone un alimento perpetuo per la ragione. Si compie così la dolce investitura, scende il mantello di un eterno carisma su di lei, e la luce trafigge per sempre l’anima. Il suo palpitare trasfigura il tempo e dissolve il turbinìo della polvere dei secoli inducendo la vista a spaziare sulle certezze del conoscere: il suo essere donna ce le rende più amiche, facilitandocene il fluire dentro di noi come un sublime dono d’amore.

     E, nonostante una prima parte in  cui i dialoghi (a cui si affida l’elaborazione dello scenario storico ancor più che all’azione vissuta) sono a volte troppo lunghi e prolissi, basta leggere questa seconda parte e, sfogliando le pagine, arrivare all’epilogo, per farci accarezzare da un brivido antico e sommesso quando il nostro cuore rigurgita la stessa supplica espressa dal suo compagno e amico Shalim:

     “….Dove sei, mio sogno perduto? Forse un giorno tra infiniti altri sentirai uno stanco passo sulla polvere arida di un sentiero nascosto…. fermati, allora, e parlami del cielo  e delle stelle, fa che la polvere si levi verso l’alto, che il mio cuore riprenda a pulsare, che il mio corpo diventi luce. L’attesa è infinita, ma io sono in cammino.”

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LO SPAZIO DELLE VARIANTI –  Come scivolare attraverso la realtà di Vadim Zeland (Macro edizioni, 2009)

     Un libro insolito per uno sguardo sulla realtà da un punto di vista ancora più insolito.

     Cavalcando l’onda delle scoperte della fisica quantistica l’autore teorizza – in base a sue esperienze personali – la realtà come un insieme di campi energetici informativi. E fin qui, niente di nuovo.

     Nuova, invece, originale e penetrante è l’indagine che l’autore svolge sulle modalità di funzionamento di questi campi energetici, e soprattutto rilevante è lo smascheramento dei vortici  – creatisi a nostra insaputa ma con la nostra complicità – mediante i quali si attuano potentissimi meccanismi di potere ripetitivi, micidiali ed inesorabili.

     Un libro che ci restituisce la consapevolezza di essere, oggi più  che mai, creatori del nostro destino e che ci mette in grado di sottrarci alle dinamiche dei “pendoli” – così li definisce – che nel loro oscillare, alimentato dalle energie psichiche allo stato puro (questa affermazione va letta nel seguente modo:  essere attivamente pro o contro qualcosa non che fa apportare energia a un sistema ultimamente manipolativo) delle masse, mettono in atto una vorace politica unicamente volta alla loro sussistenza, e tutto inglobano, assorbendo e triturando l’individualità dei singoli. Non esistono modi per contrastare questa azione, e ci si può solamente sottrarre ad essa mediante la presa di coscienza delle sue dinamiche e rifiutandone di esserne parte. In sostanza siamo padroni di scegliere di non farci divorare, per banale che possa apparire il concetto; ma è molto più vero di quanto normalmente si creda, e soprattutto di importanza maggiormente vitale di quanto ci si possa mai render conto.

     Impertinente e puntiglioso, un po’ zen e un po’ galileiano, punta il dito sui cadaveri dell’ignoranza frettolosamente seppelliti per non dare adito ai vivi di effettuare illuminanti autopsie.

     “E’ tutto molto semplice: ottenete quello che voi stessi ammettete nello scenario della vostra vita” 

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2012: IL MONDO NON FINIRA’ Di Marzia Nicotri (Edizioni Mylife, 2009)

     Con molto buon senso l’autrice smonta, procedendo di passo leggero e con trasparente ironia, l’isteria da catastrofe preannunciata di cui si ammanta la fatidica data, smascherando anche giochi poco puliti da parte dei media che naturalmente sono il veicolo di manipolazione per eccellenza, perfino in questo caso.

     I vari “mille e non più mille” delle epoche passate, dichiara l’autrice, rispondono all’atavica e inconscia paura, presente nell’immaginario collettivo, della distruzione ciclica: minaccia effettivamente reale ma connaturata alla vita sulla Terra quanto lo è la morte.

     Si punta quindi il dito sul fatto che le tanto paventate catastrofi, naturali e non, sono minacce reali ma ciò fin da quando l’uomo ne ha memoria; e non c’è nessun indizio che lasci presagire che ci sia una sorta di accordo cosmico in scadenza nel 2012 per farle scatenare tutte insieme, come invece propone la tendenziosità di certi mezzi di informazione e di paranoici autori  che però nel frattempo impinguano il portafoglio vendendo paura: si vorranno comprare un posto sull’Arca come nel film?

     Il fatto è che, come sottolinea l’autrice, la maggior parte dei fenomeni meteorologici e di altro tipo sfuggono nel modo più totale al determinismo e quindi alla prevedibilità: per di più la mitica data evocata dal calendario Maya è stata  – volutamente – interpretata come fine del mondo mentre il popolo mesoamericano indicava con essa solo la fine di un ciclo, più o meno lungo.

     Fattuale e rassicurante: non fasciamoci la testa prima di rompercela, in sostanza, è il messaggio.

E poi, in fin dei conti:   “Qualsiasi evento accada in un dato momento è il meglio che possa accadere in quel momento. Ogni altra conclusione è il risultato delle nostre idee riguardo a ciò che dovrebbe accadere o come ci aspettiamo che accada, e anche questi sono soltanto concetti”

 

Recensioni a cura di Simone Sutra – itdavol@tin.it

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