Cambiamenti climatici… opera dell’uomo? “Iceberg alla deriva, tifoni e tempeste, raccolti distrutti, inquinamento, aria fetida, mari colmi di anidride carbonica, mercurio cadmio ed arsenico, foreste che bruciano, deiezioni animali concentrate… no, no, l’uomo non c’entra nulla! E’ tutta colpa del Bajon…del Bajon (cha cha cha)”

Le cronache e i mezzi di comunicazione sono pieni del dibattito sulla Conferenza di Copenhagen sui cambiamenti climatici: chi vuole diminuire i gas responsabili dell’effetto serra ? di quanto ? rispetto a quale anno di riferimento ? entro quale data ? Si scontrano paesi ricchi e paesi poveri, si parla di soldi, di come farsi risarcire se si diminuiscono le emissioni di anidride carbonica, se si pianta un po’ di ettari di foresta, chi deve pagare, da dove si prendono i soldi. Intanto i forni continuano a bruciare carbone, nelle varie parti della Terra, i camini a gettare fuori i loro fumi pieni di anidride carbonica, ma anche di sostanze tossiche e cancerogene, di mercurio, arsenico, cadmio. Dietro tutte le generose manifestazioni di chi si preoccupa del futuro ecologico della Terra ci sono le banche e le compagnie di assicurazione e i lobbysti, che lavorano alle “cose serie”, cioè a come fare tanti quattrini con le paure dei mutamenti climatici.

Per abbattere i fumi occorrono soldi e le banche sono pronte a offrirli ai privati e ai governi ad un tasso di interesse che copra eventuali futuri rischi: il rischio che chi si è fatto prestare i soldi non riesca ad abbattere le emissioni inquinanti e a riscuotere le relative tariffe e a restituire i soldi; le banche così passano i prestiti a rischio ad altri, secondo la pratica delle “bolle” finanziarie che hanno già generato tanto grandi disastri nei mesi scorsi. Queste speculazioni sull’eliminazione dell’anidride carbonica, il principale responsabile dei mutamenti climatici, sono ben descritte nel recente libro di Micelle Chan, “Subprime carbon”, pubblicato dall’associazione americana Friends of the Earth (e che si può leggere in Internet).

Da parte loro le compagnie di assicurazioni assicurano i rischi di coloro che temono che i mutamenti climatici possano provocare tempeste che spazzano via le abitazioni o allagano i campi, che il sollevamento del livello dei mari possa distruggere le zone turistiche, che non cada la neve e gli alberghi delle zone sciistiche restino vuoti. Il vecchio capitalismo faceva soldi a mezzo di merci merci, ora ci sono quelli che fanno soldi a mezzo di ecologia.

Infine c’è il popolo dei lobbysti, di quelli che per soldi convincono le industrie e i governi che non è vero che ci siano mutamenti climatici, che questi siano dovuti alle attività umane e alle emissioni di anidride carbonica e che quindi gli accordi, che dovrebbero essere presi a Copenhagen, per diminuire le emissioni di gas serra sono inutili, anzi dannosi per l’economia. Un vasto movimento che sostiene le stesse tesi “negazioniste” esiste anche in Italia come si può constatare visitando i vari “blogs”, quelle “pagine” in Internet in cui chiunque può scrivere il proprio pensiero e chiunque altro può, nella stessa pagina, replicare approvando o disapprovando. In genere nei blogs che esprimono preoccupazione per i mutamenti climatici appaiono immediatamente “risposte” che invitano a stare calmi, perché mutamenti del clima ci sono sempre stati, perché le attuali bizzarrie del clima non sono dovute al crescente uso del carbone o del petrolio, perché ricorrere all’uso dell’energia solare o eolica non risolve niente, e ricordano che c’è bisogno di aumentare, non rallentare, la produzione di energia nel mondo e che lo si “deve” fare nell’interesse degli operai, che altrimenti resterebbero senza lavoro, degli abitanti dei paesi poveri, che altrimenti resterebbero all’età della pietra, eccetera.

Sono sempre contrario, fino a prova diretta, a sostenere che chi interviene in Italia per mettere in dubbio i cambiamenti climatici “sia pagato” dalle società petrolifere o elettriche, quelle che sarebbero danneggiate se diventassero obbligatorie le diminuzioni delle emissioni di gas serra nell’atmosfera. Sta di fatto che nuove forme di corruzione delle menti, pagate da interessi economici, sono molto diffuse nel mondo; proprio nelle scorse settimane è uscito il libro “Cover up” che si potrebbe tradurre “L’inganno”, e che ha come sottotitolo “La crociata per negare il riscaldamento globale”, scritto da James Hoggan, un giornalista americano che ha condotto un’indagine sulle fonti di finanziamento di chi contesta la necessità di rallentare i mutamenti climatici. Il tema è stato trattato nel film “Burn up”, trasmesso domenica 13 dicembre 2009 dalla televisione La7.

Negli Stati Uniti il lavoro dei lobbysti — il nome viene dal fatto che operano nei corridoi dei palazzi del potere (e oggi sul filo delle reti informatiche) — è riconosciuto come professione di pubbliche relazioni. Il libro racconta come le industrie inquinanti organizzano delle associazioni, con i nomi accattivanti in cui figura la parola ambiente o ecologia (”Progetto per la politica della scienza e dell’ambiente”, “Consiglio per l’informazione ambientale” e simili), spesso con “preziosi” interventi di “ecologisti pentiti” che spiegano come si sono convertiti da difensori dell’ambiente in persone che riconoscono che molti danni ambientali sono inesistenti. Il pentitismo ecologico va molto di moda e ha grande successo di vendita di libri e di interventi televisivi.

Davanti a questa grande confusione a ciascuno di noi non resta che fidarsi del proprio intuito e buon senso e osservare quanto avviene intorno a noi. Non si tratta soltanto di constatare che grandi icebergs si staccano dai ghiacci polari e fondono negli oceani, che sempre più frequenti tempeste spazzano via città e villaggi in Florida o nel Bangladesh, che le belle isole del Pacifico rischiano di andare sott’acqua per l’innalzamento del livello degli oceani: che i cambiamenti climatici ci siano davvero si vede anche nelle nostre città e campagne sempre più spesso allagate, nei raccolti e nelle abitazioni distrutti e così anche la crescita economica, nel cui nome l’aria viene trasformata in una congregazione di vapori dannosi, viene vanificata. Se non si rallentano le immissioni di gas nell’atmosfera, se non si smette di tagliare le foreste, i danni umani e di soldi saranno incalcolabili. Con buona pace dei lobbysti.

Giorgio Nebbia   nebbia@quipo.it

I commenti sono disabilitati.