Spiritualità laica: “..indifferenza per nome e forma, conoscenza ed ignoranza, malattia e salute e l’annuncio della realizzazione… secondo l’Advaita Vedanta…”

Ante scriptum.

Oggi sono “malata” e casualmente, nel punto del libro a cui sono arrivata, Nisargadatta  Maharaj parla della malattia… Trascriverei queste frasi a lettere d’oro e ne farei dei manifesti da affiggere nelle strade, davanti alle scuole, davanti alle sedi di governo, farei dei volantini da distribuire per le strade, chissà, magari qualcuno, non dico pronto a svegliarsi, non dico pronto a cambiare, non lo sono neanche io, troverebbe se stesso…

Caterina Regazzi

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Visitatore -  Mettiamo che un jnani (un realizzato) si ammali. Gli viene l’influenza e gli fanno male le giunture. Come reagisce la sua mente?

Maharaj -  Ogni sensazione è contemplata con perfetta equanimità. Non c’è desiderio né rifiuto. E’ quella che è e lui la osserva con un sorriso di affettuoso distacco.

V. Anche se ne è distaccato, la sofferenza rimane.

M. C’è , ma non ha importanza. Qualunque sia lo stato in cui mi trovo, lo vedo come uno stato mentale da accettare per quello che è.

V. A quanto sembra il jnani è un gran solitario,chiuso in se stesso.

M. E’ solo, si, ma è anche ogni cosa esistente. Non è neppure un essere umano. E’ l’essere di tutti gli esseri viventi. E neanche questo. Non bastano le parole a spiegarlo. E’ quello che è.. è il terreno su cui tutto cresce ……L’annuncio della realizzazione, una volta ascoltato, non si dimentica più. E’ come un seme lasciato nel terreno: aspetterà la stagione giusta, poi germoglierà e crescerà fino a diventare un albero maestoso.

V. Dopo la morte, cosa succede al jnani?

M. Il jnani è già morto prima. Ti aspetti forse che muoia una seconda volta?

V. La dissoluzione del corpo è un evento importante anche per un realizzato.

M. Niente ha importanza per il jnani, se non il fatto che qualcuno si realizza. Allora si che il suo cuore gioisce! Tutto il resto non gli importa.

V. Mi sembri così indifferente a tutto!

M. Non sono indifferente, ma imparziale. Non do preferenza all’io o al mio. Se mi arriva un secchio di terra o un cesto di gioielli, non è perché li ho voluti. Per me, la vita e la morte , sono la stessa cosa.

V. E’ l’imparzialità a renderti indifferente.

M. Al contrario, la compassione e l’amore sono la mia più intima natura. Scevro di ogni predilezione, sono libero di amare!  (………) Per gli ignoranti è follia tutto ciò che non riescono a capire. Che vuoi farci? Lasciali perdere. Non è merito mio se io sono come sono, e non è colpa loro se sono così. La realtà suprema si manifesta nelle più varie maniere, in innumerevoli forme e nomi. Tutto affiora e si reimmerge  nello stesso oceano, la sorgente di tutto è una sola. Andare in cerca di cause e risultati è un passatempo della mente, solo ciò che è merita di essere amato. L’amore non è un risultato, ma il fondamento stesso dell’essere. Ovunque tu vada, trovi l’essere, la coscienza e l’amore. Per quale motivo e per cosa avere delle preferenze?

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Commento:

Per comprendere meglio, le implicazioni di quanto qui espresso da Nisargadatta Maharaj, occorre fare un passo indietro nel tempo, riportando l’attenzione all’alba formativa  dell’Advaita Vedanta, la conoscenza non-duale della Realtà, espressa nelle porzioni terminali dei Veda (Vedanta) e nelle Upanishads. Ad esempio nel commento fatto sulla Taittirya Upanishad fatto dal grande saggio Shankaracharya, vissuto nel V  secolo, così viene detto:

“Conoscenza ed ignoranza appartengono al reame di nome e forma; essi non sono gli attributi del Sé… Ed essi -nome e forma- vengono “immaginati” (sovraimposti) così come lo sono il giorno e la notte in riferimento al sole”.

La similitudine con il sole è qui molto appropriata. Dal punto di vista del sole non c’è né giorno né notte e ciononostante senza il riferimento al sole non vi può essere né giorno né notte. E’ solo dal punto di vista dell’osservazione dalla terra che giorno e notte hanno un significato e vengono sovrapposti al sole. Allo stesso modo nel puro Sé (l’assoluta Coscienza  non-duale) non sussiste alcuna conoscenza né ignoranza. Queste sono rilevanti solo per l’intelligenza finita (la mente duale), ma ancora queste possono assumere un significato  solo se sovrapposte al Sé.

Il Sé, che è la Realtà Assoluta,  ha la natura della Conoscenza Assoluta, non nel senso di una trasformazione mentale ma in quello di Consapevolezza incondizionata. Ed è questa stessa Consapevolezza che è alla base della conoscenza-ignoranza empirica, la stessa che produce il miraggio di nome e forma….

Paolo D’Arpini  

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