Ancora sul discorso del cibo biologico, ecologico, naturale con immissione di considerazioni “selvagge”

Premessa. Ricevo questa lettera che  amplifica ed in parte supera il discorso “vegetariano” del biologico,  inserendovi anche l’aspetto del parziale consumo “carneo”…

Personalmente, come ben sapete, mi considero un frugivoro e non mangio carne da 36 anni ma non posso non vedere e riconoscere che anche la carne, parzialmente s’intende, è uno degli alimenti “naturali”  dell’uomo. Infatti anche gli altri animali frugivori, come i cinghiali, gli orsi e le scimmie antropomorfe fanno un  uso  sporadico di carne. Ed anche in ambito spirituale abbiamo l’esempio di Milarepa o di San Francesco che  saltuariamente mangiarono carne.    Ecco  leggete voi stessi…  (Paolo D’Arpini)

A commento ed integrazione  dell’articolo:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/09/28/nella-nicchia-del-prodotto-biologico-ecologico-naturale%e2%80%a6-ma-non-sara-un%e2%80%99altra-etichetta/  

Riguardo ai prodotti biologici ormai è tutto commercio…….. ma è commercio sia nei negozi specializzati che nei supermercati, solo che per il consumatore, cambia, e non poco, il prezzo…….

Non conosco i meccanismi di scelta da parte della grande distribuzione delle aziende da cui rifornirsi, so per certo che nel settore carni (non biologiche) fanno molti controlli, ma molti controlli li fanno anche grosse aziende alimentari che hanno l’interesse a risultare “pulite” e per le quali un eventuale scandalo di natura igienico-sanitaria potrebbe essere catastrofico (e non voglio fare nomi). In tempi in cui il consumatore pare non si fidi più di niente e di nessuno bisogna lavorare (ed in parte è obbligatorio per legge) secondo sistemi qualità che però purtroppo non garantiscono la qualità intrinseca del prodotto (cioè, ad esempio se gli animali di un certo allevamento hanno consumato foraggi buoni o scadenti o se sono stati tenuti in condizioni di REALE benessere), ma solo che quel certo prodotto alimentare è stato ottenuto seguendo quel determinato processo, usando quelle procedure che vengono descritte, rifornendosi delle materie prime da quei determinati fornitori e a quali controlli sono stati sottoposti per poter essere scelti e che controlli vengono effettuati, durante e alla fine della produzione per garantire la salubrità del prodotto (per un alimento, per un detersivo si verificheranno altri parametri).

Questi ragionamenti valgono sia per i prodotti tradizionali che per i biologici. Che i prodotti biologici siano un prodotto di nicchia era vero forse più 10 anni fa che ora. Oggi c’è il reparto del biologico e quello dell’”equo e solidale” in tutti i supermercati, è una questione di marketing. Perchè il supermercato (la C..p sei tu) si deve veder togliere la fetta  di consumatori sempre più attenti all’ambiente e alla salute che sta progressivamente aumentando? Però, secondo me, c’è un però e ne ho avuta la conferma  leggendo un articolo sull’ultimo numero di AAM Terra Nuova, che mi è arrivato proprio oggi. Il titolo dell’articolo è: Cambiare vita e diventare contadini oggi. Ti tralascio le mille difficoltà in cui 2 coraggiosi ex-professionisti si devono confrontare quotidianamente nella conduzione della loro azienda biologica in Toscana, con produzione di olio, vino, marmellate, ecc. Dice la titolare: “….Dopo che abbiamo vinto questi premi è venuto da noi anche un grande nome della distribuzione italiana: voleva acquistare in esclusiva assoluta tutta la nostra produzione. Il problema qual’è però? Ovviamente volevano una produzione alta. E noi, nel biologico, non possiamo garantire la quantità per l’anno successivo. Loro avevano una risposta molto semplice: ci hanno detto tranquillamente che si poteva aggiungere un altro olio diverso dal nostro per esempio……”

Per quello che so poi io direttamente da alcuni produttori della mia zona, la grande distribuzione, avendo ormai una percentuale del mercato esorbitante, è quella che fa i prezzi, soprattutto in un periodo di crisi. Il produttore, se non vuole perdere questa grossa fetta di vendite deve per forza accettare i prezzi della grande distribuzione. Non parliamo poi delle “offerte”, degli sconti, ecc. Lo sconto non lo fa il supermercato, o almeno, non interamente, ma molta parte ricade sul produttore.

Per quello che mi riguarda, io cerco di fare la spesa, per i prodotti freschi (verdura, frutta, formaggi, uova) o direttamente dagli agricoltori locali o al mercatino settimanale del biologico che c’è qui, FIDANDOMI. Non chiedo che mi facciano vedere la certificazione e sulle cassette non c’è il bollino dell’ente certificatore, semplicemente mi fido come mi fido della signora dove vado negli altri giorni della settimana a comprare la roba “verde” e alla quale chiedo se usa gli antiparassitari e lei mi risponde (ed io mi fido): sulla frutta proprio non riesco a non darli, ne do il meno possibile, sulla verdura invece non do niente (ed io le credo). La mia è una zona di Parmigiano Reggiano e gli animali che producono il latte per il P.R. non godono di un gran benessere, però di sicuro gli antibiotici non ci sono, altrimenti il P.R. non viene, la forma si gonfia e non si può stagionare. Il pecorino lo compro da un amico che ha le pecore e fa il formaggio e fa la ricotta più buona del mondo, quando la fa e so per certo che lui ai suoi animali non da niente. La farina per fare il pane, quando ho tempo la vado a comprare ad un mulino di qua (chissà, magari il grano lo prende chissà dove….., ma io mi fido!).

Il cibo per gli animali purtroppo devo ancora andarlo a comprare o al supermercato o in quei negozi specializzati, chissà che prima o poi non mi attrezzi per macinare, che ne so, carcasse di pollo (sai, c’è anche un piccolo macello di polli, qui, c’ero anche oggi) per cane e gatti.

Ecco, mi piacerebbe poter tornare ai tempi in cui le donne stavano a casa e portavano avanti l’economia familiare facendo le cose partendo dalle MATERIE PRIME che erano reperite in loco, nel proprio orto o dal contadino vicino..  Vorrei avere anche solo un ettaro di terra e farmi il mio grano, il mio granturco, i miei pomodori, le mie mele, i miei polli ( e ci puoi scommettere che imparerei anche ad ucciderli), le mie uova. Del resto se le mie galline coveranno, come spero, non si potrà farle riprodurre all’infinito, bisognerò pure dare una limitata al moltiplicarsi della specie. L’uomo (anche il cacciatore) dovrebbe essere quel “predatore” che insieme agli altri (che ormai però sono troppo pochi) regola il numero degli individui delle popolazioni selvatiche e ovviamente domestiche (visto che ne è stato lui il “creatore”). 

Lettera Firmata

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