Archivio di agosto 2009

Carmelo R. Viola, la televisione non vista…. e la pubblicità di cose superflue

Una barbarie culturale da mercato liberista: la pubblicità televisiva

Tengo a precisare di non essere contrario (e non vedo perché dovrei esserlo) alla comunicazione informativa e conoscitiva di non importa quale prodotto dell’uomo, la si chiami pubblicità o meno. Io parlo di un’altra cosa: della cosiddetta pubblicità televisiva.

Nasce come menzogna: l’uso della sola parola pubblicità ha lo scopo di far pensare, per l’appunto, a comunicazione informativa e conoscitiva. Si sottintende il doppio attributo di consumistico-concorrenziale che ingigantisce oltre misura la menzogna di base. Anche quando cita dei dati (quantità, dimensioni, prezzi e roba del genere), questi stessi sono utilizzati per la finalità di una pseudo-pubblicità, che è quella di indurre al consumo di prodotti in concorrenza con altri. Ecco una stringata sinossi:

1 – Si dice pubblicità ma si intende “pressione consumistica e concorrenziale”.

2 – Consumistica perché mira solo ad indurre al consumo fine a sé stesso indipendentemente dalla eventuale inutilità o nocività. Pertanto, il consumo fine a sé stesso può essere contrario e alla salute delle persone e della collettività e agli equilibri della natura.

3 – Il messaggio pubblicitario in questione è fatto di immagini e di parole (con eventuali note musicali) e intende raggiungere non l’io razionale-etico ma l’io emotivo degli ascoltatori. Più precisamente tende a produrre la famigerata “persuasione occulta”, reazione, che avviene nella cosiddetta zona subliminale dell’inconscio ovvero al di sotto della soglia della coscienza.

4 – La persuasione occulta o subliminale, che si traduce in una pulsione autocoattiva (ovviamente inconsapevole) può essere prodotta in vari modi: quello più semplice e meno sospettabile discende dalla “ripetitività” di un’immagine-parola.

5 – La persuasione occulta risponde al classico plagio psico-mentale ed è pertanto, come atto di violenza, un crimine in quanto inibisce o condiziona il potere critico e decisionale del soggetto, che ne è vittima. Significa che questa – come abbiamo già detto – consuma un prodotto, talora anche indipendentemente dall’utilità dello stesso (vedi pubblicità del farmaco) solo perché è indotta ad acquistarlo per effetto della conseguente autocoazione.

6 – Che i committenti della pseudo-pubblicità siano consapevoli del plagio lo dimostra inequivocamente la sola “ripetitività del messaggio”. Infatti, se la ripetitività del messaggio verbo-imaginale non producesse induzione viscerale al consumo, non ci sarebbe motivo di subire uno stesso messaggio non richiesto, e probabilmente non gradito, infinite volte nelle 24 ore.

7 – Stando così le cose, il crimine della “manipolazione pubblicitaria” della volontà degli spettatori è un reato, anche se il nostro codice penale non lo contempla e non lo punisce solo perché così vuole il sistema dentro cui solo vige la cosiddetta “autonomia” del potere giudiziario. Ne uscirebbe mutilata la libertà “liberista” come dire dei padroni.

8 – Un altro effetto della determinazione coattiva della pseudo-pubblicità è la sconfessione della decantata “legge della domanda e dell’offerta” nella misura in cui la domanda viene predeterminata non da un bisogno effettivo ma da un bisogno indotto. Infatti, la pressione dei consumi significa indurre a consumare prodotti al posto di altri ovvero concorrere al proprio successo e al fallimento di concorrenti! Non credo ci sia una sola persona che non giudichi la persuasione occulta uno strumento sleale di concorrenza!

9 – In parte per realizzare la “ripetitività” del messaggio, in parte perché la pubblicità è diventata una merce ed un mercato a sé stanti (analogamente alla moneta), non c’è spazio che basti per mandare in onda messaggi pubblicitari sempre nuovi, sempre più elaborati e, se possibile, più lunghi. L’effetto di questa “lievitazione pubblicitaria” è la “permeazione pubblicitaria” anche all’interno dei singoli spettacoli.

10 – Permeazione significa anteposizione del mercato alla cultura, dei profitti alla ragion d’essere naturale e civile del mezzo televisivo, in particolare lo spezzettamento perfino di opere d’arte e quindi la distruzione delle opere stesse e dei rispettivi autori.

11 – Al livello degli spettatori-consumatori la permeazione pubblicitaria degli spettacoli in genere e di quelli esteticamente impermeabili significa interruzione della percezione estetica, difficoltà a seguire un’opera specie in ore serali e in età avanzata!

12 – Non si ha alcun titolo giuridico per smembrare un’opera, per offendere il senso estetico degli spettatori, per offendere quale che sia autore di non importa quale lavoro. Infatti, ogni prodotto culturale ha una propria organicità e identità, si direbbe “vitalità” (sic), che si ha soltanto il dovere di rispettare anche quando non la si condivide. Venire meno a questo dovere significa confondere la civiltà con il mercato e il potere con la vergogna.

Io ho 80 anni compiuti e vorrei ancora godere della televisione anche se è spesso più di parte che imparziale, più un mercato, che una comune sede culturale. Tuttavia, trovo qua e là qualcosa che ritengo degno di essere visto e goduto (psicoemotivamente parlando) se non fosse permeato come una spugna di acqua o un legno vecchio di tarlo! Io dico che è imbottito di “spazzatura mediatica”. La televisione, per restare fedele alla propria ragion d’essere ed allo spirito di un sedicente Stato di diritto, dovrebbe rispettare in toto il diritto naturale di un’opera alla propria integrità e identità preservandola da ogni inquinamento pubblicitario evitando, per fare un esempio intuitivo, che la fruizione di una scena d’amore o drammatica, che ci tiene sospesi, venga improvvisamente come cancellata per vedere apparire al suo posto una buona salciccia! Se i responsabili si sentissero anzitutto degli uomini e si rendessero conto del significato assai grave di cotanto ripetuto evento, si metterebbero davanti ad uno specchio per sputarsi sugli occhi! Questa “mistura” indica soltanto incultura e inciviltà, più precisamente barbarie liberista.

La cosa è ancora più grave se si tratta della cosiddetta televisione non commerciale ma pubblica e non solo perché a favore di questa si è costretti a versare un canone di “abbonamento coatto” che vieppiù si conferma quello che io ho più volte definito: un “pizzo di Stato”, l’espressione di un abuso di potere, se è vero che non dà nemmeno il diritto di vedere un’opera d’arte senza il fastidio delle infiltrazioni pubblicitarie a dispetto di un’”authority”, che, non si sa perché, non vede né concorrenza sleale né mercificazione della televisione. E pertanto tace! E la spazzatura pubblicitaria scorre tranquillamente lungo i canali televisivi come acqua melmosa lungo le rogge cittadine della Padania gabbando “all’italiota” l’art. 21 della Costituzione.

Carmelo R. Viola – csbs@tiscali.it

……….

Commento aggiunto:

Caro Carmelo, hai al 100% ragione! Conosco bene il ramo avendo fatto in veste di attore tantissimi caroselli studiati appositamente con gli psicologi. Per quanto riguarda la TV guardo quasi esclusivamente classica con concerti, balletti, opere, etc. senza interruzione. Hai soltanto sette anni più di me! Un abbraccio, Peter Boom

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L’attenzione nella spiritualità laica per rispondere ad una domanda… – “Il Maestro è completamente tuo… ma sei tu completamente del Maestro?” (Swami Muktananda)

“Maestro è colui che ti porta ad essere il tuo stesso Maestro!” (Saul Arpino)

Diceva Ramana Maharshi:”Conosci la tua mente, per non farti imbrogliare dalla mente”  Vedi quante immagini appaiono in un sogno, quanti personaggi che si cercano e si sfuggono, che si amano e si odiano? Ma il sognatore è uno solo….

Per risvegliarti a te stesso da qualsiasi punto o identità ti riconosci nel sogno, accetta quella, fermati a quella e da lì osserva e scopri l’osservatore. Non aspettare illudendoti che potrai svegliarti se stai sognando di essere qualcun altro, un personaggio più preparato o più simpatico… Qualsiasi sia il personaggio del sogno nel quale ti ritrovi, accettalo.

Osho diceva: “Accettarsi per quel che siamo è la base per il risveglio spirituale”. Infatti accettarsi non significa rinunciare alla propria crescita, anzi vuol dire che accettiamo di crescere partendo da ciò che siamo. In questo modo la crescita non sarà una scelta bensì un moto spontaneo. E’ la fioritura dell’intrinseca perfezione che trova una forma espressiva, senza sforzo, senza rabbia o frustrazione, senza sacrificio, senza uso della memoria,senza espiazione, senza speranza…

Puoi dirmi allora dove si pone, a cosa serve, quella sofferenza, quell’autocontrollo, che sin’ora ha accompagnato la tua ricerca? Dov’è l’utilità proiettiva dell’io che cerca se stesso? Quanti sono gli “io” in te? Dov’è quell’uno che cerca e l’altro che è cercato? Dove sono le vite trascorse arrancando verso la perfezione e dove sono quelle vite future per completarla? Cosa significa “io sono giovane, io sono vecchio, io sono maschio, io sono femmina”? Non sei tu presente qui ed ora, pura coscienza, aldilà di ogni distinzione esteriore? E sempre lo sarai!

Ascolta, tu sei sempre, assolutamente, e chiunque nel tuo sogno dica qualcosa di sensato, sei tu a dirlo. Riconosci quel messaggio come tuo, guarda la luna e lascia stare il dito, scopri l’essenza e non lasciarti ingannare dal riflesso.. e per finire ricorda: “Il Guru ti appartiene completamente ma appartieni tu completamente al Guru..?” (Swami Muktananda)

Paolo D’Arpini

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Le nuove frontiere di Cladio Martinotti, cavaliere del Monferrato….

Alla ricerca di una identità dei luoghi.

Che senso ha di questi tempi parlare ancora in ambito politico di “destra e sinistra”, di categorie che nessuno ormai potrebbe ancora differenziare con contenuti nettamente distinti per qualità, idealità, etica, prospettive e strategia, ecc., e per le quali in passato occorrevano effettivamente diversi strumenti culturali interpretativi. Ora la differenza è solo fittizia e propagandistica, pretestuosa e strumentale. Si riconosce chi sta (temporaneamente) a destra e chi sta a sinistra solo per le prese di posizione aprioristiche ed apparentemente ostili, che vengono assunte nei confronti dell’avversario, che in quanto avversario va avversato sempre, soprattutto se ha vinto le elezioni e quindi gestisce il potere, prima ancora di sapere e capire cosa abbia deciso di fare o di conoscere le persone che ha scelto per svolgere incarichi, ecc..

Si critica, a volte aspramente ed in modo offensivo, tutto quanto proviene dalla controparte. Questo ormai è il modo anacronistico e distruttivo di fare politica nel nostro paese, sia a livello nazionale che locale. Quello che viene definito “teatrino della politica”, che ormai non diverte più nessuno, anzi esaspera, consapevoli che apporta solo danni. Poi ci si sorprende per la grave disaffezione verso la politica partitocratica, per usare un eufemismo, perché ormai dovremmo definirla “repulsione”, totale sfiducia e disgusto.

La consapevolezza di quanto grande sia questo scollamento tra società civile e politica è rilevabile soprattutto in internet, nei blog, nei forum, nelle mailing list, ecc., in tutti quegli spazi nei quali centinaia di migliaia di persone esprimono ogni giorno il loro pensiero senza inibizioni e censure (motivo per cui ogni tanto qualche politico di professione tenta di imporre leggi liberticide verso la rete). Sia dalla lettura di questi spazi e sia dalla mia consueta e decennale frequentazione degli spazi della società civile locale, ho potuto cogliere fortissimi segnali di fermento, dinamismo, desiderio di impegnarsi e cambiare le pessime prospettive all’orizzonte, desiderio di aggregazione ed autonomismo, di libertà e di azione civile responsabile, ecc., volendo riassumere con un’unica parola io direi che si tratta di un fenomeno sociale definibile LOCALISMO.

Di fronte ad uno stato spesso accentratore e talvolta prevaricatore la reazione più o meno consapevole nella popolazione cosciente e matura è la ricerca di libertà (liberismo e liberalismo) ed il localismo, da non confondersi con il campanilismo (in proposito visionate il sito del Movimento http://openlocalismus.com/italiano/  e vi invito a leggere il mio ultimo saggio, pubblicato sul mio blog http://www.cavalieredimonferrato.it   e titolato: “L’Italia delle Autonomie Locali e del Localismo”).

Quindi dal mio modesto punto di vista, se vogliamo sottrarci il più possibile a questo degrado morale ed alla degenerazione politica in corso, dobbiamo impegnarci nel localismo, nelle autonomie locali, lavorando ovviamente in rete e non isolati, non egoisticamente ma con una visione d’insieme condivisa. Quindi Casale deve lavorare non solo per se stessa ma per il Monferrato di cui era ed è tuttora storicamente e culturalmente la Capitale, trattando alla pari i suoi interlocutori, le altre città e borghi monferrini, mirando a creare una identità localistica forte, nella quale le potenzialità ed i talenti latenti possano emergere (in precedenza invece erano emarginati perché non allineati politicamente nel sistema partitocratico).

Ben vengano in proposito gli apporti delle rappresentanze della società civile, come le associazioni, i movimenti, i comitati e le vere liste civiche. Ed al bando ogni pregiudizio ideologico, i personalismi e l’opportunismo, le manie di protagonismo, ecc., che finora hanno solo provocato danni alla comunità ed al territorio.

E’ giunta l’ora di imparare a lavorare in squadra per il bene comune, dando il proprio contributo senza aspettative strumentali ed egoistiche, senza voler primeggiare, consapevoli che le proprie energie non saranno dissipate ma concorreranno a costruire qualcosa che durerà nel tempo, un Monferrato ben identificato, finalmente appartenente ai monferrini ed apprezzato e frequentato dai turisti, che saranno accolti con calore umano e con il vivo desiderio di renderli partecipi di una realtà storico culturale ancora attuale e gloriosa, di cui andiamo fieri e che non può esserci sottratta. Cordiali saluti.

Claudio Martinotti  – Consigliere dell’Associazione Nuove Frontiere

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Zanzare ed umani in guerra – Disinfestazioni, riflessioni, profumi, puzze e gioia di vita…

C’è in corso una vera e propria battaglia con le zanzare!

La cosa divertente..ti racconto l’episodio è che ieri l’altro una strana ditta di “disinfestazioni” si è presentata nella nostra simpatica via e ha cominciato a spruzzare qualcosa nell’ari; ovviamente sono stata l’unica (pure stavolta) a chiedere spiegazioni! Sembra che il Comune abbia autorizzato una sorta di “pulizia generale dell’aria” contattando la ditta in questione.

Beh, da allora, credimi, le zanzare si sono moltiplicate in modo esponenziale. Mi sento una specie di “cavia” per operazioni di cui ignoro l’intima natura… un po’ come il rave party del Monte Gelato: ma perchè “dobbiamo” subire questo tipo di “violenze”? E’ come quando porto i piumini in tintoria e poi mi vengono violenti attacchi d’asma, perchè (in tintoria) usano un profumo terribile che farebbe fuori pure i ratti più ostinati delle fogne di Roma.

Guai se provi a dire che sei “allergica” ai profumi, ti danno subito della pazza scatenata, di quella che si deve far “curare il cervello”! In questi casi mi sento tanto il Giordano Bruno delle varie situazioni in cui mi trovo coinvolta. Potrei consigliare ai proprietari della tintoria una delicata essenza al gelsomino..due gocce appena da spruzzare, ovviamente diluite nell’acqua…ma poi mi toccherebbe spiegare che cos’è “una essenza floreale” e diventerebbe una fatica immane! Della serie….basta…..

Hari Atma

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Riflessione a seguire.

Diceva Ramana Maharshi, ad una signora che si lamentava di non poter meditare a causa delle punture di zanzare, che proprio in seguito alle punture ed alla capacità di osservazione del fatto che si sta vivendo, con attenzione alla presenza cosciente e non alla esternalizzazione, che si sperimenta la meditazione. Come dire che le zanzare “sono un aiuto”!

Ho sperimentato l’8 agosto 2009 questa affermazione mentre stavo meditando al Tempio della Spiritualità della Natura.   Ieri, infatti,  è venuta  a trovarmi un’amica psicologa, piena di problemi come tutti coloro che fanno questo mestiere e si occupano della mente esternalizzante. Questa amica insomma ha di tanto in tanto bisogno di scaricare le sue tensioni e praticamente mi usa per i suoi transfert, comunque l’ho portata a meditare nella grotticella, dove ho cantato il mantra e poi sono rimasto in silenzio mentre lei (ed incidentalmente anch’io) veniva massacrata dalle zanzare….  però non si è mossa tutto il tempo ed ha quindi superato la prova. Poi mi ha invitato a mangiare un gelato a Faleria e lì si è vendicata tempestandomi di domande “mentali” sulla meditazione e su come “soddisfare se stessi”.

Il vero se stessi è  la coscienza (la consapevolezza di sé),  e quindi le ho consigliato di concentrasi sul senso dell’io interiore e di tralasciare tutti gli altri pensieri e desideri…  ma non so se ha compreso bene, credo di sì ma la foga dei desideri non da pace…. e questo comporta un senso di carenza che ci impedisce di goderci la vita nella condizione presente… Goderci il freddo e goderci il caldo, goderci il bello e goderci il brutto….

Paolo D’Arpini

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Si avvicina il momento della sopravvivenza creativa, in attesa del picco petrolifero.. e della colata a picco della società dei consumi – “L’araba fenice…. che ci sia ognun lo dice, quando sia niun lo sa…” Ah!

L’araba fenice ed il petrolio.

E’ passato esattamente un anno da quando le oscillazioni del prezzo del petrolio greggio iniziarono una lenta, ma continua ascesa seguita a ruota da tutte le materie prime, comprese quelle alimentari. Il prezzo del greggio raggiunse la quotazione di 147 dollari al barile nel luglio 2008.

Negli Stati Uniti soffiavano già i venti della crisi e in Europa il dibattito era se fossimo di fronte ad una fase di recessione a livello mondiale, a cui in molti si affrettavano a dire che ancora non era il caso di allarmarsi anche se nessuno, però, era in grado di giurare che recessione non ci sarebbe stata. All’ascesa del prezzo del barile seguì in pochi giorni una fase discendente delle quotazioni, accompagnata da un’analoga discesa dei prezzi delle materie prime che compongono la cosiddetta categoria dei beni rifugio: oro, argento e altri metalli. Anche in quel frangente le domande si concentrarono su se e quanto sarebbe durata quella fase e quale effetto avrebbe avuto sull’economia.

E’ passato un anno, la crisi economico- finanziaria si è allargata senza confini e ha duramente intaccato l’economia reale i cui effetti, già pesanti, non sono ancora del tutto dispiegati..

Le domande adesso riguardano i tempi in cui usciremo da questa recessione e le antenne sono vigili ad individuare i germogli della ripresa.. E’ passato un anno e i prezzi del petrolio hanno cominciato a riprendere verso l’alto: l’ascesa cominciata da metà luglio ha fatto toccare ieri al Brent i 74 dollari al barile, il livello più alto registrato da ottobre e quasi il doppio rispetto a quello di dicembre e conseguentemente hanno ripreso a salire i prezzi di gran parte delle materie prime comprese quelle alimentari, in particolare lo zucchero (lo scorso anno era il riso). Una situazione in cui si incrociano fattori speculativi ma non solo.

«Se i prezzi del greggio salgono ancora- avverte il capo economista dell’Agenzia internazionale dell’energia, Fatih Birol- questo potrà strangolare la ripresa economica». Come dire che potremo vedere seccarsi presto i germogli che faticosamente cercavano di spuntare. E’ passato un anno, sono cambiate le cifre delle quotazioni del greggio (70 dollari meno), è passata una crisi economica sui cieli del pianeta a livelli paragonabili a quella del ‘29, ci sono stati dibattiti a non finire sui meccanismi che l’hanno ingenerata, sulle responsabilità e sulle misure da prendere per uscirne, sulla necessità di rivedere il sistema delle regole e dei controlli.

Si è riaperto il dibattito sull’opportunità che in soccorso dell’economia finanziaria, oltre che su quella reale, dovessero o meno intervenire gli Stati, se questo avrebbe potuto comportare la fine del capitalismo o la sua trasformazione; il dibattito non si è ancora spento e ancora siamo di fronte a scenari in cui la speculazione sulle risorse, scarse, potrebbe mettere a rischio la difficile ripresa economica a livello planetario.

Segnali di un modello che come l’araba fenice risorge dalle ceneri. L’avvertimento lanciato ieri da Fatih Birol, se letto assieme a quelli che da tempo il capo economista dell’Aie sta lanciando- la dicono lunga sulla necessità di cambiare un modello di sviluppo economico basato su questi canoni e sullo sfruttamento delle risorse energetiche come se queste fosse infinite.

«Dobbiamo abbandonare il petrolio- ripete da tempo e in particolare ai paesi industrializzati Birol- e prima lo facciamo meglio sarà».

La valutazione fatta dall’Aie sulla capacità produttiva dei campi di petrolio esistenti, fatta su oltre 800 campi petroliferi nel mondo (i tre quarti delle riserve globali), segnala che la gran parte di maggiori giacimenti hanno già raggiunto il proprio picco e che il tasso di declino della produzione petrolifera nei pozzi esistenti sta procedendo ad un tasso del 6,7% annuale. Che solo due anni fa era calcolata dall’Aie del 3,7%.

Quindi il petrolio si sta esaurendo e lo fa a ritmi molto più veloci di quelli previsti ed è probabile che raggiunga un picco entro i prossimi 10 anni(?). Una situazione che potrebbe portare a conseguenze difficilmente (o forse nemmeno tanto) immaginabili per l’economia, se si aggiunge poi il fatto che la domanda di petrolio è in aumento e che gli investimenti per cercare e sfruttare giacimenti più difficilmente raggiungibili sono diminuiti, anche per effetto della crisi economica.

«La via migliore per ridurre la dipendenza dal greggio – scriveva Cipolletta sul Sole 24ore a luglio dello scorso anno – resta quella di un consistente aumento del suo prezzo: proprio quello che sta succedendo adesso». Una transazione che – sempre Birol- ammette lunga e onerosa ma che deve essere messa al primo posto dell’agenda della comunità mondiale. Una strada che negli Stati Uniti, Barak Obama sta cercando di avviare, puntando in particolare su efficienza e rinnovabili.

Mentre la risposta che viene dalla politica nostrana, già tiepida in tal senso si è ulteriormente raffreddata con la discesa del prezzo del greggio, e anziché impostare serie politiche volte all’efficienza energetica e alle rinnovabili è andata a rinverdire tecnologie obsolete quali il carbone e il nucleare.

Prova ne sono il via libera dato in questi giorni dal Ministero dell’Ambiente alla riconversione di centrali a carbone e le norme per il ritorno al nucleare contenute nel ddl sviluppo.

«Il vero grande rischio – disse Pasquale Pistorio in una intervista a greenreport a settembre dello scorso anno- è che in attesa del nucleare non si faccia niente su efficienza, risparmio energetico e sullo sviluppo delle rinnovabili». Un rischio che sta divenendo una triste realtà.

Lucia Venturi – da greenreport.it

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Prevedo che il picco subentri molto prima di quanto preconizzato da Lucia tra l’altro, visto che la presente società non si è ancora strutturata per un funzionamento “senza il petrolio” (per pigrizia, noncuranza, cecità ed interessi minuti di bottega) sospetto che il castello di carte crolli in tempi brevi, se non è il 2012 sarà lì dappresso…

Consiglio pertanto due modi di sopravvivenza spicciola:

1) Diventare vegetariani ed apprendere quali sono le erbe spontanee commestibili ed officinali.

2) Adattarsi sin d’ora a vivere senza tecnologie e possibilmente lontano dai grossi centri abitati.

Buona fortuna a tutti! Paolo D’Arpini

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