Urcionio a Viterbo e Treja a Calcata – Da valle dell’Eden a parcheggio… – Con lettera al soprintendente Costantino Centroni

La bambina mi fissava curiosa mentre attonito contemplavo il panorama dal cortile alto del palazzo dei Priori. “Com’è strano visitare Viterbo con gli occhi di chi non la conosce..” dichiarò seriamente quasi rivolta a se stessa, mentre la madre, una giovane e bella signora di nome Barbara, mi indicava la sottostante piazza dei Caduti, dicendo “ecco lì sotto scorre l’Urcionio!”.

Aguzzai la vista e non scorgendo altro che la spianata di un ampio parcheggio, con alla sinistra i ruderi di una chiesa e a destra un monumento moderno, domandai “dove…. dove?” E lei “lì.. proprio lì sotto”. Compresi allora che doveva trattarsi di un corso d’acqua interrato, e parafrasando il nome dissi “ah, è stato riempito con gli orci (nome desueto per vasi)” – “può darsi..” commentò Barbara per nulla confusa dalla mia battuta. Ed io insistetti “eh sì, evidentemente il nome Urcionio deriva dagli orci che vi sono stati riempiti e svuotati nel passato”. Poi ce ne restammo in silenzio mentre cercavo d’immaginare il torrente che scorreva dabbasso….

E lo vidi, con gli occhi della fantasia. Quella piana in fondo sembrava fatta apposta affinché la percorresse un fiume. Notai allora come l’orografia del territorio ricordasse un ideale alveo, una valle dolce e rigogliosa – un tempo – ora un posteggio…!

Sulla costa, risalendo con lo sguardo dall’altro lato, diverse nuove costruzioni, nuove si fa per dire ovviamente, forse risalenti al Ventennio, e l’Urcionio scomparve dalla mia immaginazione e ridiventò un fiumiciattolo “intubato”.

Triste destino per il rio che vide sorgere l’antica Viterbo, ed infatti è risaputo che gli Etruschi costruissero le loro città presso i corsi d’acqua, utili per l’approvvigionamento idrico, per le coltivazioni, per la pesca, per i bagni estivi… poi rividi con gli occhi della mente uomini e donne intenti a risciacquarsi i panni, a riempirvi gli orci oppure a rinfrescare quelli usati per le deiezioni notturne. Infine vidi la Viterbo ottocentesca e quella degli inizi del secolo scorso, con le prime condotte fognarie scaricanti nel fiume, finché esso stesso divenuto una cloaca a cielo aperto fu occluso, alla vista ed all’olfatto.

“Povero Urcionio! Cancellato, ucciso, dopo aver dato la vita a Viterbo!”.

Così riflettevo fissando distrattamente le auto in sosta, e quelle che entravano ed uscivano dal “boulevard” Marconi, la continuazione dell’alveo interrato. Mi accorsi allora degli occhi grigi di Barbara puntati su di me, sentii la sua malinconia, ricordai quella volta in cui venne a trovarmi a Calcata e passeggiando sulle rive del Treja le raccontai leggende e storie di antichi riti, di lavacri sacri, del fatto che in tempi remotissimi Calcata fosse stata un’isola del proto-Tevere, del fossato che in epoca medioevale difendeva la “bocchetta” d’ingresso al paese, di come poi fosse stato riempito di come verso fine ottocento avessero innalzato il terrapieno che costituisce l’attuale piazza Roma, di come questa stessa piazza sia oggi ignominiosamente e volgarmente utilizzata come parcheggio per le auto delle orde turistiche, insomma di come Calcata e Viterbo avessero tradito le proprie origini…

Me voilà, credete ai miracoli? Oggi mentre nella mia capannuccia scrivevo questo racconto mi son ritrovato fra le mani un vecchio comunicato di alcuni anni fa, ha la stessa data odierna: 21 maggio.

Eccone uno stralcio:

Calcata hangar.

Ormai completato l’ultimo evento culturale nel Palazzo Baronale questo mentre si registra l’ennesimo atto vandalico perpetrato ai danni della comunità da un ignobile impunito. Da una parte le Istituzioni spendono miliardi per recuperare beni storici all’uso sociale e contemporaneamente qualcuno rema contro tappezzando le mura del paese di manifesti osceni, scritte con spray e vernici indelebili, e gettando rifiuti davanti alle abitazioni e nelle vie, divellendo paletti comunali, spaccando oggetti di pubblica proprietà ed intimorendo i passanti, etc. La causa di questi vandalismi mafiosi si fa risalire all’opposizione a veder Calcata pulita ordinata e svuotata dalle autovetture che la intasano, ma che “piacciono” ad alcuni commercianti che hanno interessi “speculativi”. Lo scopo di tale sordido “comitato” è quello di favorire un turismo rumoroso, non intelligente e disinteressato al luogo. La Calcata propugnata da questi affaristi è quella che ricava vantaggi economici prostituzionali, con vendita di ciarpami vari, insomma che soddisfa l’offerta di un turismo consumista metropolitano, essenzialmente notturno e fine settimanale.

Di fatto il consenso comunale a lasciar usare la piazza Roma come parcheggio incustodito ed abusivo va a vantaggio di questa politica ed aiuta una frequentazione irrispettosa e pigra. Che penalizza e disturba i residenti non collusi negli affari, e che inoltre crea intasamento e blocchi di traffico anche sulla via provinciale, ove le macchine che non hanno trovato posto nella piazza Roma parcheggiano in divieto di sosta. Di posteggi custoditi serviti da bus navetta e lontani dal centro abitato se ne parla da anni, ma non se vede nemmeno l’ombra perché il comitato d’affari vi si oppone e l’amministrazione è titubante.

Per restituire vivibilità al luogo e mantenere un atteggiamento di rispetto verso la natura che lo circonda è -secondo me- indispensabile pedonalizzare il perimetro del centro storico, riservando solo un numero limitato di posti ad uso dei residenti e per carico e scarico merci ad orari stabiliti. Altrimenti è inutile vivere in un parco ed in un paese denominato “ideale” se poi in pochi metri quadrati si condensano gli stessi problemi di una grande città, satura di smog e di sporcizia.

Il turismo usa e getta non aiuta assolutamente l’esistenza di Calcata e le prove sono davanti ai nostri occhi…. Per questa ragione ho scritto una lettera al soprintendente Costantino Centroni affinché svolga un’indagine conoscitiva sul tema sottoposto e solleciti l’amministrazione comunale a risolvere l’annoso problema. (Egli mi ha risposto ma le cose sono rimaste tali e quali… a tutt’oggi… N.d.R.)

Lettera aperta alle Istituzioni ed agli Organi di Stampa

Paolo D’Arpini – Circolo vegetariano VV.TT. di Calcata

21 maggio 2001

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