Pensieri e parole, inni, rimproveri e richieste al Dio ed alla Madre…

Madre, quante volte debbo dirtelo?!

Sono un groviglio di alga marina in un’inondazione di dolore. Libidine, collera, avidità, letargia, orgoglio, invidia, trascinano costantemente ed in ogni modo questo vecchio corpo, ed esso mi duole.

Il due volte nato Ramprasad deve dire che, oh Madre, tu hai dimenticato completamente cosa sia la compassione.

Scendi solo una volta in questo cuore di loto.

Lasciati vedere da me una volta per tutte.

(Ramprasad Sen)

…………

Come puoi tu esser chiamato l’Essere compassionevole?

Non ci credo! Mi hai dato una nascita dopo l’altra, mi hai fatto passare attraverso questa tortura ripetutamente.

Dicono che tu hai protetto Gajendra, Dhruva, Bali, Panchali ed Ahalya. Ma, oh Krishna, quando penso a questo mi sembrano tutte favole. Se tu sei il Signore allora perché sono tormentato dagli affanni? Se tu sei realmente l’Essere compassionevole allora prendimi per mano e proteggimi…

Hai protetto Ajamila nel momento della sua morte, e perciò sei chiamato Garudadhwaja. Se vuoi mantenere i tuoi titoli faresti meglio a venire velocemente a prenderti cura di me, oh Signore Vitthala di Purandardas.

(Purandardas)

………….

Ella sta giocando nel mio cuore.

Qualunque cosa io pensi, penso il suo nome. Chiudo gli occhi e lei è lì, con una ghirlanda di crani umani.

Il senso comune, la logica, se ne sono andati così dicono che sono pazzo. Lascia che dicano. Tutto quello che chiedo, oh folle Madre mia, è che tu stia qui.

Ramprasad grida: “Madre, non rifiutare questo cuore di loto in cui vivi, non disprezzare quest’offrirsi umano ai tuoi piedi”.

(Ramprasad Sen)

…………

Qualunque cosa debba accadere lascia che accada; lascia che questo corpo rimanga o cada. Ma, oh Signore di Pandhari, non abbandonerò i tuoi piedi in alcuna circostanza. Nei momenti difficili il tuo nome, Rama Krishna Hari, sarà sulle mie labbra.

Nama dice: “Oh Keshava, qualunque cosa debba accadere a questo corpo, lascia che accada!”

(Namdev)

……

Oh mio Amico, se ti venero per paura dell’inferno, bruciami nell’inferno. Se ti venero sperando nel paradiso, tienimi lontana da quel luogo. Ma se ti venero per amore non escludermi dalla tua eterna Bellezza.

(Rabi’a)

…..

Oh Signore rendimi privo di intelletto.

Porta via tutto il mio potere di ragionamento, la mia intelligenza e la mia logica. Porta via ogni traccia di educazione, cultura e la pompa del mondo moderno.

Porta via tutta la mia conoscenza, la mia ricchezza, l’arroganza. Oh Hari, porta via tutto il mio orgoglio!

Rendimi libero dall’etichetta e dalle consuetudini sociali. Dispensa su di me il dono della semplicità.

Non voglio né i piaceri del mondo, né lo yoga, né l’onore né il prestigio. Rendimi semplice come un cane di villaggio, umile come un filo d’erba, ed invece riempi il mio cuore di devozione e fede e dammi il dono dell’amore. Annega il mio io nell’oceano dell’amore, distruggi il mio nome e la mia identità separati.

(Canto di autore anonimo)

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